Matilde Serao, Lettere d'una viaggiatrice, 1908

segreta che vi avverte del cammino costante e sicuro

penetrante piacere dello spirito, del corpo, dell’anima che

poesia sacra e fervida del viaggio! Potenza del mistero

fervida del viaggio! Potenza del mistero, fascino invincibile del

del mistero, fascino invincibile del viaggio! ¶ * ¶ Voi dite: l

per le ragioni consuete del sangue o per quelle

dalla più alta terrazza del Gianicolo, in una taciturna

cadono i veli violacei del crepuscolo e si distendono

di un voluttuoso cader del giorno napoletano, nella indescrivibile

vi aprono i confini del mondo: Propaganda fide. Bisogna

un ramo di alloro del Bosco Sacro, in una

strano che gli snobs del Grand Hôtel la ritrovino

a tutti gli strepiti del viaggiatore indipendente e impertinente

bellezza fresca e calma del paesaggio, dalla solitudine serena

crudeltà, tutto l’orrore del paesaggio vi colpiranno, nella

quel non bello palazzo del Quirinale che fu dei

palazzo reale, nuovo, italiano, del Re d’Italia, a

ufficialmente, in un palazzo del Parlamento, anche esso appartenente

ricco, tanto il senso del provvisorio, del fugace, li

il senso del provvisorio, del fugace, li tiene, i

giorni e sempre prima del dieci luglio parte il

fedeli alle antiche case del centro, e i nuovi

valore impetuoso e alto del carattere, che aveva conosciuto

e tutte più grandi del vero, da Farinata degli

nerissima folla d’impiegati del catasto, di brigadieri di

fusi tutti gli inni del pensiero politico, del pensiero

inni del pensiero politico, del pensiero artistico italiano, essere

averla ammirata nella vastità del suo lavoro e delle

innanzi alle lente acque del suo fiume, innanzi al

nulla è più fugace del miracolo, per cui un

anima, queste mortali stanchezze del cervello assumono, nella mia

comprende tutta l’anormalità del suo stato, misura tutto

inaudita di queste creature del nostro spirito! Come tanti

di nuovo, il delirio del nobilissimo sforzo, io ne

fatica immensa, assai prima del giorno stabilito: e sentii

impeto acceso e precipitoso del nostro sangue; dover saldare

e più pure prodigalità del nostro spirito; dovere scontare

anelito, domandava un paese del mondo ove tutto fosse

da tutti i paesi del mondo, a Venezia, affascinati

moti precipitosi e affannosi del treno, dei piroscafi, degli

logge e alle loggette del Canal Grande, stranieri, italiani

dal largo piano nerastro del Canal Grande, che si

già vinta dalla morbidezza del fascino veneziano, si scorge

affisso i manifesti-réclame del lago di Como e

quel suo profondo amore del silenzio e della contemplazione

forte e più viva del suo pensiero e della

giorno di lucente biondezza del sole, di limpidità dell

tante volte, l’arrivo del suo Pagello, dell’uomo

della amicizia al fiele del tradimento e della crudeltà

grande traditore come fu del suo tradimento: egli apparirà

la vita, la immagine del tradimento? Quale uomo, il

ahimè, purtroppo, il senso del dolo e il senso

dell’inganno, la necessità del tradimento, poichè ogni cosa

tristezza è una forma del dolore. Mentireste, voi, per

ora tutto il peso del mondo come lo sentiva

questi cento, la fiamma del genio che ci diede

spirito quella crisi atroce del dubbio, che è di

emicrania e l’odio del colore! E guardate bene

italiane, rinnova i bagliori del suo oriente, la sua

ad ammirare la realtà del tuo sogno! ¶ IV ¶ Venezia

anni che il mistero del volto umano tenta, con

sempre, sulle poderose ali del sogno e venerarono lo

che è il segreto del volto umano e ne

vostra tristezza e fiere del vostro destino di grandezza

piccole infanti di Spagna del grande Velasquez, o borghesi

vostro sorriso, Monna Lisa del Giocondo, a far sognare

fondo al nero lago del cuore, quest’arte ritorna

mille riflessi, quest’arte del ritratto, egualmente e diversamente

baci, ai sorrisi, desiderose del più invincibile silenzio, ove

linee dice la delicatezza del cuore, e la trasparenza

mare gelido e tempestoso del nord, queste donne dagli

essi, così, s’impadronisce del nostro pensiero e del

del nostro pensiero e del nostro sogno! ¶ * ¶ Così, se

più forte, alla rappresentazione del volto umano, questa testimonianza

nel passato, dei ritratti del suo Lawrence, del suo

