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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Roberto Alajmo, Repertorio dei pazzi della città di Palermo, 1993

concordanze di «della»

nautoretestoannoconcordanza
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migliaia dentro l’armadio della sua camera, dal quale
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pure allargare l’ingresso della sua villa per poter
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che erano a conoscenza della sua teoria smisero presto
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casa la bara scoperchiata della madre fino a impazzire
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a camminare al centro della strada. Oppure addirittura si
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sdraiava, sempre al centro della strada, per guardare il
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lo raccolse una volante della polizia. Agli agenti raccontò
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un ufo. ¶ L’opera della sua vita, comunque, Totuccio
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un gessetto sul muro della chiesa di Sant’Espedito
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l’elettrochoc. Gli infermieri della clinica dove era ricoverata
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preoccupata per la salute della madre. Le diceva sempre
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di capire le ragioni della crisi che aveva attraversato
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Trovava traumatico il suono della sveglia meccanica. Quando il
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letto. Quando la situazione della sorella precipitò, dopo una
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via Mongitore la Casa della Munnizza, una capanna costruita
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costruita interamente con sacchetti della spazzatura. Ai muri esterni
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si metteva sul bordo della discesa che porta a
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tutto pieno dei cartoni della signora Carta. ¶ Uno a
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in un altro angolo della piazza e rimaneva ancora
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una guerra coi bambini della scuola vicina, che la
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entrava in classe ridendo della furia che si scatenava
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nello sbrigare le pratiche della successione, scoprì di essere
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bene di lui e della sua disponibilità. Poi, man
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per uno, alla faccia della perdita di tempo che
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passò la prima parte della sua vita ad accumulare
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per cominciare uno sciopero della fame. Gli altri teatranti
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che vendette nei paesi della provincia I dialoghi delle
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di guerra ai tavoli della pasticceria del Massimo. ¶ Una
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shampoo. ¶ Uno, la sera della riapertura del Teatro Massimo
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una comitiva di degenti della Real Casa de’ Matti
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vista finanziario. La sera della prima, nella sala deserta
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teatro, che per amore della primadonna Rita Gabussi, lanciò
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qualcuno lasciando intravedere scorci della sua vita. ¶ Una volta
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l’infermiere all’ospedale della Guadagna, e in effetti
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troppo piccola, un nodo della cravatta troppo grande e
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cravatte sgargianti. Nel taschino della giacca teneva una decina
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perché temeva le insidie della celebrità. ¶ Lui si considerava
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la presentò al direttore della filiale, che fece accomodare
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tutti e fregandosene anche della musica. A un certo
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romanzo che poteva essere della collana Harmony oppure di
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irrisorio tutti i beni della sua famiglia. ¶ Uno era
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tutta la prima parte della sua vita, fino ai
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a un certo punto della sua vita cominciò a
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di superiorità nei confronti della famiglia presso cui lavorava
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incontrava in diversi punti della città, ma soprattutto fra
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Valdesi, immobile sul ciglio della strada. Guardava le macchine
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mai toccarla. Alle proteste della vittima rispondeva: ¶ «E s
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trovava all’altro lato della piazza. ¶ Uno si chiamava
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mangiare solo allo scoccare della mezzanotte, né un minuto
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Spesso lasciava l’ago della siringa con cui si
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morfina conficcato nella carne della gamba. Fino a quando
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metteva a chiedergli notizie della famiglia e della salute
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notizie della famiglia e della salute, dimostrando agli altri
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Che era il parroco della borgata. ¶ Uno lo chiamavano
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alla Cala appena fuori della porta di casa. Aveva
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scesero dai due lati della carrozza e pagarono il
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Polifemo, che aveva bisogno della misura cinquanta. Cercarono per
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giorni in ogni negozio della città, ma la misura
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Quando cambiò la dirigenza della squadra ci furono alcuni
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a trascorrere gli anni della pensione a Palermo e
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immaginetta sacra sul cancello della villa dove abitava Barbera
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la trovò nel mezzo della strada, senza poter fare
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che sfrecciavano al semaforo della discesa di Valdesi. Certe
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camicia, e negli anni della maturità possedeva un fischietto
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in visita nelle cantine della Fazio, a Casteldaccia. Gli
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fin quasi alla fine della giornata di lavoro e
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risposta di un dirigente della cantina fu: ¶ «Ma non
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sui muri del palazzo della vittima. Alla lunga ne
