Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, 2015

lui che la fissava dal lettino. La gelosia mi

dei modi. La guardai dal riflesso e incrociai i

tipo pratico. Aveva preso dal nonno, ufficiale nella Prima

della mamma. ¶ Appena uscirono dal casinò ci trovarono sul

o sposarla; oppure Impara dal camaleonte: scompari. ¶ Rimasi a

camicia bianca. Mamma uscì dal bagno con l’acconciatura

profezia. Mi alzai, uscii dal loculo, andai in cucina

l’amaca era mossa dal vento e aveva sopra

miei confronti. Sapeva che dal trasferimento francese mi sarei

il resto della storia. Dal mio banco vedevo i

mano di una ragazza dal sedere sporgente e dai

prete che ci saluta dal fondo della navata. Io

Cristo che mi guarda dal crocifisso. La mia camminata

Vendica Giovanni Drogo. Scappa dal deserto dei Tartari. Fu

e forte, saldamente soffocata dal prepuzio. ¶ Antoine era più

correre anche io, fuori dal mio deserto dei Tartari

deserto dei Tartari, fuori dal destino del protagonista di

alla carbonara. La tolse dal fuoco e restò con

un uomo. Fui preso dal panico, mi alzai e

aveva il viso stropicciato dal sonno, dal cilindro estrasse

viso stropicciato dal sonno, dal cilindro estrasse uno dei

piena notte, mi alzai dal letto e accolsi nudo

mi era stato assegnato dal professor Clement come chiaro

persone nuove, turisti incuriositi dal mito di Sartre che

sorella qualcosa era cambiato dal giorno del funerale. Prima

e la feci scorrere dal suo polpaccio al ginocchio

sfilò e mi guardò dal basso, a lungo. Aveva

com’è. Magari provo dal lavoro domani. Perché non

scorza di limone o dal fatto che si trovarono

religiosa e progressismo, nemmeno dal maquillage che Madame Marsell

di sogni e repressioni. Dal trauma di mamma ed

predetto. Philippe osservava stupefatto dal bancone: l’ex illibato

suo atto liberatorio schiacciato dal senso di colpa e

prendevo aggrappandomi ai fianchi, dal niente le schiaffeggiai il

tirare fuori i conigli dal cilindro. ¶ Impegno e conigli

cilindro. ¶ Impegno e conigli dal cilindro. ¶ Com’era straordinariamente

insieme di coincidenze e dal demone che tornò. ¶ Quelli

Bowie. Lunette si scatenò. Dal tavolino la guardavo muoversi

e il viso stravolto dal sudore e dalla bramosia

i loro piedi spuntare dal séparé e i pantaloni

e le tette strozzate dal reggiseno, un capezzolo era

riuscito a toglierne una dal reggiseno e a succhiarle

me una sola notte dal nostro ritorno. ¶ Evitai di

sperai di vederla fuori dal Café che mi aspettava

lei quella notte, usciti dal cinema Louxor, dopo aver

piè pari perché sapevo dal primo incontro che Lunette

cauto: mi aveva protetto dal primo giorno delle elementari

di erba spelacchiata strozzato dal cemento. Mi sedetti su

firmata di fretta. Affiorava dal portafogli, un amuleto spuntato

portafogli. Lo aprii e dal soffietto estrassi la tessera

il romanzo di Faulkner dal secondo giorno che ero

Frida fosse in riunione dal capo. Mi disse di

le cuffie per distrarsi dal bruciore. Le fermai il

di vivere il distacco dal fidanzato come un’opportunità

Le scostai i capelli dal viso, la spinsi alla

teoria di Antoine, magari dal biancospino, se varcai quella

dipese dalla solitudine, e dal nostro stesso peso. ¶ Riuscii

sentimento sarebbero dovuti passare dal corpo. Frida Martini era

e ritrovammo via Borsieri dal fondo. La percorremmo lenti

l’autobus e saluto dal finestrino, Palmiro che mi

in studio. ¶ Eravamo sopraffatti dal lavoro, Leoni passò in

corso Garibaldi, andammo via dal lavoro spaiati e ci

essere. ¶ La feci desistere dal trovarsi un hotel. Le

il viaggio guardai fuori dal finestrino la Milano che

eredità di Marie cominciò dal segno che mi aveva

ne sapremo di più. ¶ Dal mio rientro a Parigi

mi incartai. ¶ – Fatti aiutare dal pisello – e mi mostrò

e io non rispondevo, dal mio tavolo da campeggio

catapultavo faldoni tagliato fuori dal mio luogo emotivo. Un

il tragitto che andava dal Duomo a Brera. Spesso

si spostò i capelli dal lato destro al sinistro

tailleur. ¶ – Ero appena uscito dal lavoro con una collega

In mezz’ora passammo dal cinema, adorava Dario Argento

di New York, tratto dal libro di Jay McInerney

casa del Marais e dal prossimo mese avrei ricevuto

un bacio sulla testa, dal niente lei disse – Mi

mia amante scaduta, incorniciata dal tailleur e dalla dedizione

Mario per averla io. Dal mio ritorno parigino mi

mentre tornavo a casa dal lavoro, a notte fonda

mio quadrato verde soffocato dal cemento, scendevo alla Crocetta

Milano bruciava. Mi alzai dal letto, mi infilai la

leggeva “L’Équipe” fuori dal mio liceo, il volto

raccontare che era stato dal dentista per una devitalizzazione

clacson, un nordafricano spuntò dal niente e aprì il

Marie. La tirai giù dal letto, disse di richiamarla

la sua cautela veniva dal mio stesso sentimento. ¶ Così

del Pianeta Terra visto dal satellite e lessi i

modo gentile e beveva dal mio bicchiere. ¶ Al Centro

avevo paura. Ero immune dal terrore della perdita, dal

dal terrore della perdita, dal rischio dell’illusione, dalle

fradici dagli umori e dal sudore, e ci raccontammo

sul muso per coprirsi dal sole che entrava dalla

una cabina. Anna uscì dal bagno con me e

una cuccetta comoda, guardando dal finestrino il confine e

Passy. Comprò un giglio dal fioraio ambulante ed entrò

attratti senza lasciarsi stupire dal resto. ¶ Ci pensò su

tutto dipendesse da Mario. Dal pomeriggio in piscina avevo

distanza di due anni dal battesimo di Text Icon

Accettai, era una trentenne dal caschetto carbone e dagli

Mario aveva accettato e dal tono avevo intuito che

altri esami ci liberarono dal presagio. Poi avemmo paura

un talento affettivo fuori dal comune. ¶ Dopo cena volle

tenni a braccetto e dal Marais salimmo su fino

si precipitò a casa dal­l’università e mi

e sfilò una Bic dal taschino della camicia, l

anima doveva cominciare fuori dal portone di rue des

soldati, la pasta schiarita dal gelo, le teste della

un attaccamento edipico fuori dal normale. E mi aveva