parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Enzo Striano, Il resto di niente, 1986

concordanze di «della»

nautoretestoannoconcordanza
1
1986
pittori per lo stemma della Repubblica. ¶ Apre, avanza a
2
1986
Foria movimento, nell’angolo della Cavallerizza con Santa Teresa
3
1986
e carrozze. Ai lati della strada cordoni di patrioti
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1986
sorgeva un enorme albero della libertà, pavesato di stendardi
5
1986
gradimento, seguivano la musica della fanfara oscillando teste e
6
1986
l’infame coppia audace ¶ della Sicania in sen ¶ cantavano
7
1986
del Mercato, dei vichi della Cagliantesa, di San Matteo
8
1986
ora del giorno e della notte brulicano uniformi rosse
9
1986
te! ¶ Intorno agli alberi della libertà, piantati dappertutto come
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1986
senza farsi il segno della croce. Poi andò a
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1986
La parte più eccitante della cerimonia era proprio da
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1986
ampolle giunsero, nel brusio della folla, il cardinale levò
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1986
trovati in qualche angolo della città, un coltello nella
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1986
quali hanno già pratica della persuasione popolare, a presentarsi
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1986
all’innalzamento dell’albero della libertà, tra ovazioni dei
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1986
tu, però, sei fuori della realtà, Vincenzo mio, quando
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1986
le “spese di rimpasto” della propria tavola! Si trattan
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1986
per me, l’assurdità della Repubblica. Mi dici come
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1986
altro un tale Ferri, della Guardia Nazionale Repubblicana.» ¶ «Ma
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1986
sul concetto d’educazione della plebe. Anche i teatranti
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1986
di confiscare, a vantaggio della Repubblica francese, tutti i
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1986
francese, tutti i beni della corona borbonica. ¶ Finalmente il
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1986
bandiera bianca e rossa della Santa Fede, garantiva libertà
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1986
volare le semplici fantasie della gente bambina in umili
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1986
giro a piantare alberi della libertà invitando la plebe
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1986
secondo i primordiali principi della vita: padre Dio, padre
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1986
come tant’altre, civili, della Terra, abitata da un
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1986
abbiamo portato l’inno della Repubblica» sorride Rossi, porgendole
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1986
d’alloggiare eroici soldati della Repubblica Madre, ora di
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1986
si prestano al servizio della truppa nazionale”. Vogliamo farci
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1986
Mac Donald, gli ufficiali della guarnigione si danno a
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1986
non giova alla causa della Repubblica. Tu sai che
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1986
la finestra, il grigiore della pioggerella. «E i Russi
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1986
che, nate da eventi della vita, fermentano nelle falde
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1986
Mondello re, regina, dame della Corte? Lontano dalla costa
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1986
dove lo Stato Maggiore della Gran Repubblica Madre bivacca
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1986
Ferdinando le parlò, sorridendo, della nuova città che avrebbe
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1986
s’alza all’ingresso della delegazione. ¶ «Citoyen General» esordisce
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1986
per i confini orientali della Francia» mormora pensoso Logoteta
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1986
giusti... Sai che rimane della famosa, bellissima Napoli? Così
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1986
preso Palazzo. «A cavallo della nostra ciucceria.» ¶ Ignazio ride
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1986
nel bene.» ¶ La notizia della partenza di Mac Donald
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1986
sorriso, d’esser Presidente della Legislativa, pronunziando una strana
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1986
Spiegò ch’era parte della prima sinfonia d’un
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1986
musicista tedesco sulla via della gloria, Ludwig van Beethoven
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1986
ci facciamo! Siamo cortesissimi: della gentilezza untuosa, un po
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1986
iscritti nell’Albo glorioso della Patria Repubblicana, re Ferdinando
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1986
gli aspetti meno dignitosi della faccenda. Vi pare?» ¶ «Sì
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1986
