Giacomo Leopardi, Canti, 1837

invio, sì che nel core, ¶ Sì che nell'alma

vinse ¶ Pietà nascesse in core ¶ A tal de' suoi

disdegno; ¶ Se nel femmineo core ¶ D'uomini ardea, non

nome), attendi e il core ¶ Movi ad alto desio

vezzose ¶ Tue forme il core e le pupille invano

colei ch'a questo core ¶ Primiera il varco ed

tanto diletto? ¶ Dimmi, tenero core, or che spavento, ¶ Che

mi prese, ¶ E il core in forse a palpitar

La cara voce al core, e de' cavai ¶ E

Ad ogni voce il core, a ogni sembianza. ¶ E

piaceami, e col mio core ¶ In un perenne ragionar

a mirarla intenerisce il core. ¶ Odi greggi belar, muggire

questi occhi all'altrui core, ¶ E lor fia vòto

mi si stringe il core, ¶ A pensar come tutto

similmente mi stringeva il core. ¶ XIV ¶ ALLA LUNA ¶ O

e pria che il core ¶ Certo si renda com

paradiso. Al garzoncello il core ¶ Di vergine speranza e

col funereo ceffo il core agghiaccia ¶ Al passegger, cui

erbe, assai contento ¶ Se core e lena a sospirar

Mi si divide il core ¶ In questo dir. Più

rilucea. Né dielle il core ¶ Di sprezzar la dimanda

se nel sonno il core ¶ Ombra diva mi scuoti

di che speranze il core ¶ Vai sostentando? in che

monte; ¶ Parla al mio core il fonte, ¶ Meco favella

Non ti molceva il core ¶ La dolce lode or

con parole ¶ Studiasi fargli core, ¶ E consolarlo dell'umano

ripiglia. ¶ Si rallegra ogni core. ¶ Sì dolce, sì gradita

eterne leggi all'uman core. ¶ Pregio non ha, non

conforti d'ogni saggio core. ¶ Né cor fu mai

sepolcro, ha nel mio core. ¶ Quella adorai gran tempo

speme, ¶ Figlia di giovin core, ¶ Tutti prestiam ricetto. ¶ Mentre