Angelo Galli, Canzoniere, 1459

intende farlo et tor da lui l'anello, ¶ ché

s'aspecta: ¶ ché fosti da Dio ellecta ¶ per non

voglia et esserne indivina; ¶ da sera et da matina

indivina; ¶ da sera et da matina ¶ se mange o

fa' che sian ben da te recognosciuti. ¶ Se 'l

deliberò l'infinita potenza, ¶ da sola sua clemenza provocato

angiol le parole; ¶ et da la bocca et da

da la bocca et da la bianca gola ¶ prende

però ch'è vinta da tue luce sancte; ¶ et

facta vede per te da' navigante, ¶ perché d'acordo

et bella dia; ¶ digli da parte mia ¶ che porga

Per una madonna Lucretia da Napole amata sopra modo

Napole amata sopra modo da la maiestà del re

meser Malatesta Pisauri etcetera da meser Angelo. Al signor

a meser Stefano Porcari da Roma. A messer Stephano

A messer Stephano Porcari da Roma capitano de Firenze

vecchio et peccatore! ¶ Mandato da lo excelso Signor Malatesta

né per altro te dà tanto merrore ¶ se non

se non che più da lui non stii disgiunto

mio illustrissimo Signore, mandato da Firenze nel 1430 a dì

ad uno frate Bartolomeo da Ferara de l'ordine

Domenico. A frate Bartolomeo da Ferrara, predicò tutta una

gregge se' de core». ¶ Da hora inanzi ogni fatica

via degna chiamarne». ¶ Mandato da Felice Brancacci a meserre

fiori ¶ calcate et tocche da le nobel piante, ¶ visti

nobel piante, ¶ visti arboscelli da le luce sancte, ¶ che

quanti honori ¶ tolete hor da l'aspecto triumphante; ¶ quanta

voi, rose et viole, ¶ da quella mano, oimè, eburnea

Mandato a meser Giusto da Valmontone per la sua

per la sua amorosa da meser Angelo. Per una

persona di messer Guido da Valmontone cubiculario inamorato de

donde, ¶ ché sei lontan da la tua dolce vita

che si trova lontano da colei. Pur in persona

che se retrova lontano da colei. ¶ 279a[Di Giusto

colei. ¶ 279a[Di Giusto da Valmontone] ¶ Quel tuo bel

sopradetto sonetto. ¶ 280[Di Giusto da Valmontone] ¶ Tal son ni

l'eterno male. ¶ Mandato da meser Giusto a meser

condolendosi. De messer Guido. Da messer Guido da Valmontone

Guido. Da messer Guido da Valmontone mandatomi da Firenze

Guido da Valmontone mandatomi da Firenze fino a Calli

amoroso perché stava lontano da la sua amorosa che

non sia verace, ¶ el da presso è un calor

Torna a quel seno da le dolce mamme, ¶ adunque

lisca a lisca. ¶ Mandato da Piramo di Tiberti da

da Piramo di Tiberti da Cesena insiem cum uno

De Piero de Tiberto da Cesena cum l'epigrama

temo non se schiave ¶ da' membra sue et lasce

Mandato a Boccacino Alamani da meser Angnolo. A Boccacino

sua corte, ¶ per camparte da morte ¶ vicina sì, et

io non pensi esser da te deriso, ¶ fa' ch

per omne un cento da quel tempo pria. ¶ Non

altrui resuscitare, ¶ posseve te da la morte campare. ¶ Se

perfecto, ¶ interrocto talora dolcemente ¶ da lacrimar sovente. ¶ Le lacrime

trenno ¶ per esser dunqua da la morte spenti, ¶ sì

al mondo et scender da le stelle, ¶ io so

pò sufferire, ¶ et mosso da pietade, el sommo sire

magiore. ¶ La carne mia, da te sì venerata, ¶ agli

giù salvo te rendo ¶ da tucti i colpi de

