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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «d»

nautoretestoannoconcordanza
1
1930
treno avanzava a passo d’uomo. Un ammanto lugubre
2
1930
mare incantati. Un palpito d’aria fresca e salmastra
3
1930
drappo celeste, dei batuffoli d’ovatta esplosiva s’inzuppavano
4
1930
come una crinella colma d’erbe alte, dei tumulti
5
1930
strisciava come un rigagnolo d’inchiostro, dagli spini dei
6
1930
la sua famiglia, prima d’incimentarsi coi fratelli che
7
1930
a mattinate al calcio d’un platano e quando
8
1930
Sì. ¶ — Poi fu colta d’infingardìa e non si
9
1930
capo atterriti. Dai cumuli d’ossa e lordura si
10
1930
di smeraldo. ¶ XXXI. ¶ Fuoco d’interdizione. I cannoni come
11
1930
si concentra nella tazza d’osso. Lo spazio è
12
1930
dilombano sui reticolati. Sito d’aglio. Campane di naufragio
13
1930
rovesciati dal temporale. Trapani d’aria al trivello dei
14
1930
era battuto nell’azione d’agosto. Più di mille
15
1930
consacrata tralucente il calice d’oro: con questo segno
16
1930
e piovigginavano sulle quote d’acciaio. Il Vallone lampezzava
17
1930
delle carrucole. L’astro d’argento lampò sul teatro
18
1930
notte l’astro stupiva d’ombre fantastiche la sassaia
19
1930
soleggiati al tronco forato d’un gelso dove aveva
20
1930
empiresti con la piena d’Arno. ¶ — Sono degli scorticapane
21
1930
degli areoplani mettevano sfrullazzore d’oro nel cielo, i
22
1930
il basamento. ¶ Il campanile d’Aquileja alberava la distesa
23
1930
sul piazzale, mettevano archi d’ombre lunari sull’erba
24
1930
dalla porta. Sulla testa d’argilla secca bianchivano i
25
1930
era fermo. Un attimo d’Ascensione spense la vita
26
1930
aveva acceso nel cielo d’opale un falcetto di
27
1930
falcetto di luna, lucciole d’oro volavano sul drappo
28
1930
sole mettevano un tremito d’oro sul cielo incenerito
29
1930
dell’orbita due occhi d’onice fissi nelle palpebre
30
1930
acacie esili mettevano medaglietta d’ombra celeste, vacua come
31
1930
i copertoni, i lastroni d’acciaio erano come verniciati
32
1930
Il brodo diaccio, stellato d’unto, s’allunga con
33
1930
ed elmo, sembrano tessuti d’erba e fieno disseccati
34
1930
delle trincee che impolpati d’acqua smottano. I sacchetti
35
1930
i ciglioni scoppiavano fiori d’acciaio. ¶ La notte s
36
1930
sabbione sgranava. I rovesci d’acqua diacciavano le lame
37
1930
glieli proffergeva sui denti d’acciaio. ¶ Gli allupati lo
38
1930
acquerugiola friggeva sui lastroni d’acciaio. Non v’era
39
1930
sulle vestimenta, alcuni bendati d’ovatta fulminata e lercosa
40
1930
degli scannati. ¶ I tiri d’interdizione, controbattuti, mettevano i
41
1930
braccia ciondoloni: cenci armati d’ossa. Capi scosciati. ¶ La
42
1930
Quelli che per timore d’essere saccheggiati avevano ingoiato
43
1930
delle ghiaie sulla schiena d’asino scarnata, le rimpolpavano
44
1930
si ritiravano a vista d’occhio e sulle sponde
45
1930
rosa, fiorivano la sassaia. D’improvviso si udirono i
46
1930
bivaccarono sotto delle pendane d’uva. La fusione mattutina
47
1930
festoni intralciati ai pioppi d’eterna alba. ¶ Il Tarmito
48
1930
battevano sul tetto note d’aurora. Le gronde flautavano
49
1930
sopravvenienti. Un otre colmo d’acqua, un sacco e
50
1930
sua Patria. ¶ Uomini sozzi d’ogni lordura, tristi fratelli
51
1930
Il Tarmito ritornava, spoglio d’ogni cosa, alla Patria
52
1930
plumbeo come uno stagno d’acqua morta. Su quelle
53
1930
anime derelitte un’ebbrezza d’ultima speranza e si
54
1930
il mare, sterminato lastrone d’acciaio. A bordo v
55
1930
rosso acceso della linea d’acqua. ¶ Isaia salì lento
56
1930
massima sapienza, le Lezioni d’astronomia dell’Aragò, il
57
1930
bocca umettata di tintura d’jodio per la cicca
58
1930
insieme salirono il pontile d’imbarco. ¶ — Ma come sei
59
1930
parve che il mostro d’acciaio ridesse del dialogo
60
1930
una caldaia di terra d’ombra a chius’occhi
61
1930
cui viso, un dì d’aspetto patibolare e guerresco
62
1930
alle gomene. ¶ I pontili d’imbarco eran pieni di
63
1930
sole, in una raggiera d’oro, stava per tuffarsi
64
1930
al disotto della linea d’acqua balenavano il fondo
65
1930
in minore. Egli desiderò d’essere condotto sul carabotto
66
1930
di peso. Il corpo d’Isaia piombava inerte sulle
67
1930
ancora di loto e d’oblìo. Scrutò la fenditura
68
1930
fosse spiegata la bandiera d’Italia che ricoprì per
69
1930
deserto, il corpo colossale d’Isaia chiuso entro un
70
1930
col vostro servo, perchè d’innanzi a voi nessun
71
1930
come sopra un mare d’olio. Il sacco si
72
1930