ritratti del suo Lawrence, del suo Reynolds, del suo

Lawrence, del suo Reynolds, del suo Gainsborough, chi ridirà

della mente, questi ritratti del grande pittore e sono

è inobliabile quel ritratto del pittore francese Blanche, ritratto

sotto i veli disciolti del suo cappello, col suo

visioni domandino la beltà del silenzio profondo: ma non

di amore come quello del balcone, nella notte, fra

vostro scetticismo, sul gelo del cuor vostro, la speranza

polvere. Sulle pareti, intorno, del cortiletto coperto, è una

di tutte le parti del mondo: sono di tutti

è indifferente al cuore del cristiano, che vi va

e intendere la beltà del Tirolo. Ahimè, come la

trasmette: poichè la parola del sogno, è l’ombra

sogno, è l’ombra del medesimo: poichè nessun sogno

voi cercate il Tirolo del poeta, di quel poeta

senza riunire i brandelli del fulgido sogno tirolese di

con umiltà, alla guida del Tirolo, che vi è

accompagnava, sotto le dita del suonatore, quel mirabile canto

in collina, al cader del sole. Purissimo canto: di

accendersi anche il volto del bellissimo, intonando una lunga

complainte: era l’epopea del loro eroe tirolese, di

beltà e ogni grandezza del Tirolo, sogno venuto da

ahimè, dal paese tradizionale del sole, non vedevo più

è una delle gemme del nostro paese, colà che

verso tutti quei paesi del sole e del mare

paesi del sole e del mare, del riposo e

sole e del mare, del riposo e della gioia

eleganza e della malattia, del lusso e della squisita

che rappresentare una pietruzza del mosaico, inavvertita, in quell

da quella molle canzone del mare che è la

mare e il sole; del resto, manca qualunque occupazione

qualunque occupazione o distrazione del corpo e dello spirito

tutto, costruì il palazzo del giuoco, non ricco come

più tenere il giuoco del lotto che è una

Soggiungerò che il palazzo del giuoco di Montecarlo, che

guadagni, ma il palazzo del giuoco, di fuori, vi

ha messo la scena del suo Doctor Antonio, che

che era la meta del suo pellegrinaggio, nulla vedendo

chiusi e l’oblio del paese donde partì e

partì e l’ignoranza del paese dove arrivò; egli

ma già nell’atrio del suo albergo egli ha

irresistibile, sui fiori rossi del tappeto, vivificandoli, sul merletto

merletto bianco delle cortine del letto, rendendolo più candido

candido, sulla seta rossa del piumino, infiammandola: vi voltate

orecchie; è il rumore del mare che blandamente finisce

folla, tutte le amatrici del sole. In questo paese

alle carrozze, dalla educazione del popolo alla coltivazione dei

ciclista chiese anche scusa del suo ardire. Quando la

venditrici di fiori, ragazze del popolo, vestite semplicemente e

al caldo, al contatto del sole o di una

di nastri di velo, del colore dei fiori: la

di fiori: la bacchetta del cocchiere, è infiorata. Le

gittava fiori: un cappello del giardiniere, cioè una calèche

di primole: un breack del principe di Rumania con

innanzi al primo pubblico del mondo. E null’altro

copiò da un ritratto del tempo, né i gioielli

superando la fatica lunga del suo giro in Italia

chi conosce la profondità del suo spirito, sa bene

dice le parole vere del dolore e della gioia

più alta società: snobismo del denaro, perchè costa molto

una signora indiana, vestita del costume indiano, una specie

discorre, rientra al suono del campanello: ma, di atto

fisicamente staccarsi delle braccia del suo amante, allora Cosmopoli

arriva, e il silenzio del salotto sente le diverse

nel suo temperamento schivo del mondo esteriore, nel suo

sulla via, sulle sedie del marciapiede, e tutti ci

e anche tutta grazia del suo talento musicale, trascina

anche adesso, il giro del mondo, le impressioni degli

più alto, sulla via del sentimento. ¶ * ¶ Caro a tutti

si apre il palazzo del giuoco, a Montecarlo, sono

delle più belle vie del mondo, come paesaggio: non

le balaustre italiane, adorne del roseo e delicato fiore

roseo e delicato fiore del geranio, e che, dal

e che, dal lato del mare, ha una ringhiera

cantano al magnifico teatro del Casino di Montecarlo, di

alberghi, intorno al palazzo del giuoco, non volendo, non

deponendovi quasi alla porta del Casino; una grande rampa

conduce sempre alla porta del Casino, sul grande piazzale

chiuso, da una parte del grande Café de Paris