ch'io te pando, ¶ da mo io tel comando

non serò mai vivo. ¶ Da mo me faccio privo

raggiandomi d'un riso ¶ da placar l'ira d

quel che già era». ¶ Da ch'io la viddi

me et lieto Sigismondo, ¶ da che tu sei de

Dal cel empireo vegno, ¶ da la più alta sede

el trono ¶ che sia da doi in fuora in

consolarte scesa sono, ¶ mossa da quel verace et casto

de gratia pina, ¶ honorata da tucte l'altre sancte

aspra disciplina. ¶ Et Margarita da la pena amara ¶ seguita

tu m'aquisti, ¶ quante da me ne possessi io

tue remote ¶ cessavan via da noi ogne desgratia; ¶ oimè

ch'omai ci scampe da periglio, ¶ ch'avem perduto

fia che ce scampe ¶ da che la morte ha

fine et beato diventi. ¶ Dà pace homai a la

t'ho portato fin da pueritia. ¶ La tua et

opinione era la mia ¶ da non lasciarla mai da

da non lasciarla mai da me partire ¶ et strecta

miraculi ¶ s'io fussi da te puncto a star

era io vinto già da suoi oraculi, ¶ anze dicia

pregio or sale. ¶ Mandato da lo excelso Signor Sigismondo

amore. ¶ Non basta che da lungi sia el tuo

ch'è de socto da la prima spera ¶ de

Far me voglio io da la più cara parte

excessiva ¶ che qual donna da lei mai se diparte

chi vuol scienza ¶ haver da la prudenza, ¶ pigli pur

el ven la nobiltà da la virtute, ¶ in questa

gentileza; ¶ s'el ven da la richeza, ¶ caduco ben

non fo mai scì da suo marito. ¶ Ella, che

Minerva dea, ¶ Curia, Dido da la falsa accusa, ¶ Coclia

la voglia de Porsenna: ¶ da questa alma gentil, che

confuse serian state et da suoi versi ¶ dolci, politi

che fosse tocca pur da la tua pianta, ¶ felice

tuo saper s'enterna. ¶ Da l'ava tua materna

illustrissima madonna Constança Sforça da Varano donna de illustrissimo

Canzon per madonna Costanza da Varano de lo illustrissimo

gratiosa et bella ¶ facta da Dio sopra ogne creatura

altura. ¶ Questa casa discese da li dei ¶ et per

dava al mondo, ¶ predicta da propheti sancti et veri

veri; ¶ et per torci da dosso el mortal pondo

senza el mio martire’. ¶ Da l'altra parte la

tucti i labori son da lui disgiunti—, ¶ subbito el

sul vil asello recto da la corda, ¶ sugli humil

sul qual tu poscia da lor conficato. ¶ El pensier

pensier de Yesù contemplativo ¶ da tali honor havea lunga

successivo. ¶ Sentendo re chiamarse da la gente, ¶ alzando gli

quanto io ti contemplo ¶ da chi gli dedi poi

un sol giorno non da gente extrania ¶ recevé come

la madre sua tracta da canto: ¶ cum bassa voce

eran presente, ¶ veduto ciò, da lor se sequestraro. ¶ El

pur sol col pensier da le radice ¶ parme, dolce

le quale io ¶ trassi da la tua sancta humanitade

dove io voglio andar, da la feroce ¶ gente et

prese consiglio ¶ de partirse da lei per lo gran

giustamente ¶ et senza error da tal giudice è data

imperfecto, ¶ unde era mosso da magior pietade ¶ a contristarse

missia, ¶ né scesi giù da la beata corte ¶ nel

meser Angelo di Galli da Urbino per signori et

Gerolamo sono io et da la sancta ¶ Eustochio mia

mai forte, ¶ et hai da te le peccata mortale

gli aveniali. ¶ Et io da mo t'asolvo et

meno d'un momento. ¶ Da omne parte per lo