rannicchiata a un angolo della panca in pietra nerastra
50
1986
In quel “secondo trapasso” della Vicarìa, nel “carcere del
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1986
a spiegarsi i suoni della vita notturna: si ricordò
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1986
rodìi, fruscìi, nell’interno della cella. Per urla di
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1986
ch’esplodevano nel cuore della notte. Ad esse seguivano
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1986
spiace il sapore granuloso della crusca. Ne mangia ancora
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1986
propria iniziativa. ¶ Lo strepito della chiave nella serratura lacera
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1986
ma ironici. ¶ «Nel menù della Vicarìa non esistono scelte
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1986
il grande odore ferruginoso della terra. ¶ Già finito novembre
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1986
loro fini, la distruzione della nobiltà. Dei pilastri sociali
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1986
e penetrante, quel Guidobaldi della fantasia! Vero riflesso dell
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1986
per turbare le dolcezze della vita, le semplici cose
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1986
ricordi. ¶ «I veri nemici della patria sono l’ingiustizia
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1986
rococò nel suo studio della Vicarìa. Fu stupita nel
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1986
sedette a un pizzo della panca, prendendo subito a
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1986
Cirillo circa il gusto della degradazione. Triste sollievo per
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1986
tutto con il sollievo della propria melma. L’attenzione
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1986
avverte, tra i sentori della cella, quello acidulo, dolciastro
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1986
Panaro.» ¶ Raggomitolata nell’angolo della panca, si concentra nelle
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1986
quasi l’orribile parentesi della Vicarìa sia stata sogno
69
1986
al Mercato, al ponte della Maddalena, donde si pensa
70
1986
Saranno tutti al ponte della Maddalena» dice Gennaro, mentre
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1986
le bandiere borboniche e della Santa Fede, tra i
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1986
lontano, verso le propaggini della città, alle falde del
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1986
di stampa e propaganda della Repubblica. Sesto: definire le
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1986
per importanza! L’economia della Repubblica! Bisogna immediatamente stabilire
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1986
a discutere, al ponte della Maddalena si combatte e
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1986
non scimmiottasse l’epica della Convenzione francese?» bofonchia Cuoco
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1986
nostri liberatori, i cittadini della Grande Madre Francia,» prosegue
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1986
ancora qui? Al ponte della Maddalena, al ponte!» ¶ «Al
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1986
subito. ¶ «Noi dobbiamo fare della politica, se vogliamo arrogarci
80
1986
frenetici verso il ponte della Maddalena, dove non c
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1986
andrà, sì, al ponte della Maddalena: come delegato del
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1986
partoriscono la brutta copia della Costituzione del ’91. Noi la
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1986
capo. ¶ «Voi farete parte della delegazione. Ma qui ci
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1986
avvia con gli altri della Commissione verso l’antro
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1986
Ha, poi, un’idea della rivoluzione? Di come nasce
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1986
inspiegabile dolore, alcuni tratti della mia esistenza. Tutti questi
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1986
si decretino l’abolizione della religione, la conversione dei
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1986
formaggio, per i soldati della libertà. ¶ S’aspettano nuove
89
1986
vecchi numeri del «Caffè», della «Gazzetta veneta». A ogni
90
1986
inverni, la spuma minacciosa della lava, ora è asciutto
91
1986
Sotto, la dolcezza candida della Certosa di San Martino
92
1986
bandiera blu, rossa, gialla della Repubblica napoletana. ¶ «Mannaggia!» grida
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1986
hanno issato l’albero della libertà, un bel tronco
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1986
Manthonè «è la ragione della resistenza ostinatissima dei lazzari
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1986
in volto i morsi della tortura subìta in Santa
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1986
un capo all’altro della strada, le medesime lenzuola
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1986
mentre raspa nel fondo della tazza. «Il lavoro non
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1986
saluta all’altro capo della sala il palco in
99
1986
