Vittorio Alfieri, Sofonisba, 1789

m'è del tuo cor l'altezza, a cui

stranieri, ¶ era il mio cor: fede, amistà giurarvi, ¶ dopo

quanto costa ¶ a umano cor l'usar la forza

avrai, che dal tuo cor disgombro ¶ ogni sospetto fia

nullo. ¶ Piacque al mio cor di seguitarti, e al

e al solo ¶ mio cor credei; ma il mio

nel voler deporre ¶ in cor soltanto al tuo Scipion

vinto, è d'alto cor Siface; ¶ a lungo omai

ostacolo ei cura. In cor numìda ¶ non entra mai

pago appieno il mio cor; qui ad alta voce

tu puoi; piantarmi in cor tuo brando, ¶ tu stesso

tua rovina. Ov'abbi ¶ cor di voler tu la

hai già. — Presagio in cor di quanto ¶ minaccia a

leggo ¶ dentro al tuo cor la orribile battaglia ¶ di

niuna in tuo gran cor ne alberghi, ¶ grande qual

non giova; ¶ che il cor dell'uom voi conoscete

speme, che in mio cor s'è fitta ¶ di

ch'alto e nobil cor, non meno ¶ che infiammato

Siface ¶ Ei d'alto cor fa fede; ¶ me non

fronte, ¶ entro il mio cor, più straziato assai ¶ del

prodi: ¶ al suo gran cor sprone si aggiunge il

io sento ¶ strapparmi il cor: donna son io; né