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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «dei»

nautoretestoannoconcordanza
1
1930
di bombe inesplose mettevano dei pinelli sulle prunache dei
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1930
dei pinelli sulle prunache dei reticolati. Falasco di ferro
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1930
e il caldaione rovesciava dei bolliti sul pietraio che
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1930
sassi erano franati su dei cadaveri austriaci schiacciati tra
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1930
strapanate come le cappe dei profughi di Aquileja. La
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1930
ai viventi. ¶ La parabola dei ciechi comparve sulla sassaia
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1930
l’altro, aggrappati a dei bastoni, scosciati dai faggi
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1930
estate. ¶ Gli ultimi ricordi dei paesi erano sepolti dalla
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1930
che embricano le ruote dei cannoni pesanti, acciabattano mota
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1930
cielo. ¶ Le mostruose lumache dei draghi cercano vermi sul
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1930
delle piane, le scoscese dei cigli, si rimonda le
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1930
frangeva piovasco sui pezzami dei mascheramenti. Quello dal sacco
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1930
viso, per i gorioli dei mastoidei, s’abbozzava nella
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1930
colti dal calore urente dei visceri s’attortigliavano sul
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1930
si sdrusciva la braca dei pantaloni putrefatta e si
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1930
L’arca delle travature, dei piastroni, dei ripari, involata
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1930
delle travature, dei piastroni, dei ripari, involata di coperte
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1930
s’odono i ragli dei ciuchi, i nitriti delle
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1930
infiocinati li infilavano su dei giunchi per le garge
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1930
muragne alle froge umide dei buoi che zampando scuotevano
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1930
le spalle ai tronchi dei pioppi, seguivano il lento
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1930
seguivano il lento passo dei buoi, l’esplosione della
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1930
padronati giusti. ¶ Le donne dei cascinali, polpacciute, coi ventri
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1930
il mezzodì, all’ombra dei pioppi che il vento
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1930
quando il grugolìo arrochito dei porci agonizza sullo strame
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1930
ravvolto tra i baruffi dei capelli, lo ponevano tra
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1930
luceva sotto il sepolcro. ¶ Dei soldati – il rimanente di
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1930
mattino, intagliato dal fogliame dei gelsi, arabascava le facciate
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1930
gelsi, arabascava le facciate dei cascinali, lampava oro sugli
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1930
entro i quali dormivano dei bimbi color rosa. Qualche
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1930
dove bolliva la broda dei porci. ¶ I vecchi guardavano
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1930
aceto. ¶ Le danze guerriere dei Tapinandi intorno alle loro
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1930
sotto la mutevole ombre, dei pioppi. Gli spossati sbavavano
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1930
schiene incuoiate. ¶ I carriaggi dei cannoni pesanti mettevano dei
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1930
dei cannoni pesanti mettevano dei fantastici funerali sulle vie
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1930
e intignavano le foglie dei gelsi. ¶ Le quote ribollivano
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1930
di sinopia. ¶ Le zampe dei bovi dilogate alle giunture
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1930
diecina di soldati con dei bastoni e gli davano
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1930
In fondo all’aia, dei soldati che riavevano preso
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1930
ribollire l’acqua dentro dei paioli, così, bollenti li
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1930
palo confitto nella terra. ¶ Dei soldati sdraiati nei campi
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1930
quelli della corvée a dei soldati che camminavano trafelati
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1930
lamiera accoccata dai colpi. Dei carabinieri con una specie
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1930
si voltavano i costati dei topponi, con un buzzo
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1930
artiglieri spalmavano le corone dei proiettili perchè questi non
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1930
barattolo. ¶ Uscendo, il cervello dei soldati, al rezzo del
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1930
dello stelo. Le tombe dei suoi fratelli in Cristo
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1930
