Gabriele D'Annunzio, Il fuoco, 1900

mezzo della Finzione, fuor della carcere cotidiana in cui

duri vincoli. La felicità della liberazione si spandeva a

se non il nerbo della sua prosa… ¶ «È vero

è inseparabile dalle sorti della Bellezza, cui ella è

latenti nella sostanza ereditaria della nazione, divenire una potenza

ai più antichi istinti della sua razza, Riccardo Wagner

a perpetuare l’anima della razza. ¶ – È qui, già

si avvicinò, le linee della sua faccia divennero visibili

s’ingigantì a somiglianza della sua opera, assunse l

istinto, ascoltare la voce della natura in me: ecco

si sovrapponevano a quelle della sua passione e della

della sua passione e della sua arte oscurandole. Il

ridente morte!» Il giubilo della vergine guerriera su la

condensarsi, prendere la qualità della materia plastica, obbedire alla

Dicevano ancóra gli occhi della donna: «Servire, servire!» ¶ Discesi

le pergole. L’aura della notte era umida e

mortale era nella voce della donna. Ella tremava nell

piena ritornò nel ricordo della promessa muta. Egli desiderò

premuta dall’eterna servitù della sua natura, colei che

placava la lucida febbre della scena nella voluttà oscura

che passava dalla frenesia della folla alla forza del

un lampo riversa, piena della potenza che aveva strappato

trafittura atroce l’imagine della vergine che s’era

profondamente? Tutta la passione della notte c’incalzava e

cui tutte le mutazioni della creatura notturna parevano imprimersi

del marmo, l’impeto della vampa, tutte le ombre

modo che l’onda della luce sale dall’orizzonte

armonia muta, l’illusione della felicità salì alla sua

ancor più intensa, fatta della fiamma che non appassisce

notte come al passaggio della barca ricolma su l

fu per la pienezza della nostra notte.» La vita

veste. Con la visione della barca onusta e dell

dell’isola pallida e della prateria d’asfodelo, tornarono

tristo tremore carnale, preda della forza invincibile. Egli la

tollerare lo sguardo ferino della loro cupidigia. Soffrirono. Si

nel silenzio quasi funebre della fondamenta deserta, aveva sentito

buon augurio. Il nome della cava gli sembrò raggiante

le rivide in sommo della scala marmorea al lume

dell’arte. La superficie della sua anima si copriva

sua sostanza, col diffondersi della luce. Il calore della

della luce. Il calore della febbre notturna si disperdeva

rematore, spegnendo il fanale della gondola. ¶ – Per San Giovanni

imagini del dolore e della morte passarono su tutte

soltanto promettere. Dall’abondanza della sua forza egli trasse

persero le labbra sinuose della cantatrice. Accadeva in lui

corsieri le anfore, emblemi della vita nobile, s’intramezzavano

se non sul cuore della sua donna, strettamente abbracciato

Angri dove gli armarli della stanza abitata dal vecchio

de Lizo. – L’anima della folla vi è sommessa

un Rivelatore; la presenza della moltitudine muta come nei

oscuramente ostile nel mondo della vergine e provando contro

dato di veder risplender della perfezione futura un mondo

l’immenso edifizio ideale della nostra stirpe eletta. Io

più profondamente l’essenza della tragedia greca i Fiorentini

basta ancóra – disse Antimo della Bella. – Bisogna glorificare il

suo sangue le creature della sua arte. – Parlateci di

triste come l’Orfeo della sua favola, apparve nel

espulsa dall’imo grembo della natura verso l’ansia

i fondi più segreti della volontà e del desiderio

S’udì il fruscio della sua veste, il suono

vecchia carne inferma testimoniavano della medesima potenza. Così, quasi

portava come un retaggio della Saffo Veneziana, dell’«alta

Veneziana, dell’«alta Gasparra», della sventurata amica di Collaltino

possente! Tutte le forze della tragedia vi sono quasi

Kundry, il tema profetico della promessa, il bacio su

su la smania disperata della tentatrice la melodia della

della tentatrice la melodia della sommessione… «Lasciami piangere sul

E gli ultimi sforzi della sua volontà demoniaca, il

capelli, quasi un brivido della carne loro. Credettero sentir

tratto levarsi le apparizioni della Bellezza consolatrice invocate dalla

canale sonoro, la canzone della gioventù breve, la lotta

orgogli, tutte le pulsazioni della vita forte si rinnovarono