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si innamorò del parroco della chiesa di San Michele
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a capire i motivi della separazione e rimase innamorata
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era arrivata la donna della sua vita. Quando l
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a Cefalù una succursale della sua setta satanica. I
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a tutti i comizi della sinistra. Era una specie
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disponibile a ospitarlo, approfittava della sua qualifica di ex
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e sputava in direzione della statua dell’eroe dei
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a tutte le assemblee della Rete con la moglie
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aveva guadagnato nel corso della giornata. E considerava guadagnati
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denaro e il bisogno della casa. Per il perdente
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e faceva il giro della provincia a casaccio, senza
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di ferro ai lati della testa, coi capelli lunghi
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lingue slave, avvocato difensore della causa di tutti gli
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di frigorifero, la cappa della cucina risultava dalla combinazione
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ombra attraverso i vetri della torretta di Villa Valenti
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tanto che i magistrati della procura stentavano a trovare
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conservava tutti i nastri della segreteria telefonica coi messaggi
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di trascorrere il resto della sua vita nell’albergo
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nell’albergo più lussuoso della città senza uscire mai
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amato. Si fidava solo della sua segretaria, che almeno
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non si fidava nemmeno della sveglia del portiere dell
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giornalista. All’ennesima vessazione della direzione aprì la finestra
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e sempre il portadocumenti della macchina. Con ciascuno dei
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esaurì tutti i giornalisti della redazione e allora non
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di strangolare una collega della Rai proprio mentre era
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ore del giorno e della notte. Finché una mattina
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del palazzo, ai lati della finestra del suo balcone
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un poco a contenere della pubblicità. Si appoggiava con
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più, perché gli abitanti della zona sapevano che non
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solo attraverso il paraurti della sua Cinquecento e solo
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abusivo fraintendeva il senso della catena e temeva rappresaglie
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temeva rappresaglie sulla carrozzeria della sua automobile. ¶ Uno lasciava
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senza muoversi dal centro della carreggiata, in modo da
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Ruggiero Settimo, all’altezza della Libreria Flaccovio, seduto su
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ma si disinteressava completamente della carità dei passanti; preferendo
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per tutti i pub della città e chiamava le
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si appostava agli sportelli della biglietteria e funzionava da
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informazioni. Domandava al secondo della fila: ¶ «Lei dove vuole
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qualità di primo esploratore della sesta dimensione, sebbene la
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il monsù a casa della famiglia Rampolla, e quel
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fino all’altra parte della terra. Ogni sera la
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La ritrovò ai piedi della roccia, con le gambe
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a un certo punto della sua vita si appassionò
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gran sacerdote sulla via della biblioteca, dove andavo a
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si lasciarono dandosi reciprocamente della vecchia mummia. ¶ Uno era
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Uno era Ferdinando, principe della Pandolfina. La sua famiglia
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che giudicavano insormontabile. ¶ Ferdinando della Pandolfina scrisse al Santo
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Padre, spiegandogli le ragioni della cristianità, ma nonostante la
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senza muoversi dai dintorni della città. Calcolò la distanza
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volte passeggiava nel parco della Favorita e conteggiava il
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spargere lungo il percorso della selvaggina che il principe
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carta geografica il principe della Pandolfina segnasse il percorso
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arrampicamento su un albero della villa, dal quale Ferdinando
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del ritorno, il principe della Pandolfina fece preparare un
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rimango qua». ¶ Allora Ferdinando della Pandolfina capì che Felicetto
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dipingere in una stanza della sua villa i ritratti
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a imboccarlo. Un po’ della pasta finiva sul tovagliolo
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all’ancora, nel porticciolo della Cala. Ogni tanto faceva
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carte innalzato in memoria della loro disgrazia e della
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della loro disgrazia e della loro celebrità. ¶ Poi la
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Bosco oppure all’uscita della Favorita a vendere certi
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facevano rimbalzare sul palmo della mano e facevano un
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precipitare la parte sinistra della faccia. Nei pomeriggi vendeva
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schiaffoni sulla parte spaventosa della faccia. Lui subiva borbottando
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erano infatti tre rami della famiglia, ed erano soprannominati
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che passò alla storia della mondanità cittadina: ¶ «A quest
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marchesa San Giorgio, nata della Cerda, donna superstiziosissima. Quando
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un prete. Alla fine della trattativa si chiamò un
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messo accanto al letto della moribonda, le porse l