Matilde Serao, Il romanzo della fanciulla, 1886

da una forza contraria d’impulsione a gravitare intorno

meraviglioso poliorama di fanciulle d’ogni classe, d’ogni

fanciulle d’ogni classe, d’ogni indole, d’ogni

classe, d’ogni indole, d’ogni razza. Quello stupendo

un’altra voce, quella d’allora, scrivendo: le cose

risplendeva in una raggiera d’oro. ¶ — Mi sono addormentata

di linee, di guasti, d’ingombri sui circuiti diretti

in colonna, il numero d’ordine che porta la

Notaris portava un anello d’uomo al dito mignolo

chi svitava il coltellino d’acciaio che imprimeva i

di carta, chi bagnava d’inchiostro, con un pennello

di Potenza. ¶ Il sole d’inverno, ora, entrava in

la dottoressa. ¶ Il telegramma d’amore continuava, era di

già scritto due lettere d’amore. I giorni di

direttrice prometteva di dirlo, d’intercedere: non poteva far

occhi nerissimi e fieri d’inquisitore, con quel suo

lentezza che faceva fremere d’impazienza quelle che volevano

se quell’ultimo quarto d’ora rappresentasse la loro

tolte da un bicchiere d’acqua due camelie bianche

davano convegno, per mettersi d’accordo. Si litigava dapertutto

di commenti, di sfiducia, d’incoraggiamento, di speranze moribonde

occhio, aveva una macchia d’inchiostro azzurro sul mento

soccorrevano, con amore, scambievolmente, d’inchiostro, di penne, di

gli ombrelli aperti lucidi d’acqua, gocciolavano dalle punte

prestava il suo medaglione d’oro, quando ella doveva

Pozzuoli, tocca Ischia, Forio d’Ischia, Casamicciola e Procida

debole, aggiunga qualche cosa d’altro. ¶ — Avete già trenta

di rame, un po’ d’acido solforico, un po

pieni di attenzione e d’interesse, come per leggere

si piega per bontà d’animo, marcava la biancheria

già avere la fortuna d’indossare una gonnelluccia bianca

a monte, per questioni d’interesse, fra il padre

vi fu un quarto d’ora di silenzio; tutte

non può essere altrimenti d’una discendente dei re

Misericordia, misericordia! — gridò Eugenia d’Aragona, entrando e buttando

Doria, malignamente. ¶ Infatti Eugenia d’Aragona, che portava con

figliuoletta che il duca d’Aragona aveva avuto da

bella e buona duchessa d’Aragona, colpita da sterilità

tutti quei giovanotti. Eugenia d’Aragona, semplicemente vestita di

bianco, con un paio d’orecchini di brillanti grossi

raso scintillanti di perline d’acciaio, con un cappellino

lei una sola parola d’amore, — Willy e lei

unendo alla sua fisonomia d’imbecille una espressione di

venuta ad aggiungere Eugenia d’Aragona, che moriva di

e il goletto ricamato d’oro, con i capelli

chiedendosi, forse, quale seduzione d’isola orientale trattenesse il

Eva, che pensava; Eugenia d’Aragona, presa da un

biondi parevano un ruscello d’oro, Maria Gullì-Pausania

entusiasmo del pubblico. Eugenia d’Aragona si dava a

da quando il matrimonio d’Innico Althan con Eva

quella sera aveva pensato d’ingrandirsi gli occhi, passandovi

sorrideva, tutta felice, tenendo d’occhio la porta, per

Giulia Capece ed Eugenia d’Aragona erano entrate, anche

un marito ricco: Eugenia d’Aragona con sua madre

dandole trentamila lire, tutte d’un colpo, per lei

in certe calde giornate d’inverno. Ella portava sulla

Muscettola, Tecla Brancaccio, Eugenia d’Aragona, Chiarina Althan la

prendesse freddo alla corrente d’aria. Un gruppo di

immensa e fiorita villa d’Aragona, alla riviera di

bella mia, — disse Eugenia d’Aragona. — Ritorna, Olga. ¶ — Ritornerò

solo con un biglietto d’invito. Qualche invitato pedone

funerali di Eugenia Vargas d’Aragona: la vivace, chiassosa

un mazzolino di fiori d’arancio e un libro

qualche vecchio, il duca d’Aragona, il duca Cantelmo

nell’altra una croce d’argento, avendo abbandonato i

capellini neri, erano inginocchiate d’accanto, strette strette, e

