Umberto Fracchia, Il perduto amore, 1921

sono un indizio certo della nostra morte. Ma io

mi rende oblioso così della morte come della vita

così della morte come della vita. Distrattamente ascolto i

invece inchiodato, incatenato, prigioniero della mia vita, nel momento

di contravvenire ai comandi della natura, di violare una

come le desolate lande della tragedia, di una triste

mano, faceva il giro della tavola, e il nome

fu letta forte prima della cena e suscitò in

si delineava sul francobollo della sua lettera, ingigantito dalla

senza aver provato nulla della vita, se sia buona

Behela era una fanciulla della fattoria vicina. La conoscevo

a sentire il peso della solitudine e il mal

e il mal sottile della malinconia che prima non

anni, m'ero accontentato della mia casa, del mio

dei campi, nel limite della cerchia alpina. Ora non

contro la porta verde della sua casa, come l

un capo all'altro della stanza, gettando sguardi inquieti

senza tremare il volto della donna; senza tremare sostenevano

a sfiorare il braccio della donna, e con un

con un moto violento della mano la mano sempre

giunti dinnanzi al cancello della sua casa. Egli si

con tanto disprezzo; e della mia voce che aveva

vedevo la curva sprezzante della sua bocca, sentivo la

Le stelle nel quadro della finestra, immobilmente accese, segnavano

leggiero contro l'uscio della mia camera, una voce

tenda, da un foro della parete, da una fessura

di montare sul predellino della sua carrozza. Macchè! Mi

con tutto il peso della sua persona, e sussurrò

avevo io sulla punta della lingua, ma egli me

dopo a un albero della foresta. ¶ Io tenevo gli

chiuse sulle facce attonite della vecchia e della bambina

attonite della vecchia e della bambina, e mi domandò

vedevo soltanto il lembo della sua veste che era

è tutto... ¶ Il suono della mia voce mi stupì

e come sia degno della vostra pietà. Bisogna conoscerlo

fu portata, nella cella della sua prigione, ed egli

di colori, l'intensità della luce, mi stupirono come

fantasmi da ogni angolo della stanza, la nostra fantasia

noi definitivamente tanti attributi della femminilità, che fanno di

fretta le pieghe gualcite della sottana. A un tratto

immobilità rara nelle cose della natura. Daria spesso si

credete che il segreto della felicità sia semplice? Cesare

fino all'estremo limite della spiaggia; poi mi volsi

ripetè con l'accento della disperazione. — Dov'è? Dov

scanni! Tutta la credenza della stanza da pranzo precipita

mano dietro la porta della loro camera, e che

in polvere! L'idea della morte mi balenò subito

udire i piccoli casi della loro vita, più di

Alhambra, la sera prima della sua morte. Capisco anche

arte del romanzo e della novella sia trattata sinteticamente

ammirata sul candore niveo della gola di Daria. Poi

a lungo tra loro della scena che s'era

anche soltanto incidentalmente parlare della collana e quindi pensare

me quasi un attributo della sua bellezza, come i

solito accompagnare l'andirivieni della sua scopa con dispettosi

il dito nel buco della sua toppa, ne aveva

a ciondolare all'altezza della sua fronte, con un

pubblici, giocando al giuoco della campana con qualche ragazzo

pensava che la pietra della collana era proprio verde

era realmente a portata della loro mano! E Porfirio

più felice se invece della collana avesse potuto mostrare

lo pesò sul palmo della mano e si mise

e quando il pensiero della Divina Provvidenza balenò alla

che la fiamma tremula della candela illuminava in tutto

Ma nessuno fece ricerche della collana di Daria. I

s'apriva nella fodera della sua palandrana. Come tutti

o voltava l'angolo della prima strada. Con un

si chiama il banchetto della vita. ¶ La stagione era

di quelli. Era alto della persona e bruno, con

