parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «dal»

nautoretestoannoconcordanza
1
1930
in un campo insidrito dal vento di marzo; anche
2
1930
Finita, finita!!... ¶ — Finita! — rispondevano dal vagone di coda. ¶ La
3
1930
erbe lupinare, quelli rotti dal vomere, le prata verdi
4
1930
di carta colorata trasportati dal vento. ¶ Verso l’orizzonte
5
1930
Un ardito s’alzò dal carnaio come un ferito
6
1930
il viso crivellato, accapponito dal vaiolo; una scheggia di
7
1930
filavano le vele tombate dal vento fresco. ¶ Il campanile
8
1930
che il pietrame sollevato dal vasto palpito del mare
9
1930
al paese una donna dal tipo imperiale. Il collo
10
1930
sangue gli era scoppiato dal naso e dagli orecchi
11
1930
fiorì in una chiesetta, dal cui tetto pendeva la
12
1930
non alzava la testa dal piatto. ¶ La signora Dina
13
1930
ascetico, la madre accesa dal demone meridiano di continue
14
1930
il gobbo, sbracalato, gazzottato dal cravattino, con gli occhiali
15
1930
in una casa smantellata dal martellamento dei secoli, senza
16
1930
si chiudevano sbatacchiati come dal vento, i panni stesi
17
1930
bestia fu trovata strinata dal fuoco. ¶ Nell’interno del
18
1930
pennecchi di baffi spuntavano dal bavero di un cappotto
19
1930
l’acqua che scolava dal tetto del carro, beveva
20
1930
e receva l’acqua dal telaio dei denti. Quando
21
1930
la signora Dina colta dal madrone — sì, sì, sì
22
1930
sacrilego fu ricordato anche dal prete la domenica mattina
23
1930
gobbo. ¶ A cento braccia dal casone c’era la
24
1930
il paese era sopraffatto dal mare che pareva dovesse
25
1930
in cala cantando, accompagnata dal Zoppo con la chitarra
26
1930
essenza. Gli occhi, liquefatti dal gemere perpetuo dei lacrimatoi
27
1930
gorgia e la cuticagna, dal pelo delle maniche avanzavano
28
1930
ricostruisci le immagini contraffatte dal sonno. O senti! Sognai
29
1930
gli parve di precipitare dal tetto del Casone e
30
1930
e di sentirsi sollevare dal pavimento e andar col
31
1930
cielo e poi presa dal convulso intrecciava frenetica. ¶ Il
32
1930
che ritornava di là dal mare annunziava l’avvento
33
1930
della strada, i cacciati dal pungolo del destino per
34
1930
L’avevano condotto costì dal fiorentino dove la sua
35
1930
cauto. La sensibilità esasperata dal continuo guardare nel breve
36
1930
Il cieco disilluso, arcato dal pondo della disperazione, vagava
37
1930
di fuori fu spenta dal vento, l’acqua percotendo
38
1930
ragazzi erano cascati morti dal sonno sul tavolo e
39
1930
fiorire di ruta. Bendato dal libro s’avviò sull
40
1930
delle grandi vele percosse dal vento, gli domandò repentinamente
41
1930
birri pompa le parole dal cervello. Quel giorno il
42
1930
fucili erano stati staccati dal muro. I vecchi affissavano
43
1930
Barriera Migliarina scorsero approssimarsi dal paese un viandante con
44
1930
zuccagne dalla rissa o dal peccato, con i canili
45
1930
assetati, col corpo martirizzato dal cilicio, col canapo accalappiato
46
1930
un gigantesco Crepuscolo precipitato dal cielo, una solitudine di
47
1930
STESSO ¶ RE E DIO. ¶ Dal precipizio si dominava una
48
1930
fratello va di là dal mare. Per l’Americhe
49
1930
madre si destò conturbata dal pensiero della partenza del
50
1930
trasfigurato. ¶ Andrà di là dal mare, nelle Americhe, nei
51
1930
fiumi, e le anitre, dal collare verde, volano e
52
1930
del martello che usciva dal fascio e attese che
53
1930
