parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Paolo Cognetti, Il ragazzo selvatico, 2013

concordanze di «con»

nautoretestoannoconcordanza
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sarebbe terminato in Alaska, con la morte per fame
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era vita, falciarlo via con ampie bracciate radenti al
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stata sublime, volevo conoscerla con l’esperienza e renderne
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imparato a muovermi lassù con un’iniziale brutalità e
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di trovarsi dei compagni con cui salpare per grandi
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di ricominciare a scrivere, con il tempo. Ma adesso
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rimaste chiuse per mesi, con il gelo come unico
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andare avanti e indietro con la legna, accendere la
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anni e andata distrutta con la Grande Guerra. Mario
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visse per cinquant’anni, con il bosco davanti alla
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orto e la legnaia, “con mia moglie, i miei
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in una casa fatta con le proprie mani. Io
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dell’alpeggio, e ristrutturata con tutte le comodità una
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la camera da letto con un armadio, un cassettone
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il divano, un tavolo con due panche e una
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e ci guadagnavano qualcosa con gli affitti dell’estate
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anno, dal 1979 in poi. Con la fine del Novecento
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ogni rumore nuovo. Così con gli occhi spalancati fissavo
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sotto un nuovo rilievo, con un altro profilo. Il
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conoscerla nel suo intero”. ¶ Con questo spirito inaugurai le
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di solitudine sarebbe aumentato con il tempo, invece accadde
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nel bosco, fare esperimenti con la resina degli abeti
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di pietre bianche, squadrate con mazza e scalpello dagli
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recente. Aveva un balconcino con qualche tentativo di decorazione
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esterni. Un impasto grezzo, con qualche gobba qua e
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girata all’incontrario, quella con la stalla grande e
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montagna possedevano una targhetta con il numero. Il mio
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il sentiero. La baita con la stalla grande aveva
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avrei imparato ad avvicinarli, con il tempo, o se
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un tratto e poi, con mio stupore, si dirigevano
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ad altezza d’uomo, con una lunga frattura irregolare
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prima forma di vita con cui entravo in contatto
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lassù. Remigio mi ascoltava con attenzione. Anche parlando sceglieva
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parlando sceglieva le parole con cura. Dimostrava una quarantina
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lui. ¶ Più tardi tornò con una motosega, e facemmo
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li avrei poi spaccati con calma e rimessi a
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e magari un amico con cui dividere il piacere
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testa, e l’incontro con Remigio mi diede la
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attesa che lui arrivasse con gli attrezzi, costruii una
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cavolo, erbette, spinaci, coste. Con un po’ di fortuna
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sopravvivere al gelo. Sbriciolai con le mani le zolle
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costruii perfino uno steccato con quattro paletti di larice
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un boschetto di abeti con l’intenzione di attraversarlo
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tornai all’aria aperta con sollievo. ¶ Risalendo il pendio
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iniziale. L’aquilotto osservava con attenzione e io pensai
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andarsene a spasso. Ma con i piedi inzuppati d
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mi sedetti lì accanto con cautela. Pensai di cantarle
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a svegliarmi nella notte con i sensi all’erta
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avuto un buon rapporto con il buio. Da bambino
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rametto di salice e con quegli spiedi infilzai pezzi
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la sfilavo dallo spiedo con il pane e accompagnavo
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sacco, alimentando il fuoco con la legna piccola che
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un bar di paese con mio padre e mio
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il mio coraggio. Andai con loro. A mezzanotte imboccammo
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farci luce a vicenda con l’unica pila che
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aveva un buon rapporto con il buio. Allora mi
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sollievo dalle grottesche visioni con le quali, per la
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un gran mastino nero con sei dita nelle zampe
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giovane, un border collie con una passione per i
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se la prese troppo con uno dei vitelli, continuò
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a stendere la pasta con il mattarello quando sentii
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amico. Legò i vitelli con una corda di canapa
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Era abituato a vedermi con i calzoni corti e
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nel filo elettrificato e con pazienza le chiamava. Vien
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C’è chi munge con il pollice piegato dentro
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di quando andava lassù con la madre e le
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ce n’era una con moglie e figli, ma
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Chiesi piuttosto della foto con la mucca nera, dove
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invece è un sedentario. Con campi suoi, una casa
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inventava i suoi giochi con qualche raro compagno di
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dell’età dell’oro con cui alimentare i sogni
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sarebbe piaciuto venir su con i figli, che avevano
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aveva solo l’erba, con cui ingrassava le mucche
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vino. Una sera arrivò con un pollo arrosto che
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in pianura, e tornò con cinque chili di riso
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serata passata al night con le ragazze russe, la
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divampò in un istante. Con quel gran silenzio intorno
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quello che mi concedeva. Con il sentiero avrei dovuto
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cui era impossibile starsene con le mani in mano
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curata come un giardino: con i crochi che spuntavano
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per me un confronto con la paura, con la
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confronto con la paura, con la fatica e il
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fatica e il freddo, con la distanza da casa
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la distanza da casa. Con la sofferenza del corpo
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di montagna. Renzo divideva con me quei momenti. Mentre
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persona che mi parlava con dolcezza e mi convinceva
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per una settimana. Arrampicavamo con piccozza e ramponi sui
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poco), camminare come lui (con leggerezza, quasi senza peso
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questi pensieri li dividevo con Remigio, con cui mi
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li dividevo con Remigio, con cui mi veniva facile
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c’entrava quel montanaro con la scrittura? Poi mi
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Mi misi in ascolto con il rispetto che si
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chiuso e scontroso, e con quel padre sempre ubriaco