volta venire dalla parte della città, cavalcando un bel

dietro le persiane socchiuse della sua finestra a guardare

apparve al di qua della siepe. Egli si fermò

era inanimato, e pesante della pesantezza che ha la

ad alzare il tono della voce, e i ragazzi

di Menelicche, le campane della chiesa maggiore, spalancando d

le più crudeli immagini della morte, a pesare il

il dolore sul palmo della mano, come fa Amleto

Io ragionavo fra me della sorte che ci incombe

sempre dietro le persiane della sua finestra, guardava curiosamente

questo mondo, fuorchè quello della mia libertà. Questa libertà

seduce oltre il limite della vostra vita presente? Chi

mi siete più cara della vita! Ma se le

verso l'altra estremità della casa. Mia madre anche

vecchia serva, i conti della giornata, e ora si

e la luce bianca della luna inondò la mia

spartiva l'uscio socchiuso della stanza dove riposava Silvio

spalle alla poca luce della fessura, il suo viso

a spiare all'uscio della stanza di Silvio; ma

a intrecciare il nodo della sua cintura. Lo faceva

non importa. ¶ Il fiocco della cintura era ben fatto

giorno, limitazioni, divieti, paura della vita! Silvina nel vano

vita! Silvina nel vano della sua finestra, alla luce

sua finestra, alla luce della luna, stava sciogliendo le

attimo appena nell'arco della scala. Ma quell'attimo

a bussare all'uscio della sua camera. Entrò, trovò

strane idee sulla potenza della natura che governa l

per sedurre i maschi della sua specie; l'altra

è l'immagine viva della sorella-amante, la purissima

quella fuga, la storia della lettera trovata nel corridoio

intorno le miserabili suppellettili della loro stanza, e soggiungeva

d'oro di Silvina, della sua pelle bianca e

di Silvina, la gioia della povertà, la benevolenza degli

avrebbe compensato ad usura della fede coraggiosa ed ardente

pianticelle del garofano e della salvia nel vano dell

sè Silvina, e, impadronendosi della sua bocca, con voce

sante, le più care della mia vita. Io credo

di un vizioso pervertimento della ragione, un male che

per me la personificazione della gioia, della purità, della

la personificazione della gioia, della purità, della bellezza, e

della gioia, della purità, della bellezza, e hanno creato

persino lo spettro sinistro della miseria e della fame

sinistro della miseria e della fame. Bisognava essere un

grandissimo parco alle porte della città; avevano carrozze, cavalli

tavolino, interloquiva non richiesto della sua opinione nelle dispute

di sè l'attenzione della fortuna, che può presentarsi

colori vividi e festosi della primavera, nè il tepore

sfiduciati sotto il peso della solitudine e della malinconia

peso della solitudine e della malinconia, non sanno concepire

momento. Nel ronzio continuo della pioggia sul tetto, i

sua fronte il bacio della buona notte, le rimboccava

lentamente. ¶ Allora nella penombra della scala apparve, bianca, Silvina

occhi modestamente. Vuol parlare della coperta di lana? Ma

che mai la larghezza della bocca leggermente tumida, tinta

Gli ultimi due versi della strofe furono cantati con

Incontrò nuovamente gli occhi della ragazza seduta accanto a

stavano semiaperti nel vano della finestra, e c'erano

lapis rosso, il vasetto della pomata e lo scatolino

pomata e lo scatolino della cipria, e, tutta ilare

non è più liscia della pelle di Silvio... ¶ Poi

filtrava attraverso le tende della finestra. Il nuovo giorno

città, salì le scale della sua casa, ed entrò

perdonate, signora? ¶ Il tono della sua voce era così

in fretta sul tondo della zucca una parrucchetta di

un indizio dell'antichità della razza, stanca ormai di

una così ardua revisione della sua persona ridicola, il

distrarsi dallo studio accurato della persona del principe, lo

Ricordatevi... in ogni circostanza della vita... potete contare... su

