Vittorio Alfieri, Mirra, 1786

Tanta mestizia, in quel cor giovenile, ¶ io da prima

so qual battaglia in cor tenero e nuovo ¶ di

Perèo potrebbe? ¶ D´alto cor la conosco; in petto

che in fondo al cor traluce; ma di speme

pure, ¶ s´ella in cor sen pentisse? — Odila, o

ella al fine il cor ti schiuda, ¶ sin che

udirti senza pianger puote?... ¶ Cor, né il più fido

aprire anch´ella il cor, son certo, ¶ che nol

svela ¶ l´alto tuo cor che ad ogni cor

cor che ad ogni cor fa forza. ¶ SCENA II

rio cimento! ¶ vieppiù il cor mi si squarcia... ¶ Pereo

che pentita ¶ tu in cor ne sei. Non io

pianger... Sento ¶ scoppiarmi il cor dal pianto rattenuto... ¶ Euriclea

caldi preghi, e invaso cor, prostrata ¶ innanzi al santo

ti scongiuro. — A un cor dolente ¶ sfuggon parole, a

lascia, ¶ che il tuo cor ci favelli: altro linguaggio

pianto?... ¶ Ciniro ¶ Squarciare il cor mi sento da´ suoi

giorno! — ¶ Pur, benché in cor lusinga omai non m

sue fiamme ¶ porrammi in cor, tosto che sgombro ei

non so;... ma il cor, la mente, ¶ salda stommi

voi? già nel mio cor, già tutte ¶ le Furie

mi udia parlarle: il cor sì saldo, ¶ no, donzella

degno è del tuo cor, se averlo ¶ non potea

l´orrido arcano... dal cor... mi strappasti... ¶ ma, poiché