Giordano Bruno, Il candelaio, 1582

Comedia del Bruno Nolano, ¶ Academico di

fisse, le vaghe lucciole del firmamento mi han crivellato

ignora] Morgana: voi, coltivatrice del campo dell’animo mio

divina, che dal fonte del vostro spirto deriva, m

caos, pur troppo invidioso del mio bene, per farvi

possea reciprocarsi l’amore, — del che era la caggione

lo distrasse il pensier del ritratto, ed il pensier

Cupido co l’incudine del cuor di Bonifacio stampar

magichi cerimoni; dona parte del suo conto al mago

ignora] Vittoria per chiarirla del tutto: il che fece

da capitano e birri: del qual partito [nella X

dell’effetto che vede del suo incantesimo; apresso, [VIII

di troncare il legame del scrupolo che Carubina, insolita

ed onta la mano del Capitano e birri, fu

fu liberato per grazia del signor Dio e della

discorre sopra l’opra del marito; e [nella XIV

con Lucia, mostra parte del profitto che facea Bartolomeo

e con questo, ricordato del suo esercizio, si parte

più esperta nell’arte del giostrare ch’il suo

lasciar questo sicuro porto del Mantracchio? far partita dal

far partita dal Molo del silenzio? L’autore, si

si va alla stanza del Candelaio, id est m

e Scaramuré che fa del necromanto; per questi contorni

e morte; alla ristretta del core, strali, dardi, saette

ignudo; l’oggetto poi del core, un cuor mio

man ch’ha chiavi del mio cuore, e mia

simile a l’arco del sole, che non è

arco di Cupido, conduttrice del stral del dio d

Cupido, conduttrice del stral del dio d’amore, nodo

all’immortalità, come benefattori del presente seculo e futuri

discorso greco [in] mezzo del latino; e non lasciar

di Muse e dolfino del regno apollinesco, — poco mancò

il destro corno, ¶ E del mar l’onde ingonfia

ogni giorno. Lascio che del magistero di questo Scaramuré

però hanno determinata legge del tempo e loco, come

la tranquillità della disposizion del corpo, che lo lascia

con quelli che patiscono del medesmo male, si pur

Orelia tengo pensiero. ¶ Bonifacio Del cancaro che mange Bartolomeo

tutt’oggi, in nome del diavolo che gli rompa

gimnasio, excerpendoli dall’acumine del mio Marte, ti ho

nel commercio bestiis similitudinario del volgo ignaro, abdicaris a

di subire il porcile del contubernio vostro, vel haram

fructus eruditionum mearum, receptaculo del mio dottrinal seme, ne

farai oltre poco caso del tuo Bonifacio. Oh! ecco

mi avete fatto sovvenire del ritratto. Hai visto quel

annulare a quel termine del centro della mano, ove

e sottile, dal calor del core generato di sangue

presto, per la forza del fuoco incinerito, stillò l

che non sarò fuor del Regno. Ho dato ordine

che sta da là del monte de Cicala. Non

bella apposizione. ¶ Ottaviano ... patriarca del coro apollinesco,... ¶ Manfurio Melius

