parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «dell»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
silenzio. ¶ Ci svegliava prima dell’alba una preghiera vagante
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1998
questo e altri giochi dell’eternità. ¶ Raggiungevo con la
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piccola quinta alle spalle dell’altare, per isolare una
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preghiere iniziali ai piedi dell’altare. Il padre priore
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curva vicino ai gradini dell’altare. Molti occhi ci
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nuca rasata ai piedi dell’altare, le orecchie molto
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a uno dei lati dell’altare, accanto alla testa
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diversa all’altro lato dell’altare. ¶ Poi avveniva in
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coperte. Anche le luci dell’altro dormitorio si stavano
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gli occhiali ¶ Il mattino dell’ultimo giorno di esercizi
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le dita uno spigolo dell’inginocchiatoio, sporgeva la testa
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la veste alla vigilia dell’ordinazione. Non era la
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nel bicchiere, i bottiglioni dell’acqua allineati in punti
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di schiena ai piedi dell’altare, avvertivo il suo
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e salivo i gradini dell’altare di fronte a
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eravamo già nel tempo dell’Avvento. Le funzioni si
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guardavo con la coda dell’occhio, mi pareva così
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vedesse riflesso il volto dell’altro prefetto che incombeva
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ressa, agganciando una guancia dell’altro prefetto e torcendola
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erano accorsi anche quelli dell’altra camerata. Non saprei
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Intravedevo appena la forma dell’uomo con gli occhiali
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potevo vedere il livello dell’acqua benedetta in una
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stati rinnovati gli addobbi dell’altare, c’era un
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camminando verso i gradini dell’altare. L’uomo con
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Mi inginocchiai ai piedi dell’altare. Il padre priore
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sul gradino più alto dell’altare, incandescente, con qualche
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ostia ancora al centro dell’altare. Stava già alitando
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teste chinate sulle tovaglie dell’altare vidi di nuovo
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indovinare la sagoma inconfondibile dell’uomo con gli occhiali
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in preda all’angoscia dell’illimite. “Un tempo...” mi
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e più vertiginosi giochi dell’eternità. ¶ Mi accorsi che
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mani giunte ai piedi dell’altare. Bastava che, di
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multipli al di sopra dell’altare, mi capitava di
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piedi nudi sulle tovaglie dell’altare. Metteva le dita
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ad ascoltare il suono dell’armonio, non riuscivo a
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Quando scendevo i gradini dell’altare col messale premuto
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rotta a un bottiglione dell’acqua, che era un
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piccola vibrazione sul filo dell’acqua. Mi svegliavo del
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stata costruita una cisterna dell’acqua nel solaio, una
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neppure questo a causa dell’evaporazione. ¶ Le palline di
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aperto, ribaltato. Era quello dell’uomo con gli occhiali
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posto, chiusi il ripiano dell’inginocchiatoio, m’incamminai verso
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silenzi. E, al termine dell’inaudita confessione, la perfetta
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po’ trasognato ai piedi dell’altare. ¶ “Et clamor meus
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un po’ la superficie dell’acqua immobile nel suo
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tuta, lungo la linea dell’esofago e poi all
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per aprirsi, la nuca dell’uomo con gli occhiali
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ergeva un po’ prima dell’apertura di una grotta
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punti lunghi e bianchi dell’imbastitura sbalzavano in modo
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era ruotata sul tronco dell’albero borchiato. Qualche coppia
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cura nel padiglione annerito dell’orecchio. La rigirò nel
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a uno spigolo esterno dell’armadio. Dovevano averla lavata
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Mentre premevo la peretta dell’interruttore facevo ancora in
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addormentati tra le braccia dell’autista, o condotti per
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solo dito, la rotellina dell’apparecchio acustico, per poter
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le impronte degli pneumatici dell’auto. ¶ A volte le
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dietro il tronco possente dell’albero borchiato. ¶ Finché il
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per il sonno. ¶ «Quelli dell’ospedale mi hanno avvisato
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impigliati in una porosità dell’intonaco esterno della villa
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di tessuti. Le foglie dell’ippocastano erano ormai diventate
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fin nelle pieghe sottili dell’orecchio, ridisegnandole con pazienza
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il gruppo. Il corpo dell’Albino si sovrapponeva a