di spinta. Un negro d’ossatura ciclopica coperto d
73
1930
d’ossatura ciclopica coperto d’un vestito di regatino
74
1930
Tarmito fe’ l’atto d’avventarsi su lui, il
75
1930
si scotrionò sullo spigolo d’una cantonata. ¶ Il Tarmito
76
1930
cane era un segno d’infausto presagio. L’anima
77
1930
palpita perenne la bandiera d’Italia. ¶ Le caserme, alte
78
1930
città aveva l’illusione d’essere stato trasformato in
79
1930
avevano un labbro tumefatto d’ardesia. Nel vano di
80
1930
mare scalpellava una cupola d’oro acceso. L’arcata
81
1930
su degli zoccoli rinceppati d’ontano, battendo sul pietrato
82
1930
un andito, aspettavano muti d’essere assimilati. Uno squillo
83
1930
Il cortile si popolò d’uomini. ¶ — Prendete quegli uomini
84
1930
spuntare sul pietrame erbe d’ombra e saggina. ¶ I
85
1930
quello di un serbatoio d’anguille di calata. L
86
1930
di bosco, di garbo, d’onore, di reputazione, uomo
87
1930
dette luogo al Tarmito d’impancarsi. ¶ — Anche a te
88
1930
incassare una trasandata morta d’un tumore maligno; incassata
89
1930
paese nero: l’impietrato d’onice, carbonizzate le montagne
90
1930
che zampano sui tetti d’ardesia, frattano le facciate
91
1930
terminano nei campi bruciati d’erbe, dove al tramonto
92
1930
recintava l’orto infoltito d’ortaglie, gli odori vellutavano
93
1930
una bandierina verde annerita d’unto nelle fessure del
94
1930
gli faceva una boccata d’erba. ¶ Argenta, parole grandi
95
1930
diventarono fiumare nere, processioni d’ossessi s’incontravano sui
96
1930
altro non sei che d’andare ad abitare fra
97
1930
sulle giovenche. ¶ La casa d’Isaia era là tra
98
1930
rustico noce, un piattello d’ottone con gli orli
99
1930
cerchio intorno all’astro d’argento, che sorgeva tra
100
1930
comprato con un pugno d’orzo la ragazza e
101
1930
di toni ceruli, arrossata d’incendi immani. Mandre brade
102
1930
foglia. È il desiderio d’intrufolarmi nella terra che
103
1930
secco e si colma d’acqua fino al rombo
104
1930
una barca, ma invece d’acqua di massime: – Uomo
105
1930
e al visionario duoleva d’essere dimembrato dalla zanna
106
1930
silenzio di monti e d’essere composto in un
107
1930
del salice piangente e d’avere scritta una parola
108
1930
cuore con il desìo d’errare in sempre più
109
1930
la comparai alla cervice d’Eracle: — Avete udito? ¶ — Sì
110
1930
gli occhi neri assetati d’avventure, la barba folta
111
1930
era assorto nel desìo d’avventurarsi nella solitudine della
112
1930
tramutò in un corso d’inchiostro, sulla spera saltellavano
113
1930
tuoni, esplodevano un polverìo d’api, le scimmie inebriate
114
1930
inaspettato, il Rio corse d’argento, gli uccelli cantarono
115
1930
si videro selvagge anitre d’oro innalzarsi nell’azzurro
116
1930
fiume silente. A vista d’occhio tutti gli alberi
117
1930
di antiche picade tappezzate d’erba tenera. Alla lor
118
1930
due indiani per simulare d’essere calzati si erano
119
1930
serpi. ¶ Don Josè pensò d’essere vicino a una
120
1930
vicino a una tribù d’indiani; inoltratisi, i carovanieri
121
1930
coppe colava una quantità d’acqua acida ed odorosa
122
1930
correva un piccolo canale d’acqua salmastra ed imbevibile
123
1930
in cammino lavorando aspramente d’ascia e d’accetta
124
1930
aspramente d’ascia e d’accetta per aprirsi un
125
1930
il desiderio di abbeverarsi d’acqua chiara dopo tante
126
1930
scorsero un indiano armato d’ascia e di fucile
127
1930
mandato verso altri attedamenti d’indiani per avvertirli della
128
1930
deportati. ¶ Su quel pelago d’acque stagnanti, putride, nauseabonde
129
1930
margini di un canale d’acqua morta vi erano
130
1930
steso un lussuoso tappeto d’erbe di vegetazione recente
131
1930
nella foresta in cerca d’acqua corrente. Nel cuore
132
1930
udì un largo fremito d’ala. ¶ Una grande bandiera
133
1930
di sè la bandiera d’Italia. ¶ Il rosso era
134
1930
di toni primaverili. Sciami d’uccelli neri battevano l
135
1930
ebbre intorno all’astro d’argento. Una di loro
136
1930
e la frappa intaccata d’oro. Su tutta la
137
1930
foresta era un’esplosione d’uccelli: pettirossi, ombra di
138
1930
il mondo dal telaio d’una finestrella. Il Tarmito
139
1930
figlio smarrito. ¶ L’astro d’argento diacciava nel cielo
140
1930
come entro un cilicio d’espiazione. ¶ XXII. ¶ Isaia seduto
141
1930
nell’aria passavano uccelli d’ombroso augurio Isaia corrugava
142
1930
ampia era ormai tutta d’osso. Il sangue sciolto
143
1930
i quali stillavano lacrime d’oro. Isaia pareva invocare
144
1930
carovanieri campeggiare nell’astro d’argento. L’Estancia era
145
1930