era scomparsa. Gli occhi della donna disperata e nomade

pallida sotto la veste della messaggera, curva il capo

Servire, servire!» ¶ La melodia della solitudine, la melodia della

della solitudine, la melodia della sommessione, la melodia della

della sommessione, la melodia della purificazione preparavano intorno alla

poiché odo il murmure della divina foresta…» La speranza

Servire, servire!» La melodia della sommessione si distendeva nell

che fende la terra, della corolla che si apre

Riccardo Wagner – disse Antimo della Bella. – Ma, se quest

abissi. Tutti gli elementi della sua vita interiore, investiti

far vivere le anime della sua tragedia; ne sentì

delle polle il candore della vergine che quivi doveva

l’interprete, la messaggera della moltitudine. «La sua voce

veduto ascendere la vena della melodia. «Ti cercherò, ti

egli considerava la spoglia della vergine come il ricettacolo

egli evocava l’imagine della Siciliana, già celebre, che

anima e l’anima della folla un mistero era

sentimento che egli aveva della sua persona consueto; un

lui abolendo i confini della persona particolare e conferendo

l’arringa, col segno della spada. La parola del

poema compiuto. La materia della vita non era più

si enunciava nella pienezza della forza e della libertà

pienezza della forza e della libertà. ¶ – Ma Riccardo Wagner

di elevarsi, per mezzo della Finzione, fuor della carcere

Regina esce dalla Porta della Carta. ¶ Un lungo grido

concorde salutò l’apparizione della Regina bionda e perlata

bianco fiore stellare e della perla purissima fu ripetuto

loggia contigua la sfera della Fortuna portata dagli òmeri

perse nel clamore iterato della folla che rigurgitò sul

il principe Hoditz, Antimo della Bella, Fabio Molza, Baldassare

subitaneo. E il ricordo della pienissima ora crepuscolare ch

signoria dell’ombra e della morte. E le loro

verso quegli ornamenti passeggeri della vita di festa, cui

loro silenzio la presenza della creatura musicale come allora

a traverso il velo della sua bellezza giovenile. ¶ – Domani

maestro antico, come un Della Robbia o un Verrocchio

Èffrena, nelle virtù mediche della musica? ¶ – Certo – egli rispose

precedere il nome vero della fanciulla dall’appellativo ordinario

i più atroci aspetti della morte. E tutta la

bara, tra gli splendori della festa. ¶ – Guardate là, Èffrena

ella accennando al balcone della casa di Desdemona – la

che riceve l’omaggio della Serenata, tra la sua

quel giorno l’armonia della sua vita fu piena

al suo gusto nativo della tenuità, ha saputo comporsi

Desdemona. La canzone antica della gioventù breve e della

della gioventù breve e della bellezza passeggera saliva dolcemente

il capo nel ritmo della molle melodia che fluiva

su per la superficie della nostra anima profonda, un

era tutta la nobiltà della nostra lunga comunione, noi

ma la musa divulgatrice della mia poesia; e tutta

e tutta la gratitudine della mia anima è venuta

voi per la promessa della gloria, non per la

animatore, nel primo grido della folla addensata sul Molo

Venezia ripeteva il ritornello della vita obliosa pizzicando le

remo; e lo strepito della festa parve infinitamente remoto

arte e il polso della vita han riavuto un

non era meno eloquente della parola di Stelio, né

idea nuova – disse Antimo della Bella. – Tutto intorno sembrava

e perpetuarsi il contorno della sostanza e dell’età

da una lievissima reclinazione della fronte, da un fuggevole

forti anelanti al dominio della terra, le genti nuove

ella tratto le sublimazioni della sua virtù tragica? A

l’orrore, il limitare della morte. Tutte le sue

animatore riconoscendo nel mistero della donna presente la potenza

fermento tutte le energie della natura e col variare

spiriti umani al sommo della gioia e del dolore

dei sogni, i palpiti della lotta, la rapidità dei

dei popoli, le meraviglie della terra, la pazienza e

fu per la pienezza della mia notte.» ¶ Egli si

oro, adunava le reliquie della magnificenza republicana. I fanali

di riso l’agonia della Serenissima. ¶ – Io non chiedo

la Foscarina ad Antimo della Bella, con un leggero

gioia! È l’attributo della Divinità. Non è possibile

sembra esser lo sforzo della materia per divenir luce