Lei Napoli nel cuore della notte non l’ha
100
1986
basta loro l’incontro della pelle nelle mani intrecciate
101
1986
ti restano le rate della dote, l’assegno ereditario
102
1986
Sicilie ordinava al Banco della Pietà di non più
103
1986
ricevere il nuovo ambasciatore della Repubblica francese, il cittadino
104
1986
Gennaro?» ¶ «All’altro capo della città: una costruzione vecchia
105
1986
Serba negli occhi lampi della capricciosa caparbietà d’un
106
1986
sifilicomio di Santa Maria della Fede, in cui si
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1986
E “l’altro capo della città”? Che sciocca; crede
108
1986
fichi secchi, il vagar della gente, le novene degli
109
1986
s’ha la veduta della rada, solcata dall’agile
110
1986
cittadino marinaio, dal ponte della Languedoc, agitò le bandierine
111
1986
zona sudicia e buia della città. ¶ Su grandi tavoli
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1986
il profumo pizzicoso, grasso, della minestra maritata. ¶ Questo è
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1986
Mazzocchi, gli altri “vecchi” della compagnia: Astore, Salfi, Pagano
114
1986
alle tempie, al bavero della redingote nera ostenta il
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1986
due o tre Accademie, della scuola di Lauberg, di
116
1986
ogni armonia. La bellezza della forma.» ¶ «Voi state ancora
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1986
infiammare. Esprimere il desiderio della libertà.» ¶ «In ciò sono
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1986
scatenano, secondo le figure della danza girano, dimenando i
119
1986
coro, rauco e sbrindellato, della Marsigliese. ¶ PARTE QUATTORDICESIMA ¶ 1 ¶ Siamo
120
1986
sagoma. L’elegante conetto della cima non esiste più
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1986
Spirito e le zoccole della Cagliantesa. Rosari, novene, giaculatorie
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1986
poi partiti, in aiuto della Sardegna, i cavalleggeri bianchi
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1986
farà la carretta criminale della Vicarìa. Il rumore cresce
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1986
motteggi e l’ilarità della gente. ¶ È inorridita, ma
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1986
far scoppiare. ¶ Urlo straziante della folla: il boia ha
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1986
Muove macchinalmente sulla tavola della cantina un pezzo di
127
1986
ha sempre avuto bisogno della guerra. Come l’antica
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1986
Fissa il muro grezzo della cantina, sbavato di calce
129
1986
volta in questa parte della città. Le sembra simile
130
1986
e ripulsa. Agli angoli della fortezza, sotto torcioni in
131
1986
nero. Da buie cavità della muraglia fruscìi, risate, scricchiolii
132
1986
avviano. Dall’altro capo della Vicarìa si leva ancora
133
1986
percorsa dalle allegre comitive della primavera e s’infischia
134
1986
Sant’Elmo. Per ordine della regina non gli si
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1986
un po’ rimbambito ministro della Real Casa, interpellato da
136
1986
i beni, le dolcezze della vita, i patrii costumi
137
1986
altro. È l’esercito della rivoluzione! Della libertà.» ¶ «Sarà
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1986
l’esercito della rivoluzione! Della libertà.» ¶ «Sarà» sorride Cuoco
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1986
il manifesto chiama “dolcezze della vita” e che sono
140
1986
Per una parte minima della popolazione. Quella che pensa
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1986
che rifiuterei. Qualche “dolcezza della vita” vorrei ancora godermela
142
1986
un mito.» ¶ «Il mito della forza, della decisione.» ¶ «E
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1986
Il mito della forza, della decisione.» ¶ «E dell’avventura
144
1986
con gli sciocchi misteri della Massoneria. In fondo lo
145
1986
Persano, la fresca villa della Favorita, la pesca di
146
1986
sembrava cantasse nel mormorio della parlata forestiera. ¶ «Lenòr, mia
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1986
cose inventate dai nemici della felicità: i filosofi, i
148
1986
cui si potrebbe godere della vita e non si
149
1986
papa, chiudendo la storia della chinea. Firmò inoltre i
150
1986
tutte l’aute chella ¶ della ghinea... ¶ Eppure c’era
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1986
arricciavano, bambina, al cospetto della gloria. ¶ PARTE DECIMA ¶ 1 ¶ 4 novembre
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1986
novembre 1791: san Carlo, onomastico della regina, del re di
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1986
impannate filtravano riverberi. Quelli della mattina eran gli unici
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1986
sprezzava, in quanto organo della cricca realista di Mirabeau
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1986
notizia che il Presidente della Costituente era morto durante
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1986
colletto imbiancato di forfora della vecchia giamberga nera. Nelle
157
1986
profetizzava il futuro assetto della Terra: piccoli villaggi agricoli
158
1986
si schiudeva quell’aspetto della città. Capì che il
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1986
dall’esercito col pretesto della salute cagionevole. Senza la
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1986