tra i radi colpi dei fucili. Il tan pum
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1930
faceva mannelli e covoni dei grani, cagliava il latte
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1930
il Po: — O Padre dei cieli, i nostri peccati
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1930
venivano sacrificati alle ira dei potentati. ¶ La notte era
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1930
sparo veniva dalla parte dei campi. ¶ XXIX. ¶ Gli aratri
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1930
lattanti al calcio fresco dei pioppi, spingevano i bovi
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1930
del destino, sulle calate dei porti che aveva veduto
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1930
salire mortificata i pontili dei piroscafi mostruosi, giacere ammutolita
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1930
dalla Estancia, gli spurghi dei grandi ergastoli cittadini, avrebbero
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1930
giorno salvaguardato le conquiste dei morti e dei vivi
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1930
conquiste dei morti e dei vivi. Se essi riprenderanno
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1930
il convoglio pareva trasportasse dei morti, sui monti celesti
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1930
sdraiarsi sotto il fogliame dei gelsi tra i palei
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1930
passavano sul drappo celeste, dei batuffoli d’ovatta esplosiva
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1930
con l’andatura stanca dei bifolchi che ritornano dalla
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1930
e le rappe cariche dei ciliegi, c’era un
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1930
colma d’erbe alte, dei tumulti freschi di rosa
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1930
sepolte sotto le macee. Dei soldati riposavano sulle mucchia
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1930
maestre sgretolate, gli arroncigliamenti dei cinghioni. Il tetto era
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1930
era tritolato sul pavimento. Dei morti eran sepolti da
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1930
occhi atterriti. ¶ Dal fondo dei gelsi si stornellava: ¶ La
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1930
ghiaiottole di un rio dei soldati ginocchioni sciabattavano le
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1930
come verniciato di fresco, dei soldati sventravano con la
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1930
succhio, pareva gemessero lacrime, dei ramelli mettevano foglie verdi
72
1930
magra che ai colpi dei passi pesanti eruttava fumo
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1930
i pidocchi sullo stampo dei piedi scheletriti, ha digrumato
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1930
d’inchiostro, dagli spini dei reticolati pendevano spauracchi con
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1930
tutto. ¶ — Ma la fine dei tuoi la sai? ¶ — Me
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1930
un palmo nella terra dei campi arati. Il tuo
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1930
sognavano. Era l’estate dei morti. Vedevano i campi
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1930
d’aria al trivello dei teschi. Sibilo che fischi
79
1930
in testa ai cortei dei deportati era ridotta un
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1930
l’ostia, la Madonna dei dolori con le sette
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1930
grilli intaccavano i calci dei gelsi, le raganelle facevano
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1930
avventati grandinavano sul fogliame dei gelsi, lo crivellavano, e
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1930
sassaia, sorseggiavano l’acque dei fossati, l’indaco del
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1930
Sul cielo si spampanavano dei crisantemi lunari e piovigginavano
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1930
ferro si muovevano lenti dei cenci. ¶ Su quel pietrame
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1930
pareva aspettassero l’abbaio dei cani. ¶ — Qui non avevano
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1930
degli scorticapane, degli inguviatori, dei troioni, budelloni. ¶ — Si purgherebbero
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1930
li trapelava. L’isola dei pioppi addensati sul cimitero
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1930
lo allumachivano. L’acque dei fossati prendevano corso sulle
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1930
cantarono più, le acque dei canali persero il corso
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1930
di zolle all’ombra dei cipressi pensierosi”. ¶ “Custodisci nell
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1930
calcinava loro l’impalcatura dei denti, avvampati dal sole
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1930
sbollentati stralevavano le cisterne dei ventri. Il sangue gelo
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1930
improvvisa diacciava il viso dei seppellitori che uncinate le
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1930
amara sciambrottava lo stomaco. ¶ Dei soldati bollivano i panni
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1930
collo con labbra morte. Dei groppi di bombe inesplose
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1930
orlate di luce, stupivano dei grandi occhi dilatati, la
