Pietro Giannone, Vita scritta da lui medesimo, 1741

dallo splendore delle favole de' lor poeti. ¶ I Greci

Asia, che dell'Affrica, de' quali, senza di lui

Di tutti questi popoli, de' Greci istessi, non fu

Flegetonte e simili ciance de' favolosi poeti, — nulladimanco del

Istoria sottratti dall'ingiuria de' tempi e degli uomini

di que' antichi popoli, de' quali ragiona, che di

romano — che colla ruina de' preceduti imperi crebbe cotanto

tanti altri innumerabili popoli, de' quali egli fa memoria

lasciavano alle splendide fantasie de' poeti ed al volgo

allontanarsi dalla sapienza solida de' loro maggiori. Ciò avvenne

città degli Assiri e de' Medi e de' Persi

e de' Medi e de' Persi dov'erano sparsi

splendide fantasie ed illusioni de' favolosi Greci, sicome ce

che, confrontando i libri de' gentili con quelli di

primo tempio, e prima de' libri di Esdra, gli

vi avean lavorato intorno, de' quali m'era somministrata

fecer sì, nulla curando de' mali che potevan da

si pensava o temeva de' propri regni e domini

il punto della resurrezione de' corpi contro coloro che

poi, visitando le tombe de' Padri, fece risorgere anche

inculcar tanto la resurrezione de' morti, se ne burlavano

i Gentili ed eretici de' loro tempi, scovrendo i

terra tutta la religione de' Cristiani: tolle resurrectionem mortuorum

e visitando le tombe de' Padri, gli ridusse in

credenza, né alla norma de' costumi, meglio sarà confessare

e la vera regola de' costumi, alla quale dee

che io avea fatti de' tempi men a noi

pareggiarla. E dall'istoria de' tempi che a Costantino

più sopra l'ignoranza de' principi e semplicità de

de' principi e semplicità de' popoli. E con tanto

candele avanti le immagini de' santi, e tanti altri

riti, affin d'introdurne de' nuovi, multiplici, pomposi ed

la religione degli Egizi, de' Greci e Romani, anzi

numero e varie divise de' sacrificanti, e per la

apparato, magnificenza e pomposità de' riti, sia di gran

i regni e domini de' principi fu la lor

tolse quasi la metà de' sudditi, sottraendoli dalla lor

rendendogli franchi ed immuni de' pubblici pesi, non sol

avea riposto nelle mani de' principi la giustizia ed

tesi e ne' frontispizi de' libri stampati. ¶ Importava poco

fino l'antica religione de' Romani, e che trasportate

Lo stesso bisognarebbe far de' nostri antichi libri sacri

sacerdozio sopra la potestà de' principi, e quanto da

non si parlava che de' successi vari accaduti in

e nelle civili cariche de' tribunali e delle secretarie

di accrescere il numero de' consiglieri del Consiglio di

Consiglio di Santa Chiara, de' presidenti della regia Camera

della regia Camera e de' giudici della gran corte

giurisdizione, numero e qualità de' ministri che gli componevano

loro qualità, non mancandovi de' milordi, arcivescovi, vescovi ed

che bisognò farne catalogo de' nomi in un lungo

dovessero ricorrere, dandogli notizia de' loro nomi, delle strade

mondo un nuovo Giornale de' letterati, nel quale fossero

uscirono furono i compendi de' miei quattro tomi dell

lingua alemanna, per uso de' Tedeschi. ¶ Ma tutte queste

dalla voracità ed ingordigia de' Spagnoli, spezialmente de' Catalani

ingordigia de' Spagnoli, spezialmente de' Catalani, di Vienna; i

dalla confusione del denaro de' diritti di Sicilia con

sicome il Consiglio valevasi de' diritti di Sicilia confondendogli

signori, perché fosser sicuri de' loro quartali, aversi fatti

mano; sicché il minimo de' loro pensieri era il

mancando tuttavia i ricorsi de' provinciali e le spedizioni

nostri, napolitani, per mezzo de' quali si contrattava. E

per supplire a' bisogni de' suoi favoriti spagnoli, a

probità, incorruttibilità e candore de' costumi. Degli altri due

Consiglio di Santa Chiara, de' stili e modi, co

quel povero vecchio scimunito de' vecchi scritti delle Istituzioni

avea insegnato nell'università de' studi di Barzellona, prestamente

predecessore), prese la difesa de' Coscia; e, dando a

avea preso la protezione de' medesimi, procurava con ciò

abbondante o scarsa misura de los doblones, de' quali

misura de los doblones, de' quali i Coscia erano

E tralasciata la considerazione de' moderni imperi, regni e

ingiustizie degli uomini e de' tempi, erano a noi

libri di Mosè e de' profeti, che a quanto

facilità e maggior comodo de' ministri, che dovean leggerla

più che cento essemplari, de' quali cinquanta bastarono per

