Vittorio Alfieri, Ottavia, 1783

Esperto ¶ mastro sei tu d'alma virtù: ma, il

possa, ¶ cui si attraversan d'ogni parte inciampi? ¶ Ottavia

recente rimembranza ¶ vive ancor d'Agrippina. Entro quei petti

il folle vanto ardisce ¶ d'averti dato il trono

no, ch'io presso ¶ d'Otton mio fido a

mi appago, o donna, ¶ d'amor, qual mostri, d

d'amor, qual mostri, d'ogni tema ignudo. ¶ Chi

mio ¶ voler bensì temi d'opporti. Abborro, ¶ io più

riparo. ¶ Tigellino ¶ E che? d'Ottavia temi?... ¶ Poppea ¶ Non

ancor, garrulo, e vuoto ¶ d'ogni poter, col magistral

sa. Sua stolta pompa ¶ d'aspra virtù gli incresce

può in lui ¶ impeto d'ira, ebrezza di possanza

troppa è l'innocenza ¶ d'Ottavia; scampo ella non

con esso emmi pur d'uopo: ¶ al suo timor

cor, tu il puoi d'un detto, ¶ d'un

puoi d'un detto, ¶ d'un sorriso, d'un

detto, ¶ d'un sorriso, d'un guardo. Osai giurarle

sarà, che fermo ¶ fia d'Ottavia il destino, e

pur merta. Ai roghi ¶ d'Agrippina, e di Claudio

di Britannico: eppur oggi ¶ d'Ottavia piange, e mormorar

attenta. ¶ Svela i falli d'Ottavia, e ogni uom

s'era vile ¶ più d'ogni vil rea femmina

Messalina il sangue, ¶ chi d'essa nasce? — Or di

donzelle ¶ conscia è più d'una; e il deporran

di tenebrosa notte, ¶ cinta d'armate guardie, trar mi

il trono ¶ per te d'eredi orbo restava; e

Nel rimirarti in braccio ¶ d'altra, ne piansi; e

traggo sì veraci danni!... ¶ D'odio e furor lampeggiano

io, pur certo che d'oscura vita ¶ ti appagheresti

Quella Poppea, che orbata ¶ d'un fratello non hai

t'osa ¶ rea tacciar d'impudico amor servile: ¶ or

rimaneami; sola ¶ mi ristorava d'ogni tolto bene: ¶ sì

sanguinosi ¶ incensi tuoi; stan d'ogni strage appesi ¶ i

stolta? ¶ Tu vivo specchio d'innocenza e fede, ¶ tu

per me il vederlo d'altra donna amante ¶ è

ritrae di Burro, e d'altri ¶ pochi seguaci di

di Ottavia: altri, ebro d'allegrezza, ardisce ¶ atterrar quelle

e tu, guai se d'uscir ti attenti ¶ della

tu appresso ¶ alla cagion d'ogni tuo danno? In

ostaggio ¶ della ondeggiante fé d'audace plebe. ¶ Ti allegra

chi me convincer possa ¶ d'infamia a schiette prove

concesso il pubblicarlo: degna ¶ d'Eucero amante, degnamente io

amante, degnamente io farti ¶ d'Eucero voglio sposa. ¶ Ottavia

pari? ¶ Te fa minor d'ogni più vile ancella

io ¶ scaduta fossi or d'ogni cosa; o s

sii, né posso ¶ cessar d'amarti, né arrossirne: immensa

avanzo forse ¶ son io d'un Rufo, o d

d'un Rufo, o d'un Ottone? ¶ Nerone ¶ Avanzo

mi accingo. — ¶ Secura sta': d'ogni tua ingiuria e

giusto, e lungo ¶ tedio d'ingrata vergognosa vita, ¶ parlar

col bramar troppo tu d'Ottavia i danni. ¶ Roma

aggiunger v'osi oggi d'Ottavia il sangue. ¶ Mira

nel fango stesso, ¶ ma d'atro sangue intriso, strascinate

chiesi, ¶ che l'esiglio d'Ottavia. Erami duro ¶ vedermi

Britannico pria; quindi Agrippina ¶ d'avertel dato; e Plauto

Plauto e Silla rei ¶ d'esserne degni reputati; e

son qui dunque ¶ minor d'ogni uomo? Or da

son la ria cagione ¶ d'ogni tuo affanno, io

fine, e trarre ¶ te d'ogni rischio, a costo

ove tu palma ¶ abbi d'Ottavia, e della plebe

l'ira è troppa... ¶ d'abbandonarmi ogni pensier deponi

Ottavia; ov'ella possa ¶ d'alcune taccie di maligne

ira ¶ aveano il cor d'Ottavia stessa; e ch

a mensa anch'era ¶ d'Agrippina l'eccidio: ognor

Le tue tante virtù d'alcun lor raggio ¶ infiammato

fa; lo ascoltan pieni ¶ d'inusitato orror gli stessi

Parla. ¶ Tigellino ¶ Aniceto. ¶ Seneca ¶ D'Agrippina il carnefice! ¶ Ottavia

Tigellino ¶ Quei, che Neron d'alto periglio trasse: ¶ fido

nol niego, or sono ¶ d'atro stupor compreso. Ognor

mastro di onesta, e d'incorrotta vita; ¶ di necessaria

ciel!... Che ascolto?... Morte ¶ d'impeto insano esser de

mi hai tu, che d'immutabil voglia ¶ non mi

alle mal compre accuse ¶ d'ogni ribaldo hai core

securo: io non così; d'etade ¶ tenera ancor, di

SENECA ¶ Nerone ¶ Cagion funesta d'ogni affanno mio, ¶ dalle

sei scolpato; godi. ¶ Già d'esser stata tua, d

d'esser stata tua, d'averti amato, ¶ data men

mio morir poch'ore, ¶ d'una intera vendetta. Io