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1930
occhi dilatati, la chiostra dei denti scalciati pareva fiatasse
99
1930
schiantato saldate sul tampone dei trocanteri erano confitte sulla
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1930
un gigantesco tamburo mettevano dei tuoni vellutati nella notte
101
1930
i cimelli delle antenne dei bastimenti dati fondo nelle
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1930
San Girolamo nella caverna dei leoni. Ogni tanto restava
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1930
ancor coperto dai ciuffi dei capelli, levato da mani
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1930
sul letto. I lamenti dei giaracà che svolazzavano sulle
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1930
Tarmito, stava all’aspetto dei gauchi che portavano i
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1930
il teschio, l’impalcatura dei denti pareva gli sorridesse
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1930
e lesse l’elogio dei defunti. Abbracciò ad uno
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1930
udiva il sonno placido dei ragazzi, quando lo traversarono
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1930
sola verso la terra dei Macobì, la tribù i
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1930
spaventato il dogmatismo codardo dei sedentari, strozzata la circolazione
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1930
lucido avorio dalla luce dei ceri, sembrava spirato nel
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1930
spirato nel nimbo radioso dei suoi sogni. ¶ Tutte le
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1930
e l’aveva irrorata dei suoi sudori, testimoniava l
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1930
precipiteranno ai limiti estremi dei loro sepolcri protendendo le
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1930
vai oltre nell’esame dei libri. ¶ II Tarmito continuò
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1930
Kropotin, e il Sepolcro dei vivi di Dostojewsky. ¶ — Da
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1930
questa è l’ora dei fatti. ¶ — La guerra vuol
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1930
appeso per il groviglio dei sartiami alla volta del
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1930
piombava inerte sulle braccia dei portatori. Egli teneva soltanto
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1930
un rantolo sul cordame dei nervi. Il Tarmito fu
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1930
scrutavano accorti le orme dei passanti. Il Tarmito, nascosto
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1930
accalappiato quello può dare dei punti manifesti e sicuri
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1930
lei? Di loro? Nessuno dei tre avrà resistito all
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1930
invelate coi tre ordini dei pollacconi e la vela
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1930
del paese, sulle tombe dei navigatori, v’erano pietre
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1930
noi! ¶ Vagando nella vastità dei sogni come un’ape
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1930
e sui primi costoni dei monti. Il porto apparve
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1930
erano dipinti gli schemi dei bersagli, i cilindri dei
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1930
dei bersagli, i cilindri dei tiri. I viventi proiettati
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1930
a rapa, le ciuffaie dei capelli fecero spuntare sul
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1930
del tannino, la tintoria dei bordati, il senapismo degli
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1930
mugugnò il Tarmito. ¶ — Tu dei esser giovenco, ma sotto
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1930
quella fosse l’avanzata dei teschi. Il battaglione fu
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1930
sui rastremi. Le prue dei transatlantici si smusavano nelle
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1930
che quella era gente dei campi, davanti agli occhi
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1930
indie nere: il ritrovo dei trasandati. ¶ Una mucchia di
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1930
alba diligentò di fresco dei festoni stesi da un
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1930
spalti, passano sui greti dei fiumi in magra, terminano
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1930
si sfilacciava sui rami dei gelsi con drappi viola
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1930
viti appiccate ai tronchi dei gattici. Nel telaio di
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1930
ferace esplodeva sui cigli dei fossati, mandre di buoi
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1930
inebriati intorno agli steli dei campanili, di sulle aie
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1930
uncinare le froge bollenti dei bovi, a imprigionare nelle
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1930
nelle strambe le zampe dei tori quando con gli
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1930
groviglio dei traditori e dei credenti riapparve vivo e
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1930
detto voglio il seppellimento dei monti, questi sarebbero sprofondati
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1930
avesse trovato gli stampi dei Reali di Francia là