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a uno dei lati dell’entrata, per la pigrizia
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entrata, per la pigrizia dell’Albino che non portava
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del muro all’altezza dell’articolazione. Lo potevo vedere
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degli assalti. Le foglie dell’ippocastano si erano un
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sagome del fagiano dorato, dell’airone cinerino e del
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i mesi più freddi dell’inverno. Scorgevo dall’altra
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la torcia sul volto dell’altro fratello apparso a
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al letto. Il volto dell’Albino, reso ancora più
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gatto fiammeggiare nel pugno dell’Albino, che risaliva verso
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di nuovo in quella dell’Albino, scompariva per alcuni
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di fronte allo specchio dell’armadio, si stava pettinando
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in un punto profondo dell’assembramento. Al centro, Lenìn
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tutta la nube assorbente dell’abito nuziale, prima di
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in attesa all’interno dell’auto. ¶ Ora Lenìn era
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i suoi rami. ¶ Prima dell’ora di pranzo il
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convesso lungo il filo dell’orlo, quasi oltre. Il
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per tutta la durata dell’operazione, mi pareva che
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raggiunse l’altra portiera dell’auto ormai tutta spalancata
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persona gli ultimi preparativi dell’incendio. Turchina teneva l
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persona agli ultimi preparativi dell’incendio, e allora forse
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alto la figura fosforescente dell’Albino, che manovrava una
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la muraglia. ¶ «Ho approfittato dell’occasione per dirti queste
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abbagliante dall’altra parte dell’incendio, le pieghe della
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fosse tutta la base dell’incendio, e rovesciare una
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radice sempre più larga dell’incendio, dove groppi di
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Turchina, che il calore dell’incendio doveva avere portato
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stessa direzione. La cuspide dell’incendio aveva raggiunto un
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di più il rumore dell’incendio, e il crepitare
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massa venivano gli urli dell’Albino, che aveva gettato
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occhi l’instancabile forcella dell’Albino, che continuava a
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in punti sempre diversi dell’oscurità, mentre scendeva serpeggiando
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dalla chiesa il suono dell’armonio. Mi svegliavo e
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verso il letto vuoto dell’uomo con gli occhiali
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pareva, forse per via dell’ossigenazione insufficiente. L’autunno
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ghiacciate fin sui gradini dell’altare, mentre servivo messa
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quando cadeva ai piedi dell’altare all’inizio della
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essere trascorsa gran parte dell’inverno, perché ci avevano
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cortile si stesse parlando dell’uomo con gli occhiali
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crosta, che il freddo dell’inverno aveva condensato, finché
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lungo, un istante più dell’avversario, ma al contrario
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nell’oscurità quasi totale dell’arnia, dove gli occhi
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a terra ai piedi dell’altare. Vedevo gli involucri
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coricati bocconi ai piedi dell’altare avevano chiuso un
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dopo arrossì, rendendosi conto dell’enormità della domanda. Anche
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stesso momento all’interno dell’arnia, faceva a pezzi
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da una parte sola dell’altare di legno, che
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la luce. Il volto dell’angelo appariva infinitamente concentrato
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il suono incredibilmente stonato dell’armonio. “Sarà qualcuno dei
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poi sollevano il coperchio dell’armonio vecchio, tolgono il
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suono sempre più sghembo dell’armonio continuava a venire
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vecchia costruzione il suono dell’armonio si era per
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vetri. ¶ Poi il suono dell’armonio s’interruppe di
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sotto il piano ribaltabile dell’inginocchiatoio. Ne arrivavano anche
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è immobile sul seggiolino dell’armonio, non fa un
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Si sentiva il rumore dell’altra anta del cancello
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La forma tutta allargata dell’aliante doveva essere già
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fuori qualcuno dalla cisterna dell’acqua prendendolo con due
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ficcarlo nella minuscola carlinga dell’aliante. ¶ Provai a farcelo
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vedevo salire i gradini dell’altare con le scarpe
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pietre, cavandole dal bordo dell’aiuola, le incuneò sotto
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sotto le ruote posteriori dell’auto, perché in quel
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il pomeriggio e prima dell’inizio delle confessioni, girarsi
