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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Indro Montanelli, XX Battaglione Eritreo, 1936

concordanze di «come»

nautoretestoannoconcordanza
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1936
ancora parlare del XX come di un battaglione che
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E anche voi sentitelo come la vostra creatura. Addio
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aver ottenuto l’autorizzazione. ¶ 2) Come sta il Sottotenente Spada
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lungo la linea. ¶ Nessuno come noi delle truppe indigene
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Ma fu una protesta, come per gli altri, vana
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viva. Ma ne parlava come se fosse morta. ¶ Anche
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che eran restati lassù come fossero morti. Un battaglione
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XX, con un comandante come Gonella. Tutti plagiammo la
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dentro suo corpo. Tuttavia, come per incanto, il battaglione
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si raddrizzò di colpo come un vecchietto che si
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ne sarebbe stato travolto. Come per miracolo, il suo
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rotare su di lui come su di un perno
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questo bagaglio sentimentale, vaneggiante come un’alga sottomarina, svanirà
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ansie del combattimento (frasi come questa non usciranno né
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scrivere dell’uno è come scrivere degli altri. E
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dacché il loro nome, come quello del maggiore Gonella
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indigene, quasi a detrazione – come spesso avviene per errato
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Africa di Hollywood, così come i pellicolai americani l
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avrebbe fatto tanto bene, come questo altipiano eritreo, al
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tutto: non soltanto «signore» come in genere si crede
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a poco ti abitui come alla gobba del cammello
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Tripolitania, Cirenaica, Eritrea, Somalia, come noi conosciamo il quartiere
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si parla nel villaggio come del concittadino illustre e
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Io me ne servo, come di un calendario, di
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quanti figli ha ognuno, come si chiamano, di dove
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ci avvezzi, l’aspetti come una liberazione, la liberazione
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dà una sensazione soffocante come se non ci fosse
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non ci fosse scampo, come se in tutto il
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tutto il mondo piovesse come qui dove sei: è
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Chiuso ti senti e come strozzato da quella morsa
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baccano lugubre e disordinato come se non acqua cadesse
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si rassomiglian tutti, esattamente come il Dio nel quale
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da rendere logiche espressioni come queste: «Piove, porca miseria
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Quando piove, s’ammorbidisce come la zolla, e la
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la rivoltella in pugno, come tutti gli altri Goitana
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il più saggio o, come si direbbe con parola
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le pietre del fondo) come un cane ringhioso. Però
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valle – che lo risuona come un’eco – il nome
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indigeno che parte è come un enorme rastrello tra
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multicolore, era complicata, deformata come un fiume che straripi
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silenzio. Nessuno sa pregare come gli ascari: essi si
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si danno a Dio come all’ufficiale italiano: pienamente
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bimbo di due anni come si maneggia il fucile
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Hasamò, bella e micidiale come il canto di una
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ne auspica la fine, come il risveglio da un
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e di bestiame, rinascono come per incanto greggi e
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tradotta in suo linguaggio, come antidoto di ogni possibile
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la burgutta: tutto è come prima. Una guerra questa
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daghe arcobalenanti in aria. «Come allora» dice Tesemmà Uorchè
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miracolo. Gli indigeni, disorientati come formiche che non riconoscono
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una sensazione complessa, mescolata, come quando, piccino, m’avvicinavo
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i suoi picchi improvvisi come isolotti emersi da un
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fuochi che lo punteggiano, come fossero gli occhi fosforescenti
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canti se lo rappresentano come l’ultimo epigono di
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e uscirà di lì, come pure entrerà e uscirà
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di proteggersi la testa come se il soffitto crollasse
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loro cose. In casi come questi è sempre meglio
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senza dire niente. ¶ MAGGIORE: Come va la salute, Ghizzoni