sua Bibbia, piccola, foderata d’inceratino nero: Le mie
146
1930
parola di rassegnazione e d’agonia sulle labbra miscredenti
147
1930
moriva friggendo come gocce d’argento sulla lastra di
148
1930
rame rovente. Un flagello d’innocenza smarriva entro gli
149
1930
sembrava che avesse preso d’aceto. ¶ La ragazza stregata
150
1930
calmo come un mare d’ottobre in bonaccia. Una
151
1930
idee scolavano in gocce d’acqua fredda. La carne
152
1930
uovo rassodato in acqua d’erbi, il dolciastro esalava
153
1930
non si parla mai d’allegria, tutti seri. Pianti
154
1930
a prendere una boccata d’aria? ¶ — Terra sterile. In
155
1930
notturni mettevano degli strosci d’acqua nel cielo, le
156
1930
madonne e un canto d’uccelli che avessero passato
157
1930
ombra di una scena d’alberi millenari fioriti di
158
1930
scaltriti che guardavano salati d’astuzia chi si fermava
159
1930
colonne di cemento armate d’ossa, i piedi mummificati
160
1930
una boccata di tintura d’iodio, si forbì le
161
1930
millenari eran ridotti ciuffi d’erbe. ¶ La città rombava
162
1930
Tarmito ebbe il ribrezzo d’essere ingabbiato come una
163
1930
cielo da tante gocciole d’argento, un uomo che
164
1930
sasso morto e tufoso, d’onice e d’alabastro
165
1930
tufoso, d’onice e d’alabastro, con vezzi di
166
1930
occhi di carbone, spirali d’arancio ravvolte intorno a
167
1930
aranci crepuscolari gementi lacrime d’oro, guardie sagomate di
168
1930
lanterna magica proiettava abbracci d’ombre che si sviluppavano
169
1930
s’arrotavano sulla mola d’asfalto tra un favillìo
170
1930
e dalle edere granite d’acini viola. Scheggioni di
171
1930
fogliame verdissimo con aculei d’ebano, i lor tronchi
172
1930
di candelabri coi lucignoli d’oro. Fantastici melograni esplosi
173
1930
centro irradiava un bozzolo d’oro. Dei bruchi cardavano
174
1930
di picchi col becco d’acciaio, insidiavano i tronchi
175
1930
trave, appeso al cappio d’infamia. ¶ Il Tarmito s
176
1930
celesti e la aureola d’oro. ¶ — Chi vi protegge
177
1930
sul Rio un chiacchierio d’uccelli. ¶ XV. ¶ Isaia proveniva
178
1930
ratti tritandoli in gocce d’argento. Isaia passò pien
179
1930
e torri di monete d’oro. Si diceva che
180
1930
orologio era una libbra d’oro e che nell
181
1930
verde ch’egli diceva d’aver tratto dalla groppa
182
1930
scheletro per una specola d’America. ¶ Per questo la
183
1930
dell’Oracolo. Tutto lustrente d’oro, anche in bocca
184
1930
si mette tanti napoleoni d’oro fino a che
185
1930
di granturco, che pareva d’oro, dentro un canestro
186
1930
copertoni funebri. Su teli d’argento volavano uccelli neri
187
1930
Niccolao, tappezzata di teli d’oro, chiariva nella buriana
188
1930
della morte. ¶ Gli scossoni d’acqua parevano una benedizione
189
1930
della giubba un ramoscello d’olivo e al cappello
190
1930
al cappello una penna d’uccello occhiata di verde
191
1930
Tarmito verso l’Estancia d’Isaia. Sui cigli del
192
1930
cigli del Rio, intricati d’arbusti e di canapaia
193
1930
petto era una gabbia d’ossa e d’ombre
194
1930
gabbia d’ossa e d’ombre rosate, dove pareva
195
1930
punta di una spina d’agave e gli occhi
196
1930
ella sospirando. — Mi par d’essere rinata! ¶ Il letto
197
1930
lo specchio, una bottiglia d’odore e una color
198
1930
il Tarmito. La muraglia d’acciaio affondava per venti
199
1930
come di una cascata d’acqua si udivano a
200
1930
a poppavia, il cuore d’acciaio palpitò nel fondo
201
1930
infinito. Nella gelida orbita d’acciaio il viso del
202
1930
la nave un solco d’argento elettrificato dalla oscurità
203
1930
vivido smeraldo, una moltitudine d’astri scintillava in un
204
1930
porti, la solitudine sterminata d’acqua s’alzava verso
205
1930
ali aperte a fior d’acqua sollevando un gocciolìo
206
1930
dietro come una cascata d’astri e pareva li
207
1930
di luce. Il cataclisma d’argento lo fermava il
208
1930
argento abbagliante passavano branchi d’uccelli, come foglie staccate
209
1930
pale, al Tarmito pareva d’essere imbracato con la
210
1930
manti lattati con sonaglioli d’oro che scampanavano su
211
1930
cui impeto l’isola d’Atro s’avventurava sull
212
1930
dei campi sterminati; verde d’erbe tenere, glauco dove
213
1930
lambirono lo scafo viscido d’alga. Il sole s
214
1930
smeraldi cerchiati entro sfere d’ottone, pietre gialle calde
215
1930
macchina, sopra uno strato d’acque d’acciaio senza
216
1930
uno strato d’acque d’acciaio senza riflessi. Tra
217
1930
dei sibili, un arco d’argento spolverato di lucentissimo
218
1930
agitate da negri, luminare d’arancio, lumicini rosso laccati
219
1930