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1930
ridotti poltiglia, le fronde dei pioppi molinavano tritandole il
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1930
tempestava sempre. Le selve dei castagni addensavano la bufera
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1930
di tutte le chiese dei monti e della valle
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1930
voglio togliere dalle tribolazioni dei campi, dalla lavorazione dei
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1930
dei campi, dalla lavorazione dei frantoi, dalle fumate dei
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1930
dei frantoi, dalle fumate dei metati il vostro sangue
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1930
deciso, per il bene dei vostri figli, di ritornare
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1930
come piccole ali fuori dei finestrini. Un foro di
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1930
tribolazioni e i tormenti dei deportati. Con la cesta
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1930
capo, risalì i corsi dei grandi fiumi, si aberintò
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1930
sue canoe alla scoperta dei ricchi jebani matucaginesi. Fu
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1930
era diventato una divinità dei matti paurosi. ¶ XVI. ¶ Cominciava
160
1930
rigata come la pelle dei volatoi rapaci. Un teschio
161
1930
essa era della terra dei Mocobi, di una tribù
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1930
di vario colore, con dei pendenti lunari agli orecchi
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1930
di uccelli, sognavo che dei corvi mi guastavano gli
164
1930
tremito delle ciglia trapuntava dei pensieri. Isaia continuava un
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1930
dove riposano le ossa dei nostri padri non si
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1930
dimentica mai. Sull’ossa dei miei ci sarà buttata
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1930
duolo e le selve dei castagni nel verno, con
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1930
disperso... morto... nelle foreste dei Ciamocochi. Nicodemo affebbrato dal
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1930
occhi era l’arco dei sopraccigli, sobria la bocca
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1930
tanti giorni le piante dei piedi si risolarono di
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1930
come lavagna, la fissità dei morti, in quei volti
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1930
stava Anastasio col viso dei macabri feticci; un ciuffo
173
1930
molle insieme alla chiostra dei denti, i capelli criniti
174
1930
questa vegetazione. Nelle terre dei Malabaresi essa mi dette
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1930
nel più folto intrico dei boschi soltanto con la
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1930
indiani, delle donne e dei bambini insieme ad una
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1930
i carovanieri: la ricciaia dei capelli avevano contesta di
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1930
qual fu la sorpresa dei carovanieri vedendo che essi
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1930
erano messi in dosso dei vestiti europei tutti strapanati
180
1930
cocco. Simulando l’andatura dei civili passeggiavano sullo sfondo
181
1930
civili passeggiavano sullo sfondo dei boschi agitando una canna
182
1930
stampi e le peste dei fuggiaschi i carovanieri, nell
183
1930
un attendamento. ¶ I cavalli dei carovanieri erano tutti pronti
184
1930
di là vi erano dei boschi inceneriti dalla calura
185
1930
gente aveva già scorto dei civili e anche certamente
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1930
indigeni conservavano le teste dei nemici uccisi come prova
187
1930
Credendo che il cuore dei nemici valorosi, morti combattendo
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1930
della presenza sul luogo dei carovanieri. Il Tarmito, seguito
189
1930
e fuggire al flagello dei tronchi secolari. L’uragano
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1930
pesantezza e lo scoramento dei deportati. ¶ Su quel pelago
191
1930
Don Josè, a memoria dei travagli passati, incise una
192
1930
gola v’erano rimasti dei cordoloni paonazzi e gli
193
1930
segni cari all’anima dei vecchi marinai. ¶ — Pigliate una
194
1930
riflessi. Tra l’abbaglio dei lumi, nera nel fondo
195
1930
gigantesca, un rotolìo sordo, dei sibili, un arco d
196
1930
delle montagne, delle selve, dei tronchi, un rio sinuoso
197
1930
ormeggiavano le paranze. Uno dei più giovani s’alzò
198
1930
eco ingigantita del picchiottìo dei piccoli fusi che la
199
1930
si destò al picchiottìo dei mazzuoli. Prima di essersi
200
1930
città tra lo strepito dei veicoli così fitti veloci
201
1930
la mercanzia ricordava quello dei barrocciai d’Altopascio col
202
1930
lucertole rassettavano le stive dei libri, le dita dei
203
1930
dei libri, le dita dei piedi che si scorgevano
204
1930
sull’altra, la scala dei topi, una soffiata di
205
1930
la solita funerea luminaria dei candelabri di banani portati
206
1930
il Tarmito alla taverna dei “Buoni”. Queste parole, rosso
207
1930
in diagonale. La taverna dei “Buoni” era un alveare
208
1930
conoscerli! ¶ — Sempre la colonia dei liberi — disse l’omino
209
1930
disse l’ometto accennando dei tomiti di libri. — Questo
210
1930
vittima del libro ma dei libri. — L’ometto cominciò
211
1930
udirono battere alla porta dei colpi. S’alzò l