lei, acciuffandole le falde della redingote, le braccia, nonostante
161
1986
ricordo benissimo la buonanima della vostra mamma. Che signora
162
1986
la spiegazione. ¶ «La testa della vipera, scusate se mi
163
1986
a visitare la buonanima della vostra mamma e i
164
1986
i ricami d’oro della giamberga a falde lunghe
165
1986
linea, lungo la strada della Paggeria un altro, e
166
1986
del Santo Spirito e della Santa Croce. ¶ Masnade di
167
1986
argento, al dito mignolo della mano sinistra. Ed erano
168
1986
degli opuscoli alla fine della festa, ma già, ciascuno
169
1986
Luigi de’ Medici, reggente della Vicarìa. Seguivano Lord e
170
1986
un occhio, manica destra della giacca blu chiusa all
171
1986
usò neppure la cortesia della finzione: si volse indietro
172
1986
disegnando il primo sorriso della serata. ¶ «Darling» pronunziò, a
173
1986
e, sull’ultimo trillo della virtuosa, trinciò imperiosamente l
174
1986
unica mano, sul bracciolo della poltrona, era contratta. ¶ Improvvisamente
175
1986
Fissava la porta spalancata della sala: Gennaro non tornava
176
1986
sono ammalato anch’io: della stessa malattia.» ¶ «Ma quale
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1986
Lenòr. Vi sono settori della medicina nuovi, misteriosi. Ma
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1986
squallida esistenza: il piacere della degradazione. Gusto di sporcizia
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1986
andare. Perché nessuno decide della propria vita. Non sa
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1986
indizi dei detestabili ritorni della vita. ¶ Gira per casa
181
1986
interlocutore, al di là della finestra. Chissà perché le
182
1986
Ciaia». ¶ «S’è stancato della Coltellini?» ¶ Ciaia era partito
183
1986
intonso di Cirillo, numeri della «Gazzetta familiare» e del
184
1986
intorno al diafano cannello della piuma, pian piano, però
185
1986
i suoni, i rumori della vita quotidiana nel vicolo
186
1986
ricerca interiore, il fuggir della mente verso frammenti di
187
1986
dalla sarta al Largo della Carità che la serviva
188
1986
golfo: sono le barche della notte, i pescatori a
189
1986
entrare nella striscia argentea della luna, tutti l’incoraggiano
190
1986
moscato, i capezzoli giovani della Pizzutella. Dagli ammassi stremati
191
1986
stretta. Da quella sera della barca le prendeva spesso
192
1986
sublime», cantano i poeti della Rivoluzione, ma fa rabbrividire
193
1986
un velluto al centro della tavola. Con ironia domandò
194
1986
quelli del re e della regina: due braccialetti sottili
195
1986
gesticolò, poi si ricordò della moglie al suo fianco
196
1986
rimaneva, ferma, al centro della stanza. Frastornata, pallida. La
197
1986
sistemarlo. ¶ «Qua. Dalla parte della signora contessa, ca se
198
1986
con un solo movimento della mano e del braccio
199
1986
tutto con gli occhi della mente. Era strano come
200
1986
era scomparsa: nell’attimo della trafittura. Al suo posto
201
1986
lenzuolo testimoniava l’illibatezza della sposa. ¶ «Meu Deus, no
202
1986
tensione del corpo e della mente era svanita, lasciandole
203
1986
al monotono, intenso gocciare della pioggia. Occorre uno scialle
204
1986
occhi all’unico mobile della stanza: il grande stipo
205
1986
di disgusto il ricordo della faccia di Tria, sardonica
206
1986
Scacciano il ricordo infelice della sterminata dolcezza provata quando
207
1986
per vedere i lavori della Villa Reale alla Riviera
208
1986
all’aria i cassetti della moglie. Restava la collana
209
1986
il matrimonio. Il primo della serie: due mesi dopo
210
1986
aveva ipotecato il palazzo della Pignasecca. ¶ Ma lassù era
211
1986
è diminuito, il guizzo della carsella ballonzola svogliato, stento
212
1986
le note fonde, paurose, della Messa da requiem di
213
1986
sul pavimento, all’angolo della navata sinistra, ne segnava
214
1986
stato un dovere occuparmi della signora marchesa de Fonseca
215
1986
PARTE OTTAVA ¶ 1 ¶ Un giorno della primavera nuova tornò a
216
1986
passato, quando ogni operazione della vita le pareva furto
217
1986
triste, dopo la morte della madre. Ora insegnava storia
218
1986
seguire le complicate faccende della separazione. Il Sacro Regio
219
1986
semplicemente, era la sfida della primavera. ¶ Si cambiò, indossò
220
1986
gli uomini hanno tema della libertà. Tanto da volersene
221
1986
Questo è il prezzo della libertà che mi ritrovo
222
1986
cucina tutta mattonelle bianche della Cava: c’era posto
223
1986
tardi) era il ricottaro della Naso de Cane e
224
1986
uscito il terzo volume della Scienza, che Roma aveva
225
1986
all’indice, per via della polemica contro i beni
226
1986
disponeva: dopo il successo della cantata per la grande
227
1986
regalini (un fazzoletto nuovo, della frutta), lei strillava, raccapricciata
228
1986
Dio. Dopo il trionfo della Nina pazza per amore
229
1986
gente, per sé. Patente della funzione pubblica che adesso
230
1986
S’accendono le frasi della Dichiarazione americana che Sanges
231
1986
la libertà, la ricerca della felicità. Che per garantire
232
1986
difesa dei diritti pubblici della nazione, conservazione e difesa
233
1986
Coltellini, l’acclamata interprete della Nina di Paisiello. ¶ Si
234
1986
poteri. E il problema della Francia è, soprattutto, quello
235
1986
a Corte?». ¶ «Si trattasse della sua amica, lady Emma
236
1986
Se guardiamo lo Stato della Chiesa...». ¶ «Bella forza!» ¶ «... i
237
1986