del padre Sebastiano Paoli, de' chierici regolari della congregazione

Istoria, intorno alla venuta de' Normanni in Italia, di

alcuni dubbi e rischiaramento de' passi oscuri, che l

mostrate le antiche monete de' Goti, re d'Italia

e confermavano quanto io de' medesimi mi trovava avere

fra lor conchiusa, uno de' quali era che Grimoaldo

quelli d'Italia, e de' loro inviati che erano

d'appropriarsi le rendite de' miei beni, ed il

Sicché fui costretto, che de' frutti d'un capitale

di non aver più de' benefattori bisogno, ovvero che

ogni verecondia, e dimenticatisi de' benefici, riescono i congionti

delle lingue, delle arti, de' popoli e nazioni onde

tutti gli antichi popoli, de' quali è a noi

longa vita, sanità, abbattimento de' nemici, estenzion di dominio

loro era l'ultimo de' mali, come quella che

Siciliano possono, a riguardo de' Gentili, riputarsi i libri

i più antichi popoli, de' quali è a noi

a noi rimaso vestigio de' loro nomi, così de

de' loro nomi, così de' primi abitatori dell'Asia

senza darsi in mano de' servidori, per esser rubati

di sé la cura de' miei affari domestici e

dagli inganni e furberie de' servidori. Sicché, d'allora

l'insussistenza della pretensione de' Catalani. Parimente il duca

le femmine nella successione de' fidecommissi ordinati, essendovi maschi

di qualche grave causa de' loro clienti, che occorreva

regno e le coscienze de' Siciliani, se non per

tacite mormorazioni e doglianze de' reggenti della giunta, ch

Maestà, nella quale trattati De' veri e legittimi titoli

altri imperadori d'Oriente, de' quali, come re di

dovesse importare la conservazione de' supremi diritti ed alte

e spezialmente i voti de' reggenti così diffusi, che

coscienze tenere e delicate de' Siciliani non si sarebbero

di Spagna (ad alcuni de' quali avea io, con

costume, come dice Livio, de omnibus senatum consulendi, domesticis

da' fabbri, nella fucina de' quali erasi fatto questo

Perelli ed agli altri, de' quali il cardinal Sinfuego

presso alla casa professa de' gesuiti, nella strada che

i quartieri a ciascuno de' consiglieri, reggenti, secretari ed

quanto importasse la somma de' diritti di spedizione e

la conversazione non meno de' Tedeschi che de' nostri

meno de' Tedeschi che de' nostri Italiani e, sopra

uffici e la mediazione de' miei amici e protettori

somministrati per mio sostentamento, de' quali poteva valersene ad

cariche dipendeva dalle nomine de' soggetti, che i viceré

descritti tutti i governi de' predecessori viceré di Napoli

si leggeva, “con licenza de' superiori”, portava la data

da per tutto, stroppiatore de' sensi e delle parole

porteria del maggior collegio de' gesuiti, ma poiché rari

esporgli venali nelle botteghe de' librari, e per darne

massime ingiuriose alla potestà de' principi e pregiudizialissime alla

da Dio, e quella de' principi mediatamente, per mezzo

che ingiuriosa alla potestà de' principi, non mancarono de

de' principi, non mancarono de' zelanti del real serviggio

del real serviggio e de' buoni costumi di scrivere

lezioni ingiuriose alla potestà de' re e imperadori, e

proposizioni ingiuriose alla potestà de' principi, che aveano notate

tutto, strapazzata la potestà de' principi, e che que

per mezzo del generale de' gesuiti o per altra

E vi furono anche de' privati, i quali, per

tali soggetti, nelle mani de' quali sarebbe più propria

precedenti risparmiata la potestà de' principi; e che quel

spirituale che il temporale de' principi, e quella credenza

Sant'Antonio, per quella de' domenicani del rosario. ¶ A

sopraccarta diretta al rettore de' gesuiti in quel collegio

meno che la scipitezza de' libri del Sanfelice, non

sicome fecero i Giornali de' letterati d'Ollanda, Francia

meno deforme. Ma poiché de' giornali di Trévoix niun

scrivere un altro trattato de' Rimedi contro le scomuniche

invalide e della potestà de' principi intorno a' modi

ingiustizia della censura, trattai de' modi propri e legittimi

e disciolta la giunta de' ministri e posto il

e Giuseppe, allora re de' Romani, rinunciassero all'arciduca

preminenze e sovrane regalie de' re di Napoli, le

avea addossato la malevolenza de' preti e monaci e

delle preminenze e regalie de' loro sovrani, alle quali

per essere troppo indulgente de' suoi congiunti, e favorire

e sopra il prezzo de' miei essemplari che faceva

