Salvatore Di Giacomo, Nella vita, 1903

caseggiato e dai pioppi della sponda cittadina. Apparve un

penetrando, rimpetto, nelle viscere della collina, all'opposta sponda

lamentosa dell'ultimo grido della macchina e un lieve

s'univa alle mura della torre; e allora gli

penetrante momento lo spettacolo della caduta del giorno. Erano

percosso dal mite chiarore della luna. Il ponte di

moto, e dal disegno della persona e dall'incesso

segnavano, solitarie, la vastità della via, chiara ancora per

atto e il suono della voce furono così imperativi

passi, serio. A metà della via la infantile sua

il parapetto. Il segno della sua testa liberata dallo

scialle sbatteva i fili della sua frangia su quell

cielo bianchiccio, la cupola della «Santella». In fondo, rimpetto

lei, l'alto anfiteatro della «Riviera Casilina» il cui

fabbrica rozza e massiccia della polveriera. Le finestre di

attorno. Alle prime avvisaglie della pioggia i capuani avevano

gradini e il posto della porticina alla quale picchiò

lume fino al volto della donna e con l

un piatto ov'era della carne d'agnello e

lume, stretta al collo della bottiglia, la sua mano

lucevano del recente contatto della vivanda. Un alito impuro

capo con l'indice della sinistra; con quel della

della sinistra; con quel della destra e col pollice

ancora, e il borbottio della grondaia era superato dal

era superato dal crepitar della pioggia sulle lastre del

cappello in un cantuccio della stanza: ¶ - Chiarina, io scendo

Macchinalmente spinse l'uscio della cucina ed entrò. ¶ La

donne lungo la strada della ferrovia - Fra cinque minuti

teatro. Erano alle porte della città. Sotto l'androne

pareva conscia e lagrimante della sorte. ¶ - Avanti! Siamo giunti

marciapiedi!... ¶ Bruscamente la fabbrica della stazione appariva. Letizia si

un tratto, sul marciapiedi della stazione, d'avanti al

indecise, sotto le arcate della stazione, all'uscita sulla

via larga e popolosa della Ferrovia, terminava il mercato

pigliavano per la strada della marina, altre s'indirizzavano

in capo, ne' vicoletti della Vicaria, ne' laberinti di

ne' laberinti di quelli della Duchesca ove, qua e

assai fiaccamente: le voci della malattia s'udivano un

popolani impensieriti. Certo, più della paura poteva la necessità

ogni forma, provenienze misteriose della miseria, della morte, del

provenienze misteriose della miseria, della morte, del furto, nessuno

uno sfinimento. Dalla strada della Ferrovia la cupa eco

ammanettato. Andava alle carceri della Vicaria. L'ammanettato la

la faccia al panno della manica, lì ove il

E con la punta della frusta picchiò, per celia

per celia, sulla spalla della berrettaia, che rincasava a

rimpiccinita in un angolo della vettura. Le sue mani

confusamente l'immane tettoia della stazione ferroviaria, tutta nera

è oggi! ¶ Nel silenzio della strada la sua voce

volsi. E al suono della rauca voce grossolana si

Corso. Era l'ercole della troupe d'acrobati attendata

domenica e vorrei profittare della giornata. Chissà! Bel paese

si passò il dorso della mano vellosa e enorme

aveva vuotato nel cavo della mano il fornellino della

della mano il fornellino della pipetta e or la

e l'ultimo fascicolo della Rivista Clinica sulla quale

Fuori, rialzando il bavero della sua giacchetta e tossendo

lo sguardo nella oscurità della strada. E in quell

balcone - la finestra terrena della caserma dei carabinieri, poco

pianto fin gli elementi della natura. Una piccola camera

lei ricorda quella sera della fuga? Lo sa che

più attentamente. L'abito della diagnosi da' caratteri fisici

giunsi fino alla porta della sala e lì quasi

in lui l'energia della impulsione cardiaca e dispone

fatali. ¶ Addossato allo stipite della porta mi sentivo quasi

e anguste. Le immagini della Rosina, del pagliaccio, dell

stampato tanto di Ministero della Publica Istruzione. Il decreto

venticinque anni, nel meglio della vita e con tante

delle guerre peloponnesiache e della ritirata dei Macedoni....... ¶ Lentamente

