parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «delle»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
il plico degli scontrini delle tessere. Toglievo l’elastico
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tesserati, ritirare i soldi delle quote!” ¶ Avevo ritentato più
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contro la luce pestata delle vetrine, delle strade, e
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luce pestata delle vetrine, delle strade, e tra le
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di ferro di una delle macchine, che erano tutti
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con forza i tasti delle lettere un istante prima
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forte. Anche le punte delle mie dita tremavano un
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la rampa in legno delle scale. ¶ “Avrei potuto guardare
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più staccato, i nodi delle cerniere apparivano tutt’intorno
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distingueva quasi il colore delle sue larghe labbra. ¶ «Ma
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per sicurezza in una delle tasche dei calzoni, che
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nomi tracciati sugli scontrini delle tessere, nella sede di
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si vedono i riflessi delle vetrine, quelle file lucenti
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vedendo che il plico delle domande di candidatura era
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notte ascoltavo il rumore delle gocce nei secchi e
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per spalancare almeno una delle ante. Guardavo per un
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la valvola di una delle camere d’aria, con
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Mi ripulivo la punta delle dita con lo straccio
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le mani il plico delle domande di candidatura e
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candidatura e gli scontrini delle tessere, che erano disposti
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mie tempie. L’asfalto delle strade era tutto glassato
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appena montata, i cappucci delle candele e la forcella
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impuntati fuori dalle rosicchiature delle guaine, come nervi. Misi
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scorgevo soltanto il luccicare delle lamiere in sosta nella
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per leggere i nomi delle strade. Gli ossi degli
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distinguono più i numeri delle case, i nomi delle
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delle case, i nomi delle strade, la gente sta
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il portone, spalancando una delle ante con la ruota
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attaccato vicino a una delle sue tante porte, e
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costa d’angolo. Una delle finestre aveva le ante
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candidatura e gli scontrini delle tessere “e anche quest
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e tutta la rete delle sedi di provincia che
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scremavano poco per volta delle case. “Dovrebbe essere uno
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a gettare nel sacchetto delle immondizie, sentivo frusciare sul
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a ogni minimo movimento delle braccia, con le sue
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in silenzio da una delle finestre della nuova costruzione
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buttavo in un sacchetto delle immondizie prima di raggiungere
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Correvo fino all’imbocco delle scale, facevo risuonare i
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via sbattendo sul filo delle porte. Arrivavo nella stanza
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far franare la massa delle sedie. Mi lanciai di
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seduto su una seggiolina delle dattilografe, che ansimava. ¶ «E
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dalle pieghe più interne delle orecchie, dagli spilli dei
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sollevare la meno pesante delle mani. ¶ «Ma questa è
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che sostenevano i mozzi delle ruote. ¶ Il ragazzo si
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si potrebbe sempre procurare delle ruote usate...» ribattei. ¶ Mi
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di fili rosicchiati, privi delle guaine. ¶ «E questi possiamo
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mi sfiorava l’interno delle ginocchia con quei sacchetti
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sì, mi aggiustavo con delle scatolette, cucinavo...» ¶ «Eppure non
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accese, lungo la rete delle strade. La porta si
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i contorni di alcune delle lettere stampate sul manifesto
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molto al di sopra delle nubi, apparivano all’improvviso
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nubi, apparivano all’improvviso delle barriere così bianche che
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pennarello le posizioni esatte delle stelle sul finestrino, congiungeva
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seguire quello slittare continuo delle costellazioni, man mano che
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i cornicioni più alti delle case, per vedere se
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di leggere i nomi delle strade, agli incroci. ¶ «E
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da dietro il rumore delle sue ciabattine, mentre mi
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detto che aveva organizzato delle lotte, qui nella zona
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trovano più i soldi delle sottoscrizioni, l’impianto degli
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tutt’intorno la presenza delle stanze completamente vuote, e
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Sentivo solo il rumore delle mie mani che continuavano
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sentivo appena il suono delle sue ciabattine felpate, addormentate