martoro ¶ sentia trar guai da alme traficte ¶ che giù

moglie ¶ o che stessar da esse despartiti. ¶ Questi cotali

et vergogna non crea, ¶ da che questa sancta el

fello, ¶ signoregiato sì ben da costei, ¶ ch'apparevi fra

hai gran ragione, ¶ ché, da che 'l mondo pravo

ad hora ad hora. ¶ Da tucte l'altre erano

sorelle, que farimo noi, ¶ da poi che perso havem

et tucta Roma. ¶ Ma da me trasse l'alta

l'alta sua scienza, ¶ da me la sanctitade e

e 'l dolce stile, ¶ da me la sua profunda

tener la lingua morta». ¶ «Da che tu voli, o

per quai tuoi demerti ¶ da heri in qua sei

discerno. ¶ Mira quel vecchio da quel sacro manto: ¶ Quell

sofferio. ¶ Lì è Cicilia da la parca vita: ¶ hor

vergen gradita. ¶ Mira colei da quei sacri veli ¶ che

che i piova amor da tucti i celi. ¶ Colei

et pia, ¶ per levarne da dosso la gran salma

la gran salma ¶ messo da Dio, anuntiò Maria. ¶ Mira

e 'l cor taupino, ¶ da che madonna al cel

su Dio et, vinta da piatade, ¶ scende et relieva

cade. ¶ Quando me sento da la sua man bianca

è che me provoca ¶ da la morte che già

sì come el sol da la sua spera, ¶ che

raggi scì suave ¶ che, da che fo dicto «Ave

ogne mundano ben perfecto. ¶ Da la natura fo quel

vol lasciare el bel da poi. ¶ La lunga deta

l forte; ¶ né gli dà spatio a dir pur

festeggio più mai, ¶ donne, da mo ve invito: ¶ venite

voleste usar tal cortesia, ¶ da mo se stia a

et fasse le alleganze da lei a loro et

loro et Amore arbitro dà poi nel fine la

L'altre non han da sé propria beleza: ¶ hanno

è interdicto. ¶ Io so' da ogni speme derelicto. ¶ ma

derelicto. ¶ ma non già da la tua, dolce Maria

viso; ¶ già più volte da me morto serei, ¶ ma

far non mi volea da lei diviso: ¶ questo me

ché col suo arco da poi retemptomme ¶ et trasse

che gisse in paradiso, ¶ da madonna tolesse le belle

poria inaverarme, ¶ se prendesse da lei el dolce riso

lei el dolce riso, ¶ da lei tolesse el so

non vien questa pioggia da vapore, ¶ ma l'aer

col mondo, c'ha da pianger sempre. ¶ Per lo

ossa». ¶ Spesso, portato ancor da pensieri egri, ¶ cum gli

colore ¶ non l'hai da te, né per te

ancor se vede». ¶ Quando da l'infinito duol son

oro ¶ fosser sempre veduti da coloro ¶ c'hanno per

la cagion, chi gli dà forza, ¶ ch'ora el

me pò far morte, ¶ da basso trarmi et pormi

se noi fommo prescripti da la morte, ¶ ch'el

giorni mei scì corti, ¶ da l'anima gentil su

mille? ¶ Quale impia sorte da noi departille? ¶ Facti ben

più divo ¶ tracto serai da testa vita corta». ¶ Pure

tuo infinito, ¶ invallido è da sé possersi aitarne: ¶ tu

devide ¶ dal factor so, da chi la tolesti alma

guerra, et se talor dà pace, ¶ dà per exilio

se talor dà pace, ¶ dà per exilio de lo

el gran tempo perduto ¶ da me mal cognosciuto, ¶ anze

Christo? ¶ Non so' forte da me et tu tel

temenza commesso. ¶ Volgeti su da la beata vita ¶ et

incomprensibile? ¶ Non son, taupin, da me tanto possente: ¶ ché

fede: ¶ «Chi non sirà da me là giù chiamato

scì tu te levi da nostri concepti ¶ che muto

per tuo amore ¶ sia da colui che pria la