e sicuro dalle insidie de' miei malevoli); ovvero, piacendole

posta gracchiar i frati, de' quali non era molto

tanti apparecchi ed illusioni de' visionari Spagnoli. Ma appena

Imperadrice era nel colmo de' dolori, di bussar la

essere ascritti nel numero de' suoi umili e fedeli

reti, né si accorgeva de' loro intrighi e cabale

arcipreti, parochi e compari, de' quali, in tempo che

a Roma rapporto; e de' pieghi che da' nunzi

grazia di Cesare e de' suoi ministri. ¶ Da' stimoli

papa e, con licenza de' superiori, fu impresso in

che un frate franciscano de' zoccoli pur si era

i raggiri e tranelli de' cortegiani di Roma (i

o intese libro alcuno de' promessi e minacciati; anzi

i frati e monaci, de' quali il papa era

si tralasciasse l'altra de' libri e delle scritture

condizione e far mostra de' suoi talenti. Non è

che di alcuni libri, de' quali mi era provveduto

stante la vicendevole restituzione de' beni, dignità ed onori

fedeli sudditi e vassalli de' regni e Stati d

avesse da impacciarsi che de' soli regni e Stati

sistemi, e nuove idee de' principi d'Europa sopra

stessi e molto più de' Tedeschi. Quindi si procurava

procurava che, in luogo de' vecchi e degli estinti

per impiegargli nel governo de' suoi Stati d'Italia

doveasi ricorrere a' Spagnoli, de' quali era propria l

del governo, e spezialmente de' viceregnati. ¶ In Fiandra quali

a gli stessi soldi de' viceré di Napoli e

passare per le mani de' Spagnoli, i quali ne

si scemavano le speranze de' nazionali di quella, i

e li sottili artifici de' preti e de' monaci

artifici de' preti e de' monaci. ¶ In Fiandra, spezialmente

luce quel dotto libro De recursu ad principem, me

senza partecipazione del collegio de' cardinali, restituito che fu

far pervenire in mano de' vescovi i brevi fu

si facevano non meno de' reali diritti, che de

de' reali diritti, che de' ministri di Sua Maestà

imponeva che, nell'immissione de' libri in quell'isola

ordini secreti a' guardiani de' porti. Ciò che niente

sua madre vedova, e de' fratelli, ebbi verginella in

dava altro impaccio che de' miei studi. ¶ Ebbi da

lunghe fatiche. E già de' quaranta libri, onde l

di cominciar la stampa de' primi, la quale, richiedendo

stampavano, a gli occhi de' più curiosi. ¶ Avea Ottavio

rendettero molte grazie. Presentai de' consimili essemplari, uno per

a gli ultimi capitoli de' libri ove trattasi della

ecclesiastica; e dall'indice de' capitoli scoverta l'idea

ancor tentata. Alla plebe de' letterati e degli avvocati

papali investiture, delle pretensioni de' principi di varie nazioni

odio di tutti, spezialmente de' preti e de' monaci

spezialmente de' preti e de' monaci; sicome ottennero. Poiché

la venerazione ed intercessione de' santi. Ma, sopra tutto

deridessi le particolari divozioni de' loro ordini, sicome a

mandar ordine a' capi de' conventi di Napoli, che

curiosità ed il prezzo de' libri, ond'erano assai

parlava dell'antico concubinato de' Romani; alcuni, confondendo questo

ma del concubinato antico de' Romani, riputato lecita congiunzione

stampe: Dell'antico concubinato de' Romani ritenuto nell'Imperio

la sicurezza o vacillamento de' propri loro scettri e

gravi pericoli, col consiglio de' buoni amici si deliberò

in Napoli, per opra de' miei invidi e maligni

proibito il suo libro De re beneficiaria, potesse tenerlo

due frati franciscani, detti de' zoccoli; i quali, appena

borgo prossimo al convento de' Minimi di San Francesco

una delle solite fole de' gazzettieri, mi affrettai ad

regalie ed alte preminenze de' re di Napoli, facendo

ampia biblioteca, desiderava essere de' primi ad avere que

con quanti s'incontrava de' suoi amici in Vienna

come l'invida maladicenza de' compatriotti avesse potuto giungere

per i tanti clamori de' monaci e de' frati

clamori de' monaci e de' frati, i quali la

audacia, impudenza e procacità de' frati. Ed avvertito da

contenute nell'indice proibitorio de' libri. ¶ Fu adunque proibita

e si cura poco de' savi, dotti ed intendenti

intendenti, che, a proporzione de' primi, sono rari e

in mano le censure de' qualificatori, onde la congregazione

tenta sopra la potestà de' principi, si qualifica per

sconce ed ambiziose opinioni de' loro teologi e canonisti

monarchia sopra il temporale de' principi, si qualifica per

ed alle costituzioni stesse de' romani pontefici; che Roma

