Giovanni Verga, Nedda, 1874

più miti e sereni, come il raggio di luna

disegni delle scintille correnti come lucciole sui tizzoni anneriti

poltroncina, accanto al fuoco, come vi lascerei un abito

faville fuggenti, che folleggiano come farfalle innamorate, di farmi

gettarvi a vostra insaputa come dei soffi, di dolce

una delle sue compagne, come se avesse detto che

tutte in una volta come gazze che festeggiano il

venuto a chiamarmi! esclamò come rispondendo a se stessa

spago, avea denti bianchi come avorio, e una certa

fumava nella sua scodella, come se meritasse il rimprovero

il padrone non risparmiava, come tant'altri, fave per

donne dormono alla rinfusa, come meglio possono, nella stalla

di paglia, s'ingegna come può; dopo un giorno

il sonno è profondo, come un despota benefico, e

Dopo che ti pago come le altre, e sì

pago la tua giornata come nessun proprietario ne paga

soldi che il fattore, come ad aumentarne il valore

profonde cominciò a cantare come un uccelletto spaventato. Ogni

si fermava tutta tremante, come una capretta sbrancata. Un

le stringeva il cuore come una fitta improvvisa, e

scheggia di lava tagliente come un rasojo, e si

sul capo, e sorrise come se un amico l

tua madre t'aspetta. ¶ - Come sta la mamma? ¶ - Al

benedica! esclamò la ragazza come se avesse temuto di

che le stelle splendessero come soli, che tutti gli

macchinalmente delle preci, guardando come trasognata quel sasso dinanzi

con certi occhietti maliziosi come se volesse dirle qualche

Nedda si fece rossa, come se facesse lei quella

le balzava nel petto come un uccello spaventato, e

Oh, Janu! diss'ella, come se non ne sapesse

è del pane. ¶ - O come? ¶ - Il padrone m'ha

chiesuola chiamava a messa. ¶ - Come fa piacere a sentire

ed accese la pipa, come deve fare un uomo

Ella si fece rossa, come se la grossa spesa

si diede a correre come una cerbiatta innamorata. Janu

Era un'eccellente speculazione, come si vede, e il

Il sole era caldo come in giugno; i prati

Ella chinò gli occhi come se ci vedesse delle

e balbettando parole sconnesse, come non sapendo quel che

ebbe un'altra strizzatina, come una spugna non spremuta

scala a piuoli, pallido come un cencio lavato, e

per mano, le narrò come, trovandosi così debole per

grand'occhi spalancati, pallida come lui, e tenendolo per

quel morto le lasciava come un triste ricordo, volle

non poteva più lavorare come prima. Dopo i primi

chiuse nella sua casipola, come un uccelletto ferito che

era un maschio pianse come avea pianto la sera

per non farla soffrire come me!