Federigo Tozzi, Gli egoisti, 1923

grattarsi, pulendosi le punte delle dita con i pollici

ci credeva. ¶ Le cupole delle chiese di Piazza del

facciate e i muri delle case. Ad un tratto

prendendo con la punta delle dita il mangiare accattato

notte; con la dolcezza delle stelle sempre uguali, sempre

memoria si liberava completamente delle cose inutili; ed era

dirle del sogno e delle sue sensazioni. ¶ Già, vicino

più viva. I suoni delle campane, quasi irriconoscibili, spersi

piccioni entrarono in una delle buche della facciata. ¶ Quando

erano soltanto le cupole delle chiese; quella di S

tipografia? ¶ Scendendo dalla Via delle Tre Cannelle, dove aveva

Giachi sembrava meno apatico delle altre volte, e lo

cavò di tasca una delle sigarette, che teneva sotto

restata attaccata la moticcia delle piene invernali, oramai secca

muri ricoperti dalle liste delle vivande e dai prezzi

la testa ai ferri delle tende. Ma non riescivano

si sentiva il frullio delle ali. Quasi ad ogni

si udiva il respiro delle pecore; mentre due montoni

verdastri! Mentre le ombre delle case di Anguillara erano

i nastri di velluto delle scarpe. Infilata al braccio

proprio pacifico! ¶ Le vene delle sue tempie, visibilissime, erano

mai a letto prima delle due dopo mezzanotte, passando

era innamorata senza preoccuparsi delle conseguenze; e se Dario

invece, le due cupole delle chiese al Foro Traiano

perfino di prendersi una delle più belle e delle

delle più belle e delle più eleganti signorine di

Sentiva ancora i beli delle pecore; e voleva fare

dovessero chiudere i branchi delle stelle come quelli delle

delle stelle come quelli delle pecore. ¶ La vita aveva