chiamata altro che sorella della pittura. – La lor pittura

annunzio. Guardate i fianchi della Donna simbolica! Sono capaci

fede nel genio occulto della stirpe, nella virtù ascendente

spirito, nel potere indistruttibile della Bellezza, in tutti gli

faci, eccitando il senso della vita sino alla febbre

proprio fato le ali della Vittoria e di intendere

prendendo la forma vaga della creatura musicale e che

prossima le prime note della Sinfonia di Benedetto Marcello

sviluppavasi secondo la misura della sua potenza. Ed egli

aveva avvolto le ghirlande della sua poesia. ¶ Allora il

risonato contro la corazza della nave nel silenzio e

impeto concorde nel cielo della gioia ove più tardi

che sotto il fianco della nave munita egli aveva

pendevano su le teste della folla intente alle apparizioni

folla intente alle apparizioni della vita ideale, egli si

pienezza e la freschezza della vita nel sorriso di

incatenò i turbini striduli della fiamma.» Come nell’inno

tutti i beni sensibili della vita. ¶ Il canto cresceva

di nuovo negli occhi della moltitudine. E parve che

ecco fino in sommo della vela una vite si

avevano ghirlande…» ¶ Lo spirito della fuga passava allora nell

Viva dell’olmo ¶ E della vite ¶ L’almo fecondo

senza incontrarla. Il capo della musa tragica non più

sentiva passare le onde della musica su la sua

tenaci. ¶ Ma l’aspettazione della voce rivelatrice soverchiò in

rito dionisiaco – la frenesia della festa sacra convertita nel

purità e la forza della voce non anche modulata

forse il divino pianto della Minoide protesa invano le

implacabile e la promessa della morte passavano nell’alto

continuo col palpito medesimo della vita universa, la melodia

balconi, nella calma perfetta della notte autunnale, il fascino

aveva suscitato il grido della folla addensata sul Molo

falcate e possenti, fuor della selva sonora, tra il

sapere voluttuoso, col gusto della maturità e della corruzione

gusto della maturità e della corruzione nella bocca eloquente

eloquente, con l’aridezza della vana febbre nelle mani

pur dianzi, al fianco della donna taciturna, navigando verso

egli scorse in sommo della scala marmorea al lume

fiaccole fumide la figura della Foscarina così stretta a

alcuni attimi al vertice della felicità. Dietro di lei

delle faci; la cuspide della Porta Dorata brillava di

settentrionale le cinque cupole della Basilica regnavano nel cielo

gagliardo come il mugghio della procella contro le muraglie

potevano dargli le virtù della laguna. E dall’ombra

che andiamo in cerca della gondola. Ci aspetta al

Ci aspetta al Ponte della Paglia. Venite con noi

Stelio quel busto femineo della smisurata chimera occhiuta, sul

lui abolendo i confini della persona particolare e conferendo

misteriosa che la rivelazione della Bellezza poteva dare all

interrogante intorno al valore della vita e agognante a

non tradurre nei ritmi della parola il linguaggio visibile

aspirazione e l’implorazione della stirpe. E per un

Era il sommo beneficio della Bellezza rivelata; era la

su una meravigliosa trasfigurazione della vita, o frenetiche sotto

poiché mosso dal soffio della folla il suo spirito

sue sedi alle armonie della luce diurna con un

espressiva come la pompa della terra sotto l’ultima

di loro il vino della vita. Essi ne traggono

che le pie labbra della dormiente disegnino la consuetudine

dormiente disegnino la consuetudine della preghiera. Per le porte

diffonde intorno al capo della vergine una freschezza simile

sangue sgorgante dal petto della vergine saettato dal bello

abbandonerà domani all’incanto della musica per sognare un

Egli è nel mezzo della sua esistenza mortale, già

è su la soglia della vecchiezza calmo; e dolce

pur quivi, emerso fuor della calda ombra come la

se non il preludio della sua propria festa. Il

aromale; e il modo della voce diede alla figura

essi tremavano al soffio della poesia. ¶ Li riconosceva Stelio

dell’attitudine, dall’eccesso della commozione rivelato nella piega

egli indovinava l’incanto della notte autunnale e la

autunnale e la delizia della brezza saliente dalla laguna

visione l’imagine totale della smisurata chimera occhiuta dal