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tanto sul ripiano lucido dell’inginocchiatoio, dovevo puntellarli col
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un altro istituto prima dell’ora della cena. Stava
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ricreazione. Saliva i gradini dell’altare con le scarpe
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sul gradino più alto dell’altare, con le dita
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già incamminati. La veste dell’altro prefetto si mescolava
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da sacerdote. ¶ Il giorno dell’ordinazione si avvicinava. La
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della chierica. Nelle mani dell’altro prefetto erano apparsi
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tre nello stretto abitacolo dell’auto. Al padre priore
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scale congiungendosi a quelli dell’altro dormitorio, che uscivano
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svoltai dietro la quinta dell’altare. Il Gatto aveva
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e scheggiati ai piedi dell’altare. Avevamo già svoltato
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pareva ancheggiare ai piedi dell’altare mentre iniziava il
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mentre iniziava il canto dell’introito. La sua voce
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con fragore. Sulle tovaglie dell’altare il corporale inamidato
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sui gradini ai piedi dell’altare. Adesso mi voltava
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distintamente dietro la nube dell’incenso. Cercavo di continuare
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1998
di nuovo ai piedi dell’altare. Uno dei chierici
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sui gradoni più alti dell’altare, quella suora era
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verso uno dei lati dell’altare, col calice abbassato
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il beccuccio di vetro dell’ampolla, e anche il
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verso le tovaglie inamidate dell’altare. Non si capiva
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di corsa i gradini dell’altare, per volargli alle
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pietra sacra al centro dell’altare. ¶ «Ite, missa est
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del traliccio, la linea dell’orizzonte si spostava, la
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delle serre. La linea dell’orizzonte si distendeva sempre
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d’aria. La balaustra dell’organo era diventata d
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Era arrivato il vento dell’autunno. Ci volavano dentro
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da denti sul bordo dell’abbeveratoio, mi avvicinavo di
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colpo la forma slanciata dell’aliante, il suo pilota
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doppia tasca. Il tepore dell’aria aumentava enormemente l
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più forte. L’interno dell’auto vibrava, il fascio
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lontano gli stridori rabbiosi dell’auto inseguitrice, che manovrava
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fermare contro i fari dell’auto inseguitrice. L’umidità
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da lontano. ¶ Il motore dell’auto inseguitrice era salito
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a guardare le luci dell’auto che fuggiva, poi
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finire in zone lontanissime dell’auto, che aveva ripreso
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di sbieco nell’abitacolo dell’auto, rallentare di colpo
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di certo negli strati dell’aria un po’ più
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vedevo con la coda dell’occhio mentre già guidavo
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passare dall’altra parte dell’aria, come niente...» ¶ Le
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di colpo, la fiancata dell’auto si strofinava per
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tenerla legata al resto dell’auto con lo spago
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di fronte al muso dell’auto, ancora da lontano
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alle pareti di plastica dell’auto, come se temesse
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vedevo con la coda dell’occhio, controluce, non riuscivo
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la cornice di plastica dell’auto, quando bisognava avanzare
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guardare fuori dalla cornice dell’auto, le piccole luci
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1998
po’ esasperato la striscia dell’asfalto. Passavano uno dopo
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1998
vedevo con la coda dell’occhio, mentre passavo per
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nella cornice di plastica dell’auto. Non lo vedevo
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1998
colpo sotto le ruote dell’auto, qualche istante dopo
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si spostavano sul filo dell’acqua a poca distanza
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1998
bruciacchiata venire dal pavimento dell’auto, dove avevo appena
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1998
apparire ai due lati dell’auto, all’improvviso. Camminavamo
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ad andare. ¶ I fari dell’auto rendevano opache le
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sbalzava ossigenata nella cornice dell’auto. Vedevo ancora nello
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a pugni dal resto dell’auto, senza dire niente
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di geranio sulla testa dell’uomo calvo che, girandosi
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è vuota!” ¶ Il rombo dell’auto era invece salito
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asfalto. Abbassai la leva dell’acceleratore a mano, staccai
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1998
nella cornice di plastica dell’auto. ¶ La strada aveva
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giù dalla parte opposta dell’auto, mi bloccava. ¶ «Lei
