Giovan Battista Marino, La sampogna, 1620

ignote stelle, ¶ primo espressor dele mature olive, ¶ fabro del

et arricchia con scorno ¶ dele piante d'Esperia ¶ e

pendenti ai negri busti ¶ dele ruvide querce, aurei monili

sospir l'afflitte ninfe ¶ dele getiche selve e dele

dele getiche selve e dele traci ¶ perturbaro i silenzi

suo gran padre, ¶ e dele Muse il numero pareggia

e la rapida piena ¶ dele varie sue mute ¶ con

desiate. ¶ Radamanto severo ¶ giudice dele pene ¶ e gli altri

svellerti potei ¶ dale man dele Furie? ¶ Or tu senza

le strida ¶ udrai laggiù dele malnate genti; ¶ udrai del

aspi fischianti inviluppati crini ¶ dele tre crude Vergini. ¶ Sentirai

Vergini. ¶ Sentirai le percosse ¶ dele catene e dele serpi

percosse ¶ dele catene e dele serpi orrende, ¶ con cui

che stupite al tenor dele mie voci, ¶ deh da

peregrine le selve; e dele selve ¶ le Driadi cittadine

passi il verdeggiante pioppo, ¶ dele tempie d'Alcide altero

a Giove cara, e dele ghiande ¶ (cibo de' primi

degli obelischi alteri, ¶ imitator dele superbe mete. ¶ E co

faggio ombroso. ¶ Et uscì dele braccia ¶ dela moglie ritorta

arti d'Apollo e dele Muse, ¶ mutata a questa

candido e bianco, ¶ e dele foglie belle ¶ raddoppiò l

corona, ¶ intenta al suon dele celesti rime ¶ gran turba

e ritenta e ritasta ¶ dele corde concordi ¶ l'ordinate

il grifo gli condusse ¶ dele glebe del'oro i

di Ciprigna ¶ i serti dele rose ¶ gli recò la

fin, tolto da' rami ¶ dele meste sorelle di Fetonte

gru dopo i contrasti ¶ dele guerre pigmee, col rostro

investigar con traccia accorta ¶ dele fere i covili ¶ l

sparse viscere, che furo ¶ dele viscere tue concetto e

tempo esser solea ¶ campo dele sue cacce, ¶ oggi, pur

con strazio inusitato ¶ mensa dele sue carni". ¶ Qui si

quel che cibo facesti ¶ dele bramose canne? ¶ Cerca, cerca

cacciatrice Dea ¶ in compagnia dele più care sue ¶ faretrate

di seguir l'orme ¶ dele fere fugaci, alfin fermossi

bei membri spoglionne, e dele spoglie ¶ sovra un letto

medesmo essempio ¶ ciascuna parimente ¶ dele compagne vergini seguisse. ¶ Or

ombre, e dala luce ¶ dele candide membra ¶ imbiancati gli

Stendesi il collo e dele guance il tratto ¶ in

s'aguzza in muso. ¶ Dele gambe robuste ¶ s'assottiglian

del leone istesso, ¶ principe dele fere, ¶ la real maestà

vista de' cani e dele genti, ¶ già campato avea

quivi l'ucciso. ¶ Infuriò dele canine brame ¶ l'ingordigia

passi, ¶ distillando da' sassi ¶ dele tue ciglia alpine ¶ lagrimose

e tralci ¶ spuntan fuor dele tempie ¶ di curvo e

de' racemi intrecciati e dele foglie, ¶ che gl'implican

mi lasci et esca ¶ dele selvagge fere. ¶ Ecco le

amante, ¶ per meglio vagheggiar dele due luci ¶ il gemino

biondo croco ¶ mandando fuor dele purpuree labra ¶ odoriferi accenti

dela Natura, ¶ ne' fogli dele foglie ¶ già cancellata degli

traea ridendo ¶ d'una dele sue corde il toro

O pur Cerere bella, ¶ dele spiche inventrice, ¶ nel ceruleo

le leonze irate, ¶ e dele membra mie ¶ pascer l

essempio immondo e sozzo, ¶ dele profane voglie ¶ d'un

che miri ¶ dal sommo dele stelle ¶ il miserabil caso

temerarie squadre, ¶ e congiurando dele Furie insieme ¶ la turba

dentro l'archivio cupo ¶ dele leggi immortali ha scritto

più feconda, unico sole ¶ dele ninfe più belle, ¶ ad

difesa da secreto gelo, ¶ dele rupi vicine ¶ lambisce le

solitarie case ¶ dela Dea dele spiche ¶ entra tacitamente e

i passi drizza. ¶ Vertunno dele selve e de' giardini