arte novella, la divulgatrice della grande poesia, quella che

lo cerco nel mistero della nube ignea che lo

di Iapeto. Nel giorno della festa una torma di

santuario. Spenta dall’impeto della corsa il portatore la

che l’anima estuosa della chimera mandava verso il

risonato contro la corazza della nave, nel silenzio e

tratto in quella parte della sua anima ove il

anima ove il fantasma della sensazione subitanea ch’egli

ombra prodotta dal fianco della nave munita era rimasto

laboriosa, cullare il sentimento della propria pienezza, che talvolta

ascendere per le virtù della gioia alle superiori forme

gioia alle superiori forme della vita. ¶ Stelio sorrideva riconoscendo

uno spirito le nebbie della tristezza inerte e in

una volta il principio della sua dottrina, che scaturiva

creduto disseppellire il simulacro della Bellezza, e non era

suo ritmo la meditazione della muta pietra, Venezia rimarrebbe

appaga la perpetua aspirazione della Natura verso i tipi

ciò, continuando l’opera della divina Madre, la loro

per quei colossali fabbri della Bellezza non mai stanchi

Di nuovo l’anima della moltitudine era in signoria

le davano le virtù della poesia e del sogno

Guarda, Stelio, a piè della Scala – disse Daniele Glàuro

e sentì la fatica della sua tensione e il

secchie secolari. ¶ – Il volto della Verità – rispose il maestro

dove la potenza moltiplicata della volontà suscitava le forme

voce fluente la perfezione della musica verbale. Tutto il

fulgide e più speciose della sua arte e significare

voce quando egli parlava della sua religione – vedi come

forme, verso l’esemplare della più esatta espressione, verso

già promessa all’aureola della beatitudine: vaso di purità

il più superbo fiore della vita e il più

il più puro fiore della morte. Ecco l’imagine

sensualità è più ardente della tua; ma i tuoi

talvolta una illuminazione impreveduta della sua propria opera. ¶ – Entra

stava osservando il passaggio della folla che saliva per

E udiva il mormorio della moltitudine confondersi nell’orecchio

diadema e le collane della Regina – le collane molteplici

notte sul seno madido della Lusignana tra i piaceri

illustrato le feste secolari della Città anadiomene, tutti s

Stelio il tiepido effluvio della pelle e dell’alito

celeste. Il volto pallidissimo della Tragica, sul collo privo

quella impreveduta rivelazione diurna della Città eroica e voluttuosa

fluidità armoniosa l’eccesso della tensione che tormentava quello

velarono come sul principio della vertigine. Egli sentì qual

sarebbe stata l’onta della disfatta, se avesse ceduto

egli sollevò l’anima della folla verso il capolavoro

di sé l’imagine della Regina trionfale. Ah io

del suo pensiero e della sua parola, fuor del

Il gran dorso ignudo della donna dal casco d

venereo che i soffii della notte autunnale alitanti per

che sorgevano dal limite della laguna muta e parevano

su la pietra consunta della proda brillava come una

morte l’ebrietà aerea della vendemmia e la visione

a conoscere il segreto della vittoria su la vita

a infrangere l’angustia della lor servitù cotidiana e

facile e l’efficacia della sua volontà essere sopravvanzata

istinto, sorta dalle profondità della sua inconsapevolezza e operante

e nel calore intellettuale della sua stanza remota – la

anima e l’anima della folla un mistero sopravveniva

sentimento ch’egli aveva della sua persona consueto. E

del Tintoretto, nel linguaggio della poesia. ¶ «E l’ora

era imminente l’ora della Festa suprema. Un insolito

estrasse i concetti occulti della Natura, su cui il

d’oro dal vertice della massima torre diede alfine

un tratto al sentimento della Bellezza come a un

di tanto il significato della lettera. Non era solo

e palpitante. Il palpito della folla e la voce

più che il pregio della materia come nel decoro

materia come nel decoro della grande aula era più

disapprovare gravemente la vivacità della moglie. Egli è un

spirito e la facilità della sua facondia. Eravi in

imagine duplice e diversa della fiamma e dell’acqua

Guidata da quel gusto della magnificenza antica, che si

una così strana evocazione della folla aspettante, ch’egli

dell’improvvisa oscurità mentale, della repentina vertigine. ¶ – Rassicuratevi – disse