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d’incontro le gocce delle lampadine. Qualcuno scavava in
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di svitarla, la nube delle zanzare pareva impossibilitata a
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vetro smerigliato di una delle porticine si vedeva filtrare
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un dente, in una delle bocche che si apriva
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una o addirittura due delle gambe che reggevano la
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proseguire al di là delle loro alucce dalle linee
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ciclostile sollevava appena una delle palpebre per guardare il
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quegli scheletri in legno delle bancarelle. ¶ «Non mi so
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uomo, dopo un po’ «delle chiavi della nostra città
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della nostra città!» ¶ Una delle sue mani aveva fatto
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i grovigli dei fili delle trombe, venire su tutti
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di metallo, da una delle vie che portavano alla
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controllare i movimenti. Sentivo delle vocine venire confusamente da
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fermarsi. “Vedranno i contorni delle mie suole attraverso le
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piedi sui pioli vibranti delle trombe, ne spostava qualcuna
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tutti quanti in una delle macchine, e la gente
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successione sempre più fitta delle teste. L’uomo dal
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una pesantezza tutta particolare delle sue palpebre. Coglievo sulle
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la tempia con una delle sue grosse dita un
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era notte i militanti delle sedi periferiche, per ritirare
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più nulla, i bordi delle strade erano talmente evidenti
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che arrivarci senza curarsi delle probabilità statistiche di poterci
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a cavalcioni su una delle facciate, nella macchinina che
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dentro la più vicina delle finestre un uomo che
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un po’ contro una delle facciate, continuavano a vorticare
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e spiegazzati. I nomi delle strade erano scritti esageratamente
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e fermagli, perché una delle due si staccò all
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in ombra. I nomi delle vie sembravano slittati ancora
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passando contro la striscia delle vetrine accese da poco
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privo di una soltanto delle facce. ¶ La stanza di
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solo lo scricchiolare lontano delle mie suole che scendevano
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candidatura e di scontrini delle tessere spuntare dai cassetti
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Allargavo sul pavimento una delle tante tovaglie appallottolate nelle
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volto, anche la punta delle due dita che stringevano
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comprimersi sotto le suole delle mie scarpe, qualche lucertola
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sentivo appena il rumore delle sue piccole ossature di
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contro la barriera lucente delle canne, la piccola navata
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ugualmente la barriera sfuocata delle canne. Le potevo scorgere
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dietro il velo crescente delle lacrime che stavano salendo
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sorridendo sfuocato, emozionato. Una delle sue mani si era
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molto al di sopra delle colline. Rimpiccioliva sempre più
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un istante la forma delle sue lunghe ali scompariva
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a ghiacciarsi sui tetti delle arnie, non si sentiva
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distinguevano più le macchie delle vesti. Con la schiena
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Passavano attraverso le fessure delle tapparelle, si espandevano nella
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l’espansione dei suoni, delle voci, durante i canti
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più le macchie inginocchiate delle vesti. ¶ «Te lucis ante
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voce molto più alta delle altre. ¶ Non si distinguevano
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bocche, neanche i contorni delle spalle e dei volti
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più punti dagli pneumatici delle auto. ¶ «I contrabbandieri le
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bava leggera sul filo delle labbra, alla luce dei
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ad arrivare le luci delle prime auto. Ai bordi
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dal centro del lago delle ondulazioni leggere, non si
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Il contorno di una delle mie lenti luccicava per
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il secchio, le cicche delle sigarette ci rimanevano inglobate
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sbattendolo contro gli spigoli delle case, nei paesi addormentati
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intanto sentivo il rumore delle loro dita che stavano
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crinali. C’erano sempre delle famiglie ferme attorno a
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dietro la deformante barriera delle fiamme, se rallentavo anche
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Sentivo a ogni presa delle mani i loro riccioli
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non passano mai prima delle dieci e mezzo, a
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spente del piccolo municipio, delle case. L’uomo apriva
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si sentivano i rumori delle auto lanciate nella strada
