Vittorio Alfieri, Maria Stuarda, 1788

io già, che in cor gli stava ¶ non io

di menzognera lingua, ¶ di cor verace, arditamente io parlo

ogni rancor che in cor ti rimanesse ¶ contro il

ch'io dal mio cor nol tolsi; e ch

sensi ¶ del suo gran cor, già nel mio core

brama dunque in suo cor ch'io li persegua

trono, ¶ men che il cor del mio sposo, a

error che professi in cor tu sei: ¶ di tua

regno, e vita. In cor se Roma abborri, ¶ perché

Scozia accoppia ¶ nel suo cor giovenil di Roma i

me, se del mio cor tu parli, ¶ e del

omai: tu nel mio cor la piaga ¶ del diffidare

Maria ¶ Meno il mio cor, vuoi tutto. ¶ Più che

soltanto: ¶ ma, piena il cor per te di doglia

la regina? ¶ Arrigo ¶ Il cor? chi 'l vede? ¶ Ma

aprirmi ¶ potrei, se in cor basso desio chiudessi: ¶ ma

dura, ¶ al reo tuo cor non comportabil voce. — ¶ Mezzi

Maria ¶ Profondamente ¶ memoria in cor dei tanti avvisi io

tuoi modi, il tuo cor, te, qual ti sei

spiar volendo nel mio cor tropp'entro, ¶ troppo hanno

Ormondo; e il debil cor d'Arrigo, ¶ la dubbia

me, né forza: il cor mi sento ¶ squarciare a

ma al tuo ¶ ottimo cor ripugna altrui far forza

possa ¶ han sul mio cor quei detti!... ¶ Lamorre ¶ — Oh