saperti arrivato di là dal mare! ¶ La madre, sollevandosi
54
1930
ginocchio. — La madre, sciogliendosi dal figlio, si parò il
55
1930
con acqua tersa: riscosse dal treno, lo alzavano stillante
56
1930
abisso verde, calcati giù dal gravame dell’acque, respinti
57
1930
ed andavano di là dal mare abbacinati dalla idea
58
1930
con i corpi afflosciati dal continuo giacere sul ciglio
59
1930
sopra una calocchia, divelta dal campo, il paiolo del
60
1930
altre dell’alfabeto impastate dal vento e dal fumo
61
1930
impastate dal vento e dal fumo scrivevano sentenze inesplicabili
62
1930
porto. ¶ Amedeo, benchè intronato dal viaggio, s’orientò subito
63
1930
vele paesane che riconobbe dal taglio e dal colore
64
1930
riconobbe dal taglio e dal colore. Sul carabotto di
65
1930
andrai fresco di là dal mare, camminerai quanto il
66
1930
di un vetriciaio molinato dal vento. Tutti ascoltavano. Da
67
1930
che li conducono, abbacinati dal miraggio della fortuna, verso
68
1930
nero come staccati freschi dal capestro; inglesi infiammati, combusti
69
1930
impalati al tavolo, levantini dal naso a falco, con
70
1930
fumavano. Il vagabondo, sopraffatto dal vino, s’addormentò col
71
1930
di ferro. Il padrone dal banco affissava stupito Amedeo
72
1930
bordo, un vecchio navarca dal viso spinoso, era a
73
1930
È piovuto ier notte dal paese. ¶ — E dove va
74
1930
delle donne spolpate, divorate dal giallo e dal nero
75
1930
divorate dal giallo e dal nero, passavano ratte come
76
1930
inebetiti dalla stanchezza, intorpiditi dal sonno, stregati dalla paura
77
1930
Gli occhiali rossi liberano dal vomito. ¶ — Scacciate il Diavolo
78
1930
terra che li cacciava dal suo seno; quando parve
79
1930
garrivano al sole alitate dal vento marino, empivano di
80
1930
una voragine profonda; giù dal pozzo si udiva eco
81
1930
delle nuvole bianche sospinte dal vento facevano navigare al
82
1930
del viso non ingiuriate dal morbo. Trasalì atterrito: entro
83
1930
quelle del cieco colto dal delirio di visioni tremende
84
1930
le terre estreme. Minacciati dal tempo avevano tolto gli
85
1930
e tutto è cascato dal pensatoio. L’indomani rialzammo
86
1930
volti screpolati e riarsi dal salmastro spirava un’aura
87
1930
un posto segnato loro dal destino colpiti da meraviglie
88
1930
si doveva appoggiare, sopraffatti dal temporale in secco di
89
1930
Rosolino e Corrao, travagliati dal mare, bagnati, sfiniti, aggrappati
90
1930
dall’Egeo al Magellano, dal Golfo di Biscaglia al
91
1930
al Promontorio di Carafeo, dal mare Morto, dove non
92
1930
gente, che aveva navigato dal mare di Danimarca al
93
1930
verde che aveva salutato dal treno, spersa nella sterpaia
94
1930
creolina che la cavava dal recipiente con una misura
95
1930
campo di ruta dorata dal sole di primavera: ¶ Ho
96
1930
terra e mescè sangue dal naso tanto che parve
97
1930
che le scendevano, anellati dal rigore del ferro, sulle
98
1930
orazione? ¶ La voce, passata dal canale, roso dai gargarismi
99
1930
viso della ragazza, stregato dal tempo e dal peccato
100
1930
stregato dal tempo e dal peccato; ond’ella, impacciata
101
1930
come una vela tombata dal vento fresco, si levava
102
1930
di pesci correvano attratti dal pascolo di luce. ¶ Aggelato
103
1930
enorme bestia pareva còlta dal sonno al dondolìo dell
104
1930
il Gobbo ingigantito, preso dal timore del castigo, che
105
1930
e batte i denti dal freddo come una bimba
106
1930