però, se ne infischiano della filosofia. Pensano all’amministrazione
238
1986
riesce, grazie all’opposizione della Chiesa.» ¶ «Vuoi dire l
239
1986
Sardegna. Noi ancora discutiamo della chinea, dei feudi. La
240
1986
L’economia è specchio della vita. In economia, come
241
1986
le puttane?» ¶ All’altezza della caserma di cavalleria Luigi
242
1986
sbiadite intermittenze del cuore, della mente. Pensieri stinti, appena
243
1986
sulla tavola, senza curarsi della gente intorno urlò: «Va
244
1986
ad aprire il pacchetto della posta che giaceva, sigillato
245
1986
Metastasio rispondeva alla missiva della gonna bamboleggiando, ma allarmato
246
1986
non era più istitutrice della regina di Napoli. ¶ «L
247
1986
lei stessa. Su istigazione della San Marco. Vanno troppo
248
1986
la regina. Tanto meno della Società dei liberi fratelli
249
1986
corre con le gambe della sorella.» «Avec les jambes
250
1986
alitava l’odore dolcigno della morte, eran venuti quasi
251
1986
assicurare l’indispensabile ritmo della vita. MAI PIÙ. Questo
252
1986
cose reali. Ai problemi della vita vera, col loro
253
1986
si frugava, nella ricerca della misteriosa forza che l
254
1986
persino il salottino cinese della vecchissima principessa Armida Carafa
255
1986
raddoppiato. In un angolo della sala coi divani ciliegia
256
1986
a bruciare, nel falò della fittizia allegria, la propria
257
1986
note un po’ severe della passacaglia di Buxtehude. Belforte
258
1986
molti cavalieri nel corso della danza: ciò appariva malizioso
259
1986
cielo. Fu il momento della tavola, mentre i servitori
260
1986
nello sferruzzìo. Al rumor della porta socchiuse occhi e
261
1986
più piccola alla Platea della Salata, di fronte al
262
1986
finalità: bisognava rendersi conto della situazione, capire in quali
263
1986
le persone. La perdita della fede, ad esempio: fu
264
1986
che è causa prima della loro forza. Ecco perché
265
1986
sapienza a cedere particole della propria forza, aprirvi contraddizioni
266
1986
Gli uomini dell’intelligenza, della luce, lavoravano bene: erano
267
1986
era entrato nell’ambiente della duchessa Goyzueta di Lusciano
268
1986
produrre. Per la nascita della seconda figlia del re
269
1986
Carlo, il primo artefice della nuova monarchia, e di
270
1986
del divino Ferdinando e della divina Maria Carolina, affinché
271
1986
alle professioniste nei postriboli della Cagliantesa. ¶ «Ma...» azzardò. «Una
272
1986
la facciamo più nera della mezzanotte e ghiammoncenne a
273
1986
era diventato massone, uomo della regina. Si sentì avvilita
274
1986
nei dettagli: pieghe rosate della terra, valli, case. All
275
1986
bambini. Nella patina levigata della porcellana i colori dei
276
1986
un punto all’altro della fantasiosa nazione costruita sotto
277
1986
di cristallo al centro della tavola grande. Spolverò, aggiustò
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tagli piccolissimi ai lati della bocca, un’incrinatura sottile
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sottile nel bianco spazio della fronte. Poi scoprì, in
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d’argento. ¶ Il pomeriggio della visita tremava. A scacciare
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aprire. Ingombrò il vano della porta un vecchio in
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da rendita. La casa della Pignasecca è di loro
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a Lucera, per eredità della madre. Tieni presente che
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Lattari fino alla punta della Campanella. Il mare azzurro
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occhieggiava alle finestre. Fuori della chiesa manco un’anima
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po’ l’aria malinconica della chiesa. Scarsi i fiori
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abbandonare tutto: abitudini, ritmi della vita, amate-odiate solitudini
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Tria. ¶ Nonostante gli sforzi della servitù, non erano sparite
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avvertivano appena il fruscìo della carena, gli stridi dei
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capelli. ¶ All’altro lato della strada palazzi d’un
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uscirono dall’estraneità indifferente della loro futile esistenza, giocarono
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del proprio potere, spaventati della libertà, preferirono tornare alieni
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alto, da un lato della piazza, un bel campanile
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un’occhiata nel basso della friggitrice. In terra, sotto
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dai tamburelli ai pentolacci della Piedigrotta, a chitarroni dalle
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meglio ancora supremo senso della vita, in equilibrio fra
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un capo all’altro della città, anche nei posti
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Forse perché, negli anni della formazione, estenuò in cultura
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sconcertava soprattutto il fare della gente. Un vivere strano
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sera da un cadetto della marina reale, il principe
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i primi riconoscimenti pubblici della sua poesia. ¶ In aprile
