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Tomaso Monicelli, Il viaggio di Ulisse, 1915

concordanze di «dei»

nautoretestoannoconcordanza
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1915
più forti, il fiore dei due popoli nemici. ¶ Allora
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anche che, per riposo dei due eserciti nemici stanchi
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stiamo raccontando, Achille capo dei Greci sfidò Ettore capo
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Greci sfidò Ettore capo dei Troiani. ¶ Erano già nove
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Troia, fra il pianto dei Troiani che lamentavano il
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eroe e l'esultanza dei Greci che inneggiavano al
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caduta nelle avide mani dei Greci. La morte di
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in dono ai loro Dei e avere in compenso
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da vicino. ¶ Timete, uno dei più valenti condottieri troiani
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portiamo il ricco dono dei Greci dentro le mura
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e offriamolo ai nostri dèi, in segno di pace
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volete credere ai doni dei Greci? Io vi dico
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dico che i doni dei Greci e di Ulisse
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di legno o nasconde dei Greci, o è macchina
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volle avere favorevoli gli dèi nel lungo viaggio per
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e sacrificato ai nostri dèi, e che la mia
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e scomparsa l'armata dei miei carnefici, andai da
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re e la moltitudine dei Troiani. Il prigioniero fu
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o è offerta agli dèi? Se tu dirai il
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d'ora in poi dei nostri». ¶ Il falso prigioniero
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ti giuro per gli dèi che quel cavallo costruito
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placare le ire degli dèi e volgere in prossima
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cavallo, avrete offeso gli dèi e sarete battuti e
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della vostra città, gli dèi ne saranno lieti come
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che il grande cavallo dei Greci sia introdotto dentro
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stritolati nelle tenaci spire dei due serpenti, i quali
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Laocoonte, venuto in soccorso dei figli, e l'avvinghiarono
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e dalle bocche spalancate dei fuggiaschi uscì un grido
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Plachiamo l'ira degli dèi! Il cavallo dei Greci
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degli dèi! Il cavallo dei Greci dentro Troia! Il
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di portare il cavallo dei Greci sulla rocca di
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cielo, un castigo degli dèi contro le parole e
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Troiana, il cavallo dono dei Greci non passa per
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assalitori e dagli urli dei morenti, fu tutto in
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volle vendicare sul re dei Troiani la morte del
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suoi compagni nell'isola dei tremendi Ciclòpi. ¶ Battaglia coi
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porti diversi, a seconda dei vari paesi verso cui
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di Ismaro, città capitale dei Ciconi. ¶ I Ciconi erano
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concorde: ¶ «Sterminio alla città dei Ciconi!». ¶ E Ulisse, seguito
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Ulisse e della vendetta dei Ciconi. ¶ Quando Ulisse s
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Quando Ulisse s'accorse dei compagni perduti, amaro fu
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si riavvicinarono alla terra dei Ciconi; e ad uno
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ciurme, il mesto ricordo dei compagni lasciati eternamente a
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a dormire nella terra dei Ciconi e la soave
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dolci famiglie. ¶ Ma gli dèi, irritati contro i marinai
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un tuono, più alta dei fischi del vento e
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Bòrea, rimandato dagli implacati dèi, sopravvenne a interrompere le
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render vana l'opera dei timonieri. Per nove giorni
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di quella terra e dei suoi abitanti, onde diede
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chiamato a sé tre dei migliori suoi compagni, così
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cammino, vide i mangiatori dei fiori del loto, il
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siete dimenticati di me, dei vostri compagni, del lungo
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vita umana: uniche abitatrici dei molli prati, del frondoso
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Egli andava all'isola dei tremendi Ciclòpi. ¶ CAPITOLO III
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e la maggior parte dei compagni dalla ferocia dell
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incontro, sbarcarono nell'isola dei Ciclòpi. ¶ Presso alla riva
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lasciò la maggior parte dei compagni a guardia della
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della nave. Con dodici dei migliori, scelti tra i
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a Ismaro nella terra dei Ciconi: lo zaino era
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fare il formaggio, quello dei vasi per berlo a
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era parso di udire dei sospiri. Ulisse e i
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vostre merci, o siete dei ladri che correte le
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spezzata, la più parte dei nostri compagni è perita
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grida la tristissima fine dei quattro compagni già uccisi
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pace, e invocavano gli dèi, e chiamavano i nomi
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e chiamavano i nomi dei cari parenti lontani, e
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che ti mandano gli dèi, pregali che ti guariscano
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sotto il ventre lanoso dei montoni più grassi e
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in porci. ¶ L'Otre dei Venti ¶ Tornarono alla nave
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raccontò la triste fine dei compagni mancanti, uccisi e
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si allontanava dall'isola dei Ciclòpi, Ulisse, levatosi in
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morti, e preghiamo gli dèi che ci siano favorevoli
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licenza di partire. Grazie dei tuoi benefici e addio