certe fiancate bianche riverberate d’ombre, tragittavano graticole, diventando
220
1930
Sul mare palpitante, barche d’argento erano al dondolìo
221
1930
catrame davano l’idea d’ossa d’uccellame abbrustolito
222
1930
l’idea d’ossa d’uccellame abbrustolito. Gli uomini
223
1930
vi luceva un pallore d’emozione. ¶ — Il paese si
224
1930
lento come un fiume d’olio, l’Oceano batteva
225
1930
pesci amoreggiassero a fior d’acqua con la luna
226
1930
anguille celesti. Uno scenario d’alberi bronzato dilungava lontano
227
1930
uno smarrimento, gli sembrava d’essere nel suo letto
228
1930
udì dal merciaiolo linguaggio d’Italia: Vita e avventure
229
1930
ricordava quello dei barrocciai d’Altopascio col suo tono
230
1930
squadrati con un colpo d’ascia risoluto, l’osso
231
1930
a noi, lo scheggione d’ossa su cui la
232
1930
solidarietà..... Solidarietà: il tronco d’albero sull’ossa umiliate
233
1930
sagginato. Gli ascoltatori, gente d’ogni paese, tutti assuefatti
234
1930
personaggio in un romanzo d’avventure: la polizia, l
235
1930
gialla l’aveva patinata d’aglio, i fori della
236
1930
disco della grande stadera d’ottone, si stemprava sul
237
1930
I libri mascellari filettati d’oro, l’incisivi cariati
238
1930
cavo di un arco d’ottone piantato sopra un
239
1930
diacciavano come due sigilli d’acciaio dove si posavano
240
1930
Stabilimento per questa quota d’anni. Uscendo si ridiventa
241
1930
mentre rassettava i panni d’Amedeo, ristava dall’opra
242
1930
chi glielo darà? — sospirava d’afflizione e riprendeva ad
243
1930
singhiozzi simili a stille d’acqua cadenti entro una
244
1930
torre balenò un pallore d’oro, oltre le pioppete
245
1930
sui campi viola allagati d’argento, lucevano le facciate
246
1930
qua e là velati d’ombra, ardevano gialli. I
247
1930
fresco, stendeva un telo d’oro nel recinto. Sotto
248
1930
ardue e grotte, occultate d’alga, dormono quelli che
249
1930
dai fondali paurosi, avvilucchiati d’erbe, scarnati dalla salsedine
250
1930
ricettavano nelle cavità sciami d’uccelli che trafficavano nei
251
1930
caverna. ¶ Amedeo, nei sogni d’amor disperato, aveva veduto
252
1930
marinari erano come sciami d’uccelli. Gli antemurali cerchiavano
253
1930
e si dileguavano cagliati d’untume e di carbone
254
1930
botti di catrame e d’olio, lezzo di musciame
255
1930
della maretta, il trepestìo d’un esercito innumerevole, un
256
1930
fondo barattoli, cocci, tronchi d’albero e carogne, un
257
1930
del mare nero luttato d’argento. ¶ Le antiche migrazioni
258
1930
Passarono sulle calate accidentate d’ormeggi, le ciurme in
259
1930
delle ragazze avvinazzate. Negri d’ossame ciclopico, con una
260
1930
spalle quartate, cinesi agri d’itterizia, con gli occhi
261
1930
luminoso con le spine d’argento: la lanterna, abbagliava
262
1930
sulla pietra. Sotto tendoni d’incerato, di teli, di
263
1930
di pezze, di bandone d’ardesia su cui crocidavano
264
1930
avviò verso il ponte d’imbarco tra pianti dirotti
265
1930
ronzavano, come sciame molesto d’insetti, i merciaioli ambulanti
266
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ricordatevi, il viaggio empie d’uggia. ¶ — Zuppa unge e
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saltellare sulla gente, grappoli d’uva che stillavano rosso
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Dalla lanterna a bocca d’asse il Porto era
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giornali, gialli come impastati d’ossa calcinate: “L’Italia
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plumbeo come uno stagno d’acqua morta apparve uno
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Narravano di una notte d’inferno con la vela
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l’altra ammainata; nembi d’acqua e grandine crivellavano
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un rumore morto come d’onda che si frange
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una rupe. Un’esplosione d’acqua spolverò luminosa nel
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la casa, i pesci d’argento incuneati nella votazzola
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scelta, abbiamo un impegno d’onore, abbiamo giurato nelle
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espressione Rosolino, tutto bagnato d’acqua sporca di zavorra
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pesci nè percuotono ali d’uccello, dalle ondate pesanti
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come ad un’isola d’eterna pace. ¶ Anche coi