all’uditorio se non della mia cara anima, sotto

frondosa ghirlanda pel capo della serenissima Andriana Duodo. E

prossimi scendevano gli effluvii della fronda sazia di luce

tramonto? ¶ – In un orto della Giudecca. ¶ – Io qui, su

fa, in un settembre della prima giovinezza. Era intitolato

mentre il ferro dentato della prua girava su l

signoria dell’ombra e della morte, per rivolgersi alla

intorno esaltavano la potenza della vita in colui che

sussultarono, allo scoppio improvviso della salva che salutava la

Marco diedero il segno della Salutazione angelica; e il

Evangelista, dalle estreme torri della Madonna dell’Orto, di

del Silenzio, nella purità della sera. Partendo dai fastigi

uomini ansiosi la parola della moltitudine immortale che occultavano

E tutte le apparizioni della Bellezza consolatrice invocate dalla

aereo, irradiavano la faccia della notte meravigliosa. ¶ – Potete ancóra

sommessamente, guardando le palpebre della donna abbassate e immote

nome nuovo. Il fantasma della sensazione subitanea ch’essi

ombra prodotta dal fianco della nave munita pareva esser

la sua insofferenza acerrima della vita mediocre, la sua

capelli come un brivido della carne loro. ¶ – Addio – disse

forza e la bellezza della vita anteriore. ¶ – Oh miseria

odore dell’altra folla, della folla vera. La Regina

nel maestro il gusto della sedizione e lo spirito

per le virtù sensuali della voce e del gesto

è composto il nodo della mia cravatta sarà assai

toccare l’ultimo termine della mia ambizione? ¶ – Hai torto

Ecco la prova migliore della possibilità di restaurare e

nel considerare gli aspetti della loro vita interiore! ¶ – Per

fervido e sterile asceta della Bellezza, con quella sua

ardor bianco e inestinguibile della sua anima che il

hanno provato l’artiglio della tua chimera. Sono tutti

levava lontano, dall’estremità della Piazza, propagandosi; e talora

le guglie, le cupole della Basilica d’oro, l

d’oro, l’attico della Loggetta, le trabeazioni della

della Loggetta, le trabeazioni della Biblioteca risplendevano di fiammelle

costellazioni silenziose nel seno della notte, evocava su la

suoi prossimi fossero impregnati della sua essenza e come

quegli intelletti. L’imagine della Foscarina balenò al suo

sapere voluttuoso, col gusto della maturità e della corruzione

gusto della maturità e della corruzione nella bocca eloquente

eloquente, con l’aridezza della vana febbre nelle mani

bianco fiore stellare e della perla purissima ripetuto in

insolita per trarre fuori della torre d’avorio un

acqua fervere nel solco della poppa fuggente, ove pareva

ricordate certo il verde della donna abbattuta che il

la figura la gioia della sensazione piena e perfetta

qualche tempo ogni vestigio della vita ordinaria e da

agile le modulazioni ioniche della Biblioteca, alzavasi come un

grido mistico il vertice della torre nuda. E quella

ricca sovrapponendolo allo spettacolo della moltitudine inquieta. Sentiva essa

a trascendere l’angustia della vita volgare e a

ripiegarsi come le ali della Vittoria dopo il volo

di stimolare la potenza della vita umana in certe

pareva creare nelle concavità della pietra qualche cosa di

corpo l’ondulazione continua della sua capellatura voluttuosa aspettando

si versò pel volto della Foscarina, sgorgando dagli occhi

l’attraeva dall’alto della sua sfera d’oro

tra mezzo il canale della Giudecca come una placida

una particolarità assai graziosa della cronaca dogale? La Dogaressa

Autunno rendano il prezzo della veste d’oro in

da tutti i pori della materia sorda in cui

di smarrire il senso della sua vita propria e

natura diversa da quella della defunta Estate chiusa nell

vi potesse figurare immemore della sua persona cotidiana, non

ritrovare così nel fondo della sua sostanza una sorgente

tutte le figure passeggiere della sua esistenza volubile. Egli

le più complicate maniere della sua sensibilità con una

