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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «delle»

nautoretestoannoconcordanza
1
1930
di stridore. I lumi delle stazioni, da anni appannati
2
1930
rari come i fiori delle rape in un campo
3
1930
di pelame. Il lezzo delle vestimenta negli attorcigliamenti risollevava
4
1930
sparivano sotto l’ombra delle acacie verso il paese
5
1930
con i mozzi rossi delle campane: aculeato, sopra un
6
1930
scompannandosi esalò il ferrigno delle belve intanate. Gli abiti
7
1930
Sotto il movimento accorto delle dita, il traliccio dei
8
1930
prima non dicevano sommessi delle preghiere guidati dalla madre
9
1930
il pasto si sentiva delle montate di sangue al
10
1930
sedia. I casigliani ponevano delle salviette bagnate sul capo
11
1930
il gobbo gli dava delle sgrugnate a martello: — Il
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1930
si dominava la tromba delle scale sconnesse, dalle mura
13
1930
lo provo. ¶ I visi delle donne agrirono come se
14
1930
il capo nel cavo delle mani raccolte e sentì
15
1930
agli alberi, nei canti delle darsene, a strappare l
16
1930
un cero spento con delle lacrime aggelate sul viso
17
1930
un giorno sulla rovina delle famiglie! ¶ Il silenzio della
18
1930
era rotto dai singhiozzi delle madri che avevano i
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1930
notte tempo nei canti delle darsene, perchè i fondali
20
1930
gli urli, e con delle sacchette piene di rena
21
1930
gli spezzano il fil delle reni, lo mandano in
22
1930
vi si accedeva per delle scalette rampicate sulle fiancate
23
1930
i penecchi di fumo delle ciminiere dei vapori pennellavano
24
1930
uomini c’erano quelle delle donne, i primi occhieggiavano
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1930
della femmina, il fermento delle mestruazioni. Le loro celle
26
1930
da cane. ¶ Le mura delle celle eran graffite e
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1930
e scampanava il mazzo delle chiavi. — Pattume, luridume. ¶ La
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1930
giardino che quando fu delle suore verdeggiava di lauri
29
1930
come gli alberi geneologici delle famiglie. Molti prevenuti ci
30
1930
zizzolo fioriva dei fazzoletti delle guardie, e le notti
31
1930
consacrata era il ripostiglio delle manette. Le cellette delle
32
1930
delle manette. Le cellette delle suore dalle cui finestrelle
33
1930
i censiti nella tagliola delle sue mani ferrate. ¶ — Vieni
34
1930
trova sotto il ponte delle Cateratte, si scuote il
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1930
essa esalava il ferrigno delle scrofe, con una voce
36
1930
di passarle al collo delle acciate di cotonina, delle
37
1930
delle acciate di cotonina, delle gugliate di spago e
38
1930
capelli avevano del colore delle penne del canarino tuffate
39
1930
udivano sfiatare dalla tromba delle scale: — Questi son posti
40
1930
Ponte o su quelle delle Cateratte un cliente fisso
41
1930
giù per la tromba delle scale e gli andava
42
1930
infermi li tacitavano con delle fogliate d’avanzi e
43
1930
la cuticagna, dal pelo delle maniche avanzavano i salsicciotti
44
1930
avanzavano i salsicciotti rosei delle dita. In uno ci
45
1930
sacchetta per il controllo delle palline numerate, e tutte
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1930
gobba gravava sul fil delle reni. ¶ Il gobbo si
47
1930
Croce elevata a ricordo delle missioni, che metteva il
48
1930
guardavano anche nei pozzi delle corti. Un mozzicone di
49
1930
per capezzale il ciglio delle fosse e per coltre
50
1930
avevano i risegoli violetti delle manette. Il corpo del
51
1930
occhiaie sotto l’ombra delle ciglia folte e ferigne
52
1930
dell’avorio. La trama delle vene v’era sopra
53
1930
sopra come i tralci delle vecce che sono intorno
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1930