212
1930
un singhiozzo rattenuto e dei baci freddi. ¶ — Cesare? — urlò
213
1930
impalati sotto le rupi dei Calvari. In un punto
214
1930
e ferme. ¶ La fungaia dei libri era ammucchiata in
215
1930
colla, sulla saponata rappresa dei frontespizi, degli insetti stroncolati
216
1930
si basano le zampe dei pappagalli imbalsamati. Un “libero
217
1930
si dilettava di geometria; dei solidi acuminati come montagne
218
1930
acuminati come montagne schematiche, dei cilindri uguali a gazometri
219
1930
calza quando la rammendano, dei dadi da brodo che
220
1930
palla ruzzolando facesse scattare dei saltaleoni a cui fossero
221
1930
giungevano delle ragazze con dei pipistrelli neri vertebrati dalle
222
1930
e davano la rasiera dei denti alle massime del
223
1930
un naso a castagna, dei lunghi baffi bianchi iodiati
224
1930
mio debito. L’intervento dei terzi lo aveva cacciato
225
1930
mettevano sotto la mitraglia dei sassi, rompendo i contratti
226
1930
doveva gemere il succo dei limoni. La fanciulla che
227
1930
piano sul petto, faceva dei conti. ¶ L’uomo sapeva
228
1930
ignoranza, agitava la ricciaia dei capelli folti, sgusciava gli
229
1930
potè fermare il ripercuotersi dei denti. ¶ Fuori rimasero soli
230
1930
condusse in un parco. Dei palmizi celesti notturni mettevano
231
1930
la ghirlanda! e calciare dei gatti in amore che
232
1930
sembravano spirati sulle panchine dei giardini, con la bocca
233
1930
al tomito. A guisa dei fantocci, a intervalli uguali
234
1930
ugna come lo zoccolo dei ciuchi e bambinava i
235
1930
sua. Sotto al calcio dei tronchi immani si sentì
236
1930
esalò l’odore grato dei tartufi. Lo sciapo del
237
1930
rubini accesi i tronchi dei carrubi. Sulle querce s
238
1930
Sul ginepraio degli aghi, dei tronchi, sull’abbarbicamento delle
239
1930
un bozzolo d’oro. Dei bruchi cardavano alacri sul
240
1930
dell’impiccato, il groviglio dei traditori e dei credenti
241
1930
scarabei neri. Gli scafi dei piroscafi dalle fiancate abbrumate
242
1930
anitre selvagge, coi rantoli dei ghindò, parevano giganti che
243
1930
untume e di carbone. Dei K giganteschi e sinistri
244
1930
era ancorata l’andàna dei bastimenti del suo paese
245
1930
ristorò con la cena dei marinari. ¶ — E dove vai
246
1930
si levavano i vagiti dei bimbi come belati di
247
1930
eternità, riempiva l’intrico dei sartiami, le fiancate plumbee
248
1930
Patria. ¶ Il più giovane dei marinai scese a terra
249
1930
a intenderci? ¶ Alle sfociate dei carugli, che salivano verso
250
1930
si mostravano sdraiate su dei divani. Il fetore della
251
1930
senza alzare il capo. ¶ — Dei Malfatti. ¶ Il vagabondo alzò
252
1930
Di quali sei tu? ¶ — Dei Malfatti. ¶ — Di quali? ¶ — Di
253
1930
panni, stesi sulla ragnatura dei tubi aggrovigliati ai pali
254
1930
invece con la serenità dei pellegrini sul limitare di
255
1930
dolenti di uomini con dei sacchi alle spalle del
256
1930
elevato contro l’avanzata dei cenciosi. Lontani i monti
257
1930
altro sopra il capezzale dei loro sacchi e delle
258
1930
Gli uomini, tutta gente dei campi, erano in piedi
259
1930
arcigni prendevano nota su dei libri ed altri partivano
260
1930
sulle calìe, gli spurghi dei magazzini, le reliquie, i
261
1930
catene, lo stridere roco dei bozzelli, le scalpellature delle
262
1930
bianco silenzio del cielo, dei leoni di pietra sorreggevano
263
1930
costretto tra le fiancate dei palazzi, gente di negozio
264
1930
parlavano con altri negri, dei gialli dagli occhi pisigni
265
1930
passò sotto la travatura dei ponti, sopra i quali
266
1930
dove un cieco metteva dei lamenti supplichevoli nel fragore
267
1930
al contrario le isole dei lecci, il mare che
268
1930
un tavolo eran seduti dei marinai di viaggio fresco
269
1930
cammello che le preghiere dei pesci. ¶ In quei ragionamenti
270
1930
verdi come le sponde dei fossi che portano alla
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la selva al sibilar dei serpi. ¶ Acqua stagnante in
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andremo a terra vestendoci dei loro panni e loro
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il vento coi battiti dei magli. I ponti girevoli
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magli. I ponti girevoli dei Silos allungavano, cigolando, il
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calata, davano la pestilenza dei cantacci dove stroscia, sciambrotta
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lontano portavano i saluti dei compagni sbarcati o di
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posto gli invitati su dei sofà di percalle di
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non è l’ora dei canti. ¶ — Vilona! ¶ — Venite dopo
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dono degli amuleti e dei feticci scolpiti in pietra
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Scritture, stendeva al suolo dei tappeti cifrati con lettere
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tenevano sulle mani tremolanti dei groppi di banane mature
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sfavillanti, spiccavano sul groviglio dei cordami, il vapore stemprato
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s’assopì nel sonno dei non nati. Sulla tolda
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Il ghindò col tremito dei denti gli metteva addosso
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mare, il volere degli Dei. ¶ Un tremito subitaneo scosse
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Oceano ebbe il variare dei campi sterminati; verde d