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Barcellona. Ancora qualche tempo d’attesa e la muraglia
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attesa e la muraglia d’acciaio brunito sarebbe apparsa
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smaltati sembravano un bulicame d’insetti sopra delle carogne
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carbonchio. Le acque impastate d’olio, brecche, catrame, petrolio
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una impalcatura di denti d’avorio, con su ’l
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aperta come una cipriera d’alabastro. Un altro, uguale
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risciacquava nel coperchio colmo d’acqua e fumetto. ¶ Schiave
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sulle scale come goccie d’argento, la bevanda lattò
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diventò freddo come pelle d’uovo; ella aveva i
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da sembrare medici chiamati d’urgenza. Riuscendo filavan via
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di tasca uno scatolone d’osso, pieno di pizzichino
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sonno. O senti! Sognai d’intridere entro una madia
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schicciata. Lo pescarono polpo d’acqua e lo portarono
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orride muraglie e popolarono d’ombre gli anditi del
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Al gobbo gli pareva d’esser tirato per i
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tetto del Casone e d’esser rimbalzato dalla gobba
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Quando si destò fantasticò d’essere stato preso per
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aperta sopra la spalla d’Amedeo. — Ah.... alzatevi e
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colpevoli ma le parole d’infamia arderanno spietate. Allora
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spietate. Allora una goccia d’acqua ti sarebbe come
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belva il pasto prima d’azzannarlo: — Siti di catrame
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t’accenda il fuoco d’averno e che un
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gli apriva una via d’ombra dietro il capo
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festuche o di fili d’erba; ma di voi
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fondo la piletta era d’osso. Un chiarore di
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saliva. I denti intatti d’avorio grattugiavano il tedio
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s’accosciavano uomini sozzi d’ogni lordura. Ovunque ferule
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e un gracchiar famelico d’uccelli rapaci. ¶ — Io vi
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e il cielo stanco d’orrori scardinerà le volte
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ciglio dell’Arno sembrano d’argilla e gli uomini
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cibò di tabacco e d’ardimento, e tra i
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La cassa fu sollevata d’impeto come fosse stata
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torrente; affondò, si risollevò d’impeto dall’acque fendute
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La taverna, una sera d’alluvione, con i catecumeni
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e domandò un bicchiere d’acqua. I catecumeni fissarono
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cencio di juta mézzo d’acqua che il taverniere
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m’assopivo, mi sembrava d’aver la casa sulle
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tonda come una palla d’avorio. Mi osservò di
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Ogni affiliato diventava centro d’azione. Essi s’appellavano
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scultore che plasmasse teste d’asceti. Tutti i congiurati
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delle pioggie s’empivano d’acqua e la conservavano
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ritiro presso la grotta d’Aronte. L’acqua ferma
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erbe e il fremito d’un’ala. ¶ Nei giorni
