Ada Negri, Il dono, 1936

pace sulle rosseggianti chiome ¶ delle foreste; e il sole

e dietro i canti ¶ delle povere donne in bruna

che accogli le voci delle stelle ¶ e del fango

ascolta ¶ il rauco pianger delle rane in fondo ¶ alle

ti prego col pianto delle rane ¶ nascoste fra la

vermiglio, ¶ e l'amaranto delle cinerarie ¶ all'avvampare dei

ad ascoltare ¶ il chioccolare delle fontanelle ¶ vicine – ed il

vicine – ed il silenzio ¶ delle lontane stelle. ¶ SOLE D

che il fresco verde ¶ delle fronde spariva: una rotonda

ronzavano tra il folto delle rame ¶ fragranti: la dolcezza

diresti ¶ sbocciati sulla punta delle spade. ¶ Fra le due

e il rinnovarsi eterno ¶ delle stagioni; ma non è

narrargli ¶ novelle del paese delle stelle; ¶ ma c'è

tuoi romiti ¶ vicoli e delle tue piazze deserte, ¶ rossa

cotto e le memorie ¶ delle pietre nei secoli. Per

e il piover lento delle foglie morte ¶ tesseva e

olezzo unite all'onda delle preci. ¶ Qui sosto: di

alba, con le frecce delle rondini, ¶ la campanella della

nei greti asciutti, e delle malghe gli alti ¶ prati

le nemiche forze, ¶ e delle poche aride soste e

poche aride soste e delle ¶ solitudini immense ove soccombe

Dio dei venti ¶ e delle altezze. Quando? ¶ Forse da

per carne il sasso ¶ delle crode, nel sangue la

l'oro ¶ l'ottenne delle fedi che alle mani

fedi che alle mani ¶ delle tue donne amor commise

e il vincolo ¶ tenace delle viscere e dell'ossa

contro sangue. ¶ Cosí diverso, delle umane stirpi ¶ il costume

di carrelli ¶ sui bracci delle gru: mentre dal sommo

dei ponti all'imo delle fondamenta ¶ squillan richiami, vibrano

ormai ¶ del mondo, assolte delle tristi colpe ¶ lontane, immerse