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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Matilde Serao, Il romanzo della fanciulla, 1886

concordanze di «dal»

nautoretestoannoconcordanza
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1886
in un bozzolo filato dal rispetto umano, dalla educazione
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queste voci che vengono dal passato, tutte queste braccia
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si stendono verso me dal tempo lontano, questa parvenza
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dell’arte, non so: dal primo giorno che ho
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mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine
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ingenuo, puerile, le saliva dal cuore alle labbra, come
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dell’anticamera era aumentata dal grande armadione diviso in
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Sofia Magliano, una brunetta, dal lungo viso caprino, covava
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smorte di quelle colpite dal freddo, le faccie scialbe
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sempre, — gridò Ida Torelli, dal suo posto; — aspetta aspetta
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Torelli? — domandò la direttrice, dal suo posto. ¶ — Niente, direttrice
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sue risposte in ufficio dal rumore del tasto, aveva
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per la compagna, affogata dal raffreddore, cominciò a singhiozzare
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perchè non si muoveva dal suo posto e per
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La prima a muoversi dal suo posto per andare
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la implorassero di alzarsi dal suo posto, di raggiungere
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scriveva da casa sua, dal letto, dove la bronchite
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si assistevano fraternamente, arse dal desiderio di far bene
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arrossivano e si vergognavano. ¶ Dal primo giorno della pioggia
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il guasto si dichiarava dal mattino, il tormento si
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tormento si manifestava subito dal buongiorno del corrispondente che
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Napoli non sentiva, e dal buongiorno di Napoli che
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dalle dita al polso, dal polso alla nuca. ¶ — Borrelli
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alla direttrice, che veniva dal cimitero, le ausiliarie, aggruppate
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il pezzo che superava dal piccolo materasso che trapuntiva
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pettine arrivava a domare, dal viso pallidamente acceso, allungato
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quello di una capra, dal paltoncino di uno strano
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uno strano color giallastro, dal vestito troppo corto innanzi
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da espiare, a redimersi dal quale non valevano l
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riposarsi dall’amare e dal beneficare. Ce n’era
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sopra un trono, adorata dal padre, adorata stranamente dalla
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fluire di tenerezza, che dal cuore della fanciulla se
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Pausania, la bellezza classica, dal puro profilo siracusano, sapendo
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un chiacchiericcio femminile salì dal ponte di prora sino
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la lunghezza della corazzata, dal ponte di prora al
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fosforescenza del mare. E dal piccolo movimento nervoso delle
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tutta coperta di gioie, dal cappellino alle scarpette, e
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Dalla riva di Castellammare, dal terrazzo dello Stabia’s
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oro, Maria Gullì-Pausania dal profilo saggio e puro
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posa di una fotografia; dal castello di prua la
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loro: Giulia scortata sempre dal suo sciame di giovanotti
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viaggiava lontano, era andato dal principe Serracapriola padre, a
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pareva spiccasse il volo dal cappellino di felpa azzurro
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volpe russa? Io muoio dal desiderio di averla. ¶ — Me
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avviò anche lei, seguita dal corteo delle sue amiche
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pieno di sole invernale, dal portone spalancato sulla via
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bianca che s’intravedeva dal soprabito, il gibus e
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il coraggio di salvarsi dal peccato, ella era indegna
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le donne pregavano, commosse dal fatto e dal rito
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commosse dal fatto e dal rito, dando sfogo ai
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le scendeva ai piedi, dal collo, in pieghe grosse
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grosse, strette alla vita dal cordone bianco: i piedi
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con Eva si staccò dal fianco della badessa, si
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la benedisse e scomparve dal coro: le monache la
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essa e sua madre, dal Padiglione del Divino Amore
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madre, la grassa serva dal volto macchiato di lentiggini
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giù per le spalle, dal vestito di percallo troppo
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bizzarramente inforcati sul naso, dal sorriso ironico, si sventolava
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pallido, dalle tempie vuote, dal soprabitino stinto si era
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ragazze, tutte, erano prese dal brivido del ballo. Enrichetta
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gomito, con l’ombrellino dal manico di avorio scolpito
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arrestarono. Il suonatore, pagato dal signor Canavacciuolo, per rallegrare
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i tasti del pianoforte, dal sorriso amabile: era vestita
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odore di scoglio, veniva dal mare nella sala: il
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grazia, che per ripararsi dal fresco autunnale, certi scialletti
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pompa, aveva fatto venire, dal caffè di Mariano Vacca
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quelli che passavano, prese dal fachirismo delle zitelle che
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ridenti e fresche, abituate dal teatro a prolungare la
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lì deciso di andare dal pizzaiuolo, al Vico Freddo
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E alla musica pestata dal gobbo sul pianoforte, le
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con una stearica tolta dal pianoforte e fra i
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rammarico; la sala crepava dal ridere; i giri di
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prese dalla curiosità e dal desiderio, arse dalla voglia
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scelta era già fatta, dal carnevale, Concettella non potrebbe
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l’abitudine di respirare dal naso, tutte dicevano che
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giuochi di penitenza cominciarono dal serio e posato giuoco
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scopriva tutto il golfo: dal pianoforte attorno al quale
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solito, perdeva il sangue dal naso; Alessandrina Fraccacreta, la
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esterna del terzo corso, dal grosso naso rincagnato, dalle
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uomo, dalla faccia maschile, dal corpo scarno di giovanetto
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si cominciavano a brizzolare, dal sorriso ironico, dalla voce
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dalla voce, dalle parole; dal senso palese e ascoso
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quella piccola figura scarna, dal seno piatto nel vestito
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Bozzo era scappata via dal primo corso e passando
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rispettarle, se no, andavano dal provveditore, scrivevano al ministro
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cuce? — chiese la gobba, dal mento pieno di peli
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bigi. ¶ — Io sono dispensata dal cucito, per malattia agli
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E le due noiose, dal cervello meschino e dal
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dal cervello meschino e dal cuore inerte di donne
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punto: e la gobba dal mento peloso, ne guardò
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tutta nodosa e rossa dal guanto, scrivere una lunga
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buttata giù sul selciato, dal balconcino di un ignobile
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gli Appennini sissignore, cominciano dal Colle di Tenda, finiscono
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agosto è stata presa dal tifo petecchiale, che è
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che è stato malcurato dal medico condotto essendosi nel
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fiochissima, senza potersi levare dal suo posto, le brevi
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paste ha dovuto partire dal paese e recarsi a
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perchè non aveva mangiato dal giorno prima, ella è
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volte è stata chiamata dal provveditore e biasimata per
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cavalleria, venuti da Capua: dal balconcino di sua zia
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terrazzino e Giorgio Lamarra: dal balcone della sua comare
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nel loro equipaggio scortate dal padre e dal fratello
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scortate dal padre e dal fratello, che doveva sposare
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sorelle Tarcagnota, ragazze, uscite dal primo educandato di Napoli
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Demetrio, che era venuta dal suo castello di Recale
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rosette di brillanti datele dal marito, otto o dieci
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di rosso. Clementina Riccio, dal suo balcone, agitava il
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affettuoso che sgorgava, naturale, dal cuore aperto. ¶ Rosina ascoltava
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le labbra erano passate dal rosso al rosa, dal
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dal rosso al rosa, dal rosa al violetto pallidissimo
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si vedeva, occupata solo dal suo lavoro, disinteressata da