che tu me scampi da quel sempiterno ¶ nemico tuo

orator Mazeo, ¶ Elia fedel da la cara amicitia, ¶ Silvestro

somma richeza, ¶ ove è da Bagnareggio la bontade: ¶ hora

là donde son disceso ¶ da quel ch'è sempre

si trova questa affectione. ¶ Da me nol veggio et

morte sua fo cruda ¶ da te che 'l vedi

che dè Giuda, ¶ infin da poi ch'aparse a

errore; ¶ ma hor udirlo da sì gran legista ¶ mi

alhora ¶ assai più corruscante da l'usato. ¶ Poi mi

vinser li mei et da vespro et da sera

et da vespro et da sera, ¶ né fu nel

suo mirar sì saggio da traverso, ¶ se non che

cresi, come un hom da poco, ¶ che sol per

sòle ¶ quando 'l sia da una nuvola coperto. ¶ Et

Signiore. Per la Draga. ¶ 176 ¶ Da caneggiati porci et crucciati

qual chi se diparte ¶ da le dolce richeze et

et pretioso dono ¶ largito da madonna al servo indegno

sé lo tiene et da te lo desgiunge; ¶ ma

se degnasse chiamarmi sì da lunge, ¶ io volarebbe el

al prefato illustrissimo Signore da la sua amorosa. Per

Per una camisa facta da l'amorosa del mio

adietro i fiumi. ¶ Mandato da l'Ancisa a Firenze

quando spero mai più da te pietade? ¶ Per la

el mio, fin giù da le radice. ¶ Per la

a me farei; ¶ ma, da che morte la trista

voglio, questa dura pietra ¶ da l'aspro core et

l'aspro core et da le sorde orechie, ¶ che

facta taliana. ¶ Se lì da presso in amirarti fiso

dì ch'io foi da te diviso: ¶ ché, s

te stessa t'involi ¶ da me più rapta che

l'aspecto suo real, da somegliarse ¶ solo a se

el dolce mio bene ¶ da l'altre donne, han

forsa che lui vien da quella parte ¶ dove el

mille giochi ¶ voglio io da te, cum pacto, se

bella mano? ¶ Perché gionto da lei morto non fui

al drappigelo fulli dato da la bella giovene. ¶ 212 ¶ Quando

tempo al foco, ¶ vado da lungi poi per refrescarmi

fra scogli nave spinta da gran venti. ¶ Nel 1420. ¶ 214 ¶ Questo

li dei, ¶ hor sol da una donna vinto sei

esser mille volte morto, ¶ da che la vita mia

belli ¶ che talor esco da la propria forma ¶ et

o peccatore. ¶ Que vuol da me la dolce mia

più bella et cara ¶ da nol posser mai dir

s'aconviene. ¶ Più sol da te io debbo esser

debbo esser lodato ¶ che da quanti hogge el mondo

creder mio ¶ mandata sei da Dio. ¶ S'ogni altra

non move la modesta ¶ da far fugir ad altri

lor pungi, ¶ quante biastime da lor vi son porte

via cacciarve in exilio da lungi, ¶ scì il dolor

arma che secura vade ¶ da le tagliente spade; ¶ ècce

spade; ¶ ècce un remedio da non esser morta: ¶ che

negli aguati ¶ amorosi, secura da l'offesa; ¶ et così

et così poi diffesa ¶ da' colpi de l'invidia

al giudicio vostro. ¶ Chi da invidia se move, ¶ è

ché questa è opra da divin ingegni. ¶ Ma come

dirò quel che sol da me non vaglio, ¶ et

scoperte èn tanto ¶ cose da gire invisibil come ombra

velo portato in testa da l'amorosa del prefato

che la toccasse, et da mo, se 'l consente

sul bel lembo mortogli da lato. ¶ Per uno quatrino

Per uno quatrino tolto da un povero offerto da

da un povero offerto da la sua amorosa. ¶ 101 ¶ Io

parte excelse ¶ non sian da te vedute, se non

io me partisse mai da voi ¶ o s'io