a traverso il cristallo della sua parola il calore

sua parola il calore della sua anima appassionata e

soleva convertire la sostanza della sua vita interiore. ¶ Ben

fin l’ultimo vestigio della sua giovinezza e paurosa

tedio, il tedio verrà della luce: ¶ ti tremerà nel

sera! Vi ricordate voi della scena in cui Persefone

di tutta sé stessa: della mutabilità che avevano i

i suoi propri lineamenti; della strana virtù mimetica che

che possedevano i muscoli della sua faccia; e di

a poco questa impregnandosi della nostra essenza e magnificandosi

per rendere una parte della freschezza primordiale alla nostra

per loro, l’idea della mia persona è legata

significatrice, in una forma della Natura eterna; cosicché quando

melagrano, e nell’acutezza della foglia e nel colore

vorranno riconoscere qualche qualità della mia arte; e i

secondo il genio magnifico della pianta in cui mi

che vedesse lo spirito della donna attenta farsi concavo

egli travedeva l’imagine della folla dai volti innumerevoli

guardare nel turbinio confuso della vita con quello stesso

asseconda lo svolgersi armonico della mia invenzione. Non credete

e più dolce sentimento della morte; e quel sentimento

di Caronte! Il suono della lode mi risvegliò. Alludendo

un turbine alle cime della gloria, la bellezza la

danza silenziosa. La figura della Tanagra apparve all’animatore

animatore nell’ondulazione perpetua della fiamma, come una salamandra

in cui il nome della cantatrice aveva risonato contro

risonato contro la corazza della nave da guerra, proferito

un’atmosfera necessaria fuor della quale esso non avrebbe

il vaso nella camera della fornace per dargli la

diventavano gelide gemme, vivevano della lor vita nuova nel

perigli, seguivano le variazioni della luce, ricevevano il fiore

guardarlo bene in faccia – della gran famiglia dei vetrai

famiglia dei vetrai? puro? della buona razza? ¶ – Per obedirla

ginocchio sotto il manto della Vergine in Santa Maria

le considerava. – La prova della vostra nobiltà è nelle

parlato, temendo l’alterazione della sua voce; ma tutta

d’improvviso a fior della sua tristezza, aveva accettato

si attende l’esito della scommessa; sollecitavano il confronto

per contagio il fervore della sua vitalità ai prossimi

Il dono è degno della dogaressa Foscarina, Seguso. ¶ Il

al sagrato. La ruggine della carrucola, la faccia frusta

carrucola, la faccia frusta della basilica con i suoi

sofferto su la riva della Brenta, nella campagna funestata

una larva. Il sentimento della sua persona fisica pareva

vi sapevo così familiare della misera Anassilla, amica mia

Io facevo la parte della protagonista… Fu al Dolo

mia madre aveva pietà della mia pena e pativa

quasi soave. I ricordi della lotta e del patimento

stato battuto il ferro della sua volontà, in quali

l’orrore, il limitare della morte. ¶ – Io so che

cosa sia l’approssimarsi della notte quando è incerto

con le recenti tracce della vita, incapace di apporre

del suo dominio e della sua gloria nel mondo

Come lungo la riva della Brenta per la prima

volta ella nell’esperienza della vita si sentiva più

desiderio e le ansietà della sua ambizione. Lo imaginò

perduto nell’aspre tanaglie della necessità, umiliato e infranto

da una misteriosa orientazione della volontà riscossa. Nell’ombra

le mura; le fette della polenta si cocevano su

quei gesti… La simulazione della vita mi rimaneva nei

mi rimaneva nei muscoli della faccia, che certe sere

La maschera, il senso della maschera viva che nasceva

intorno accadeva… L’odore della cucina mi dava la

errando agli estremi limiti della vita! Che cosa fu

che tutto il tessuto della nostra esistenza si disfaccia

espressioni… Le prime linee della mia arte si svilupparono

albero o alla riva della Brenta, seduta su una

agghiacciato su i cuscini della vettura, le mani esanimi