essa e quasi meravigliato della serenità con cui accoglievo

dissolveva - e agli occhi della mia fantasia, che or

Caterina, non è vero? Della sua zia monaca?.... Quella

È felice: è orgogliosa della mia laurea. Capirai, abbiamo

dolorose e fredde pareti della nostra stanzuccia. Io ero

da quella natural malinconia della sera che cade, dalla

dire che l'ora della partenza si appressava, che

E in quel silenzio della cameretta, quasi senza distintamente

nella stanzuccia. Nell'angolo della vetrata tornò, più vivo

Lago, il vero socialista della penna, soprannominato fra noi

rare e nobili qualità della psiche. ¶ La povertà! La

deserti dei versi e della prosa del nostro buon

suo. Poi mi risovvenni della fatal necessità ch'egli

famiglie povere e vergognose della loro povertà, antichi impiegati

non solo col vivo della mia voce, ma col

gonne, fuori la porta della celletta. Qualcuno che forse

amico. ¶ E mi parlò della sua vicina, lungamente. Un

E io m'accorsi della mia storditaggine. Che poteva

occhi suoi, la visione della misteriosa benefattrice era delle

di felpa. Dallo schiuso della porta s'intravedevano un

a guardare pel buco della serratura, poi mi fece

d'oro! ¶ Sulla soglia della sua stanza mi salutò

supina sul piccolo divanetto della sala terrena dell'Ospedale

inondato dal chiaro lume della luna le guardie, stanche

più cupo, un urlo della rossa. Si rifece il

farmaceutiche. Era l'ora della visita. I parenti delle

all'orribile color giallastro della madre. Un altro figliuoletto

ad angolo sulle ginocchia della mamma egli si piegava

impiegato, con l'indice della sinistra puntato sul foglio

sa. Sono piccole miserie della vita, ecco. Quella signorina

mosse direttamente al lettuccio della Ercolano, che pareva assopita

dalla tempia all'angolo della bocca dalla ferita recente

in fila, sul viavai della gente esso passava come

pezzo attorno al letto della rossa. Ed era adesso

di terriccio: i pulcini della chioccia gli erano saltati

far qualcosa, poichè due della banda di Battista di

chinò, quasi, all'orecchio della moglie e le mormorò

si fece il segno della croce e uscì. ¶ - Se

il più delle volte, della più malinconica commiserazione. ¶ Era

implacabile dell'ingegno e della personalità, una scettica considerazione

e silenziosi antri foderati della storia cartacea del pensiero

constituiscono il tessuto connettivo della vita degl'impiegati, il

impiegati, il continuo esercizio della loro parola aspra e

con tanta assoluta ignoranza della loro espressione dissimile le

espressione dissimile le sensazioni della psiche con la più

vi ha vissuto metà della sua vita io vi

il mozzicone. ¶ Sulla soglia della trattoria s'arrestò, per

passo. Egli s'accorse della poca attenzione onde accoglievo

auguravo, salendo le scale della biblioteca. ¶ Come mi seccava

Lui tenero dell'ufficio, della stanza paterna, della vita

ufficio, della stanza paterna, della vita di quel luogo

illetterato, sapeva la insufficienza della sua cultura men che

relazione con tante altre della vita, più stimabili, più

volesse ammonire sulle cose della vita. ¶ O non avevo

pretensioni, delle sue speranze, della sua libertà, e tutto

impiegati raccolti nella sala della distribuzione intorno all'ultimo

segnato o sulla somma della sua pensione. Ma la

usciere addetto alla spolveratura della mia camera. ¶ Con lo

quel tavolo a sinistra della porta. Eccolo che leva

faceva correre sulla facciata della biblioteca, lentamente. ¶ - Così fa

di minuti alla chiusura della biblioteca. E svogliatamente, aspettando

bisogna - il grande orologio della stanza de' manoscritti suonò

come uscimmo dal palazzo della biblioteca, il caffè ci

letto, ma qualche angolo della cameretta - che un tempo

per fatali somiglianti circostanze della vita e a non

sa? Sul silenzioso orrore della nuda e fredda stanza

la più comune manifestazione della vigile curiosità partenopea s

la fatica de' fabbri: della legna arsa crepitava: guizzava