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vento passa sull’onde dei pini e porta sul
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segni rossi degli strappi dei pruni, sembrano scolpite nel
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staminare tritolavano l’arcate dei ponti. Al baleno freddo
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liquefacesse. ¶ — Nessuno — disse uno dei catecumeni. ¶ Inopinatamente sembrò che
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che in mezzo a dei cenci, si videro chiarire
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sul pancone, il taglio dei denti recise a tutti
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Il tatuaggio delle mortificazioni, dei dolori taciti, i crolli
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destino imprime sul viso dei refrattari dicevano: pianto e
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istinto tra il contrasto dei venti e le feste
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intrico delle pagliole e dei rovi, le ciuffaie dei
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dei rovi, le ciuffaie dei ginepri conteste coi quercioli
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udivano più il picchiottio dei mazzuoli né lo strepito
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carne, la lusinga brucente dei sensi, il delirio dell
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accosciati sotto gli archi dei ponti trasudanti gelo, tra
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vagiti impastati al mugghiare dei buoi. ¶ Lo sconnesso esaltatore
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pareva una di quelle dei busti di marmo esposti
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fe’ palpitare il cuore dei catecumeni. L’uomo sorrise
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la bottega. Tutti sentirono dei brividi e si voltarono
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del paese ma nessuno dei catecumeni lo conosceva perchè
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che dà il viso dei morti. ¶ — Posso essere spia
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soglion fare alle zampe dei bovi, e che poi
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notte parlò al cospetto dei catecumeni. Egli sembrò sfielato
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due lesine. Lo sguardo dei birri pompa le parole
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gran palcoscenico. Appiccati a dei chiodi v’erano cilici
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spogli vidi ascondersi anche dei compagni. ¶ — Hai veduto? — mi
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aveva condotto. — Parla. ¶ — Ventilai dei sospetti, affacciai delle ipotesi
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il furto la rivendicazione dei propri diritti. Patria, il
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loro cozzavano nel cervello dei catecumeni. Lontani, lontani quando
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vele e il picchiottìo dei mazzuoli. Il volto egli
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lui alleggeriva il peso dei passi. Ma egli udiva
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rivolta. ¶ Le scarpe chiodate dei cavatori percotevano le selci
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il giorno. I latrati dei cani erano come l
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della notte. Sulle piante dei gelsi che lineavano la
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sbiancare come le foglie dei pioppi. Il diaccio antelucano
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avrebbero delirato sulle vie dei santuari miracolosi. Oggi percotevano
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chiostre per le frappe dei pioppi che vegetavano sui
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che scoscendono sul precipitar dei ravaneti, che in tutte
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crateri lanciavano al cielo dei blocchi come lapilli di
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erano scolpiti i segni dei romani del tempo che
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paesi delle cose favolose: dei pappagalli dalle penne viola
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e verdi, delle scimmie, dei serpenti alati, a sonagli
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palla con le noci dei cocchi barbuti, dove le
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tigri stendono, sulle boscaglie, dei tappeti preziosi, dove i
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sole sulla poltiglia bollente dei fiumi, e le anitre
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si mise il sacco dei panni sulle spalle, quello
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Ogni anno, nella primavera dei morti, Amedeo andava nel
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Amedeo andava nel quadrato dei poveri, sull’erbe non
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parevano consolare l’ossa dei morti. ¶ Le ragazze vestite
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L’Altissimo, sull’ordine dei monti minori, si elevava
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montagne petrose le varate dei marmi, i ravaneti, i
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corsa i veloci intercolunni dei pioppi, con scie di
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No! ¶ — Ma le nuove dei tuoi le sai? ¶ — Sì