ferro, il cielo occultato dal perpetuo elevarsi di quinte
107
1930
con uno sterpo suscitava dal fuoco uno spolverìo di
108
1930
landa deserta. ¶ — Di là dal mare a quest’ora
109
1930
Prima di essersi snebbiato dal sonno ebbe uno smarrimento
110
1930
un ciglio, e udì dal merciaiolo linguaggio d’Italia
111
1930
pugnale? ¶ — Sì, lo conosco dal manico rotondo. ¶ — Io non
112
1930
sembrano che siano anneriti dal fumo: scalzo, coi piedi
113
1930
mattoni di creta cotti dal sole, alcuni incrostati di
114
1930
dai libri. ¶ — Sì. Non dal libro. ¶ Mentre esplodeva questo
115
1930
rimaneva nelle mani sganasciata dal testo. ¶ — Lultrascalpe, — agonizzava fuori
116
1930
procinto di essere colte dal ballo di San Vito
117
1930
terzi lo aveva cacciato dal paese come un lebbroso
118
1930
a secco. ¶ — Oh Signore! ¶ Dal seno della fanciulla ad
119
1930
mucido e di stantìo; dal colletto ripulito con la
120
1930
midolla di pane e dal tumido labbro tifoide della
121
1930
il dolciastro esalava stiepidito dal sangue mortificato. ¶ L’uomo
122
1930
suo corpo fu preso dal tremito e non potè
123
1930
pareva venire di là dal gran mare. I burattini
124
1930
del Tarmito come sciolta dal suo alito caldo. Egli
125
1930
scorza del pino sgallata dal solleone. Il freddo notturno
126
1930
granite di cielo mischiate dal vento s’accordavano in
127
1930
Guardate! ¶ Non ancora snebbiato dal sonno il Tarmito prese
128
1930
assise col cuore gelato dal vento, sotto i pioppi
129
1930
saccone, e uno sepolto dal pavimento e che egli
130
1930
gli han fatto arcone dal tanto carico che le
131
1930
s’alzarono nuvole battute dal vento come copertoni funebri
132
1930
fredde, freddato in nero dal pensiero della morte, disse
133
1930
stipite di gente accaldate dal lungo viaggio. — Farem da
134
1930
il mi’ ragazzo. ¶ — Faremo dal zoppo che correva dietro
135
1930
uccelli nel temporale. Affranti dal lungo cammino, eran seduti
136
1930
al mondo, di là dal mare. Io, su dalle
137
1930
mi tolse l’anello dal dito, se lo infilò
138
1930
tutta la penisola Ibera, dal Paranà a Mercedes. Fuggì
139
1930
ai muscoli pellicciai conciati dal sole e rigata come
140
1930
sonno fu rotto come dal canto di uccelli, sognavo
141
1930
Sono senza direzione, folato dal vento come una foglia
142
1930
vi offre ogni dovizia, dal pane alla vela. Intona
143
1930
dei Ciamocochi. Nicodemo affebbrato dal perpetuo desiderio della terra
144
1930
capra attorcigliata alla vita, dal pelame arsiccio scattava con
145
1930
cretacee, tonde, solide, cotte dal sole, gli occhi parevano
146
1930
uccide un nemico strappa dal cranio la pelle coi
147
1930
colavano giù mossi lievemente dal vento simili a gigantesche
148
1930
un prezioso tappeto battuto dal vento s’agitò come
149
1930
vegetazione di frutti incartapecoriti dal sole tropicale. ¶ I carovanieri
150
1930
di un terreno crepato dal sole torrido, palme infuocate
151
1930
la staccavano con destrezza dal cranio insieme ai capelli
152
1930
L’indiano fuggiasco sbucò dal flagello come uno scampato
153
1930
flagello come uno scampato dal Diluvio Universale; così intontito
154
1930
Don Josè. Spogliato, liberato dal sacco ed apertolo, con
155
1930
a uno stagno inverdito dal limo vi gettarono i
156
1930
erano colossali alberi che dal cielo con i rami
157
1930
calcinata; Don Josè seguito dal Tarmito e dal resto
158
1930
seguito dal Tarmito e dal resto della carovana, corse
159
1930
grande bandiera italiana, alitata dal vento, scompannava il silenzio