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IV. ¶ Un’alba radiosa d’autunno del 1896 i gabellotti
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l’alzaia. Un vettone d’ontano era il bordone
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appannati da un velo d’ombra si distendevano verso
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froge umide fiatavano vapori d’aurora, le pile rimboccavano
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rugiada mandavano bagliori umidi d’oro, i vetrici i
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apparve come lo scheletro d’un tronco sfarinato dalle
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esiti e frulli impetuosi d’ali egli sentì il
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orientò a quella scia d’oro. Sotto le fratte
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Tarmito ebbe l’illusione d’entrare nel paese delle
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palamina piedi e voce d’acciaio. ¶ Uomini e bovi
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Uomini e bovi, infrescati d’ombre orride avvallavano, i
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schioppo. ¶ Cuore disse: ¶ — Vénti d’isola, otto di prigione
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di colui che sogna d’annegare. Egli fu colto
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figlio. Ella aveva sognato d’esser stata sommersa nella
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dalla notte, che spolverava d’oro anche il cielo
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del treno; i campi d’erbe lupinare, quelli rotti
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dilatato in larghi piani d’azzurro, volavano come fogli
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stelle, triangoli celesti, solidi d’azzurro e li poneva
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fiumi sulle sfociature diventavano d’argento. ¶ Un ardito s
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di sangue e aureolato d’oro; la Vergine celeste
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rosa – erano ancora velate d’ombra. Gli uccelli ciuciurlavano
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vele palpitavano come volandole d’oro sopra un campo
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gagliardo ella aveva adorno d’un vezzo di coralli
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le dondolavano i pendenti d’oro fino, sui capelli
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La vedovanza aveva scalpellato d’ambigua austerità il volto
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bollente e fiatava folate d’alito caldo. ¶ La signora
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il lavoro, si voltava d’impeto e nel suo
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dei ragazzi stregati, incoronare d’aglio quelli colti dai
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e sembrava il miagolìo d’un gatto infilato nella
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il gobbo s’introgolò d’amore: ¶ — Il mi’ gavorchio
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ceruli come i mattini d’aprile, le labbra avevano
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sotto gli occhiali appannati d’alito furibondo e colto
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sottovetro lucevano come quelli d’un polpo. — Specchiatevi! Io
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ripescato fradicio e gonfio d’acqua, il sangue gli
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per toglierli lo spavento d’addosso. Due malvagi lo
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indomani il gobbo, purgato d’acqua, colto da tremito
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aveva dato il tocco d’allarme si sedeva sfinito
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di spengere quel tizzo d’inferno. Signore perdonatemi. ¶ Presa
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Bandiera Rossa fu vestito d’una giubba lustra dall
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spettacolo, le gambe tutte d’un corso glie le
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introgolati di fanga, verniciati d’acqua piovana sulla groppa
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grande come un serbatoio d’acqua incatramato. Sul tetto
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cavalli sotto lo scossone d’acqua si ridussero come