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microfono frusciava al passaggio delle mie dita, si sentiva
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me stesso. Sui muri delle case e ai pochi
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perfettamente deserte, gli spigoli delle case erano un po
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lunghezza se si trattava delle gambe o di quelle
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Sentivo il rumore assordante delle quattro sbarre che cadevano
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aria la cornice priva delle gambe. Tentavo senza successo
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già svuotato. Gli zoccoli delle case scomparivano, tutto il
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una gamba con una delle sbarre più lunghe che
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di carta il movimento delle sue gambe, come dietro
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folla interpretava i movimenti delle sue braccia come cenni
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riemergevano da certi avvallamenti delle piazze sempre più gremite
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sera scendeva. Agli angoli delle strade anche ragazzi riuniti
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contro lo sfarzo elettrico delle vetrine appena accese. Mi
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schizzare contro le lamiere delle auto parcheggiate, tutte trasognate
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buio i turbanti fosforescenti delle loro bende. ¶ L’uomo
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i bordi già svolazzanti delle labbra. La macchinina gialla
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dei cantori, la pila delle assi o dei giornali
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dei giornali, la cassetta delle trombe era lì lì
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di carne nel taglio delle labbra. ¶ «Bisogna montare immediatamente
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poca distanza da una delle porte. Solo il suono
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si accostò a una delle finestre, schermandosi gli occhi
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che saliva più alta delle altre, pareva per un
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Sono volate a terra delle sedie. La ragazza continua
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indovinava neppure la forma delle sue gambe al loro
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le macchie di nero delle vesti, scorrevano tutte sgranate
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a osservarmi da una delle finestre della nuova costruzione
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nello spazio, poi una delle sue ali pareva all
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sentiva solo il frusciare delle nostre vesti. ¶ «Dovrò far
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in piscina. Apriva qualcuna delle arnie senza neanche velarsi
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spazzolino sui denti incurante delle api che facevano nuvola
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la nuca nel palmo delle mani dalle dita intrecciate
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Anche le luci lontane delle case, come sospese sopra
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fermate sulla più grande delle aiuole. La potevo vedere
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la pelle tutta staccata delle guance, ombreggiata da un
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collari riverberavano sul nero delle vesti, qualcuno si dondolava
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e prima dell’inizio delle confessioni, girarsi a tratti
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a faccia in una delle stanze. ¶ Fece entrare il
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i pollici nei buchi delle orecchie.» ¶ «E cosa fa
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Vedevo appena i contorni delle vesti che si rincorrevano
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appena le minuscole crepe delle vie, nel bagliore indistinto
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di silenzio dall’interno delle arnie. Anche la sera
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Betania. Sui tetti terrazzati delle piccole case grandi pezze
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collo, la posizione benedicente delle dita. Gli mostrava il
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gli cambiava la posizione delle dita con le sue
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modificare certe posizioni errate delle dita, tanto che tutte
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di fare il giro delle tavolate per la distribuzione
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ma certi piccolissimi sussulti delle sue spalle indicavano che
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cortile, con la scusa delle serre che riverberavano sulle
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punto d’incontro avvallato delle teste. Poi il Gatto
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a distinguere la struttura delle tavolate. Le nuove tovaglie
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intervalli regolari al centro delle tavolate. Anche la luce
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padre priore, più alta delle altre. ¶ Mi pareva di
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interno le forme incandescenti delle carbonelle. Il Gatto stava
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pieghe, per le fiammelle delle candele che brulicavano tra
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in mano i fogli delle nuove particole appena preparate
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con una pressione leggera delle dita, lungo la linea
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altare, badando che qualcuna delle sue gambe, in bilico
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sua pianeta assordava, una delle sue pieghe pareva sempre
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molta luce dai vetri delle finestre appena puliti con
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faceva pulsare la zona delle guance per stimolare la
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passavano quasi all’interno delle cascine, delle ville. Camminavo
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1998
all’interno delle cascine, delle ville. Camminavo appena al
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una fessura molto sottile delle palpebre, per cercare di