sapessero far le corti de' principi, e dal suo

distesi un particolar trattato De' rimedi contro le proibizioni

rimedi contro le proibizioni de' libri che si decretano

Roma e della potestà de' principi in non farle

in Collaterale, coll'intervento de' capi del tribunale e

curiali, e da' clamori de' frati, che per proprio

un sì pieno consesso de' primi ministri regi, cominciò

men sue Novelle, che de' suoi successori, più cose

da qualche antica cronaca de' monaci benedittini, e sopra

aveano dentro i domini de' principi stabilito un altro

fermarsi nel solo governo de' principi, delle loro leggi

leggi e stato civile de' loro reami; ma bisognava

a riformare la università de' studi di Napoli di

alcun impaccio nella strada de' tribunali, ma secondo che

acquistai anche la conoscenza de' più dotti ministri e

America, cotanto era adoratore de' suoi libri, i quali

non pur alle fortune de' privati, ma al pubblico

conte Daun), in luogo de' medesimi rifar altri ministri

poco profittassi a riguardo de' miei compagni che lo

imperadore Giuseppe — allora re de' Romani, dopo la rinuncia

che aveano la data de' privilegi anteriori, se ben

se bene la data de' lor privilegi, mandatigli da

attendersi la data anteriore de' loro privilegi; i secondi

quel suo accurato trattato De praecedentia, mostrai che, qualunque

canoni, alle costituzioni istesse de' romani pontefici, ed all

fatte sopra i diritti de' principi, e per l

delle persone ecclesiastiche e de' loro beni; altre intorno

altre intorno alla chiamata de' vescovi in Napoli d

in Napoli d'ordine de' viceré, del regio exequatur

a' canoni, alla dottrina de' Padri, ed all'antica

sola istoria delle occasioni de' loro progressi bastava a

canonico, e la cognizione de' bassi ed incolti secoli

sopra la real potestà de' principi. Onde tanto più

morire fra le braccia de' suoi figliuoli. Io era

del vescovo. Que' cittadini, de' quali io presi la

vecchi ministri ed avvocati de' nostri tribunali questa contenzione

intricata e difficil causa de' confini, che verteva tra

mi accrebbero il numero de' clienti, facendo sempre più

facendo sempre più acquisto de' nuovi, e fra gli

che, oltre l'occupazione de' tribunali, tenendo sopra le

succeduta dopo la morte de' figli, ne fece erede

si poser in possesso de' beni, credendo che non

potessero aspirare alla successione de' medesimi; ma scovertosi che

la successione della metà de' beni antichi lasciati dalla

alquanto istrutto della pratica de' tribunali, feci trattar dal

ma pervenutigli per successione de' suoi figliuoli premorti, e

tolta prima la metà de' beni, che come antichi

commiserando lo stato miserabile de' miei clienti e che

discreta ed equabile divisione de' beni: alla chiesa rimasero

bisognò pensare il valore de' beni assegnatigli convertito in

io tessessi le vite de' giurisconsulti napolitani, e chi

una o l'altro. De' studi era impossibile privarmene

che, non potendomi privare de' studi, non ho potuto

quale sovente mi cagiona de' rutti pur troppo molesti

i diporti della città, de' teatri ed altre feste

e, sopra tutto, amante de' poeti toscani ed intendentissimo

oratoria che dello stile de' più celebri e famosi

prestarmigli. Lessi le Vite de' filosofi di Diogene Laerzio

da una parte il de Angelis, che me l

questa mia Vita. ¶ Al de Angelis io pur debbo

avermi istradato nella conoscenza de' buoni poeti e de

de' buoni poeti e de' più culti scrittori toscani

rinomati poeti, dalla dolcezza de' quali io preso, non

la proprietà ed evidenza de' paragoni, e consimili ed

più dell'Asia, e de' popoli che le componevano

scritto in prosa, il de Angelis mi additò, fra

dapoi, per la conoscenza de' tempi meno a noi

le divozioni e detti de' salmi, la lasciai con

avvenire regolare le ore de' miei studi, e di

e calcar la polvere de' tribunali, per poter trovare

incaminarmi per la strada de' tribunali, ed a questo

regno e suo collegio de' dottori, i quali esaminano

pendente, per futura memoria de' posteri. ¶ Nel cercare un

per apprender la pratica de' tribunali, incontrai sorte uguale

sentiva il goffo latino de' volumacci forensi, inetto nel

frammezzando colla noiosa lettura de' forensi qualche ora sopra

medesimo compilatiIntorno agli errori de' prammatici. Ma, a lungo

giunto ad essere uno de' primi e più insigni

la sua biblioteca ornata de' migliori e de' più