non ho poco io del fonte caballino absorpto, né

però la buona borsa: del primo suo danno, del

del primo suo danno, del secondo mal non m

mal non m’accade, del terzo se ne de

denti afferrò la cervice del leone: e ciò non

che sia nelle pene del parto, gridando: “Olà, olà

il più gran tamburro del mondo, la dovevo intendere

negli precordii penetrato con del suo quadrello la punta

lettera? Bonifacio vuol far del dotto; e lei non

oro è detto materia del sole, e l’argento

svoltando verso il caldo del fuoco la presente imagine

mettendovi al contrario sito del fuoco verso l’occidente

sapete? ¶ Bonifacio In nome del diavolo, io procedo per

che concorre nella confezione del secreto. Ecco che, per

adesso; a complir poi del resto, nel giorno di

quale sarà l’ottava del giorno del Giudizio. ¶ Scena

l’ottava del giorno del Giudizio. ¶ Scena 5 ¶ Lucia Dove

ier sera, all’osteria del Cerriglio, dopo che ebbemo

non avendo lo tavernaio del bisogno, lo mandaimo a

cridare, dicendo: “In nome del diavolo, sete voi marchesi

la farremo al far del conto. Questo che dimandate

forti, e timidi più del dovero, in loco di

non è de’ peggiori del mondo. Venete, dunque, quanto

lavorante”. “Per Santa Maria del Carmelo, che mai lo

io vadi a decernere del preggio della materia e

Io sparmiarò la fatica del camino, e voi guadagnarete

onore, ed alla maestà del vostro andare. ¶ Manfurio O

risponderò, con l’autorità del prencipe di Peripatetici, Aristotele

ne la maggior angoscia del mondo: abbiamo avuto quel

veduto fuggire dalle mani del signor Maestro. ¶ Manfurio Vos

quale egli dimora, consapevole del negocio, o perché lui

abito di Androgeo, e del gran Giove, — poetarum testimonio

raccoglia i frutti degni del suo amore. Quando mi

l’unita forza, fatta del profondo inferno, gionta alla

la più facil cosa del mondo! Io gli dirò

saputo prender il capo del negocio cossì e cossì

dunque si fa conto del giudizio ed è lodato

maravigliavo. Che influenza nova del cielo può esser questa

signora la qual, mercé del mio intenso amore, sempre

alla suspizion delle persone del mondo, si fusti veduto

la notte e parte del giorno. Adesso, perché ha

e soffia vintiquattro ore del giorno. Tra tanto, oggi

di devozione dal canto del prete, io spero di

oggi è uscito, più del dover, di casa, che

di Piedigrotta, Vergine Maria del Rosario, nostra Donna di

asceso in alto, toccai del primo cubiculo porta: dove

indi absentato, e, — iuxta del pitagorico simbolo la sentenza

per i quindici misterii del rosario, — che ho finiti

mia dolce piaga, anima del mio core, comportami, ti

di bocca. Hai parlato del fatto mio a madonna

per certo vorrà far del clerico. ¶ Manfurio Sum gymnasiarcha

Manfurio Menatemi in casa del mio ospite, presso gli

Vi recitarrò cento versi del poeta Virgilio, aut per

con ineruditi! — io dico del geno che conviene a

Christi e ‘l pulvis del diavolo? Oimè, ahi lasso

Bartolomeo Oimè, questo pulvis del diavolo era oro meschiato

ma io voglio veder del torto che costui ha

conto ch’io faccia del vostro onore, per cui

è possibile senza pregiudizio del mio onore. ¶ Gioan Bernardo

che si scemi tantillo del vostro onore. Io liberamente

mordevano, arrabiavano, si davano del becco cornuto. ¶ Sanguino Ah

bisogna ch’il giorno del Giudicio aspetti più di

intendere anco il patriarca del concistoro de’ diavoli! Io

Vittoria. ¶ Bonifacio Son certo del cancaro che si mangi

vi dissi, in nome del diavolo, i capelli de

Bonifacio Adesso son capace del tutto. Prima non aveva

aver occasione di castigarti del tuo fallo, e farti

over i pretenduti malfattori; del resto io non posso

la Piazzetta, il Fundaco del Cetrangolo, il Borgo di

contrada presso Santa Maria del Carmino. In Roma, perché

da la giustizia che del delinquente; e benché nientemanco

mi par, gentil omo del seggio di S. Paulo

priego co le viscere del core ed anima mia

vostra umiltà ed intercession del sign[or] Capitanio, — si

sii ingrato alla generosità del s[ignor] Capitano. ¶ Sanguino

che siano presto risoluti del sì o ‘l non

qual si voglia parte del mar che si trovino

d’acqua sola, e del caldo del sole, — la

sola, e del caldo del sole, — la cui virtude

in sino al profondo del mare, — si mantengono. Le

primi e meglior Dei del cielo: perché questi, che

presente. Ma, in nome del diavolo, io non vi

passano circa il negocio del stravestimento di costui. Io

avete chiamato, da parte del s[ignor] Capitano, con

costui, che ha abusato del mio nome ed intenzione

ho eccesso a riguardo del s[ignor] Capitano, stimando

Dio o in nome del diavolo, o come a

sono a i dolori del parto, dicono: “Mai, mai

Or che vi par del padron vostro m[esser

Ascanio Secondo il conseglio del mustaccio della barba di

le canne dell’ossa del corpo di S. Piantorio

vogliam far di costui, del domino Magister? ¶ Sanguino Questo

per amor della Passion del nostro Signor Iesus. Potius

per ritrovarmi al fine del mio esser tragico supposito