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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Paolo Cognetti, Il ragazzo selvatico, 2013

concordanze di «dal»

nautoretestoannoconcordanza
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una decina di chilometri dal paese più vicino e
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in rovina. Sorgeva fuori dal paese, in cima a
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due mesi all’anno, dal 1979 in poi. Con la
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erba come bruciata. Uccellini dal ventre bianco e il
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densa: la vedevo arrivare dal fondovalle, risalire i prati
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un topolino appena uscito dal letargo mi diede coraggio
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mulattiera arrivava fin lì dal paese abitato tutto l
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che prendeva l’acqua dal ruscello e me la
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trovando un rudere inghiottito dal sottobosco, un albero che
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pensai che fosse caduto dal nido insieme all’albero
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o forse fu paralizzato dal terrore, non l’avrei
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vidi un uomo salire dal sentiero. Mi affacciai sulla
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una guardia che smonta dal turno di notte, mi
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misi seduto senza uscire dal sacco, alimentando il fuoco
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l’alba dalla cima. Dal paese erano circa duemila
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riarse e gambe infiacchite dal bere, ma nessuno voleva
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nella stalla. Allora, richiamati dal pastore giovane, facevano gioco
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invece rimase a osservare dal mio balcone, all’erta
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Lupo drizzò le orecchie dal suo giaciglio vicino alla
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di mulattiera per arrivare dal paese, polenta e latte
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la pentola della pasta. Dal bosco spuntava il muso
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invece mi perdevo. Remigio dal volante sogghignava. Non gli
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Si chiamava Lorenzo, Renzo, dal santo di agosto e
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alpina anch’io. Tornati dal rifugio imitavo il mio
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si era stabilita fin dal primo incontro, il giorno
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lastre di pietra rotte dal ghiaccio, e su quel
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avere massa e volume. Dal lato dell’infanzia salivano
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tirai giù lo zaino dal chiodo a cui era
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rotta e tenuta insieme dal nastro adesivo. Osservandola mi
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acqua che veniva giù dal tetto e pensando a
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in alto, già illuminata dal sole. Chiazze di neve
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Verso le undici passava dal caffè al vino allungato
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mano afferrava una sgorbia dal davanzale e si metteva
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dei camosci e deviai dal sentiero per rincorrerli, finché
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modo per stare lontano dal paese, che lui aveva
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sera vennero altri amici dal paese, si fermarono a
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della montagna. Ero partito dal rifugio la mattina presto
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Scorgevo i loro movimenti dal basso, ne seguivo le
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sorvegliava il suo regno dal davanzale. I prati erano
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a isolare le case dal freddo. È un rispetto
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bosco che si sveglia dal letargo. Quell’odore mi
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quando alzo gli occhi dal foglio e guardo fuori
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l’avanzare dell’estate: dal verde pieno di giugno
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cengia che lo proteggeva dal vento e gli raccoglieva
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un po’ d’acqua dal cielo. Mi è sembrato
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si era mai mosso dal suo paese, si innamorava
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cani, e viveva fuori dal tempo insieme alle parole
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era un pendio colonizzato dal salice e dal rododendro
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colonizzato dal salice e dal rododendro, tagliato da un
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trovato un larice spogliato dal fulmine, a cui era
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secca, dell’erba bruciata dal gelo notturno, dei profumi
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al successivo. Poi chiamarono dal canile, dicendo che l
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le ultime malinconiche carezze. Dal suo angolo Lupo osservava
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un chiodo che sporgeva dal muro. Fine della tua
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vedevo dai suoi occhi, dal modo in cui mi
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perfino imparato a riconoscerli dal tintinnio. Se ne andarono
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correre avanti e indietro dal bosco, obbedendo ai richiami
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sentito un cane che dal suo posto sotto il
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blu reso più intenso dal contrasto coi boschi coperti
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un po’ di legna dal ghiaccio, ho acceso il
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a guardare le montagne dal finestrino, incolonnato in macchina
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a un pascolo bruciato dal gelo. Spiare dalla finestra
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cariche di bacche, ghiacciate dal gelo notturno, avvizzite, scure