Vittorio Alfieri, Bruto secondo, 1789

Di maraviglia tanta il cor m'inonda ¶ l'udir

nostri ¶ ride in suo cor; gridar noi lascia a

affetti son, che in cor si ponno ¶ destar d

dall'uom che in cor, come fra' labri, gli

curo. A orecchi e cor, già stati ¶ romani un

No. Cesare amico, ¶ al cor mio schietto or più

esser pieno signore, in cor gli sorge ¶ da non

a un tempo, ¶ in cor ben fitti io porto

far forza ¶ a un cor pien d'odio, e

Non che al mio cor, non è parola questa

alto mio mezzo: in cor tu 'l senti, il

e feroce ¶ rinserri il cor, che alcun privato affetto

pianto? ¶ Rotto è del cor l'ambizioso smalto; ¶ padre

sien uno. ¶ Cesare ¶ ... Il cor mi squarci... Oh dura

primo; ¶ e nel tuo cor de' vincere. Mi avrai

ed opra, ¶ d'alto cor nasce; ei della patria

Bruto ¶ E che in cor mai non avrà Bruto

a voi, che in cor sentite ¶ sublimi e sacri

sicuro sfogo, alto consiglio, ¶ cor più sublime assai del

imperturbabilmente sopportata ¶ dal mio cor, benché infermo il corpo

aspre tempeste del mio cor le narro. ¶ Piange al

minore ¶ non sia il cor di chi resta; a

in mente, ¶ se in cor pur anco a voi

l'egual, Cesare avea: ¶ cor vile ha in petto