ornata de' migliori e de' più scelti giurisconsulti e

antitesi, solite per altro de' cervelli africani. ¶ Proseguendo a

a calcar la via de' tribunali dietro il rinomato

se non così eloquenti, de' dotti, puliti, chiari ed

aver ottenuta onesta missione de' magistrati occupati dopo l

difesa di cause gravi de' suoi clienti, ed altre

maggior pratica e conoscenza de' ministri, maneggiava con più

finalmente, metterlo nella strada de' tribunali. ¶ Avvenne dapoi che

ius canonico dell'università de' studi, e con Niccolò

acuto libro di Malebranche, De inquirenda veritate, che io

i tumulti e romori de' tribunali, non abbandonai giammai

il trattato Delle cause de' morbi, e che, dovendo

spiriti animali, dell'origine de' nervi, della fabbrica degli

cagionati gli altri morbi de' nostri sensi esterni; quindi

più provetti, la parte de' giudici che dovean, co

esporre la legge seconda de origine iuris, della quale

proseguire l'istoria legale de' tempi bassi, e continuarla

di cui aureo libretto, De usu et auctoritate iuris

quel savio suo libro De augumentis scientiarum, fra le

io reputai necessari, alcuni de' quali, per essere in

quegli imperadori, dalle costituzioni de' quali fu quel codice

regno di Napoli, e de' rettori che le governavano

e qualche cosa accennavano de' seguenti tempi dell'imperadore

per li tempi seguenti de' Goti, pure fra noi

da sfuggire i vizi de' quali fui contaminato; ovvero

numero degli sciocchi e de' malvagi, massimamente a chi

nella strada della virtù, de' buoni costumi e delle

monte Gargano, nella Puglia de' Dauni chiamata Ischitella, prossima

d'un frate franciscano de' zoccoli, valente professore e

dato pruove ben chiare de' loro talenti, se l

s'elesse il convento de' suoi frati, costrutto da

poca conoscenza che aveano de' più insigni professori di

andava distrigando colla lettura de' testi originali e con

di dottrina più avanzata, de' quali io cominciava ad

mezzo, ad acquistar conoscenza de' primi e più rinomati

jus civile dell'università de' regi studi di Napoli

Pandette, e le costituzioni de' principi, onde s'eran

per supplire la mancanza de' suoi libri, de' quali

mancanza de' suoi libri, de' quali, o per negligenza

romane di que' tempi, de' quali io poteva aver

applicazione aveano da' volumi de' scrittori romani compilati particolari

leggi, plebisciti, e senatusconsulti, de' magistrati, formole e giudici

loro scuole e sette, de' quali Giustiniano, nelle sue

tempi bassi, la lezione de' quali, a chi era

giurisprudenza, e gli antiquari de' nostri tempi. Questi han

medaglie e monete antichissime de' Greci e de' Romani

antichissime de' Greci e de' Romani; intendono a maraviglia

e tuttavia si scavano, de' popoli antichi dell'Asia

romane e lasciano quelle de' bassi tempi. Sicché fin

mostrare niuna delle monete de' re longobardi, i quali

passo, secondo la cronologia de' tempi, la lettura degli

ove dimoravano tanti popoli de' quali, a que' tempi

commentare anche i libri de' feudi, ch'egli, per

per discendere ne' studi de' tempi bassi, i quali

Europa ed alla costituzione de' regni e nuovi domini

tutti i cinque libri de' feudi, per avergli sempre

accomodate a gli usi de' feudi del regno di

legge, insegnandosi nell'università de' studi e nelle case

studi e nelle case de' lettori le Istituzioni di

norma del legittimo culto de' loro dii, ed a

del Vangelo, la correzione de' costumi, l'amministrazione de

de' costumi, l'amministrazione de' sacramenti e le altre

ricercarsi fuori del corpo de' loro Codici e delle

sono racchiuse le costituzioni de' principi cristiani, da Costantino

quello che da' regolamenti de' loro imperadori era stato

Graziano e dalle Decretali de' romani pontefici, dovea in

intendeva applicarsi a' studi de' tempi bassi ed oscuri

l'ordine e cronologia de' tempi, andava avvicinandomi negli

in quella l'ore de' giorni che stava aperta

solo per la copia de' libri che vi trovava

frequentavano, i saggi discorsi de' quali maggiormente m'illuminarono

tralasciarlo. Questi fu Filippo de Angelis, onesto cittadino napolitano

prezzo; a gli avvocati, de' magistrati de' quali desideravan

gli avvocati, de' magistrati de' quali desideravan esser decorati

ed a' ministri, quello de' magistrati superiori a' quali

col marescial Villars, general de' Francesi; nulladimanco costantemente affermavano