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di pregustare la riconoscenza della nuova accademica. Lei era
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con Mariangela Carafa, sorella della duchessa di Popoli, una
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Noi ci riconosciamo partecipi della colonia romana: quella di
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d’Ottaiano, come dama della nuova regina?» ¶ «Mon Dieu
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discorso passò sul naturale della nuova regina. ¶ «Dicono sia
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a tutta forza, discutendo della spedizione che Tanucci preparava
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l’inno. ¶ Fra berci della gente, suoni dell’orchestra
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Luce dorata al centro della scena: entrarono i protagonisti
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aiutandola, col goloso sapore della vita, a sperdere ripugnanze
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punta, sentire lo sfaccettio della tenera cartilagine sotto la
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lamella tagliente, il liscio della carta contro i polpastrelli
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Venne fuori un «Tempio della gloria», epitalamio nell’augustissime
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altri, in sciocca sicumera) della sua opera: “Bella. Brutta
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gli alberi, le spiagge della Terra. ¶ «Sto scrivendo un
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stanca per la fatica della casa enorme. Tia Michaela
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su una cosa nuova della fisica, l’elettricità. ¶ Dai
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stare tranquilla ai sogni della mente, ai libri, trasformarsi
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una copia del Tempio della gloria, un mazzo di
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poeta, al di là della consumata cortesia, “sentiva” gl
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a delibare Il tempio della gloria, presso uno scrittoio
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suo ingegno, Il tempio della gloria, e graziosamente disponevano
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un preambolo sul significato della gara, i nomi dei
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anzi su un piolo della balaustra che mostrava una
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fornivano la voce, quello della Madonna la faceva sottilissima
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sorpresa, fra il delirio della folla, tornò indietro, lo
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volo schizzò dalla sottana della Vergine, scontrò gli stormi
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che gonfiò dal becco della caffettiera snebbiò l’anima
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metafora, in questa storia della gonna?, si chiese, rileggendo
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sul mare, nel cuore della gente. I servitori tenevano
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di stanca. Pagano raccontava della tragedia che intendeva scrivere
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eccetto la seconda gravidanza della regina. Mariangela Carafa cercava
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ronfava negli odori grassi della notte, inazzurrato di luna
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dimensione diversissima da quella della vita comune: preziosa, delicata
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scesero alle banchine vecchie della Marinella. Luigi trovò un
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un bacio sul dorso della mano di lui. Quella
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torce nella loggia centrale della basilica si scarmigliavano alle
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Finalmente ombre nel fosco della loggia: esplose urlo straziante
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lei, sconvolta. ¶ «Le parole della benedizione. In italiano e
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momento che le vicende della vita v’avevano trasportato
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abbandonare il Portogallo. Nessuno della famiglia amava parlarne, da
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spingevano in ardite esplorazioni della città, per le quali
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di lasciare lo Stato della Chiesa. Per evitare ritorsioni
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ciò torni a vantaggio della famiglia. Ieri Antonio e
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fare estratti dal libro della Fidalgheria. A Napoli badano
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Entrava anche il chiaro della prima luna. ¶ Le piaceva
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conoscesse che dalle canzoncine della nonna, da timide rimembranze
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nonna, da timide rimembranze della mamma, da qualche abbandono
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lo scintillìo nel sole della torre di Belem... In