di regolarsi nei riguardi della città. Per esempio la

udiva nulla. La fiammella della candela era fioca e

potendo reggere all'impeto della commozione che suscitò in

aprì. Alla luce fioca della candela Silvio vide che

che nemmeno ti accorgessi della mia presenza. Io ti

avrebbe risolto il problema della loro esistenza quotidiana, perchè

a tutti i piaceri della vita, ad ogni eleganza

andando verso il fondo della stanza, rispose: ¶ — Mi hanno

un lampo la rivelazione della verità. ¶ — Tu! tu me

alla porta, la molla della serratura scattò improvvisa in

ci aspettava all'angolo della strada. Incominciò quel triste

aveva sentito il soffio della sua ala avvolgerla come

di inchiostro, più bianchi della brina che faceva candida

maestra, e lo schioccar della frusta, della prima carrozza

lo schioccar della frusta, della prima carrozza di posta

confidandole tutti i malanni della propria vecchiaia e commiserando

tra le due stanghe della nostra sgangherata carrozza, e

via maestra alla volta della città. ¶ Quanto m'era

e bastava l'ombra della frusta a farle drizzare

di carreggiata a traverso della strada, e nella pancia

e nella pancia vuota della bestia l'acqua bevuta

angioli oranti ai lati della culla del bambino Gesù

leggesse forte le preghiere della sera, e che tutti

di spiare alla porta della sua stanza. Era buia

sentiva rapire. ¶ All'orologio della chiesa suonarono i tre

introdotto Silvina nella camera della mamma, e quello stropiccìo

fece impallidire la luce della nostra lampada, e allora

nell'aia, i cani della scuderia abbaiarono, le campane

scuderia abbaiarono, le campane della chiesa si sciolsero in

stata l'ultima fine della collana di Daria, che

sarebbe quello, per esempio, della fine che potrà fare

all'avvenire, mentre quella della sua collana si può

abbia dell'aria libera della strada, e quanta fretta

quando, alleggerito del peso della collana, uscì dal gioielliere

carezzava i riccioli neri della parrucca, senza pensare che

galoppo dal primo gioielliere della città. Le vetrine di

mille volte più risplendenti della famosa caverna di Alì

Indie Inglesi, all'Imperatrice della Cina o al Sultano

gli altri in direzione della cattedrale, altri ancora verso

convergere verso il centro della città. Le torce delle

aurora le lance fitte della cavalleria. ¶ In una certa

grotta maledetta al centro della città, e poi altre

lui, nell'arco chiaro della grotta, che si stringeva

stretti in un angolo della coperta. Prisca si avvicinò

cornetti dritti nel mezzo della fronte. Poi, senza vergognarsi

fatto in un angolo della coperta per racchiudervi la

udita. ¶ Nonostante i disordini della notte tutti erano per

aveva annodata nell'angolo della coperta con le altre

che cingevano il collo della Vergine, e allora credette

gli occhi dal volto della Madonna, la quale pareva

Dio. Sospesa al collo della Vergine, sembra risplendere d

smaltate e dal colore della sua trasparenza, che anche

pur troppo i segni della mia malattia e della

della mia malattia e della mia precoce senilità, mi

gli atti più stolti della mia vita, e di

gli occhi sul fondo della strada buia che s

camera, e la sottigliezza della parete, che divide questa

sospira, e dallo scricchiolio della sedia su cui è

ma eterni. Quale esperienza della vita, in questi anni

viso contro i vetri della finestra, ficcai gli occhi

che neppure l'idea della morte sopprime, come se

fetidi nel quartiere basso della città. Ormai da molte

posso più! ¶ La porta della stanza vicina sbatacchiò, dei

laggiù nell'angolo buio della stanza, affondata nella sua

che sarà consumato prima della sua vita che non

da vent'anni sospeso, della mia esistenza sbagliata. Ora

il cassetto di sinistra della scrivania di Esposito, e