e celebrato nume, ¶ cui dele roze piante in guardia

sommo del capo ¶ fan dele cime estreme un aureo

quattro lati in piedi ¶ dele quattro Stagion le statue

soma ¶ del'uve e dele poma. ¶ E quel che

ghirlandette umili ¶ la libertà dele fugaci chiome. ¶ L'istessa

dea del'armi e dele trombe ¶ con quella destra

innanzi ¶ gl'incalmi naturali ¶ dele palme e degli alni

alni, ¶ i nodi maritali ¶ dele viti e degli olmi

opachi e tenebrosi calli ¶ dele terrene grotte ¶ l'Arbitro

amata, sfortunata suora; ¶ né dele paludose e torbid'acque

gran decreto ¶ del Motor dele sfere, ale cui leggi

l'insegna a' danni dele stelle ¶ l'alme rubelle

perturbata la mente, ¶ ritornò dele biade ¶ l'inventrice dolente

solenni e strepitose pompe ¶ dele feste d'Eleusi, ¶ e

alpestra ninfa, ¶ Dafni onor dele selve, ardor del'alme

decreto ¶ del Fato e dele Parche, ¶ ch'innasparo al

volte ¶ intenerite al suon dele mie voci, ¶ sospiraste sussurri

quarta sfera ¶ principe glorioso, ¶ dele stelle vaganti, ¶ dele ferme

glorioso, ¶ dele stelle vaganti, ¶ dele ferme e costanti, ¶ monarca

inestinguibile ¶ non so se dele Furie ¶ o pur d

sia prodiga ¶ a me dele tue grazie, ¶ sol un

per polir la lanugine ¶ dele mie gote sordide, ¶ o

a prender la custodia ¶ dele mie bianche pecore, ¶ né

lodi e con encomii ¶ dele fattezze proprie. ¶ Del biforme

Suggesti il latte barbaro ¶ dele fere d'Armenia? ¶ Bevesti

accorda e tempera, ¶ fuor dele canne del suo spirto

queruli, ¶ lamenti flebili, ¶ fuor dele viscere. ¶ Correte, o lagrime

quando la viva stampa ¶ dele bellezze amate ¶ portaro impressa

a sostenere il peso ¶ dele dolci fatiche. ¶ Quelle lingue

e dal'ombra, ¶ avean dele lor spoglie ¶ cangiato in

più condensate e chiuse ¶ dele piante le piante; ¶ e

che la perde. ¶ O dele belle membra ¶ fera divoratrice

mali, ¶ e nemiche mortali ¶ dele sembianze belle; ¶ non si

vaga ¶ l'alto tenor dele faconde note. ¶ Lidio ¶ Ciò

velo, ¶ quasi egizzia vagante, ¶ dele Grazie la dea quaggiù

sì, ma soave, e dele belle ¶ fanciulle d'Elicona

prese ¶ qualità differenti. Ha dele stelle ¶ la bellezza e

e la luce; ha dele fiamme ¶ la fierezza e

sai ben quanto vaglia ¶ dele mie canne il suono

quai più lucide perle ¶ dele fresche rugiade e mattutine

fresche rugiade e mattutine, ¶ dele candide brine ¶ che vi

l Tago, ¶ non pagheria dele tue chiome un filo

oro del sole e dele stelle; ¶ anzi se fossi

attende ¶ il vago stuol dele compagne erranti. ¶ Io mi

O Selvaggia, selvaggia ¶ più dele selve, e fera ¶ più

selve, e fera ¶ più dele fere, ahi qual si

sembianza. ¶ Sei bella, e dele doti ¶ di Natura e

Corre ai raggi sereni ¶ dele bellezze tue ¶ vaga di

tra gl'inospiti deserti ¶ dele scitiche balze. ¶ Mandami pur

e con la vista dele vaghe foglie ¶ ale nari

lasso, ¶ ala folt'ombra dele verdi piante ¶ ritenne alfine

fiore e 'l verde ¶ dele speranze mie si secca

E da che poi dele fredd'ombre sue ¶ spande

aratro, ¶ il sol membrando dele luci tue, ¶ per questo

armonia dolce al par dele mie strida ¶ di sampogna

io perché fuor (dicea) dele tue braccia?» ¶ XXXI ¶ Fresca

splendor de' luminosi rai; ¶ dele labra gelar l'aure

l'aure amorose, ¶ e dele guance impallidir le rose

fondi algenti, ¶ al suon dele mie note esce del

sovrano, ¶ dal gran dio dele selve origin prende. ¶ Ma

neve, ¶ feconde sì, che dele mamme opime ¶ portan quasi

l color somigli ¶ ella dele viole, e tu de