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traversava il fòrnice centrale della porta. Sobbalzò quando, all
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si susseguivano ai bordi della via fosche taverne, infittiva
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oggi è la festa della Piedigrotta!». ¶ Si pigiarono. Titìo
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Eran giunti al termine della discesa e lì davvero
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cadere neppure un filo della pasta, che poi serviva
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rallentò per l’infittirsi della folla. Talvolta s’udivano
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buio, dall’aria dolce della piazza a tanfo umidiccio
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morto, ma gli altri della casa mangiavano tranquilli su
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marinaro. La bruna malinconia della sera precedente scomparsa, svaniti
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correva sempre al centro della strada, i bassi erano
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sole, sotto i piedi della gente. L’odore sporco
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patenti, soltanto sui beni della mamma: la dote, una
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le pennate, ai lati della via, aspettavano lazzari intirizziti
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un buco al sommo della botte, per i grandi
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aveva visto alla Platea della Salata, a San Mattia
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compiacendosi in toni triviali della voce) rideva, scherzava, tirava
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quasi tutti i nobili della zona ricevevano, ossia s
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d’immaginare il volto della dama che incantava il
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mamãe mise un abito della gioventù, nel quale andava
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opere moderne: un libro della collana «Rime» pubblicata dall
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grigio. ¶ All’altro capo della piccola sala, nel canapè
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saputo cogliere l’importanza della cultura francese. Oggi la
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di carpire il segreto della sua musica. I miei
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Bisogna guardare agli esempi della storia. Alla repubblica ateniese
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d’interromperlo. ¶ «Siete fuori della realtà voi! Qua, come
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Roma. E la faccenda della chinea, che qua, a
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proseguì Sanges, allegramente compiaciuto della meraviglia di lei «è
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questo sarà il secolo della borghesia. Come vedete, un
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Questo è il sapore della vita. Verso l’avvenire
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aiutò a conoscere luoghi della città. ¶ Posillipo da mozzare
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chiesa di Santa Maria della Vittoria: per tutta la
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piante. All’altro lato della via magnifici palazzi di
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il pomo alla fune della rete, puntavano i piedi
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una mano il capo della scotta, con l’altra
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forse segnava la fine della Terra, l’inizio d
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con lei è benemerito della Patria in questa scoperta
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campagna per l’educazione della plebe.» ¶ Lei sorride. Avverte
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scoprire i moventi nascosti della gente. Questo di Luigi
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di riconoscenza. Si preoccupa della mia sorte! Di nuovo
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con questo primo uomo della mia esistenza? Come sarebbe
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dal letto i ragazzini della tipografia. Hanno trascinato fino
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di Capodichino, al ponte della Maddalena. «Esaltare, entusiasmare»: la
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Manthonè è al ponte della Maddalena, con Ruvo. Per
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il “Monitore”, la voce della Repubblica. Ho denunziato i
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il gelido, inutile guadagno della carità. ¶ Piccole luci le
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Potremmo buttarci nei vicoli della Salata, tentare di raggiungere
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Decide Luigi! ¶ All’altezza della chiesetta di San Carlo
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ombra vastissima sui giardini della Certosa, dai quali nasce
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Pallidissimi, ritti al centro della rampa, aspettano. Lui punta