casi si chiama «sete della conoscenza», in altri semplicemente

firmate: Armida, fuorchè una, della stessa persona, che era

pagine fitte. Le ore della mattina mi bastarono appena

appena per leggerne meno della metà. Ma quando le

avrà, ma a prezzo della sua vita! Non dimenticarti

quando gli feci dono della mia innocenza di fanciulla

Esposito! Sei già stanco della tua Armida! Mostra a

ti aspetterò all'angolo della cattedrale. Porta con te

miei compagni, farli partecipi della mia macabra scoperta. Ma

ultimo sguardo sul ritratto della povera Armida, richiusi in

Appena giunto all'angolo della strada, comprai un giornale

e cercai nella pagina della cronaca il ritratto di

me stesso. Infinita ridicolaggine della vita! Quello era Esposito

freddo tavolo di marmo della morgue accanto ad Armida

mattina, quando il ricordo della promessa fatta ad Esposito

fioco e instabile lume della candela, e mi trovai

corridoio e sulla soglia della mia stanza apparve Esposito

allontanò con un urto della mano e, afferrata la

tratto nella consueta realtà della sua vita. Esposito non

mercati e delle fiere della città. Avevo il mio

c'era la pentola della minestra a bollire. Io

io, esasperato dalla fatica della mia giornata, dallo spettacolo

che era sull'orlo della felicità, di quella felicità

bozze nella falsa luce della tipografia, il mio stomaco

subire le punture gelide della tramontana invernale le carni

sua madre, nel vano della finestra. ¶ — Mammuzza, le disse

quel sorriso, il viso della madre somigliava al viso

madre somigliava al viso della figlia come ogni caricatura

provare se qualche cosa della sua anima vivesse ancora

considerata come un ornamento della loro vita, come un

esplosione. In molti punti della città, in previsione di

Vatti a fidare ora della realtà!... E se anche

era isolato dal centro della città. Tentai invano di

tutti i tratti propri della sua razza: gli occhi

le vie più deserte della città. Senza mostrare nè

inverno. Giunti all'angolo della nostra casa, Isacco si

che basta. È peggio della rogna. ¶ Passarono così alcune

men tristi? Meno stanchi della nostra giornata? Meno desiderosi

Sono degli stupidi balocchi della natura, una delle tante

lume, nell'odore nauseabondo della tipografia, mi si presentava

variopinte reclinate sull'orlo della brocca, che dal centro

brocca, che dal centro della tavola su cui erano

aveva portato nello squallore della mia vita, pensai per

solo odorosa dell'odore della sua carne che è

suo zio, i dolci della sua cucina? E quei

carboncini accesi. La luce della lampada vi brillava dentro

vanno verso il centro della città. Io poi esco

una parte la figura della vittima, dall'altra quella

m'avvicinavo alla poltrona della vecchia, che aveva la

amare Luisa. Il sentimento della gelosia è per sè

in un momento qualunque della sua vita. Quella vita

da una porticina secondaria della tipografia, che s'apriva

cercare nel quartiere opposto della città un'altra casa

per sempre dell'incubo della gelosia, e infatti incominciai

abbandonato, persino il pensiero della sua morte, non mi

piedi. E nella penombra della stanza vedevo, attraverso le

socchiuse, l'ombra bianca della sua camicia, diritta, che

piccini, in talune circostanze della vita! Certo Luisa allora

che fece la chiave della porta di Isacco girando

Doveva essere una conseguenza della soffocazione che mi dava

non cedeva alla pressione della sua mano, Luisa non

chiave, una povera donna, della forza d'un bimbo

avesse presa nel palmo della mano, e l'avesse

un tratto semi deserto della sponda, a guardare alcuni

alcuni barcaioli che scaricavano della legna sulla banchina e

importante per il commercio della città! Ma incominciò ad

collo, prende la via della stalla. Poichè non pensavo

perduto il solo amore della mia vita, che sarà