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con cura le suole delle scarpe, per non scivolare
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1998
un istante a una delle costole angolate del traliccio
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basso il luccicare disseminato delle serre. La linea dell
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posate venivano dall’interno delle case. Oltrepassai un altro
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dietro la trasparenza definitiva delle fiamme. Mi pareva che
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lacerante, dall’altra parte delle fiamme. ¶ «Le sono arrivate
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correndo dietro i vetri delle finestre in compagnia della
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a fisarmonica di una delle stanze. Un istante dopo
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villa gli urli selvaggi delle doglie. ¶ Camminavo nel parco
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tra le ossature ridimensionate delle piante e attraverso le
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Passavo sotto l’albero delle budelle, da cui pendevano
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1998
incendio, e il crepitare delle estreme scintille che esplodevano
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vedevo pendere da una delle sue caviglie o delle
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delle sue caviglie o delle braccia, neppure da un
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1998
era nascosta in nessuna delle sue pieghe. Avevo la
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fasciatura, nel vorticoso movimento delle gambe. La massa continuava
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1998
ad appoggiarla al muro delle scuderie senza farla cadere
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1998
salivano più in alto delle altre, mentre la sera
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1998
un po’ della luce delle scale. Li sentivo avvicinarsi
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loro volti sul nero delle vesti. ¶ Pochi giorni prima
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alcun rumore. Il cigolare delle ruotine cessava e poi
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passi e il cigolio delle ruotine si stessero avvicinando
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1998
fossero quelli di una delle suore, intenta alla distribuzione
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1998
suore, intenta alla distribuzione delle lenzuola e della biancheria
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per l’intera lunghezza delle scale. Il cortile era
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1998
indicavano che forse una delle suore stava facendo pulizia
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1998
usciva divisa da ciascuna delle due sezioni di bocca
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Badava che i tacchi delle sue scarpe girate verso
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1998
protezione degli orti e delle serre. Sul fondo della
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1998
al volto, ma qualcuna delle api riusciva evidentemente a
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1998
ping pong, nemmeno quello delle sue labbra per capire
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1998
sembrava sovrapposta ai tetti delle case, o rovesciarsi ad
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scorgevo solo il luccicare delle pupille del guidatore dietro
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1998
il parabrezza. La fila delle vesti si stringeva per
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1998
diverse tonalità di nero delle vesti. Il piccolo borgo
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1998
la più lieve pressione delle dita. La stradina curvava
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1998
veniva il canto abbacinato delle suore, dall’alto, da
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1998
di colpo il canto delle suore, invisibili dietro una
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1998
canto sempre più emozionato delle suore. Il tempo passava
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1998
appena gli involucri viola delle immagini sacre coperte, contro
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1998
corpi coricati, le suole delle loro scarpe assolutamente evidenti
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1998
dietro al variare continuo delle intonazioni, e capitava che
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1998
il tocco più lieve delle dita, fino al lontano
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1998
e bestie nella sala delle udienze. Avevano ripreso a
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1998
era salito sui tetti delle case per vedere meglio
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1998
fermò vicino a una delle arnie, continuando ad agitare
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1998
dalla fessura di una delle arnie. ¶ «Stanno sciamando! Stanno
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1998
lanciò dietro lo sciame delle api che ora si
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1998
espressione del volto. Qualcuna delle api esploratrici stava già
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1998
per una le celle delle altre regine appena nate
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1998
Tutt’intorno, sui fianchi delle colline e sopra i
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1998
era diversa, al posto delle due staccate di prima
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1998
stato sorpreso dal suono delle campane proprio al fianco
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1998
sul davanzale di una delle bifore della piccionaia, le
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1998
le posate. Su una delle sue guance, di un
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1998
di sé le cime delle piante con la testa
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1998
piangeva, affacciata a una delle finestre della villa. Bortolana
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1998
accatastate contro il muro delle scuderie, stava già spalancando
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1998
in movimento. Dietro una delle finestre della villa, anche
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1998
le penne più lunghe delle ali, tanto che dovevano
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1998
Mi arrestai dietro una delle finestre della villa. ¶ Un