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viso con la manica della divisa gialla e scarlatta
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tenera, fresca. Dai giardini della Certosa salgono profumi intensi
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fruscia il segno bianco della luna. Il Vesuvio fiotta
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che è il comandante della piazza. È frenetico, pallido
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ci guiderà pei sentieri della storia e della morte
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sentieri della storia e della morte. ¶ Gli uomini vanno
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pure. Verso il ponte della Maddalena, invece, una brutta
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ha sbrecciato un tratto della merlatura, facendo franare sopra
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fra gli alberi devastati della Certosa, si spande fra
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la giornata. Sul ponte della Maddalena persiste una cappa
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Logoteta annunziò la nascita della Repubblica. ¶ «Abbiamo la possibilità
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rifugiarsi nei cameroni bui della fortezza grande, dove vengono
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oltre le bianche mura della Certosa. ¶ «Potremmo anche togliere
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un ragazzo in divisa della Guardia. «Vai!» ¶ La bomba
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Fondo, intorno un albero della libertà atterrato, danzano lazzari
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fiato sudicio e caldo della folla che spinge, chiude
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guancia, quasi all’angolo della bocca. Ha un conato
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ridosso. Sente il ruvido della giubba, il moto del
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solo quando, al termine della stretta scalinata, si trova
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festa, proprio al centro della rada, ne viene musica
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i riflessi, i colori della costa. Un paese d
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Lo vede al pulpito della murata: molto grasso, tutto
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vedere, rotolato dall’onde della rada, un grosso involto
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sempre?) nella dimensione stordita della fine: perché si spalanca
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eccetera eccetera. Scrittore, presidente della Commissione Legislativa della cosiddetta
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presidente della Commissione Legislativa della cosiddetta repubblica della schifezza
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Legislativa della cosiddetta repubblica della schifezza di Napoli. È
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preda al famoso piacere della degradazione, ha un guizzo
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Questo è luogo sacro della Legge, non uno dei
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nella stanzetta al sommo della Vicarìa, nel “trapasso delle
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a dormire nel mezzo della via, su un materasso
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si chiede l’origine della puntigliosa mania. Estrema confessione
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esitazione aggiunge: «Dei Bianchi della Giustizia. Vorrei parlare con
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vi preoccupate d’altro? Della vostra anima?» ¶ «Posso farvi
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pensiero. Noi siamo vermi della terra» mormora, congiungendo le
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soffio d’aria o della morte. E le donne
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blu e d’oro della Vicarìa, il trombetta che
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manda la Gran Corte della Vicarìa, delegata per Sua
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di rosso resta padrone della scena. Va a tentare
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ondate, sino all’estremità della piazza. ¶ «È la primma
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di finire il segno della croce che penzola dal
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guarda il grosso nodo della corda. Chissà se scortica
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piazza. Dopo un po’, della folla s’ode solamente
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mille direzioni. Sulla sabbia della Marinella, verso Santa Lucia
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te, Vincenzo. Caro Vincenzo della mia giovinezza in questa
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quindi preso, nei confronti della storia, quelle libertà postulate
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la poesia più significativa della Storia, in quanto espone
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l’universale, al contrario della storia, che s’occupa
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Lo scrittore deve profittare della storia, senza mettersi a