l paradiso ¶ toglie hor da lei cum tucta la

fesse venir manco ¶ altrui da lunge el color d

non te vede, et da Dio maledecto; ¶ sacrilego et

l vicario de Dio dà cum la mano ¶ la

et che me doma ¶ da me receveria forza per

chiodo ¶ qual serebbe ella da me rembailito: ¶ tal poi

matre mai scampato figlio ¶ da morte non sì strinse

de piglio, ¶ tal che da poi et mo te

eodem. ¶ 115 ¶ Dolce aura, che da quelle parte vieni ¶ là

almen fincto et celato ¶ da simulate larve andar coperto

stia più dolcimente, ¶ levame da le belle arme lucente

seria troppo amaro. ¶ Levame da un partito certo et

nemici mei fosser perdente, ¶ da tucte le mie voglie

donna ¶ levame, Amor, et da la più piacente; ¶ leva

chiave. ¶ S'el fo da prima l'amor tuo

e in donna amor da lunge sia verace, ¶ possibil

pensiero ¶ che van secreti da la mente al core

eodem. ¶ 130 ¶ Fo mai facta da Dio sì bella cosa

ch'io seria strecto da la sua man bella

sella, ¶ calcato et tocco da l'honesto seno: ¶ oh

prima ch'io fosse da lei preso o morto

lumi? ¶ Ché per veder da' miei versar doi fiumi

tanta dolceza el tira ¶ da non cangiar cum un

lui, benigno, me ne dà speranza ¶ tal che s

diamante et uno robino da la sua amorosa. Per

diamante et uno rubin da la sua amorosa. ¶ 154 ¶ O

Dal bel sembiante et da' biondi capegli, ¶ dagli acti

dolci, angelici et ligiadri, ¶ da doi occhi lucenti furi

lucenti furi et ladri, ¶ da mille rose, fior, viole

gravi degli antichi padri, ¶ da quella man cum che

fosti per cosa dilecta ¶ da chi l'anima e

l'impia mia partita ¶ da voi, madonna mia, almen

m'abruscio et ardo. ¶ Da che so' morto e

suo sole ornato. ¶ Così da dicti panni foss'io

omei, ¶ retrovandomi mo lontan da lei. ¶ Raro o non

che non abaglie; ¶ dentro da lor el par che

mondo ceco ¶ non seria da redir cotanta gloria, ¶ ché

memoria ¶ me torna hora da lunge el dolce tempo

angela pura, ¶ che sì da lunge nel mio cor

forza di toccarmi sì da lunge ¶ et le piaghe

a rebbellarse el core: ¶ da poi non hebb'el

lato, ¶ se tu fosti da lunge mille miglia: ¶ ché

et piglia, ¶ sì che da te non foi io

me privo, alhor che da te me despicco. ¶ Ricco

vera sembianza, ¶ et lei da loro ha 'l bianco

et la via larga da sequir virtute; ¶ lì mundana

lieta fasse ¶ et talhora da me tucta se snoda

pianger sempre, ¶ ché so' da te lontano et non

forsa el sole, ¶ che da lui nasce come da

da lui nasce come da oriente. ¶ O cortese finestra

però, se nulla vuol da lei». ¶ «La mia domanda

me torrebbi io giù da la vendecta: ¶ ch'a

la 'l m'ha da presso ¶ non già diviso

che piacque, ¶ piacerà sempre; da l'Honesta mia ¶ morte

senza me sol una. ¶ Da poi voria che la

donna Honesta ¶ non vidder da ch'io nacque gli

gli altri membri hanno da te virtute, ¶ perché non

già el corpo sepelito? ¶ Da chi potrebb'io mai

morda: ¶ «Sèquela, ingrato, et da lungo et da presso

et da lungo et da presso»; ¶ et io a

apri gli occhi honesti, ¶ da questo me transmuti a

ben nati ucelli, ¶ conteste da la man che m

sancta, ¶ tu non sei da camin, né da far