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1998
nello sforzo. Il collo delle galline si allungava sempre
251
1998
che scavalcava la vasca delle rane, dovevo quasi avvitarmi
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1998
nelle curve. Dall’albero delle budelle pendeva un ultimo
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1998
diritto contro una parete delle scuderie. Dovevamo camminare con
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1998
le due diverse sezioni delle labbra, a occhi chiusi
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1998
a bilanciare il peso delle teste. ¶ Quando scendemmo di
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1998
potergli parlare in ciascuna delle orecchie. Lo faceva girare
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1998
sottovoce, avvicinandosi a una delle sue due teste con
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1998
Perfettamente visibili dietro una delle bifore, il Nervo e
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1998
più, l’intero edificio delle scuderie cominciava già a
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1998
alto, contro il muro delle scuderie. Arretrando di un
261
1998
allontanò infine dal muro delle scuderie con lo specchio
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1998
rivedevo inaspettatamente su una delle scarpette basse della Pesca
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1998
vedevo fiammeggiare su una delle sue spalle, fissata al
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1998
che le circondava una delle caviglie. Doveva avere trovato
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1998
spaccavano sotto gli pneumatici delle auto, al centro del
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1998
mani, sfregando contro una delle pareti con la schiena
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1998
lato, ora che molte delle foglie erano ormai cadute
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1998
compatte dei sempreverdi e delle magnolie, i cui petali
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1998
sulla punta di una delle sue scarpette basse, come
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1998
mi sfiorava, se qualcuna delle foglie era passata volteggiando
271
1998
quasi priva del tutto delle foglie. Camminava proprio contro
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1998
leggero uscire da una delle imboccature. Cercavano di ricominciare
273
1998
fermava sopra con una delle ruote, come se un
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1998
e persino di una delle braccia, mentre il volto
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1998
male interpretato sulle superfici delle braccia, che indugiasse intenzionalmente
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1998
a fissare le linee delle sue labbra tutte tagliuzzate
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1998
le minuscole pellicine snervate delle rane. Cataste di foglie
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1998
per scendere a una delle estremità, dove i mattoni
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1998
stava sbracciando dietro una delle bifore, forse per farsi
280
1998
senza forze in una delle bifore, con le gambe
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1998
Stavano tutti dietro una delle bifore, guardavano atterriti verso
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1998
piccoli tonfi sul pavimento delle scuderie. Ma subito dopo
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1998
le ali. I vetri delle finestre erano chiusi, ma
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1998
le sagome di luce delle finestre del primo piano
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1998
di accostarsi a una delle mie orecchie con la
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1998
getti improvvisi dalla stratificazione delle foglie, scricchiolavano strappandosi continuamente
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1998
strati sempre più bassi delle foglie. Alla sua luce
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dirigere i movimenti improvvisi delle fiamme. Il ventre di
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brillare le piume dorate delle loro code. L’intero
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di diversi colori. Una delle sue mani, quella che
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appena versata da una delle brocche. La Dea era
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presto. Seguivo i movimenti delle sue braccia attorno al
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la schiena contro una delle sue pareti, coi piedi
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braccia. Fermo dietro una delle bifore, vedevo dall’alto
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sul davanzale di una delle bifore, camminando nervosamente avanti
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rumore, saltavano all’interno delle gabbie. Il Nervo aveva
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là dietro la fila delle finestre, sempre inseguita dalla
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poca distanza dalla massa delle immondizie, e subito dopo
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luce sui tendoni. Qualcuna delle ospiti si aggiustava perennemente
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nell’acqua. Salii una delle due piccole rampe di
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Mi sedetti su una delle panchine porose che facevano
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risate amplificate, quando qualcuna delle ospiti simulava spavento per
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della grotta. Altri fili delle prolunghe avevano cominciato a
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segni lasciati dalla pressione delle mie dita. Mi pareva
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anche i cerchi perfetti delle mie impronte. ¶ La Pesca
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per la semplice pressione delle sue dita. ¶ Poi la
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con un rapido scatto delle testoline. I fagiani uscivano
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correndo verso la porta delle scuderie con il grande
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le piume, o una delle zampette spezzata e penzolante
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dal pavimento, al posto delle simmetrie di letti posti
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molto solo il suono delle ore e delle mezze
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suono delle ore e delle mezze ore battute per