160
1930
fecero vedere il mondo dal telaio d’una finestrella
161
1930
la fronte. Egli, franto dal tempo, era diventato trasparente
162
1930
leoni. Ogni tanto restava dal leggere, alzava le mani
163
1930
guardava l’orizzonte avvampato dal sole calante. ¶ Nella Estancia
164
1930
dello schietto selvaggio: cotto dal sole, conciato dall’acqua
165
1930
si sgusciò il poncio dal capo, per la camicia
166
1930
ai lavacri che rovesciavan dal cielo sulla foresta, che
167
1930
Nicodemo, il sognatore acceso dal desìo di fiumi più
168
1930
ometto alzò il capo dal libro e tra le
169
1930
scintillavano come cristalli feriti dal sole. ¶ — Ascoltiamo l’oracolo
170
1930
Oceano aperto: tutta investita dal sole, vampava sulle acque
171
1930
il brusìo che veniva dal suo ventre smisurato la
172
1930
sua terra, era attristata dal profondo del mare, umiliata
173
1930
fondali. Soltanto gli uomini dal cuore ferrato si addormentarono
174
1930
vela incerata, era soppesato dal Tarmito, dal Profeta e
175
1930
era soppesato dal Tarmito, dal Profeta e da Cesare
176
1930
il cane, come arruciolato dal vento si scotrionò sullo
177
1930
La notte fu rotta dal bramito di una jena
178
1930
tu ritorna nel folto. ¶ Dal folto del giardino, dopo
179
1930
dalla coltre perennemente agitata dal vento, l’ossa di
180
1930
dalla memoria passano come dal crivello tutte le massime
181
1930
la vela maestra tombata dal vento, brigantini a tre
182
1930
fecero precipitare il Tarmito dal Cielo. ¶ — Non ne ho
183
1930
calata. L’acqua burattata dal soffitto col tepore di
184
1930
abbozzato con uno sguardo dal piantone ventruto che strascicava
185
1930
Tarmito: la terra lavata dal sangue, purificata dall’incendio
186
1930
di un albero che dal cortile nereggiava sul mare
187
1930
senza alzare il capo dal piatto. ¶ — Allora demonio incarnato
188
1930
senza alzare il capo dal piatto. ¶ — Eppure è capace
189
1930
si chè pareva staccato dal trave. ¶ — Che ore sono
190
1930
la terra rorida impigrita dal riposo notturno sbadigliava il
191
1930
come nuvole bianche alitate dal vento. Un fiume vasto
192
1930
sottomesso a un baghere dal mantice sfiatato e squinternato
193
1930
e di bozzima pesticciata dal telare, la bendò con
194
1930
delle radici, dovettero staccarseli dal petto inaridito e mandarli
195
1930
Tarmito aveva veduto suppliziata dal pungolo iroso della fame
196
1930
sui pietrami di là dal mare dove gli era
197
1930
I cristiani furono colti dal ribrezzo della morte improvvisa
198
1930
della processione. ¶ Soldati sfaldati dal polverone, venivano in giù
199
1930
in avanti. Venivano giù dal Carso, nei loro occhi
200
1930
davanti agli occhi atterriti. ¶ Dal fondo dei gelsi si
201
1930
caldo di sangue sgorgare dal cuore. ¶ — Di dove scendete
202
1930
cuore. ¶ — Di dove scendete? ¶ — Dal Calvario. ¶ Tre croci nere
203
1930
ossa del mento stretti dal soggolo, avevano la pesantezza
204
1930
fui colto da ragazzo dal vaiolo nero. ¶ — Ma ci
205
1930
Mazzacane, quando siamo partiti dal paese a quelli che
206
1930
sai? ¶ — Me la immagino. ¶ — Dal giorno che tu partisti
207
1930
sempre seduto quel cieco dal mal dell’anguilla. ¶ — Sì
208
1930
pietrame. Le mitragliatrici colte dal tremito macinano sassi, le
209
1930
rapina. Ombrelli giganteschi rovesciati dal temporale. Trapani d’aria
210
1930
che il vento folava dal piano di Bestrigna non
211
1930
là delle lame intricate dal falasco. Lo sciapo dell