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Credo che anche Lei, come me, come tutti, ci
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anche Lei, come me, come tutti, ci abbiamo renunziato
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ha sempre trattati più come amici o come fratelli
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più come amici o come fratelli che come subalterni
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o come fratelli che come subalterni. Il sistema è
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sotto il fuoco… ¶ GHIZZONI (come sopra): Ne son sicuro
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una smorfia) Uhm!… Be’, come sta la sua bambina
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altri partivano. ¶ MAGGIORE: Già… (Come tornando su un’idea
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Eh! (Sorride) Lei sa come sono i bambini. Sanno
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nascere. ¶ MAGGIORE (soprappensiero): Già! Come sistemazione provvisoria… Ma in
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Signor Maggiore! ¶ MAGGIORE (imbarazzato come sopra): Sì, insomma, volevo
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soltanto… Sì, non saprei come qualificarla, ma infine ecco
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umana che un uomo come me può avere ancora
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subito, sull’attenti). ¶ GIUSTI: Come sta, Signor Maggiore? ¶ MAGGIORE
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dopo un po’): Eh?… Come sto?… Bene!… (Guardandolo) Sì
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No, quasi niente. ¶ GIUSTI (come sopra): Meglio così. Si
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tenti di estrarla? ¶ GIUSTI (come sopra): Non ne vale
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collina, sotto il fuoco. Come al solito. Non so
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al solito. Non so come si regga in piedi
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par di ricordarmi, ma come di un sogno… Non
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Strano!… Non capisco proprio come Spada e Fabrizi non
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era gia morto. ¶ GHIZZONI (come fra sé): Fabrizi!… Compiva
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lettera ti arriverà, immerso come sei nell’ardore della
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nella sua tenda. Sorride come un bimbo. ¶ GHIZZONI. Era
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quel tuo Bulukbasci, là, come si chiama?… quello di
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MAGGIORE: Ghizzoni! (Ghizzoni sorride) Come va? (Si avvicina e
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gli si siede accanto) Come va, dottore? ¶ GIUSTI (imbarazzato
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Ah, questi medici… ¶ GHIZZONI: Come è andata, Signor Maggiore
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Signor Maggiore? ¶ MAGGIORE (distratto): Come è andata? Cosa? Ah
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Eh? ¶ GHIZZONI: Perché? ¶ MAGGIORE (come sopra): Li ha presi
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altre volte, eppoi… è come il vischio. Ma stavolta
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Che ne pensa? ¶ GHIZZONI (come sopra): Quel che ne
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parla sempre più svelto come per non dar tempo
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Maarabà… ¶ Stiamo su Saganeiti ¶ come l’aquila sta sulla
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la pelle son chiari come una notte di luna
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voce melodiosa. ¶ Essi cantano come gli ascari ¶ e gli
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dell’ufficiale, correndo, scavalcandosi come le capre. E cantano
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fa la razzia e come prima misura precauzionale seppellisce
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Ma io mi domando come potrebb’essere altrimenti in
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non vi bada: dorme, come il leone che sa
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Tutti, nel quartiere, sentivano come per miracolo la sua
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passano attraverso la vita come attraverso una eterna parata
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roccia, e non sai come. Ti schiacci, t’appiatti
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volontà – quasi materialmente aguzza come uno spillo – puntellarti la
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saltando tra i rami come una scimmia, riesce a
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con un occhio sfranto come quello di Tesemmà, o
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lì in mezzo, scavava come un piccone nella zolla
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e me le rende come vacue, senza peso. Tutta
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mi sta intorno è come librata in aria, un
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con una lucidezza innaturale, come fossero fosforescenti, dall’interno
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smorza subito il passo come vede che dormo. «Che
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vi prese parte. Fu come la vestizione di una
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e gli scioani fuggirono come sciacalli, sola Menghesti rimase
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Ma le iene che, come tutti sanno, non sono
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perché Menghesti, essendo alta come un eucalipto, tocca il
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mai letto la storia come si racconta sui libri
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ogni tanto s’inalberava come un puledro, scendeva dal
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che lui avrebbe corso come la gazzella per essere
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occhio dall’orbita sgorgava come una lacrima in via
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o mettersi a piangere come un bimbo. Ma, volgendosi