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margine estremo di una delle prolunghe, guardavo fuori dalla
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dalle labbra. Anche quelle delle due sorelle un po
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luci spente per via delle zanzare. Seguivo a memoria
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quelli della legnaia e delle scuderie, persino dietro lo
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e persino nei tronchi delle piante, ai limiti del
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e a tratti una delle rotelline girava da sola
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odore del sangue e delle medicazioni, ci camminavano sopra
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altrettanto preoccupata. ¶ Dietro una delle bifore della piccionaia Lenìn
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abito nuziale a una delle finestre della villa. ¶ C
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tutto quanto nella massa delle immondizie in fondo all
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radice trasparente. La massa delle immondizie cominciava piano piano
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linea del collo e delle anche, dirigeva un’altra
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camminavo sulla massa traballante delle immondizie. ¶ Si era formata
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la villa. A una delle finestre era apparsa Turchina
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facciata della villa. Una delle ante a fisarmonica, non
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sulla villa. A una delle finestre era apparsa per
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perché non pareva una delle solite irruzioni involontarie nella
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i listelli di una delle ante, al primo piano
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veniva più dalle fessure delle ante. La porta della
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arrivava più il suono delle ore, ma potevo vedere
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staccava con la punta delle dita i coriandoli che
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tastava con le punte delle dita guardandosi con aria
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Dea, affacciandosi a una delle finestre della villa. ¶ Entrai
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ammucchiate contro il muro delle scuderie, c’erano alcune
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oltre la trasparenza assoluta delle linee. ¶ Ritornavo nella camerata
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sullo scheletro in cemento delle scale non erano state
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spostato all’indietro una delle parti, in verticale. Appariva
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un nome a ciascuna delle due teste di cui
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per ovviare all’asimmetria delle sue parti. Lo seguivo
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quell’anno col giorno delle visite. Il Gatto correva
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attimo tutta la massa delle teste, ed entrambi i
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si sentiva il profumo delle lenzuola pulite e c
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alluminio dei comodini e delle testiere dei letti allineati
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di nuovo le illustrazioni delle festività sul messalino, i
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prima che l’aria delle sue parole si fermasse
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secondo piatto. Sollevava una delle due fette di salame
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più pigiata e compressa delle altre, e tutte le
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nel cielo a seconda delle stagioni. D’estate si
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e, forse a causa delle pupille rese vitree dall
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dai segmenti più brillanti delle vie centrali fino alle
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le zone più basse delle tempie. Lo guardavo con
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di volte all’altezza delle costole, senza aprire gli
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abbeveratoi perché la pelle delle sue guance era liscia
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saliva scatenato il canto delle donne. ¶ Stavo al turibolo
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mi segnalò che una delle carbonelle roventi era schizzata
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tutti i cerchi incendiati delle impronte. ¶ Lasciammo in silenzio
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di torrone al centro delle tovaglie, spiccavano ovunque le
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farmi sfuggire il battito delle mani del padre priore
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acutissime e isolate quelle delle sole donne, poi anche
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potevo tagliare la fiamma delle candele, per esempio, mentre
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suo prolungamento intersecasse qualcuna delle fiammelle ondeggianti sull’altare
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po’, e che ciascuna delle due squadre si lanciasse
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il pallone sulla punta delle scarpette bullonate. “Non vedi
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cresciuto attorno alle suole delle scarpe da ginnastica, mentre
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annullano e i vetri delle finestre sembrano quasi estinguersi
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fette di salame, una delle quali rimase incollata per
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inginocchiatoio, o nello scaffale delle scarpe da ginnastica. A
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vibrare distintamente all’altezza delle sue spalle, sotto la
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stritolata dalla pressione tremenda delle mani, nello sforzo di
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rimanevano conficcati nel legno delle racchette da ping pong
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in sagrestia, al termine delle orazioni. Tutti gli altri
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tavole, le formidabili batterie delle scodelle, i fragorosissimi cucchiai