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lembo di stoffa con dell’altro nastro, mentre sgattaiolavo
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sventolava fuori dalla cornice dell’auto, con fragore. ¶ «Stia
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1998
in cerca del rubinetto dell’acqua, di un bicchiere
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1998
dei selciati. ¶ Le ruote dell’auto affondavano e riemergevano
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la celata in plexiglas dell’elmo tutta sollevata, la
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dicevo, mentre la bocca dell’uomo mi si era
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1998
Vedevo con la coda dell’occhio il cieco sonnecchiare
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vagare nel piccolo abitacolo dell’auto, mi lambiva per
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uscire azzurrino nell’abitacolo dell’auto, finché Sonnolenza non
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al rumore ancora lontano dell’auto, non si capiva
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1998
in piedi a fianco dell’auto, con lo spillo
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1998
i gomiti sul tettuccio dell’auto, restavo senza parlare
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1998
sua volta all’interno dell’auto, nelle frenate improvvise
200
1998
alla cornice. Le ruote dell’auto scavalcavano qualche leggero
201
1998
scaturivano dal piccolo abitacolo dell’auto. Vedevo la forma
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1998
mani del cieco e dell’operaio dalla faccia bianca
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1998
della piazza, la sagoma dell’operaio dalla faccia bianca
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1998
specchietto retrovisore i contorni dell’operaio dalla faccia bianca
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1998
di colpo nell’abitacolo dell’auto, vedevo dal basso
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1998
nelle zone più lontane dell’auto. Lo sentivo guaire
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1998
per mangiare. Il motore dell’auto mandava un rumore
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1998
su punti tutti diversi dell’acciottolato. ¶ «Saliamo in macchina
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martello tatuata sul torace dell’uomo, non fiatava...» ¶ «Ah
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1998
a raccontare. Il motore dell’auto si allontanava sempre
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1998
di peso sul sedile dell’auto aperta, che era
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1998
chiarore nel buio abitacolo dell’auto. Le sentivamo ronzare
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1998
occupare gli ultimissimi interstizi dell’auto. Si doveva vedere
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1998
da dietro la voce dell’operaio dalla faccia bianca
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1998
carrello. ¶ Il braccio metallico dell’alimentatore cominciava già a
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1998
proprio al di sopra dell’operaio dalla faccia bianca
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1998
mitragliatrice ¶ Scoperchiai il tettuccio dell’auto, misi fuori la
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1998
dalla bestia. ¶ Dal tettuccio dell’auto stava già scaturendo
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1998
precedeva il cranio rasato dell’uomo che avevo visto
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1998
d’acqua. Le ruote dell’auto deragliavano un po
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1998
stagliarsi contro il volto dell’operaio dalla faccia bianca
222
1998
qualcuno correva a fianco dell’auto, per un po
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1998
sulla tanica di ammoniaca dell’eliografia, per la curiosità
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Vibravano negli spazi svuotati dell’auto i diversi selciati
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1998
negli spazi incredibilmente liberi dell’auto, ora che non
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1998
gomiti nel vasto abitacolo dell’auto, provavo a sterzare
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1998
passo verso l’interno dell’unico stanzone, provai a
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1998
portone. ¶ Lacerai la carta dell’imballaggio, mi chinai per
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1998
cartella gonfia di moduli dell’amministrazione. “Però, com’erano
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1998
urto. Era più trasparente dell’altra, non aveva tutti
231
1998
a saltare, le goccioline dell’olio arroventato schizzavano contro
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1998
della sede. La testa dell’uomo era sempre puntata
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1998
su uno dei ripiani dell’armadio. “Le avrò rimesse
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1998
recente cambiava il percorso dell’acqua sul soffitto. Sentivo
235
1998
a balzare sul pedale dell’accensione tutto svasato e
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1998
il piede sul pedale dell’accensione. Il mio cuore
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1998
già sentivo il pedale dell’accensione cedere quasi del
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1998
più forte la manopola dell’acceleratore, provai a farla
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1998
che afferrava la manopola dell’acceleratore, per poterla guardare
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1998
a colpire il pedale dell’accensione, dovevo tenermi attaccato
241
1998
fin contro la linea dell’attaccatura. ¶ «Cosa vorresti?» chiese
242
1998
dalla sede, nel sacchetto dell’immondizia che mettevo ogni
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1998
fatto. Balzavo sul pedale dell’accensione, giravo intorno alla
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1998
all’improvviso il pagamento dell’ultima quota, perlomeno, e
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1998
di balzare sul pedale dell’accensione, sempre più in
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1998
un paio di fette dell’arrosto gelato che aveva
247
1998
occhio per il tepore dell’aria, della luce. ¶ «Eccola
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1998
potevo staccare dalla poltiglia dell’aria, della luce. ¶ «Ma
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1998
Salivo su al gabinetto dell’ultimo piano, quando tu
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1998