sul peristilio di marmo del Casino, è un salire

che sembra l'anticamera del paradiso e dell’inferno

costruite armoniosamente al resto del magnifico edificio, dall’architetto

la voce anche tranquilla del croupier che annunzia il

dal medesimo segreto ardore del giuoco. Impassibili, gli uomini

lasciando passare il soffio del destino sulle loro teste

tavoli, è il tintinnio del denaro, quel tintinnio cristallino

argento, presso i tenitori del banco, delle grosse pile

a pranzo, l’andirivieni del denaro è più lento

come la voce istessa del danaro col danaro, del

del danaro col danaro, del danaro contiro il danaro

quasi, quasi, il fondo del tappeto verde sparisce, e

mille francesi, questo colore del denaro , niente altro, sotto

più squillante il tintinnio del denaro sale alla volta

sale alla volta ricchissima del salone da giuoco, e

perduto perfettamente il criterio del danaro e la stima

in fondo, col danaro del guadagno, voi non andate

avaro, ma col sorriso del vittorioso. E, il grande

galoppante nei cieli infiammati del sogno. Chimera! ¶ LE DONNE

che riempiono il palazzo del giuoco, è fatto di

fauci inaridite dalla febbre del giuoco si dissetano, nei

grandi caffè, nei saloni del giuoco, intorno alle tavole

divani, innanzi all'ufficio del cambio, in ogni cantuccio

e donne tinte color del rame, prese da questa

ed anche palese passione del giuoco, prese per un

vena; e delle metafisiche del giuoco, diciamo così, che

il proprio, alla banca del giuoco, irrimediabilmente. L’ora

principe ereditario, una principessa del sangue, un granduca zio

mai un piccolo malanno del sangue, della testa, dei

tiepida Nizza, nel paese del caldo, nel paese dove

leggiera, senza l’ombra del paletot: nulla era più

di tutte le codeine del mondo, con noi stessi

Cannes! Tutti questi membri del Gotha hanno l’aria

rara visita alla sala del giuoco, dove, ogni tanto

più brillanti, nei giorni del carnevale, della battaglia dei

golf, mangiano i sandwichs del nostro amico Rumpelmayer, e

graziosa spesso, mai dimentica del proprio posto. E ogni

a Cannes, una conoscenza del Gotha, una riverenza da

tanto per continuare, dà del Monseigneur all’altro! ¶ L

Montecarlo. Ma il paesaggio del Cap Martin non ancora

fra loro. Il paesaggio del Cap Martin è ampio

ogni tanto, agli occhi del muto visitatore, si apre

trovò nel miglior punto del Cap Martin, fra il

e pieni della poesia del silenzio. Ombra... mentre nel

è un grande ritratto del Principe Imperiale, del bel

ritratto del Principe Imperiale, del bel giovanotto florido, vivace

già l’aria balsamica del Cap Martin faceva migliorare

quel quadro così bello del Cap Martin, in quel

frutti per la vendemmia del vino rosso e del

del vino rosso e del bianco: la vendemmia è

dalle candide balaustre, adorne del geranio roseo, in questi

ondeggianti flessuosamente, al soffio del Mediterraneo; e, adesso, essa

improvvisati della roulette e del trente et quarante, parte

otto, alle nove, ora del pranzo, per sino delle

di filosofìa: alle tavole del trente-et-quarante non

dalla stazione alla porta del Casino, i ragazzetti di

nell’animo..... ¶ NELLA CITTÀ DEL SOGNO ¶ ARRIVANDO ¶ Parigi, settembre

ha organizzato l’orario del treno direttissimo dall’Italia

sei e le sette del mattino, non era certo

a colpire la immaginazione del viaggiatore, accarezzarne il senso

vi evita di accorgervi del lunghissimo tragitto da Modane

di tragitto, all’alba del secondo giorno, voi sentite

sei e le sette del mattino, fecero, forse, per

necessario alla vita fisica del viaggiatore, e inconscientemente diedero

elevarsi, fra le ombre del vostro singolare miraggio. Sopra

vi travolge. Dallo sportello del fiacre, di cui avete

che porta le chiavi del magazzino, al cameriere di

quartieri e le vie del lusso, del piacere, della

le vie del lusso, del piacere, della grande esistenza

che i sei boulevards del centro di Parigi, che

che arrivano all’altezza del secondo piano: circoli più

E anche i boulevards del centro — già, l’ho

per il mezzo chilometro del boulevard des Italiens: in

è la vera ora del boulevards, ove la vita

fra i presunti abitatori del pianeta Marte, è breve

esperte sino al delirio del corset, trionfo della parigina

a una grande serata del Jardin de Paris, se