sei da camin, né da far scorte, ¶ ma socto

scorte, ¶ ma socto te da voler più de dece

donato al prefato Signore da la sua amorosa. Per

ché la sua luce dà luoco alle stelle, ¶ el

fortivi sermoni ¶ recevo alor da te, ch'altro non

è la sua amorosa da lungo da sé XV

sua amorosa da lungo da sé XV miglie et

esser presso ¶ a quella da cui mai non foi

prima serò de lunge da me stesso. ¶ Destomi, poi

stesso. ¶ Destomi, poi vegendomi da cesso ¶ cum l'infocata

vita dal mio sole. ¶ Da lunge fanno i begli

un segno ¶ et scì da presso ognor se la

mai scì dolce pregionia, ¶ da fare invidia a tucto

amorosa era per maritarsi, da la quale poco inanzi

sempre più gradito, ¶ perché dà el raro angosciosa caritia

più strecti assai che da l'anello al dito

al capo d'oro: ¶ da mille belve prima esser

hor che son lontano ¶ da te, madonna, più de

Malatesta. ¶ 85 ¶ Quale impio fato da te me desgiunge? ¶ Chi

che me solea ¶ bear da presso, or m'atrista

presso, or m'atrista da lunge? ¶ Un geloso pensiero

el cor fin giù da le radice. ¶ Se del

paradiso, ¶ tenuto in braccio da tucti i beati, ¶ che

tuo bel viso et da la treza d'oro

s'tu se' colei ¶ da me più che la

e 'l sol vincto da lor fai superbire. ¶ Ricco

mesere Agnolo di Galli da Urbino facti per lo

move, ¶ fugati et vinti da le nostre prove ¶ lasciano

lei prima si levasse da tavola cominciò a cantare

cangiarei vita. ¶ Per via da Pisa a Firenze, 1430 ¶ 7 ¶ Que

hanno tal tempre ¶ che da lunge et da presso

che da lunge et da presso me penetra ¶ et

scigur dal ghiaccio et da la neve, ¶ quando una

cegli negri ¶ sì dolcemente da cantarlo in versi; ¶ ma

tempo ¶ et la risposta da sì savia donna, ¶ coperta

me sforza, ¶ son tante da nol dire in mille

mio Berardino chiamata Genevera da Milano qual faceva segno

sì tosto non parti' da lui, ¶ andonne el duolo

penso, ¶ qual sia chi da la morte è posto

ch'assalto certo fo da bon guerrero, ¶ inde mostrasti

Al prefato Signore superchiato da la dolcezza del riso

ogni più lieto aspecto? ¶ Da poi che 'l triumphante

al prefato illustrissimo Signore da la sua morosa. Per

et una spilletta donata da la sua amorosa. ¶ 28 ¶ Magior

non vidde el sole ¶ da che Giuda tradì el

A te sia data da mo per madonna” ¶ dicia

corpo l'anima partita ¶ da che glie son lontano

pio. ¶ Et perché lei da te non se cessasse

sono a remirar vezosi ¶ da far piatosi i draghi

del gran tempo passato ¶ da poi che 'n tanto

latrando senza far sogiorno ¶ da l'alpe int'esso

de la sua amorosa. ¶ 30 ¶ Da cento demon duri l

l'alma mia ¶ rapir, da più de mille el

el tuo viso et da lungo et da presso

et da lungo et da presso, ¶ dal bel mento

la fronte altera ¶ incoronata da la treza d'oro

humano ¶ per esser tocco da la bianca mano. ¶ Per

ventura, ¶ ché colti fosti da la vergen pura, ¶ degna

tale odor non vien da la natura, ¶ ma se

fil d'oro mandati da la sua amorosa. Pro

eodem, essendoli stati mandati da la sua amorosa doi

è el naso che da voi tra' fori ¶ quella

o legatura d'oro, ¶ da chi legati fosti, ancora

par che piova amor da tucti i celi. ¶ Per