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sul bordo di una delle vaschette per il pediluvio
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tintinnare per sbaglio una delle ampolline mentre versavo il
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intagliare mentalmente la fiamma delle candele col temperino. Bastava
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rovesciarle con l’aiuto delle dita, e cominciare a
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di coltello. L’ultima delle tre zone è pura
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quanto avveniva all’interno delle bocche. Quando il priore
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fino alla fine apparente delle pedane d’assi, vedevo
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con un colpo improvviso delle reni. Accelerò al massimo
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grandi pozzanghere ai lati delle strade. Riflesse al loro
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l’altro all’interno delle loro gabbie disseminate lungo
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d’inverno... si organizzavano delle feste danzanti, nella sede
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cacciavite, solo la punta delle sue dita tutte annerite
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dorso lucido d’acqua delle tegole, contro fondali bindrici
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il cappello su una delle sedie per mandar via
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sedermi sulla meno sbilenca delle sedie, mi girai ancora
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alla parete. ¶ «Hanno tirato delle uova contro la vetrata
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tutte un po’ elettrizzate delle spalle. ¶ Ero già dietro
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una volta il blocco delle domande di candidatura compilate
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vedevo arrossire. Anche una delle sue guance cominciava a
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scottare per la vicinanza delle stufette, mentre l’altra
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appannata, ci correvano sopra delle vene d’acqua. Sentivo
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per indicare il giro delle pareti, del soffitto. ¶ «È
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vicino, slegava i pacchi delle domande tutti anneriti per
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ancora le ruote gommate delle auto che staccavano quella
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con gentilezza. «Avete preso delle decisioni? Avrei già un
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le mani a una delle due stufette. ¶ «Passavo di
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appannata per il calore delle due stufette. ¶ «Vedrò come
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le scale, portavo una delle stufette in camera da
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testa girata. ¶ «Ho preso delle aspirine, stanno facendo effetto
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a parlare. Il bagliore delle stufette le accendeva il
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con noi...» ¶ Il bagliore delle stufette rischiarava leggermente la
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miei occhi, scoprendosi una delle morbide mammelle nella grande
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frusciare sotto le ruote delle auto che passavano in
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dalla strada i tonfi delle bombe che piombavano soffici
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spezzato, coglievo sulla punta delle sue dita vecchi odori
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frantumi sotto le suole delle nostre scarpe, mentre mi
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mentre deglutiva. Le luci delle vetrine erano accese, qualche
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suonare sotto le suole delle sue scarpe, con la
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le grinze dei volti, delle braccia. ¶ Corsi su per
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c’erano i sacchetti delle immondizie tutti gelati in
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la villa, una donna delle cucine stava bisbigliando qualcosa
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poteva vedere il chiarore delle nostre due facce appaiate
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la bocca, il taglio delle labbra. “Che cosa starà
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gengive si liberavano completamente delle labbra. Lenin faceva ciondolare
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con le pinzette rosate delle mani, arrivava fino a
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me il colore rosato delle sue gengive, come se
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buttar giù dei codici, delle tabelle, andare verso l
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giù dal telaio rovente delle braci, si levava un
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al punto d’irradiazione delle sue gambe, la posizionava
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di colpo, dal filo delle labbra di Lenin. La
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di lingua. Le linee delle sue gambe cambiavano galvanicamente
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testa sudata nel vento delle sale. “Cosa sta succedendo
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passi felpati nel vento delle sale, avvicinarmi in punta
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le folate di vento delle grandi vesti. Qualcuno si
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le linee di fuga delle sale tutte piene di
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il suono degli stivali delle guardie che continuavano a
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vedevo solo l’ombra delle sue dita controfuoco. ¶ Stirò
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di colpo le linee delle pareti, degli oggetti. “Non
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sera!» ¶ Si sentivano infatti delle esplosioni improvvise, esasperate, facevano
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a gettarlo nel bidone delle immondizie, giù in cortile
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passo verso il bidone delle immondizie. La neve frusciava
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le ante di qualcuna delle case quell’alone azzurrino
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fin qui le voci delle tue gesta...» lo sentii