212
1930
come la pelle schiantata dal dorso di un bufolo
213
1930
era un adolescente alto, dal viso olivastro, dagli occhi
214
1930
sotto la muta infocata dal sole del Carso e
215
1930
stanchi. ¶ Si destarono intiepiditi dal sole che li trapelava
216
1930
denti, gli occhi schiacciati dal sorriso spensero due palpiti
217
1930
sotterraneo gli affreschi slavati dal tempo, lineati di terra
218
1930
alti, raddoppiati sul muro dal sole calante, mettevano la
219
1930
delle figure si sformavano dal busto armato con la
220
1930
impalcatura dei denti, avvampati dal sole, ardevano nella peluria
221
1930
cuoia. I cadaveri precipitati dal cielo, schicciavano l’ossa
222
1930
incenerito. Le talpe aguzze, dal pelo sproccoso, passavano, cardi
223
1930
sdrucita. I piedi lessati dal sudore se li agghiacciavano
224
1930
delle bestie congelate rinvenute dal sole scagliavano e ungevano
225
1930
di soldati che saliva dal ciglio opposto fissò attento
226
1930
purificato dalla terra, lavato dal sangue. ¶ La rupe della
227
1930
settimane. L’acquerugiola stacciata dal crivello del cielo, ridotto
228
1930
gruma le sponde: sollevata dal vento fiorisce il pietrame
229
1930
Il ritrecino spolverava acqua dal cielo. Gli orli degli
230
1930
le cateratte. Nella folgore, dal cielo alla sassaia si
231
1930
strozzato. ¶ Il lago, trapelato dal vento, fischiava. ¶ Le corvée
232
1930
pezzami dei mascheramenti. Quello dal sacco delle pagnotte con
233
1930
L’acqua piovana scolava dal convesso dell’elmo sulle
234
1930
una colossale noce spiccata dal ramo, i copertoni la
235
1930
stinco scheggiato, come rotto dal colpo per costa della
236
1930
sulle pagine pisigne. ¶ Quelli dal capo abbozzito, incimurriti sparavano
237
1930
le fauci. ¶ Quelli colti dal calore urente dei visceri
238
1930
avanzava compatta. Quelli colti dal furore dell’inedia si
239
1930
scentati, i verdoni ritornano dal piano con rappette verdi
240
1930
cielo lattato era seghettato dal fogliame. ¶ L’aje schiarivano
241
1930
eterno passare delle truppe, dal perpetuo battere delle scarpe
242
1930
I corpi dinervati, fermentati dal solleone, gementi da tutte
243
1930
come l’argilla intoccata dal fuoco. Una mucchia di
244
1930
capelli. ¶ Gli occhi, sbollentati dal sonno, s’ottenebravano. ¶ Delle
245
1930
di primo mattino, intagliato dal fogliame dei gelsi, arabascava
246
1930
guardavano i campi bruciati dal sole. ¶ Le campane della
247
1930
campane della chiesa infrascata dal fogliame, facevano un doppio
248
1930
sulle vie maestre: alitati dal vento andavano in uno
249
1930
campi. ¶ Il mulo acciocchito dal solleone zampò sulla via
250
1930
alate dai polmoni e dal fegato, con la pigna
251
1930
sgarganatura traeva un bramito dal canal della gola reciso
252
1930
una gavetta smanicata brunita dal tannino. ¶ — Prendete su che
253
1930
quelli della corvée uscirono dal tinaio abbozzati di vino
254
1930
postribolo parve essere precipitato dal cielo. ¶ — Proprio lui! ¶ Reti
255
1930
i cavoli. ¶ — Ma esci dal tubo. O che non
256
1930
diacciarono dentro. Il Tarmito dal suo trasse una vecchia
257
1930
sangue mestruale erano prese dal ballo di San Vito
258
1930
dalla linea, colavano piombati dal cielo. ¶ L’abbaglio delle
259
1930
dei pidocchi pollini: sciolti dal sangue, colarono dal naso
260
1930
sciolti dal sangue, colarono dal naso. ¶ Il fiume straripato
261
1930
cavità del teschio, turbinate dal vento, a guisa di