core afferra ¶ et sì da lunghe indarno ognor la

Ma quando penso esser da te diviso, ¶ de sospiri

Così, consunto, remirando lui, ¶ da la dolceza sua par

tua presenza sancta ¶ che dà visiva luce agli occhi

che sì me fe' da presso ¶ el pè legiadro

angelico et cortese? ¶ Stasse da lunge et cresce el

sì cari, come fo da poi ¶ despecta et cruda

sei scì lontana? ¶ Anze da lunge è ch'Amor

et sempre penso che da lunge stai; ¶ qual sien

ovunqua vai te son da lato, ¶ se tu fosti

Di Aloige degli Atti] ¶ Da l'aspro colle et

mio albergo et nascimento, ¶ da un che sta là

radical del debel fonte. ¶ Da poi fa scusa de

degno. ¶ Mandato al Pisanello da meser Angelo per parte

ella a suoi nati dà la voce e 'l

de gloria pino. ¶ Ma da che sono a lui

non suol mai sprezare ¶ da fedel servo perché vil

cavallo et esso parla. ¶ 288 ¶ Da poi che morte spinse

lo excelso Signor Malatesta da meser Angnolo. Pro eadem

so come ti facci da lor degno, ¶ che sei

furo et latro. ¶ Mandato da meser Angelo a un

Angelo a un Baldesera da Cantiana sappatore, che diceva

Resposta ad una Baldaserra da Cantiano sapatore et diceva

magnifico Piero de Cosmo da parte de la sua

A Piero di Cosmo da parte de la sua

quella ch'Amor glie dà per sorte ignara, ¶ portar

tu quanta beleza nova ¶ da poi gli ha posto

Al prefato magnifico Pier da parte de meser Angelo

proprio. Al sopradetto Piero da mia parte dicendoli che

canto ¶ in me depinte da la man de Dio

ami. ¶ Al prefato Piero da parte de la muglie

l'amorosa. ¶ 295[Di Giusto da Valmontone] ¶ Se mai per

valor cum nostro scorno ¶ da' barbari già vinto et

vinto et combatuto. ¶ Mandato da meser Giusto Valmontone a

che ce moleste, ¶ né da maligna stella è proceduto

morto in terra giace. ¶ Da parte del magnifico Giovanni

incredula del suo amore. Da Giovanni di Cosmo a

Mandato a meser Angelo da magistro Antonio de Guido

magistro Antonio de Guido da Fiorença. Da maestro Antonio

de Guido da Fiorença. Da maestro Antonio de Guido

maestro Antonio de Guido da Firenze. ¶ 3OOa ¶ El tuo

è, chi ben rimira, ¶ da me a te che

perché colei che fo da Dio ellecta ¶ per farme

fodro bianco fo scurato ¶ da l'albissima carne et

d'esto mondo amaro; ¶ da l'altra parte el

cum magior fermeza». ¶ Mandato da meser Benedicto di Barçi

Ottaviano de li Ubaldini. Da messer Benedecto di Barzi

paro, ¶ honorato per te da questo et quello. ¶ Nelle

cane chiamato Buscarello abandonato da una sua madonna per

Mandato a meser Antonio da Monte Alcino da meser

Antonio da Monte Alcino da meser Angnolo. ¶ 306a[Di

illustrissimo Signor mio fatta da meser Antonio Alcino. Resposta

del Signor mio composto da messer Antonio da Montalcino

composto da messer Antonio da Montalcino. ¶ 309[Di Gioanfrancesco Soardo

in lei, ¶ se adonqua da tal donna preso sei

donna preso sei ¶ come da diva che dal cel

Mandato a meser Angelo da meser Giohanfrancesco Soardo da

da meser Giohanfrancesco Soardo da Bologna a laude de

de la Francesca bella da Urbino. Da messer Giohan

Francesca bella da Urbino. Da messer Giohan Francesco Soardo