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i travi del tetto con uno scivolo di tavole
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abbattuto nel bosco, scegliendoli con cura come tutto il
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Facevano irruzione nel bosco con violenza di odori, colori
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quel gioco interrotto; poi con pochi balzi eleganti sparirono
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al colpo e producendo con le corna uno schianto
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ogni tanto la schiena con le corna. Di nodi
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di un pianeta alieno: con le auto che andavano
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il padre mi scrutò con quello sguardo torvo che
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Roccia umida e marcia, con le radici dei larici
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forza. Provai a spingerla con le mani, sentii che
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una mensola di legno con una lampada a olio
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ricorda la sua amicizia con Sandro Delmastro, conosciuto nel
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e impaurito dalla diffidenza con cui i suoi compagni
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aiutarsi. Primo aiutava Sandro con la chimica scritta dei
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a toccare la materia con le mani, e conoscere
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me una comunione nuova con la terra e il
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lasciai lì il giornale con cui avevo acceso il
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mattina stava sorgendo limpida, con il lago ancora in
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e ce ne andammo con dignità. Era questa, la
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un’idea delle mie. Con tutta la faccia tosta
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potevo fermarmi lo stesso con loro per tutto il
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Andrea era quello mattiniero, con cui avrei legato di
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caffè al vino allungato con acqua, oppure acqua e
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in montagna: la avvistavamo con il binocolo mentre saliva
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rifugio. Se si ritrovava con le mani in mano
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che faceva a pugni con la simmetria, forse per
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lassù estate e inverno, con il compito di battere
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ragazzi mi avessero accolto con tanta naturalezza, ma mi
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che avvistavamo dall’alto con il binocolo. Andrea li
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poi tornava in cucina con noi. Mantenevamo le distanze
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Ero alto e sottile, con gambe e braccia lunghissime
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carpione, trota in padella con burro d’alpeggio e
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liberai le cavallette rimaste. ¶ Con Andrea dividevo le mattine
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stessi e di stare con gli altri, una certa
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nipote di un montanaro con cui da bambino passava
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in una località francese, con le discoteche e i
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legame. Confondevo le radici con la vocazione, o forse
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qualche spiaggia del sud con il sole, il vino
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d’inverno per comprarsi con lei una casetta sul
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Davide appese un cartello con la scritta SIAMO IN
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tra cui si muoveva con leggerezza, e lasciammo il
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il libro di vetta con una data e i
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per me ¶ sul pagliericcio: ¶ con le tue mani dure
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adesso ero decisamente esausto: con le cinghie dello zaino
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i pastori facevano festa con chi andava su. Per
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lunga scarpata detritica, solo con qualche ciuffo d’erba
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Ero andato in montagna con l’idea che a
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un orto, a cucinare con le erbe di montagna
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e ricominciai a salire con il ritmo di prima
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metri sotto di me, con il bestiame che pascolava
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canto che qualcuno accompagnava con la tromba. Credo di
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come succede a volte con le persone, quando giri
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mio quaderno. Restai lì con il naso in su
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inaugurare il mio quaderno con un ringraziamento al piccolo
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e poi cambia colore con l’avanzare dell’estate
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un dio. Il bastone con cui cammino viene da
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bianco che non ingiallisce con il tempo, forte ed
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a fare il muratore con suo padre. Preferiva il
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di notte, da solo, con un immenso spazio bianco
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Erano i forestieri quelli con cui preferiva parlare: come
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ricambiare, quando faceva amicizia con qualcuno lo portava in
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a guardarsi negli occhi con i camosci. Avremmo voluto
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lo trovavo in cucina, con la sua grappa e
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parole quello che diceva con gli occhi, così avrei
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Tormentata, scura, tutta nocche, con la fede nuziale che
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proprio di questo. O con le scarpe, o senza
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i colori invertiti: bianco con macchie nere, i fianchi
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dai, non seguirmi, stai con il tuo padrone. Lucky
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mi rassegnavo a portarlo con me, e metterne alla
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quando uscivo la mattina con la mia tazza di
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un pomeriggio di sole. Con il diradarsi della vegetazione
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cominciò a chiedermi Gabriele, con un distacco che dissimulava
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Lupo osservava la scena con il muso a terra
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padrone? Così quando varcai con Lucky la soglia della
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scribacchiando mentre sbocconcellavo qualcosa. Con Lucky quel mio vezzo
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il cane?, chiedevano. Sta con me, rispondevo imbarazzato, incapace
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gli ultimi pascoli superai con un salto il torrente
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imprigionate, avrei potuto catturarle con le mani. L’acqua
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e lo sentiva arrivare con eccitazione. Io invece ero
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amico che si scaldava con la sua tazza di
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trovai davanti alla stalla, con cunei e mazza, a
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nemici: si girarono intorno con il pelo dritto e
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vecchio ribaltò il giovane con una zampata, lo bloccò
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solo questione di scorte, con la cantina piena avrebbe
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che per gli uomini, con cui non ero mai
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dopo lo vidi andarsene con una lepre al fianco
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lontano, facendomi sperare che, con l’abitudine, prima o
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e odiai quel vecchio con tutto il cuore. ¶ Nel
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sapevo più cosa fare con lui: all’inizio era
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vecchio: quel cembro spellato con l’Opinel e seccato
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me lo fecero davvero. Con un po’ di imbarazzo
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tavolo, essere stato bene con loro prima di andare
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restituirlo alla montagna. Coprii con qualche palata di terra
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allontanò sul suo trattore, con Lupo che gli mordeva
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pomeriggio di sole, partii con Lucky subito dopo pranzo