Luigi Tansillo, Stanze a Bernardino Martirano, 1540

tempo omicida eterni scudi: ¶ 2 ¶ da giovenil vaghezza persüaso, ¶ che

d'ingegno, ¶ io fuggo da le Donne di Parnaso

quando ivi entrate sian da voi bandite, ¶ quest'una

quel vapor che esala ¶ da le valli dell'ale

visi. ¶ 16 ¶ Quando l'alma da' membri si rimuove, ¶ pena

man di calli impresse ¶ da le spade non men

spade non men che da le penne, ¶ e vi

l'Ocean tutto ha da parer angusto, ¶ non solo

lode, ¶ non si tempra da me, né da voi

tempra da me, né da voi s'ode? ¶ 29 ¶ Ma

ode? ¶ 29 ¶ Ma dirne né da me né da altri

né da me né da altri puossi, ¶ che cosa

alma ha tolta. ¶ 31 ¶ Qui, da gli urti degli uomini

voi, ¶ non vi brami da lunge, e non v

non fui; ¶ vadane pur da lunge, io vo sicuro

grado ¶ del mar, che da me stesso mi disgiunge

sole o monte, ¶ mai da l'anima mia non

tôrre, ¶ ch'udir possi da lunge e riguardare ¶ chi

bramo, e quanto men da presso ¶ ti son, più

più ne vo lunge da me stesso! ¶ 48 ¶ Potrà Natura

far ch'uom viva da se stesso lunge, ¶ né

speranza mia. ¶ 51 ¶ Et io da te, ne' cui begli

quanto spazio mi dividi ¶ da gli occhi tuoi, che

E qual novo desio da te mi parte, ¶ perché

avea ben il camin da gir lodato, ¶ oprando cose

la luna ¶ mai nulla da me lungi invidïai. ¶ E

Marte, io temo punto, ¶ da te, mio ben, vedendomi

onesto; ¶ mercé sper'io da te, dopo che 'l

che a tante ¶ genti dà legge, e dir, che