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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Magalotti, Lettere su le terre odorose a monsignor Leone Strozzi, 1705

concordanze di «d»

nautoretestoannoconcordanza
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guerra offensiva alla barbarie d’Italia, per mansuefarla con
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dove avevo meno diritto d’esigerle, trovandomi a conto
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grazie e de’ comandamenti d’un Cavaliere così grande
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vedere se potesse riuscirmi d’aver qualche parte degli
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meglio riflessione, mi sovviene d’aver veduto in certe
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a V. S. Illustriss. d’un’altra pietra, vera
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bagnata odora, e anche d’un odor gentilissimo, arrivandosi
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incrostata tutta la facciata d’un palazzo in campagna
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fissa, può esser capace d’esalazione sensibile. Ma se
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Buccheri di Portogallo e d’America, voglio far ridere
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che consiste in mostrare d’aver per possibile che
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vasi grandi, e ripieni d’acqua sotto i tavolini
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e squarciona di quelli d’Estremoz, come le sarebbe
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Mi fo ben forte d’avere a poter servire
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servire V. S. Illustriss. d’una notizia assolutamente non
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di Guadalaxara de Indias, d’una vastità, a mio
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a tempo del G. D. Ferdinando I o del
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I o del G. D. Cosimo II, ed io
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fondo del vaso toccata d’azzurro la cupola di
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Al vedere il sig. D. Leone ha adesso per
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due sonetti; un sonetto d’un giovane Zuccherini, e
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sig. dottore Neri medico d’Empoli, che compone troppo
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periodi di questa e d’altre lettere, ch’io
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a scrivere al sig. D. Leone mio signore. Di
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Labcovitz, al presente Imbasciatrice d’Alemagna a Madrid per
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ma per dover servir d’istruzione a un Cavaliere
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di V. S. Illustriss., d’un reverito comandamento della
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restituirglielo (intendo de’ Buccheri d’India, che de’ nostri
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il quale mi piace d’aiutare, ma non di
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parecchi ritagli di pelle d’ambra, tenendo coperta la
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di essi un’oncia d’acqua, e lasciarvela stare
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lasciarvela stare un quarto d’ora, poi versarla in
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con la medesim’oncia d’acqua, che servirà benissimo
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tutto una mezza libbra d’acqua, che non è
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aprile 1694. ¶ Il mio sig. D. Leone, e la sig
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mio signore, posso dire d’avere un genio in
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all’obbligo che ho d’obbedirla. Aggiunga, che questo
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degli studii dall’obbligo d’averli a passare in
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corre un certo obbligo d’impinguare la leggenda con
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e generale delle rarità d’un Museo, dica quello
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avevo né potevo sperar d’avere un poco d
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d’avere un poco d’assortimento, il servirne qualcheduno
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io veggo l’esito d’un negoziato, che ho
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pedanteria di questa stravoltura d’un luogo di Plinio
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non essersi ancora finita d’accertare o la tegnenza
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mai V. S. Illustriss. d’avere scritto a Dresda
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de’ Buccheri neri e d’altri dell’Indie m
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che mi sarei ingegnato d’obbedirla meglio che ella
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comandare; il che pretendo d’aver fatto con l
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di questa piccola raccolta, d’una canzona del sig
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sue damigelle una cartera d’ambra per assegnargli poi
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considerarne il motivo per d’altra natura, come fondato
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tout relevé en bosses d’or, perché questo trattamento
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di Buccheri, come quello d’essere accolto in porpora
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i figliuoli degl’Imperatori d’Oriente. Anzi a questo
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avvertenza di non valervi d’altro ricamatore che di
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di condurre un chef d’oeuvre di quella sorta
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grado di potere sperare d’approfittarmi delle discordie domestiche
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al sentire le proposizioni d’Arrio. Una cassetta di
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seco un diritto incontestabile d’inalienabilità per chiunque li
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dia mai ad intendere d’aver fatto il primo
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mi sento in obbligo d’accomunarvi per la vostra
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ho avuto la grazia d’ottener da voi. «Cmod
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mia immaginativa la robustezza d’una simile idea, cominciai
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a tanto che, passando d’una cosa in un
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più dite a guisa d’Arpocrate col dito alla
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corroborarla con l’uso d’Inghilterra, dove unicamente ho
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a farmi far capitale d’un’immaginazione, a mio
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né di lingua, né d’immaginazione. ¶ Non solamente i
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ci parla con lode d’altri vasi di crete
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quella vestito la giornea d’autore, se non affatto
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comandamento, e della indispensabilità d’obbedire, al che aggiungo
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del cantero di barro d’Estremoz trovato nella seggetta
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si faceva fare cristieri d’acque di fiori senza
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di gradire un atto d’obbedienza prestato al cognato
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po’ di schizzo toccato d’acquerelli di una veduta
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quest’opera abbia bisogno d’addizioni?... ¶ Firenze, 14 aprile 1699. ¶ A
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canale delle sue grazie, d’esserlo ancora degli attestati
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di circa tre palmi d’altezza, compagni d’un
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palmi d’altezza, compagni d’un disegno buono assai
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ma dico assai, velati d’argento con fiori al
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e, quel che importa, d’una fragranza che non
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sua notizia questa tentazione d’invidia, mi sarei dato
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prudenza della viva voce d’un cognato. I vostri
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non posso darvi io d’un amuleto così prezioso
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mandarvi presto la mostra d’una nuova murrina, che
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a metterci un poco d’ambra senza correr risico
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che, con quella grandezza d’animo di far riandare
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scrupoli vertono su questo: d’assicurarmi che costà non
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ad verbum a lettere d’oro nel mio epitaffio
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avevo fatto di luoghi d’autori e di poeti
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se ben mi ricordo, d’appiccicarvi quello di Teognide
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altro, in pura qualità d’erudizione come erudizione: il
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iuxta illud del Ciampoli: ¶ D’industre calamaro in seno
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chi piglia a scrivere d’una cosa, se non