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intontiva, vedevo la fila delle lucine venire come se
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suo largo sorriso privo delle labbra. ¶ «E adesso dove
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fila di finestrelle prive delle ante. Vedevo qualche granello
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si vedevano i vetri delle finestre vibrare, scintillare. ¶ Mi
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quasi a toccare una delle finestrelle con il volto
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tratti il disegno leggero delle mattonelle, quando la sua
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il disegno a sbalzo delle mattonelle, infastidito. Scorgevo dal
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alla maniglia di una delle finestrelle, prima di coricarsi
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Dovevo leggere le targhe delle auto parcheggiate per riuscire
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i coltelli sui cofani delle auto tutte fradice d
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nelle tasche in cerca delle chiavi. ¶ La piazza era
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l’androne il fruscio delle mezze luci accese da
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Starà usando un’altra delle sue tante manine...” provavo
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altri i cubi lucenti delle nuove pedane che uscivano
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avevo inserito in una delle linee. Mi mandavano a
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portacenere con le vedute delle città, quelle stampine sbilenche
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più forte la punta delle dita, aiutandomi con le
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sbalzava. Sentivo le pieghe delle lenzuola scricchiolare quando ci
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vetro, leggevo i nomi delle stazioni sui cartelli, in
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persona, solo le ossa delle sue dita che tenevano
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quel seminario, e quella delle correnti d’aria e
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istante anche il contorno delle mie piccole orecchie pelose
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cime dei grattacieli isolati, delle torri. Quindi anche per
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che resta dell’ombra delle mie lunghe ali contro
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una virata in una delle finestre, sorvolo per qualche
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un istante sullo sfondo delle vetrine certi occhi impensati
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sul muso, sul filo delle labbra, mentre la città
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studio televisivo, di qualcuna delle tante feste che ci
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inzuppato, davanti a una delle porte di vetro, mentre
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poco. Sentivo il vento delle auto passarmi contro le
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un orecchino a una delle orecchie nere e lucenti
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formica. Scorgevo in una delle finestre della torre di
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tremare controluce i ricami delle loro radici, quando le
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la torre i rumori delle macchine che sfrecciavano sull
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latta...» disse sfiorando una delle sue due portelle che
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dei piatti, il sacchetto delle immondizie, lì vicino. ¶ Lo
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e gettato il sacchetto delle immondizie nello scarico del
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un po’ il cerchio delle sue conoscenze...” Intercettavo il
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nella tasca, in cerca delle chiavi, stavo già sbadigliando
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ad arrivare le donne delle pulizie con le scope
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con lui nella sala delle riunioni, voi due soli
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le mani sulla linea delle spalle, del collo. “È
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la frangetta tutta rosata delle dita, come per salutarmi
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passando vicino alla cornetta, delle grasse risate in quella
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si capisce a quale delle due si riferisca... Ma
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a sentire il vento delle auto tutte lanciate, mentre
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pensarci...» ¶ Scorgevo contro una delle pareti di vetro i
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il curatore d’editing delle pagine dispari, che ha
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col curatore d’editing delle pagine pari... quest’ultimo
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camminavo sopra le griglie delle cantine, di fronte ai
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a vedere le luci delle finestre, tutte accese, riconoscevo
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vialoni, sentivo il vento delle auto lanciate ancora più
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porta, scorgevo la carne delle sue gambe sotto il
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gambe sotto il velo delle calze smagliate. «L’ho
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portafinestra. Distinguevo in una delle finestre della torre di
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senza respirare. ¶ «Nella sala delle grandi occasioni, si capisce
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a gettare il sacchetto delle immondizie nella portella dello
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Mi portavo su qualcuna delle circonvallazioni interne, spostandomi senza
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ci sono sui cofani delle auto, acciambellate...” mi dicevo
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le ascelle...» ¶ Vedevo una delle sue lenti scintillare quando
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Come rafforzare i muscoli delle ascelle, le bretelle...” “Come
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C’erano tutt’intorno delle piante fasciate con tela
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a sentire il rumore delle sue dita, di quei