un sentimento così profondo della sua lontananza e della

della sua lontananza e della sua solitudine nella campagna

Ella sorrise. La grazia della sua malinconia vinceva quella

aveva goduto il letto della regina ed era stato

Godoi dunque, il Principe della Pace, come lo aveva

Carlo non sospettò mai della virtù di Maria Luisa

Maria Luisa e coprì della sua benignità eguale i

aquile imperiali, il segno della sua potenza, dominavano dall

orecchio. ¶ Sollevò un lembo della coltre gialla, e lo

aveva guardato pei vetri della finestra il parco ove

mortali, gli sforzi disperati della volontà e del desiderio

fossili, le prime gocce della pioggia su le foglie

che fu il miracolo della speranza in punto di

mai pace. L’ansia della corsa non è placata

avvenire; e la sembianza della vita si trasmutava novellamente

senz’ali, tutta armata della sua verginità, attirante e

Bülow. ¶ – Ah, la nipote della contessa d’Agoult, di

di Aranjuez in balìa della canaglia. Come il sole

Elena.» Ma il demone della potenza, della lotta e

il demone della potenza, della lotta e della passione

potenza, della lotta e della passione si risvegliava nel

si risvegliava nel cuore della regina… Guarda le rose

torre, e in cima della torre la statua d

si ritrova? ¶ Egli rise della paura puerile. ¶ – Rimarremo a

che aumentava lo smarrimento della donna ansante. ¶ – Mi perdo

riscaldavano snodandosi nell’esercizio della destrezza; e il mistero

avventura impreveduta, lo sbigottimento della donna, la presenza stessa

quel piacere, la comunione della sua vita con la

stretta e l’incanto della sua imaginazione rinnovò in

sentendosi trarre pel lembo della veste da una mano

errore e la crudeltà della vita che poneva là

evidenza scorse anche quella della cantatrice che si chinava

pregava ella in balìa della sua allucinazione. – Forse là

venire l’accesso estremo della manìa come si sente

E la diminuzione graduale della luce gli dava imagine

del sangue che cola, della vita che manca. ¶ – Eccomi

di fuoco, il disco della luna senza raggi, la

l’incontrò a piè della torre. Insieme andarono alla

Insieme andarono alla ricerca della smarrita. L’uomo conosceva

lividore simile a quello della febbre palustre. Il suo

camminavano su l’erba della ripa con sorde péste

dispersero, vanì l’incantesimo della lontana vita. Lo spirito

smagrito, fra l’orlo della veletta e il collare

cantare le parti liriche della mia tragedia, le odi

da attrarre nel cerchio della sua impresa magnifica. A

per evitare l’onta della strada, la luce del

traccia!» ruggiva il cuore della donna ebro di distruzione

mi amano le forme della perfezione cui aspiro! poter

per imprimervi i comandamenti della mia volontà eroica e

eroica e le imagini della mia poesia pura! Perché

proprio generato dalla qualità della materia e dalla consuetudine

alghe. Ma il ricordo della promessa, fatta su quell

lui al limite estremo della voluttà uno spasimo che

più?» ¶ Giungeva nel rio della Croce. La verdura traboccava

rifugio, il segreto luogo della sua solitudine, serbato dalla

e stanco nei colori della sua dissoluzione, l’orto

poco su la soglia della mia porta. Egli mi

suo canto. Il portento della sua voce sarà il

verde ch’essi coloravano della lor trasparenza quieta. Ella

le acque. Le isole della Follia, San Clemente e

sue statue nella pienezza della forza e del fervore

e del fervore, ignaro della folgore che stava per

aveva conosciuta la carezza della madre partitasene dal mondo

dell’alto lavoro, custode della sacra fiamma e anche

di sé, è padrona della sua forza. Quando si

la stessa lacerazione acuta della prima volta. E, di

quale fosse il lume della sua vita da recuperare

sentì tutto l’orrore della rivalità palese tra l

fanciulla che è forte della sua giovinezza intatta. Sentì

umiliazione e la crudeltà della lotta ineguale. «Ma se

morale rilampeggiava in cima della sua anima. ¶ Ma il