Regno era in mano de' nemici, per restarvi prigioniere

nulla caleva la perdita de' regni di Napoli e

Fra l'infinita turba de' Catalani che dimoravano oziosi

avrebbe impedita l'entrata de' Spagnoli nel Regno. E

le munizioni e fortificazioni de' castelli e delle piazze

Vienna, per la conservazione de' regni di Napoli e

Puglia, seguitando la traccia de' nemici. ¶ Intesa in Vienna

regno essere in mano de' nemici, passasse a Malta

i diritti della spedizione de' suoi dispacci e patenti

accompagnarono l'infelice perdita de' regni di Napoli e

numero infinito di Spagnoli, de' quali, parte o non

perdite che avrebbon fatte de' loro feudi e beni

dovizia, ed i costumi de' Viennesi eran più sinceri

delle case, i salari de' servidori e delle serve

necessità, espormi alla discrezione de' miei persecutori, incolpando la

di piglio al capitale de' mille fiorini, che teneva

là scemava il numero de' servidori e delle serve

per compensarla in parte de' tanti incomodi presisi per

e gli uomini, e de' santi avea quella venerazione

bocche e dagli occhi de' più duri se non

fatte trasportare le casse de' miei libri sopra una

fatte condurre le casse de' libri nella doana, affinché

intervenirvi, ed a godere de' rinfreschi e di una

passava per la strada de' librari, si affollavan tutti

far trasportare le casse de' libri e l'altre

della mia professione e de' miei studi, e di

delle chiese, conventi e de' superbi loro marmorei palazzi

fossi munito di passaporti de' ministri di Spagna o

sarebbe, se la mutazione de' domini e Stati d

robe e le casse de' libri dalla nave, e

rivisore per la Repubblica de' libri che si stampano

Silvestri, noto alla repubblica de' letterati per la traduzione

quella latina Della cronologia de' tempi, dove, con maggior

era che un tometto de' Giornali di Trevoix, dove

i gesuiti, a conto de' quali si compilavano a

quale, commendando la fedeltà de' Napolitani verso l'antico

Re, senza il consenso de' parlamenti e delle corti

armi e colle forze de' regni d'Aragona. ¶ Or

volesse fra la serie de' re di Napoli porre

stessa, sopra il Sebeto: DE SOCIO PRINCEPS, che non

lasciassi piegare dalle lusinghe de' Veneziani, perché si era

Marco, ovvero nelle opere de' lor teatri — e spezialmente

era vago di aver de' nuovi, che uscivano alla

che della poca perizia de' traduttori delle cose del

di tutti, e spezialmente de' gesuiti, i quali attentamente

molto meno a' diritti de' principi, le variazioni o

fossero miei cento corpi, de' quali mi dovessero pagar

trasportare le mie scanzie de' libri e tutta quella

alla giornata occorrono. E de' denari, che io avea

il corpo, il prezzo de' medesimi mi aiutò che

ingresso del nuovo rifatto, de' nuovi procuratori di San

la condizione degli scrittori de' dì nostri, che non

io esposto alla malevolenza de' gesuiti e degli altri

religione ed i diritti de' principi, o fosse contro

luoghi, in ciaschedun libro de' quattro tomi. Seguivano gli

sicura parte, essere spettatore de' successi della guerra, e

arti maligne, per mezzo de' gesuiti, del nunzio Oddi

