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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Salvatore Di Giacomo, Nella vita, 1903

concordanze di «de»

nautoretestoannoconcordanza
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lontano, il dosso fuggevole de' Tifati, si raccoglieva in
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la piazza: vi rimanevano de' soldati d'artiglieria, in
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una settimana, il mercato de' panni languiva. Le donne
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susurro l'alto vocìo de' buoni giorni di vendita
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cupa eco del passaggio de' grandi carri carichi di
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delle vetture d'albergo, de' carretti d'erbaggi delle
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portare di sghembo: uno de' berretti, per ripararsi dal
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La giovane s'irrigidiva. De' conati di vomito la
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programmi, e ragiona loro de' fatti di Pirro e
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una valigetta qualche camicia, de' libri, un paio di
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servendosi di quelle pattes de mouche così peculiari a
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di Totò si coloriva de' colori più delicati. ¶ - Mi
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rifaceva vivo il ricordo de' miei amici di Napoli
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casa il più piccolo de' suoi bambini, nudo, buttato
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mio compagno d'ufficio de Laurenzi - io son deciso
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interruppe. Il cameriere, un de' più anziani di quella
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Gli occhi miopi del de Laurenzi s'appressarono al
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mio compagno di ufficio de Laurenzi, un uomo sui
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cui trascurate colonne il de Laurenzi poneva, di volta
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miserabilmente intessute sulle cronache de' giornali del tempo, in
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ero anch'io il de Laurenzi era entrato quando
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e pur così impregnate de' pettegolezzi, delle invidie e
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dolente, il mio compagno de Laurenzi? E di dove
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ora di tornare lassù. ¶ De Laurenzi afferrò un tovagliolo
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Lupus in fabula - disse de Laurenzi - L'onorevole Maliberti
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bocche larghe e logore de' suoi pantaloni. ¶ Ora passava
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avviano al cimitero. Il de Laurenzi, curvo, con la
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quella carta sottocchi. ¶ - Come! De Laurenzi! ¶ - Già, s'intende
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chiusa e il numero de' lettori, nella nostra biblioteca
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crocetta, da qualche necrologo de' nostri compagni - i nomi
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a riposo. La constatazione de' decessi e de' ritiri
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constatazione de' decessi e de' ritiri - un refrigerio per
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a turbare l'animo de' miei compagni. Stazza, dopo
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turbate dal molesto vocio de' distributori, s'acchetavano, adesso
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grande orologio della stanza de' manoscritti suonò le quindici
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me le voci, tranquille, de' miei compagni. ¶ Diceva Pandolfelli
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nel cortile la fatica de' fabbri: della legna arsa
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argomento d'ogni discorso de' vicini l'incesso magnifico
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dell'Arsenale, lungo un de' muri del teatro, mette
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quarto piano d'uno de' mastodontici palazzi del Vasto
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si udiva il romore de' suoi zoccoletti, su per
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vagante la copiosa vettovaglia de' suoi rifiuti e della
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verso la deserta via de' Santi Apostoli. Talvolta, soffermandosi
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presepe, addossato ad un de' pilastri. ¶ Pareva come se
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vetro rotto d'un de' finestroni, penetrava là dentro
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quel punto il romore de' passi della sentinella: il
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tanto, per la scala de' dormitorii altre recluse scendevano
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minacciose. Intanto la scala de' dormitorii seguitava a rifornire
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e lucente schiuma bavosa. De' grandi occhi azzurrini nei
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raccoglieva pesantemente. A uno de' poggiuoli era seduta una
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mezzodì il vivace colore de' loro stipiti dipinti di