un momento sulla soglia del magazzino o sulla soglia

magazzino o sulla soglia del portone, dandosi un’occhiata

vittime, solleva la nuca del cadavere e ne rialza

e oltre: la preparazione del cadavere è talmente ben

d’ordine, la data del ritrovamento: fra quelle sette

qui dal fascino irresistibile del loro delitto, che venivano

infine, che mi sembrava, del tutto, una figurina di

e tutte le finezze del vino francese. Per ottenere

contro le proposte bonarie del cameriere che vi indica

e il gran silenzio del servizio, e i cristalli

anni: accettare l’offerta del piatto esotico: chiedere la

e chiedere le pietanze del suo paese; vi sono

in mazzolini, alla fine del pranzo, alle signore invitate

squisitezze della colazione e del pranzo e, spesso, è

in un momento qualsiasi del discorso, e ritornare periodicamente

sentirete tutta la inanità del vostro scetticismo, i ghiacci

la grande spina dorsale del Bois, il viale delle

e la beltà pura del paesaggio, si uniscono meravigliosamente

di sentimento, io rammento del mio bel paese d

mai sazia degli spettacoli del lusso e della beltà

di giugno, per diletto del suo corpo e del

del suo corpo e del suo spirito. Non soltanto

io ammirato, nella soavità del paesaggio, la donna francese

cosa, se non altro, del dispiegamento di forze... Io

aprire la cupola bianca del loro ombrellino, la cui

bruciante, poiché i ciottoli del terreno pungevano le suole

di sé stesse e del mondo intiero.... Tutte... Da

che voleva nella giornata del Grand Prix. Forse, qualcuna

sollevavano le placide famiglie del popolo che avevano colà

Stella, fra le viole del crepuscolo acquistava qualche cosa

già entra nel dominio del sogno. Sogno dove tutte

la mano, il fascino del femminile eterno e la

a noi, per consolazione del corpo e dell’anima

alte, le montagne, bisogno del nostro sangue smorto, dei

guardate l’alta volta del cielo, fra i rami

salute dello spirito e del corpo. ¶ NELLA BELLA VALLE

a non veder nulla del paesaggio quindi a disinteressarsene

gittato via una parte del suo carico. ¶ Solo, dalla

dove stride la vocetta del grillo, vi è come

dalla stazioncina all’alberghetto del Cavallo bianco, dove passerete

primi colli della valle del Lys, le cui cime

voi ascoltate la voce del fiume che discende dai

spumare delle candide acque del Lys, negli odori agresti

qui! Lontano, lontano, fuori del mondo!.... ¶ La liberazione, cioè

le più belle cose del mondo, gli alberi e

un bacio. O alberghetto del villaggio d’Issime, il

fresco evapora dalle acque del fiume. A che leggere

Issime apparisce, nessuna pagina del libro è stata voltata

un palmo la sponda del fiume, costeggiando i più

della via, il fragore del Lys che si dirupa

ma anche piccolo albergo del Monte Rosa, è impossibile

colonia più importante, quella del Delapierre, varia da venticinque

di tutti i giornali del mondo, non vi capita

nella limpidezza le nuvole del cielo: la poesia di

e il gran rombo del vento notturno, che si

abbiate visti; ai canti del tramonto, quando la falciatura

tramonto, quando la falciatura del fieno è finita; al

suonava, sentiva la suggestione del silenzio, poiché, sul povero

lietezza, nella bionda luce del sole, seducente di glaciale

montagna, lungo il corso del fragoroso, del tumultuoso Evanson

il corso del fragoroso, del tumultuoso Evanson, è la

appassionata e ostinata curiosità del vedere che è la

so quale interiore simpatia del Medio Evo, il nome

cadenti!... * ¶ Ma la meta del viaggio, su per la

Brusson, dopo la traversata del colle di Joux, fatta

alta e più perigliosa del Monte Rosa. Quando già

formano il quadro meraviglioso del tramonto alpino, Ayas appare

delle più alte parrocchie del regno. Esistono alberghi più

vi dà delle uova, del burro, del salame, del

delle uova, del burro, del salame, del miele, il

del burro, del salame, del miele, il più frugale

si dorme, in casa del curato, in Ayas, come

dove andavamo; la serva del parroco ci ha accolti

ma sorridendo, sulla porta del vano oscuro. Non vi

quella notte? L’ombra del vecchio prete, fondatore della

candido e spumante fiume del giglio, e i grandi

quale discende dai ghiacciai del Cervino e attraversa tutta

abituato al solito rumor del fiume, appare un ammasso

