Giuseppe Parini, Il giorno, 1801

il mattino in compagnia dell'alba ¶ Dinanzi al sol

cena, e al lume ¶ Dell'incerto crepuscolo non gisti

tra i lenti sorsi ¶ Dell'ardente bevanda a qual

serbare i dritti, ¶ E dell'ombra notturna esser tiranni

l'estrema cima ¶ Sospendendol dell'ala; e cauto attende

Tali a le vampe dell'Etnèa fucina, ¶ Sorridente la

Sovente ancor, se men dell'uso esperta ¶ Parrà tua

vero ¶ Madre e donna dell'arti, or nondimeno ¶ Fatta

a gli affari ¶ Sollecitar dell'amorosa diva. ¶ Or tu

rimembranze al braccio avvolta ¶ Dell'altrui fida sposa a

menti ¶ Acciò che possan dell'uman confine ¶ Oltre passar

primo ¶ Fregio ed onor dell'Acidalio regno ¶ I sacri

tua patria a cui dell'avo ¶ Il forte braccio

guardi esponga ¶ L'apparato dell'arte. Intanto i servì

o con maligno ¶ Guardo dell'alte vai logge spiando

un colpo il priverai dell'anca ¶ Mirabilmente. Or qual

e sovvenir ti faccia ¶ Dell'altrui fida sposa a

e volge ¶ La disciplina dell'ardito auriga. ¶ Sorgi e

fra le tranquille dita ¶ Dell'oriolo i ciondoli vezzosi

da la man dotta ¶ Dell'artefice suo; chè troppo

rallegrar de' proci, ¶ Cui dell'errante Ulisse i pingui

avvolgono ¶ E mille frondi dell'Idalio mirto. ¶ Colpevole o

conduca ¶ Fino al centro dell'alma. In bianche spoglie

umil vulgo in tanto ¶ Dell'industria donato a te

che caro fregio ¶ Fu dell'avole nostre; ed or

ira ¶ Nell'eroe che dell'altro a canto siede

campeggi; ¶ E l'un dell'altro al par più

incontro ¶ I messagger pacifici dell'alma ¶ Cambieran lor novelle

onde abbellir la seppe ¶ Dell'ammirato cucinier la mano

n'empia ¶ Col reboato dell'aperta tromba ¶ L'ampia

L'ampia cittade e dell'Enotria i monti, ¶ E

appresti al novo ¶ Diogene dell'auro sprezzatore ¶ E della

cerca ed onor: così dell'api ¶ L'industrioso popolo

de le piante ¶ E dell'umana plebe al suo

L'uno al braccio dell'altro; e come insieme

con lavoro egregio ¶ Tutti dell'amicizia onde ti vanti

a i cari moti ¶ Dell'amistà risponde. A lei

motto ¶ Vibra al cor dell'amica; e a i

e il gran convesso ¶ Dell'etere sonoro alto ferendo

Là su la notte dell'ardente agosto ¶ Turba di

placarse. Il cocchio freme ¶ Dell'alterno clamore; e il

arder nato, ¶ Il tesoro dell'api: e a lei

facezia e il riso ¶ Dell'energica plebe. Altra di

L'uno a lato dell'altro, ed io con

gli amanti a lato ¶ Dell'arbitra sagace o i

a i pigri ¶ Soffi dell'austro, si dilata e

a penetrar nell'alte ¶ Dell'animo latèbre, in grembo

Seggon gli eroi, che dell'Esperia sono ¶ Gloria somma

egregi ¶ Del sapere o dell'arte. In fronte a

piagnenti ¶ Dal cupo alveo dell'onda; o al par

legno, ¶ Sovra la punta dell'un piè s'innoltra