Ferrante pose a difesa della Porta Capuana: ora, sul

Mastia? Macchè! Nell'anima della vecchia, già da tempo

era stato il tiranno della sua gioventù. Ora, vestendosi

con un medico frequentatore della Farmacia della Rosa in

medico frequentatore della Farmacia della Rosa in piazza Carbonara

aveva informato il piantone della morte di Mastia e

ch'era al principio della sua professione, si guardava

in quella desolante misera della stanzuccia, da una tristezza

al muro: una copia della Beatrice Cenci del Reni

bisogno d'una modella della sua età e del

caratteristici costumi partenopei, colorito della vivacità del color nostro

attaccato al polso ossuto della mano destra, un bastone

Piccolo e un soldato della vicina caserma. Donna Clorinda

due mani la scodella della minestra e con tutta

una scaletta. Fate chiedere della baronessa. ¶ L'arco così

Ero giunto al sommo della scala. Mi trovai faccia

e ripassata la punta della lingua sulla Satin della

della lingua sulla Satin della sigaretta - S'accomodi, intanto

S'aperse, sulla destra della sala, una porta e

spalle, per lo schiuso della porta, apparve un pezzo

udiva scorrer l'acqua della fontanina nella vaschetta e

chiudere il robinetto! ¶ Quella della sigaretta entrò in cucina

che guardava pel buco della serratura. ¶ E si mise

la voce aspra, incollerita della vecchia. ¶ - Aprite! C'è

beatamente adagiata nel letto della Virginia, con la bianca

farmi narrare la storia della Virginia: doveva bene avere

ben poco: il vaniloquio della pazza raffittiva l'oscurità

figura, pur così interessante, della piccola bionda. ¶ Costei morì

somigliavano tanto a quelli della Virginia. ¶ - Ah, caro Lei

di su il davanzale della finestra, tra un vaso

gatto e fece arco della schiena e sbadigliò. La

dalla camera da letto della signorina Sofia. ¶ - Milia! Milia

Son qua! ¶ Nella cameretta della signorina era buio: gli

a poco agli occhi della servetta. Vagamente, nella penombra

Nella penombra la busta della lettera biancheggiava. Milia ritrasse

s'indugiava era quella della Marangi, la maestrina comunale

si leccava il medio della mano destra che s

S'udì lo sbattere della porta e Milia scese

udì, chiaramente, la voce della servetta in cortile. Milia

ritta presso il davanzale della sua finestra, la signorina

La porta di casa della Sponzilli s'aperse e

s'appoggiò allo spigolo della tavola. Si sentì mancare

avrebbero udito la campana della sveglia e sarebbero scese

de' suoi rifiuti e della sua spazzatura, ammonticchiati qua

a un dei finestroni della cappelletta e ne inquadrava

interna e prospiciente parete della chiesuola, ove parte d

lontano, stava sulla garitta della sentinella, addossata allo stesso

che le alte mura della prigione e del monastero

sopra la interna parete della chiesetta quel riverbero giallastro

ragnatele, la poca cura della suppellettile ve la lasciava

l'altare, la porticina della sagrestia e l'altare

Santo Ignazio, la fiamma della lampada, investita da una

vicino orologio dell'edificio della Vicaria, lente e chiare

il romore de' passi della sentinella: il soldato numerava

soldato numerava que' rintocchi della campana e aspettava il

silenzio, e la voce della sentinella rimossa le rispondeva

D'improvviso la porticella della sacrestia s'aperse tutta

nella chiesa dodici suore della Carità e sedettero a

si fece il segno della croce e disse: ¶ - Sorelle

ci troviamo per ordine della nostra reverenda madre generale

inespressive, abituate al riverbero della passività di anime apatiche

picchiato forte all'uscio della chiesa. Di fuori, dal

prime arrivare alla porticella della chiesa quelle donne respiravano

occhi pieni dell'orrore della scena, esse affisavano sullo

idiota sedeva al sommo della scala dei dormitorii e

mano sulle braccia conserte della suora. Sporse il capo

strapparla. ¶ Gli occhi arrossati della vecchia peccatrice cercarono di

mano: prese il mento della suora tra pollice ed

Figliuole, un'altra giornata della nostra vita principia. Ringraziamo