Giacomo Leopardi, Canti, 1837

giaccia colui per lo cui verso ¶ Il meonio cantor

a quello per la cui virtude ¶ Tutto il mondo

misera vi sproni, ¶ Ver cui pietade è morta ¶ In

canto ¶ Si debbe, a cui non pur cure o

la più fera, ¶ Per cui presso alle soglie ¶ Vide

costei veraci figli, ¶ Al cui supremo danno ¶ Il vostro

ne caglia, a te cui fato aspira ¶ Benigno sì

I vetusti divini, a cui natura ¶ Parlò senza svelarsi

nemico ¶ Della fortuna, al cui sdegno e dolore ¶ Fu

Oh te beato, ¶ A cui fu vita il pianto

ed oltre ai liti ¶ Cui strider l'onde all

indegno ¶ Allobrogo feroce, a cui dal polo ¶ Maschia virtù

alma di quello a cui nel petto ¶ Non si

paga ¶ È quella tomba cui di pianto onora ¶ L

e dalle selve ignude ¶ Cui l'Orsa algida preme

la prole infelice ¶ A cui templi chiedeste, e frodolenta

E tu dal mar cui nostro sangue irriga, ¶ Candida

riede ¶ La bella età, cui la sciagura e l

ninfa abitò misero spirto, ¶ Cui grave amor, cui duro

spirto, ¶ Cui grave amor, cui duro fato escluse ¶ Delle

iniquo germe, o tu cui prima ¶ Dall'aer cieco

Nasce beata prole, a cui non sugge ¶ Pallida cura

cura il petto, a cui le membra ¶ Fera tabe

de' casi. E tu cui lungo ¶ Amore indarno, e

taceami allora ¶ Nel petto, cui scaldar tanto solea, ¶ Che

m'apparian vani per cui ¶ Vano ogni altro desir

la bella imago, ¶ Da cui, se non celeste, altro

O cara luna, al cui tranquillo raggio ¶ Danzan le

core agghiaccia ¶ Al passegger, cui semivivo e nudo ¶ Lascia

dono, io semispento, a cui ¶ Straniera man le labbra

Gl'immortali beato, a cui tu schiuda ¶ Il sorriso

L'una sei tu, cui di sensibil forma ¶ Sdegni

nomar. La schiera industre ¶ Cui franger glebe o curar

altrui, la bella ¶ Felicità, cui solo agogna e cerca

natura ¶ Necessità diverse, a cui non senza ¶ Opra e

La progenie infinita, a cui pur solo, ¶ Né men

una più grave ¶ Necessità, cui provveder non puote ¶ Altri

vita: improba, invitta ¶ Necessità, cui non tesoro accolto, ¶ Non

procaccia, onde quell'una ¶ Cui natura apprestò, mal si

Noia immortale, incontro a cui non puote ¶ Vigor di

volger d'anni; a cui serbare eterna ¶ La gioventù

e la natura; a cui ¶ Tanto nostro dolor diletti

una gente ¶ Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso

altro frutto; ¶ Solo per cui talvolta, ¶ Non alla gente

casi il mondo, ¶ A cui pace e vecchiezza il

All'umana famiglia, ¶ Al cui poter nessun poter somiglia

altra possanza. ¶ E tu, cui già dal cominciar degli

del tuo sesso a cui piegar sostenni ¶ L'altero

L'altero capo, a cui spontaneo porsi ¶ L'indomito

tristo il ricetto ¶ A cui movi o giocondo, ¶ Da

sempre. Il loco ¶ A cui movi, è sotterra: ¶ Ivi

Dall'Eden odorato in cui soggiorna, ¶ Rise l'alta

accoglie ¶ La levatrice! a cui veder s'aspetta ¶ Quei

Dal gioco reo, la cui ragion gli è chiusa

potrà dell'uman seme, ¶ Cui la dura nutrice, ov

gl'ingegni tutti, ¶ Di cui lor sorte rea padre

il pensiero, ¶ Sol per cui risorgemmo ¶ Della barbarie in

in parte, e per cui solo ¶ Si cresce in

alto fiammeggiar le stelle, ¶ Cui di lontan fa specchio

e mare ¶ Veracemente; a cui ¶ L'uomo non pur

paion qual nebbia, a cui non l'uomo ¶ E

tuo stato quaggiù, di cui fa segno ¶ Il suol

cadendo un picciol pomo, ¶ Cui là nel tardo autunno

dall'altra banda, a cui sgabello ¶ Son le sepolte

l'arenoso dorso, a cui riluce ¶ Di Capri la

Pompei, come sepolto ¶ Scheletro, cui di terra ¶ Avarizia o

nullo in terra vive ¶ Cui nell'anno avvenir facili