Cesare Zavattini, Totò il buono, 1943

Le bastavano quattro foglie d’insalata del suo orto

per mangiare le caramelle d’orzo che la signora

Mobic, un uomo pieno d’oro. Anche Totò aveva

respirare delle grandi boccate d’aria (c’era un

ad anima viva. ¶ Campava d’aria questa gente, direte

e gridavano: “Fine intenditore d’arte,” oppure: “Anima nobile

con lui alcun rapporto d’affari e non lo

tanto rideva; a capo d’anno dava una specie

sussultava perché un filo d’erba gli aveva fatto

cosa sollevò un oh d’incredulità. Io ci credo

cani, trovavano belle monete d’oro: ancora, ancora, gridavano

figli; sognava un palazzo d’oro dove dava grandi

dei mezzi: le correnti d’aria. Apriva piano piano

finestra, creava una corrente d’aria e Totò sternutiva

divertiti a portare secchi d’acqua e bucce di

Era lì tutto grondante d’acqua senza fare un

Io voglio l’orologio d’oro!” gridò Bib. Eleuterio

sarebbero usciti formidabili getti d’acqua. Gero, essendosi la

poco, in un quarto d’ora circa. Guardava la

ottenne tutti i denti d’oro e Astianatte una

che al minimo alito d’aria pareva prendessero vita

schizzò addosso un getto d’acqua, poi si afflosciò

bianco, criniere di luci d’argento, foglie d’oro

luci d’argento, foglie d’oro che si spegnevano

poco rispettosi. Tuttavia teneva d’occhio Mobic. Pensate che

nelle mani alcuni braccialetti d’oro. Come mai? Amina

precipitavano giù guerrieri corazzati d’argento con lunghe lance

la piazza si vuotò d’incanto. Riapparve solo un

alto cento metri apparve d’incanto nella pianura: di