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le case si schiarivano dei primi riflessi del cielo
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cordami e gli alberi dei bastimenti ormeggiati, qualche paranza
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marmo c’erano addormentati dei vagabondi che s’eran
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capezzale con il sacco dei lor cenci. ¶ I platani
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ardeva carminio dalla parte dei monti, diacciava violetto dalla
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la casa che fu dei suoi. ¶ Colossali rami di
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la Gorgona le ciminiere dei vapori eruttavano fumacee nere
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bruciaticcio sanguinolento del Carso. Dei pipistrelli gli percossero la
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altero con la frangia dei ricami screziati. Il cipiglio
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delle dita, il traliccio dei fili, fermati dalle spille
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della libbretta sul capo dei ragazzi stregati, incoronare d
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turchine tagliava le code dei temporali, scongiurava i bruci
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Essendo il più quartato dei fratelli lo avevano mandato
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vento marino, la resina dei pini, respirati dall’alto
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solo. Gesù Cristo re dei Giudei, dò in mattia
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finestra inseguendo i frulli dei rondoni. ¶ — Cosa specula là
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casa smantellata dal martellamento dei secoli, senza imposte, con
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era anche l’osteria dei Trascurati, tanto umida che
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sul petto egli aveva dei tatuaggi che accagliati dalla
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come al fasciame grumato dei bastimenti. ¶ Bandiera Rossa fu
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un fiammifero alle brache dei pantaloni, poi gonfiate le
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attacco pareva una comparsa, dei pennecchi di baffi spuntavano
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l’acqua dal telaio dei denti. Quando i cavalli
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incarnato nel sangue battezzato dei vostri figli! Qual tremendo
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la messa le madri dei temerari si ravvolsero il
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prigione era l’orologio dei poveri. Un disco bianco
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fiancate, simili a quelle dei campanili, il vuoto dava
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di fumo delle ciminiere dei vapori pennellavano il cielo
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uno spiedo, intorno aveva dei malandrini che lo seviziavano
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giorno lo zizzolo fioriva dei fazzoletti delle guardie, e
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mensola che sostenne per dei secoli il Redentore ci
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con le mostruose bocche dei sottoscala tirava a risucchio
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Casone facevano la ripartizione dei soldi accattati. Il Zoppo
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ripartizioni finivano sempre con dei rabbuffi. ¶ — Senza di me
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rimani costassù a guardia dei verzi. ¶ — Ruffiano e ladro
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e no come quello dei fantocci, un braccio aveva
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era schiacciato dalle testate dei trocanteri: a mo’ di
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ci facevano il teatrino dei burattini. Gli attori eran
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liquefatti dal gemere perpetuo dei lacrimatoi, saltellavano come pesci
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et hanno a morire dei Re e faranno cose
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parlavano con la solennità dei patriarchi: — Maledetto colui che
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o quelle più lussureggianti dei pioppi argentei inghirlandati di
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loro nido nell’intrico dei rami contesto di festuche
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camminava sulle spalle quadrate dei camalli, dei marinari, dei
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spalle quadrate dei camalli, dei marinari, dei carbonai. Gente
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dei camalli, dei marinari, dei carbonai. Gente di coverta
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cenciaia bruciata e mézza, dei sacchetti strippati, dei ferri
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mézza, dei sacchetti strippati, dei ferri attorcigliati come interiora
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impalpa, il boddume volastro dei sacchetti sbudellati battevano sui
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al teschio la rósa dei pidocchi pollini: sciolti dal