famiglia Maquignaz — nome glorioso, del resto, nella Valtournanche, e

sempre più questa collera del fiume contro le rocce

fiume contro le rocce del fondo, contro le pareti

contro le pareti granitiche del precipizio: esso batte, batte

che la potenza brutale del masso e dell’acqua

questo è l’abisso del gigante, le gotiffre du

per salire alle falde del Cervino, non una parola

amare delusioni. I nomi del monte Rosa, del monte

nomi del monte Rosa, del monte Bianco, del Gran

Rosa, del monte Bianco, del Gran Paradiso, vi hanno

pustole, perchè l’aria del ghiacciaio taglia prima la

Rosa, è la guglia del Duomo di Milano. Oh

arde di passione, parlando del Cervino; voi conoscete tutta

volta, l’estrema roccia del Cervino sorgere, fra un

bianca sullo azzurro finissimo del cielo, bianca, asprissima, nella

che invocate questa apparizione del Cervino, in un profondo

faceva rinvenire al calor del fuoco, con qualche cordiale

cordiale, e dava loro del cibo e un tetto

più percorsi della catena del Monte Bianco, verso la

Svizzera, i due ospizii del Piccolo San Bernardo, del

del Piccolo San Bernardo, del Gran San Bernardo, continuano

avendo provato la seduzione del gigante delle montagne. Chi

cime, questa frenesia inguaribile del salire, sempre più alto

solitario e freddo albergo del Giomein, voi ritornereste, a

che toccarono la vetta del colosso? Ricordano la febbre

innanzi agli eterni ghiacci del suo maestoso Monte Bianco

singolarmente piena di ricordi del Polo. Qui, sulla piazzetta

ardite ascensioni sulle catene del Monte Bianco, per seguire

di Luigi di Savoia... del suo Principe, padre, protettore

le montagne, sulla porta del suo piccolo e modesto

era in un cantuccio del cortile, con Michel Petigax

periglio, il sapore eroico del sogno..... ¶ * ¶ Le Demoiselles anglaises

che sono più avanzate del Monte Bianco e che

vette della immane catena del Bianco, dall’Aiguille noire

più affascinanti; alle falde del Monte Bianco, chiamato Nostra

della Francia. Alle spalle del bianco santuario, ove Maria

orridi ghiacciai di Fresnay, del Brouillard, dalla Brenva, si

si mette ai piedi del Suo Signore, in un

finestre, lo spettacolo solenne del paesaggio, esalta a un

figure semplici e pure del dovere, della pietà, della

coscienza. ¶ ALLA FRONTIERA ¶ Ospizio del Piccolo San Bernardo, agosto

In qual notte terribile del decimo secolo, un’anima

sgomentanti cime della catena del Monte Bianco, — e che

faceva rinvenire al calor del fuoco, con qualche cordiale

cordiale, e dava loro del cibo e un tetto

più percorsi della catena del Monte Bianco, verso la

Svizzera, i due ospizii del Piccolo San Bernardo, del

del Piccolo San Bernardo, del Gran San Bernardo, continuano

religione appartenga. * ¶ L’ospizio del Piccolo san Bernardo sorge

duecento passi, a diritta del grande fabbricato, tanto che

col suo bianchissimo ghiacciaio del Ruitor, all’orizzonte, coi

persona, e nella saletta del telegrafo, la piccola Morse

è gratuita nell’Ospizio del Piccolo san Bernardo: e

aciduli lamponi. Le stanze del secondo piano, le migliori

più efficace la carità del provvido e benefico ospizio

figliuolo delle alpi, innamorato del suo compito mistico e

adesso, amministra l’Ospizio del Piccolo San Bernardo. E

dal sentimento, dalla volontà del piccolo frate di Mentone

frontiera, perchè le braccia del santo possano stendersi ai

registrazione di bagagli, scelta del posto, compra di qualche

decorosa mummia dei tempi del triste Amenophi, re egiziano

torturato dal rimpianto acuto del viaggio, cui egli rinunziò

tappe consecutive, il colle del Gigante, per discendere a

cavallo: l’austera via del colle della Seigne: la

Seigne: la romantica via del colle Ferret: la storica

Ferret: la storica via del Gran san Bernardo, che

Zermat, per il colle del Thèodule......». O lungo, lungo

per aspettare l’ora del treno, io volgo le

cangiando tutte le forme del paesaggio, disegnando non so

più il ridente terrazzo del Caval bianco, a Pont

neve, l’ingenuo affresco del giudizio universale. Da Lillianes

e deserta la veranda del villino Peccoz, dove la

salvo il biancore solitario del Lys, del fiume così

biancore solitario del Lys, del fiume così infinitamente seducente

metà, al divino colle del Breuil innanzi al Cervino