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aprì e fu inzuppa d’acqua sembrava dovesse tingere
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si levò uno sciame d’uccelli. ¶ Era la prima
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stralevava, delirante azzannava boccate d’aria, come una cagna
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di casa nostra, demonio d’averno. È toccato a
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una specie di caldaione d’Altopascio tra code orecchi
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ciotola con una brocca d’acqua e una pagnotta
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di lauri di palme d’agave carnose come serpenti
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polsi duri come nodi d’olivo ci si sarebbe
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padre a un uomo d’età, con una faccia
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da rimediare tante serque d’ova da caricare un
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Zoppo in un impeto d’ira con un colpo
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casa in un telo d’ombrello di seta gloria
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il teatrino era fatto d’aloppo rosso. Siccome il
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di zecchino. ¶ — Gli par d’essere la regina. ¶ — Te
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tacitavano con delle fogliate d’avanzi e loro riverivano
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cinquantina con una specie d’orticaia nel sangue. Quello
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che ciucciava una pasticca d’osso di ciuco sulla
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a scappellare i tendini d’Achille. — Tu a me
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un brillòcche celestone montato d’oro dove dentro custodiva
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del concio fumavano vapori d’aurora. ¶ I galli cantavano
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giorno largo. ¶ Un fossatello d’acqua corrente, argentando le
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le vestimenta, s’addiacciò d’acqua tersa, si marmò
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i loro capelli impastati d’olio d’oliva sbisciavano
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capelli impastati d’olio d’oliva sbisciavano sui colli
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pile lustravano come corteccia d’albero, le sottane fradicie
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doppio ad angelo: cerchi d’argento salivano a dilatare
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su un Cristo lustrente d’argento. Il prete arso
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e gettati via. ¶ Giornate d’inquieta solitudine passate nel
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dalla Magra a Bocca d’Arno e il mare
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vino anche se sapesse d’aceto. ¶ Le danze guerriere
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pigi uguali alla clava d’Ercole e i torchi
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gozzate e sberciava: ¶ Fior d’insalata ¶ e la volevi
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del Bruscello. ¶ Un gruppo d’attori uscì dalla porta
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carabinieri con una specie d’incudine sul capo stazionavano
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con i piedi indolciti d’acqua di padule che
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una ghirlandetta di fiori d’arancio e di avere
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che mettevano il cielo d’opale sotto la sassaia
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palpitazioni. ¶ Se un ramello d’acacia spiccava sul cielo
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spini fioriti di bagliori d’oro. ¶ I crepacci della
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dissanguamento lento, un albore d’ossa traluceva dalla pelle
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ferri attorcigliati come interiora d’uccelli rapaci. ¶ Lastroni d
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d’uccelli rapaci. ¶ Lastroni d’acciaio lastricavano il pietrato
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ripe. La canna diaccia d’una pistola sigillò a