di velluto nero, gallonata d’argento, su cui erano

amore, sbuffava e fremeva d’impazienza; la sorellina Adelina

dall’acquaiuola un bicchiere d’acqua ferrata col limone

Galanti e pel braccialetto d’oro, eternel, di Emilia

dalla recitazione delle parti d’ingenua. ¶ Ma quello più

mai loro un bicchiere d’acqua. Solo il circolo

di questo grande tremito d’emozione dell’amore. E

Mergellina, era un vagabondare d’amanti, il bell’amore

acqua con lo sciroppo d’amarena, per affogare la

facendo tintinnire i braccialettini d’argento, tutte brune, ma

non la perdeva mai d’occhio. E le mormorazioni

cui le Sanges impallidirono d’invidia; Enrichetta Caputo si

mantelletto di lana ricamato d’argento, bellissimo, che la

di mangiare dei fichi d’India, tre un soldo

di mangiare questi fichi d’India, e mentre le

Borrelli sedevano sul divano d’onore, e sulle due

luccicava nella sua cornice d’oro: finchè non si

più severi l’accusavano d’ingordigia, la ritenevano per

fratelli buoni e pieni d’ingegno che avevano bisogno

mentre costei gli passava d’accanto. ¶ — No, sono impegnata

astuzia del cavaliere era d’inginocchiarsi d’un colpo

cavaliere era d’inginocchiarsi d’un colpo solo per

si manifestavano, le dichiarazioni d’amore corrisposto, di affetto

lamentava da un quarto d’ora per tutti i

donne, conteneva un braccialetto d’oro per colei che

un bastone col pomo d’oro, che era poi

suo dono, tutti erano d’accordo sullo spirito di

uomini, non la perdevano d’occhio, come se fosse

Tutte sognavano il braccialetto d’oro, con uno zaffiro

premio; era un braccialetto d’argento, smaltato nero, con

di forcinelle dalle punte d’acciaio — ma che si

tutte le persone, uomini d’affari, impiegati, lavoranti, oziosi

bocca del cratere: una d’esse cadeva sul versante

prendendo terreno a vista d’occhio. La terza, amplissima

un balcone del vicolo d’Afflitto, in linea retta

aveva procurato dei biglietti d’invito alle De Pasquale

corpo. Trovato un pezzo d’oro liquefatto: forse il

forse il serra collo d’oro. Supponesi coperta dalla

a Radente, il professore d’italiano — soggiunse Artemisia Jaquinangelo

era appunto quell’orologetto d’oro, che cavava fuori

fronte a quell’orologetto d’oro così aristocratico. ¶ Ora

scorrere prima un po’ d’acqua per risciacquare il

provocante, narrava qualche cosa d’interessante sottovoce, a Giuseppina

a Donnarumma, a Luisetta d’Este, a Concetta Stefanozzo

quasi sempre in difetto d’ignoranza. Questa ragazza intelligente

discuteva sempre una quarto d’ora, prima di voler

e le cui lettere d’amicizia ad Amelia Bozzo

di un dolce color d’olio, pregni di bontà

abituale: e un po’ d’impazienza, un po’ di

nessun posto, per paura d’imbrogliarsi. Andò bene per

cilentana che cambiava il d in erre metteva un

nulla nè dei giardini d’infanzia, nè del sistema

il posto di maestra d’asilo, nel quartiere Mercato

bimbi si sono quotati d’un soldo, per portarle

capo lo strofinaccio sudicio d’inchiostro, di polvere di

foglio. Era una lettera d’amore a un noto

meglio. Fondato un giardino d’infanzia a Portici e

Sempre orrenda. Prima medaglia d’oro all’ultima esposizione

assistere al grande fuoco d’artifizio in onore dell

ma in realtà teneva d’occhio il terrazzino e

dei suoi larghi vassoi d’argento, dei suoi bicchierini

giallo di una pioggia d’oro che zampillava come

parer loro, un sorriso d’ironia; le due Caputo

sotto la grande pioggia d’oro del fuoco di

quattro pezzi di fuochi d’artifizio, in quadrilatero, a

le levatrici, l’aria d’indulgenza bonaria, la gravità

fervida benedizione materna, viatico d’amore per tutta l

di seta nera gallonato d’oro. ¶ Infine venne la

sporgendo nel grande orto d’Oliver, tutto verde di

irritato, scrostava dei pezzi d’intonaco e li scagliava