la frizione, la forma dell’auto si staccò a
251
1998
già dietro la testa dell’uomo. ¶ “Si tinge i
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1998
accendevo improvvisamente il motore dell’auto, per partire. ¶ «Ci
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1998
mi conduceva alla fermata dell’autobus. ¶ Il bigliettaio aveva
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1998
stato anche sul fronte dell’Aragona, ho conosciuto Durruti
255
1998
si sentiva il rumore dell’acqua che scorreva piena
256
1998
sentiva solo il rumore dell’acqua che scorreva. Ha
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1998
espandersi disarticolate nella poltiglia dell’imbottitura, mentre ero già
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1998
mentre correvo in direzione dell’auto, ripartivo. ¶ «Mi aiuti
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1998
iniettava nei globi oculari dell’uomo che stava per
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1998
stagliava contro il riflesso dell’acqua, sembrava fatta di
261
1998
andare verso l’avventura dell’interpretazione, della significazione...” Tendeva
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1998
testa verso il balconcino dell’ultimo piano, dopo un
263
1998
più ciglio, i fari dell’auto illuminavano intorno quella
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1998
tutta martellata. Il motore dell’auto girava, incontrollava. Non
265
1998
chiamerò un po’ prima dell’alba, così non ti
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1998
correva verso i fari dell’auto tenendo qualcosa di
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1998
testa già all’interno dell’auto. ¶ Sentivo dei rumorini
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1998
tirano fuori i secchi dell’acqua, quelle lunghe scope
269
1998
deserta, scorgevo la sagoma dell’uomo che camminava rasentando
270
1998
specchietto retrovisore la sagoma dell’uomo che sedeva al
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1998
avanti, nella stanza “quella dell’ultimo lavaggio...” ¶ La donna
272
1998
la mano la peretta dell’interruttore lungo la testiera
273
1998
alla porticina a vetri dell’ufficio. ¶ «Le faccio vedere
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1998
dietro il volto assonnato dell’autista, nello specchietto retrovisore
275
1998
messi ai due lati dell’auto e la facevano
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ad andare, la testa dell’uomo era tutta gettata
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portiera sbattuta, quel rumore dell’ascensore che partiva di
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pestare. ¶ Entrai nella cabina dell’ascensore, cominciai a salire
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In una grande città dell’emisfero boreale ¶ “Sono ancora
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scorgo ciò che resta dell’ombra delle mie lunghe
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Milano, una grande città dell’emisfero boreale.” ¶ 2 ¶ Il messo
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emisfero boreale.” ¶ 2 ¶ Il messo dell’editore ¶ «Sono il filtro
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editore ¶ «Sono il filtro dell’editore!» disse l’uomo
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che faceva da comodino, dell’armadio di latta. ¶ Misi
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correndo?” Veniva dalla parte dell’autostrada il rumore di
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luce. ¶ «Sono il messo dell’editore!» disse l’uomo
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a comporre il numero dell’editore. Respiravo con la
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essersi accoppiata sul sedile dell’auto, si stava lavando
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il vento. ¶ Il messo dell’editore si era girato
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di sede la portella dell’armadio di latta. La
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quello è il messo dell’editore! Cosa ci fa
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portarsi dietro il fotografo dell’altra volta, ci può
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attesa che l’anta dell’armadio di latta svirgolasse
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fa dall’aeroporto, prima dell’imbarco. Era ancora incredibilmente
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scorgevo sulla testa calva dell’uomo un unico ciuffo
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dirigevo verso la bocca dell’ascensore, scaturiva dalla sua
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era davvero il filtro dell’editore, e quell’altro
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a entrare nell’ufficio dell’editore, in mia presenza
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da dietro la porta dell’editore, come se stesse
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passo verso la porta dell’editore, con la bocca
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mestiere fosse ancora quello dell’editore!” mi grideranno da
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qualcuno appiccicato alla scopa dell’autista che andava verso
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coppia liberando la sessualità dell’alluce...” Avresti tutt’al
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volto. ¶ «E se compito dell’editore fosse, oggi, proprio
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proprio questa la funzione dell’editore... come dire... totale
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editore... come dire... totale... dell’editore estremo... al punto
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il portacenere pieno zeppo dell’auto...” mi dicevo passando
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È stata l’anta dell’armadio di latta!» rispondevo
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possibile che perda ancora dell’olio?” mi chiedevo scorgendo
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fiatare, perché la chiazza dell’olio sembrava sempre un
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tutto con la linea dell’auto. Sentivo il cuore
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in tanto il frusciare dell’incisione... hanno scatenato a
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indietro, mentre la sagoma dell’aliante si allontanava. Si
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perché vi sia ancora dell’aria da poter respirare
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in avanti, nella poltiglia dell’aria, della luce. ¶ Scorgevo