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di tutti i venti, dei venti buoni e dei
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dei venti buoni e dei venti cattivi. In questo
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di gratitudine, Eolo signore dei venti. Tornò alle navi
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implorare l'aiuto degli dèi. I venti cattivi non
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Eolo, signore e padrone dei venti, affinché richiamasse e
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le figlie del padrone dei venti lo videro, si
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buoni, la curiosa avidità dei miei compagni e un
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Ulisse sfuggì l'imperversare dei massi, filò non vista
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Lestrigoni che si nutrivano dei cari compagni perduti, bevendo
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numero nella maledetta isola dei Lestrigoni, mangiatori di uomini
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1915
E udiva i discorsi dei compagni che ricordavano i
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1915
e di Antifate re dei Lestrigoni; e giurarono di
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non intendere le grida dei compagni: li divise in
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questa casa» disse uno dei compagni, di nome Polite
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abbiate grande conforto. Saziatevi dei miei cibi, ristoratevi con
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cuore di Ulisse e dei suoi cari compagni tornò
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esse apparvero agli occhi dei navigatori. Oh, meraviglia! Dalla
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ecco colpire le orecchie dei naviganti uno spaventoso fragore
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nave, spinta dalla forza dei rematori e guidata dal
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balìa delle onde e dei mostri. ¶ Scilla e Cariddi
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coi feroci denti, sei dei più forti compagni di
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la Trinacria! Cara agli dèi, essi vi spargono miti
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brucando la dolce erba dei prati; e sono pastori
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Sole rallegrarono l'animo dei poveri navigatori, afflitti dai
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pericoli e dalla perdita dei sei compagni ghermiti dall
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partenza di Ulisse e dei suoi compagni. ¶ E i
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e saziamoci. Se gli dèi si adireranno contro di
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baleno, fu fatta strage dei candidi buoi che pascolavano
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mandria tanto cara agli dèi. ¶ Ulisse che, lontano dalla
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dall'ira tremenda degli dèi?» ¶ E piangeva tutte le
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E pure le pelli dei buoi morti strisciavano da
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non atterrirono i cuori dei disgraziati. Per sei giorni
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dell'offesa recata agli dèi, senza pensiero dell'inevitabile
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nome Trinacria, cara agli dèi, benedetta dal sole. Ulisse
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uragano. E allora gli dèi vendicatori scagliano contro il
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approdò infine all'isola dei Feaci dove la bella
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famiglia lontane. ¶ «O terribili dèi, – si lamentava – fatemi morire
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navigatore guarda le stelle dei marinai, le sette Pleiadi
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zattera. Piange al pensiero dei compagni morti, delle navi
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Itaca, è l'isola dei Feaci: l'ultima tappa
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in mare. ¶ È vestito dei ricchi panni donatigli dalla
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sopra. Siano lodati gli dèi clementi: è salvo. ¶ No
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a nuoto l'isola dei Feaci. Eccoti una benda
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fermo verso l'isola dei Feaci. Intanto la tempesta
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è nell'isola cara dei Feaci. ¶ Tocca la terra
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figlia di Alcinoo re dei Feaci. Giovanetta di gentil
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E tutto il popolo dei Feaci, governato dal saggio
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vesti tue, della madre, dei fratelli e le mie
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mordere la fresca erba dei prati: presero le vesti
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figlia di Alcinoo re dei Feaci, e questa è
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verso l'alta città dei Feaci. ¶ Ulisse seguì a
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grandi porte della città dei Feaci, capitale dell'isola
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fitta nebbia, cosicché nessuno dei Feaci poteva vederlo, e
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della Scheria, l'isola dei Feaci. Ulisse andò diritto
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e sarai ricompensata dagli dèi». ¶ Tutti avevano ascoltato, in
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così sventurato. ¶ Al rumore dei plausi, accorsero nella sala
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lungo silenzio, il re dei Feaci Alcinoo scese dal
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mi hanno tradito. Gli dèi giusti li puniscano». ¶ In
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piangendo. «Siano lodati gli dèi». ¶ Il vecchio cane Argo
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e le preziose vesti dei Feaci nel vicino antro
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crescerle per i banchetti dei Proci, i quali hanno
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fuori il gioioso latrare dei quattro cani mastini. ¶ Ulisse
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debbono subire gli oltraggi dei Proci! Quanto a me
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riudì il gioioso latrare dei quattro cani mastini, indizio
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per sfuggire alle insidie dei Proci, che gli avrebbero
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in amore il resto dei suoi giorni. ¶ Si staccarono
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per mangiare i resti dei banchetti, al modo dei
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dei banchetti, al modo dei cani. Via di qua
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al cielo: ¶ «Vogliano gli dèi giusti – pregò – che il
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Ulisse è nel fondo dei mari a dormire coi
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l'elemosina, e uno dei Proci lo scaccia e
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breve tempo, la strage dei Proci è compiuta. Liberata
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ingegnoso, che ha riempito dei suoi echi il mondo
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prolungherà sino alla fine dei secoli.