mei ¶ non se giria da l'un sì racto

de quella che fo da' Phylistei ¶ contra l'amante

parlar l'alto domino, ¶ da l'honorata via non

al cel salire. ¶ Mandato da lo illustrissimo Signore meser

doi sonetti furon mandati da meser Alexandro. ¶ 311a ¶ Loda

nome celebre memoria. ¶ Mandato da lo illustrissimo meser Alexandro

altre tucte scì son da volger glebe; ¶ non che

reman poi ivi, ¶ isbigutito da scì reo sembiante; ¶ convien

facta tua signora. ¶ Mandato da meser Agnolo a lo

et cum Amore. ¶ Mandato da lo illustrissimo Signore meser

amante non fo mai ¶ da poi che nacque Idio

Signore meser Alexandro Sforça da meser Angnolo. A lo

Alexandro Sforza, XII iulii 1457. ¶ 316 ¶ Da l'un di canti

et la mia fantasia. ¶ Da l'altro io son

quanto ho audatia. ¶ Mandato da meser Angnolo al prefato

morosa del prefato Signore da parte de meser Angnolo

Amor più bella, ¶ farà da sé memoria in te

te ancor tale, ¶ che da lontan sol fia carca

Mandato a meser Angnolo da lo illustrissimo Signore meser

s'avanta, ¶ pigli exemplo da' tuoi gectati in forma

sua persona dovendose partire da la sua amorosa. Al

ce desvia ¶ che ce dà bando del celeste chiostro

ce fa conformi. ¶ Mandato da lo illustrissimo Signore meser

natura dormi. ¶ Pregoti almen, da poi che a terra

de qualunque balzo. ¶ Mosso da gran ragion mia voce

cozi. ¶ Vuol tu esser da men che i bruti

pentimento l'ale. ¶ Mandato da meser Angnolo al sopradecto

acerbo et crudo. ¶ Mandato da quello inimico d'Amore

facto natura un hom da sappa. ¶ Va' tu a

viso, ¶ ché, perché tu da me te sii diviso

non son poi soccorso da la morte: ¶ ché non

ché non fia doglia da girsen per pianto. ¶ Lei

ve racomando ognora. ¶ Facta da meser Angelo in vece

de la sua partita da Pesaro per amor de

che Amor me infonde. ¶ Da poi che de madonna

le cagion te tran da ogne canto, ¶ ché vedi

del tuo andare altronde. ¶ Da l'altra parte de

ben che indegno. ¶ Mandato da meser Agnolo al prefato

che disse Simione. ¶ Mandato da meser Angnolo a l

dimostra ¶ col dolce pianto da sera et da mane

pianto da sera et da mane. ¶ Né da lei

et da mane. ¶ Né da lei anche el mio

età prima non aperse, ¶ da tante et sì diverse

io; ¶ et anche lui da me serebbe offeso, ¶ s

duol, pianto et morte. ¶ Da te merito io questo

Signore meser Alexandro Sforza da meser Agnolo ralegrandosi de

de la sua tornata. ¶ 338 ¶ Da l'un di canti

el nom sforzesco eterno. ¶ Da l'altro canto, se

lo illustrissimo prefato Signore da meser Angnolo. Al Signor

che, quando poi serai da lor diviso, ¶ Amor che

come el consente, ¶ torce da sì bel stato et

al prefato illustrissimo Signore da la sua amorosa. ¶ 341 ¶ Dove

al prefato illustrissimo Signore da la sua amorosa. Al

al prefato illustrissimo Signore da parte de la sua

a Milano. Al prefato da parte de la prefata

io so' sul varco ¶ da gir de là, ché

Francesco de Maestro Agnolo da Pesaro, sonetto da carnevale

Agnolo da Pesaro, sonetto da carnevale. A Francesco de

Mandato a uno Lorenzo da Peroscia qual diceva che

bella. Ad un Lorenzo da Peroscia diceva che lì