avea io per ispettori de' miei andamenti e costumi

di non sentir bene de' santi e loro particolari

alcune gentildonne, ed anche de' religiosi e cittadini al

conversazioni le tante confratanze de' secolari ch'erano in

si raccontavano erano imposture de' frati, sicom'erasi già

le più minute circostanze de' loro pretesi delitti, e

suoi processi, i nomi de' rei, e fino le

fino le minute circostanze de' loro delitti. Ne avvertii

Fede o i diritti de' principi, ma gli riputava

da' suoi domini, fuori de' quali sarei stato condotto

volessero darmi in preda de' miei fieri ed implacabili

ho da far io de' libri — gli dissi, — che

soldato di guardia e de' marinari che guidavano la

vidi quel doloroso spettacolo de' miei libri, con tanta

il numero e disordine de' quali mosse anche la

un altro vecchio, pratico de' luoghi, questi l'incoraggì

prestamente quella mattina stessa de' 15 mi posi in galesse

quella città. ¶ Non prima de' 29 di questo mese ebbi

nunzio, dell'inquisitore e de' gesuiti, vedendo preclusa ogni

in quel mese due de' tre inquisitori loro penitenti

doveano gl'inquisitori mutarsi. De' tre inquisitori, principalmente ad

più liggio e dipendente de' gesuiti, il qual mosse

mani del nunzio e de' gesuiti. Ed ebbi anche

le sorelle e nipoti de' senatori e gentiluomini abbian

eran volti gli occhi de' gesuiti, per notare ogni

manco male a riguardo de' passati pericoli. ¶ Mi scrisse

potuto con Bousquet trattare de' miei interessi. ¶ Scrissi per

ed essere a parte de' miei travagli, lo stradasse

dalla parte più sana de' savi che compongono il

a Modena, non prima de' 26 di ottobre, mercordì la

di Bigatti al vico de' Visconti, la principessa Trivulzi

trovò prossime al palazzo de' Trivulzi, ove abitava la

avea empita l'Europa de' suoi fatti egreggi, non

incaricato pure dal Re de' pubblici affari; e che

passare il Monceniso, uno de' monti alpini, alto ed

si alloggiò nell'osteria “de' Tre Re”, dove la

sarebbe cominciato a trattare de' nostri interessi e disporre

nostra antica corrispondenza, [e] de' trattati avuti insieme, i

professori di quella università de' studi, alcuni de' quali

università de' studi, alcuni de' quali erano anche pastori

noster esses. ¶ Vi trovai de' profondi filosofi, de' professori

trovai de' profondi filosofi, de' professori peritissimi del ius

siccome gli altri professori de' loro insigni antecessori, de

de' loro insigni antecessori, de' quali fu quell'università

men delle lettere, che de' letterati. ¶ Era io a

dì stabilito, in presenza de' due giovani principi, i

ed il primo istituto de' cavalieri di San Giovanni

isfuggire di dargli conto de' denari somministratigli, andava cercando

instando per la reddizione de' conti e di proibirsegli

società, con farsi sequestro de' suoi mobili, per sua

la missione, a cagion de' nuovi miei guai accadutimi

degni gli illustri monumenti de' suoi rari ed incomparabili

e divertiti i cammini de' negozianti. E dicendogli io

i lati coll'occasione de' miei consueti esercizi girandola

di Francia, ed ora de' Svizzeri, fra' quali era