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ridere. Non si sa come fece. Ma lo fece
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croce rustica piantatavi sopra come un pugnale. Nel cielo
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tigrino del luogo, volontario, come molti, al battaglione, che
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prima mettersi a rapporto come prescrive il regolamento di
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pur tranquillo, era eccezionale come dimostrava il fatto che
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Johannès Destà: il quale, come tutti i fabbri, di
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fece una lieve pausa come per dar tempo a
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condizioni? C’era. E come si chiamava? Johannès Destà
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simile faccenda sarebbe stato come avvalorare una superstizione che
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una iena, essendo vile come uno scioano, si fa
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non era una iena come tutte le altre. ¶ Allora
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era venuto al pozzo, come doveva, col buluk e
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fare in un paesaggio come questo? Una piana, una
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quando sei andato «là» come l’altro ti ha
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il lembo della tenda come faresti scostare un cortinaggio
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coi bimbi a tracolla come un moschetto – e talune
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nei covoni di fieno, come ragazzi, e qualche volta
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dritto. Gli ascari trottavan come leprotti, frustati dalla prospettiva
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sparito il bestiame, scomparsi, come inghiottiti dalla terra, fino
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a congetturare ottimisticamente: «Sapete come sono gli ascari: si
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con lui: ma nudo come Dio l’aveva fatto
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terra, senza fumare, reagendo come si poteva al sonno
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venivano aggiustando di fianco, come si fosse trattato di
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abissino atterrato. ¶ Loro rispondevano come potevano. A terra, dietro
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si rincorrevano e ruzzavano come scolari di ritorno da
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prigioniero?» ¶ «Morto, Goitana.» ¶ «Morto?! Come morto?» ¶ «Lui fuggire, Goitana
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alto e magro, flessibile come un giunco. Si sapeva
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a sera, nei tukul: come sarà, vorrà bene ai
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punirà e li proteggerà come un padre, marcerà in
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è buono anche lui, come Tuclà, vuol dire che
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scioani, li farà fuggire come sciacalli e poi farà
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Il tech è traditore come uno scioano. Te ne
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quel tramonto di Valdarno: come metterli alla porta? Son
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mare sulla grande nave, come ha detto il Tuclà
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E beve il tech, come fosse la sua bevanda
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alto e magro, flessibile come un giunco. Sassahà morì
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giunco. Sassahà morì combattendo come soli sanno morire e
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questo in una sera, come tante altre, malinconica e
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al campo, aveva risalito, come in sogno, il picco
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si librava sulla testa come un tenebroso miracolo celeste
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pareva illuminarlo dal didentro come una zucca messa lì
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Ma procedeva. Si diceva, come sempre nei momenti gravi
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gli avevano insegnato. Imparò come si fa a fustigare
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senza torcere lo sguardo, come si fa a esser
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qualcosa o a qualcuno, come si fa ad avere
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le parole dall’alto, come cadessero dal cielo, anche
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guardava il cielo, fisso, come se per lui, sul
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cose. Un signore fa come Sassahà che non risponde
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una dopo l’altra, come evocate da quello sguardo
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ascaro, fermandosi spesso e come discutendo tra sé. Questo
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dir niente. ¶ Sassahà sorrise come soltanto lui sapeva sorridere
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vedeva Dio, perché Dio, come tutti sanno, è più
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suoi figli più piccoli, come Terù. ¶ Il quale a
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prati in fiore, ma come in un crepuscolo d
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Sassahà che era debole, come venisse di lontano. E
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tutta la notte irrequieto come un lupo braccato, entra
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noi ora siam soli come aquilotti dopo che mamma
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sia bello e coraggioso come Sassahà. Ma forse Sassahà
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Cambia. Non si sa come, ma cambia. ¶ «Di dove
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che darà al soldato, come per l’oro che
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guerra è per noi come una bella lunga vacanza