voce prendeva la terribilità delle lamentazioni. Tutto diventava cinereo
55
1930
cieco era l’ideatore delle azioni temerarie e col
56
1930
metterò sdraiato sui gradini delle chiese, ai piedi delle
57
1930
delle chiese, ai piedi delle croci. ¶ In una notte
58
1930
all’azione. ¶ Il rivolgimento delle cose alienava il cieco
59
1930
ponti. Al baleno freddo delle saette le sentinelle abbacinate
60
1930
Per calarla dalla tromba delle scale fu messa per
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1930
tre uomini fecero cugno delle spalle e la cassa
62
1930
si sollevò ai vertici delle braccia stecchite; i colpi
63
1930
cenci, si videro chiarire delle teste. Una donna simile
64
1930
era screpolato. Il tatuaggio delle mortificazioni, dei dolori taciti
65
1930
dolori taciti, i crolli delle illusioni, i morsi della
66
1930
le feste sui piazzali delle chiese, per le Sagre
67
1930
ove urla la tempesta delle idee e rombano i
68
1930
Odio il contatto brutale delle masse: ego, io, re
69
1930
di levante. L’intrico delle pagliole e dei rovi
70
1930
ali sull’acque morte delle lame. ¶ Gli antesignani sentivano
71
1930
più pacato parlava loro delle illusioni cadute nel fondo
72
1930
narrava la vita orrenda delle deportazioni, il tramonto delle
73
1930
delle deportazioni, il tramonto delle speranze, l’ombra della
74
1930
lordure: le vampate crematorie delle vie bollenti di sole
75
1930
nelle mangiatoie, all’alito delle manze, i vagiti impastati
76
1930
che si richiuse, bevendolo. Delle sollevazioni di bolle corrispondevano
77
1930
su per il fil delle reni. ¶ Il cencio di
78
1930
impressa sopra un giornale delle Americhe con sotto scritto
79
1930
posto deserto, all’ombra delle grandi vele percosse dal
80
1930
prove manifeste che circolavano delle spie. Bisognava inseguirle sul
81
1930
Ventilai dei sospetti, affacciai delle ipotesi. ¶ — Circostanzia, precisa. ¶ — Circostanziai
82
1930
grand’omero, sorridente a delle chimere lontane, sembrava una
83
1930
contorte, che nelle stagioni delle pioggie s’empivano d
84
1930
ascoltava estatico il canto delle vele e il picchiottìo
85
1930
vivere con la semplicità delle bestie, col viso infoltato
86
1930
e il dosso dirupato delle Panie sta, col grand
87
1930
d’entrare nel paese delle chimere. ¶ Gli uomini rudi
88
1930
al cui vertice nereggiavano delle croci sghimbescie, s’alzavano
89
1930
un patriarca nel vano delle corna, parlava di una
90
1930
nelle Americhe, nei paesi delle cose favolose: dei pappagalli
91
1930
viola, rosse e verdi, delle scimmie, dei serpenti alati
92
1930
e il ronzìo verde delle pinete parevano consolare l
93
1930
passavano sulla soffice terra delle tombe come uccelli sulla
94
1930
oscurandolo. Sull’impetuoso bastione delle montagne petrose le varate
95
1930
i ravaneti, i crepacci delle cave, le loro cavità
96
1930
svolazzavano ebbri sulla macèa delle muraglie. ¶ Il mare implacabile
97
1930
lacrima calda sul capo delle creature. Vecchi emunti, con
98
1930
Appena riavvampava la luce, delle teste congestionate si protendevano
99
1930
continuo giacere sul ciglio delle vie. Un dì, senza
100
1930
bianco, come gli occhi delle anitre selvagge, coi rantoli
101
1930
porto con la rassegnazione delle bestie che attendono di
102
1930
sacrifizio del Matto e delle Fazzende. Quando gli avranno
103
1930
compagno giunsero al quartiere delle Grazie dove rigurgita tutto
104
1930
che bevevano insieme a delle ragazze avvinazzate. Negri d
105
1930
uomini avvinazzati combinavano con delle donne dilombate, sboccate a
106
1930
le fessure, il grugolar delle scrofe. Quelle allogate a
107
1930
a sceverare le immondizie; delle donne spolpate, divorate dal
108
1930
dei loro sacchi e delle loro valigie sventrate, inebetiti
109
1930
degli argani, il cigolìo delle catene, lo stridere roco
110
1930
dei bozzelli, le scalpellature delle vele, il cricchiolìo delle
111
1930
delle vele, il cricchiolìo delle murate, il muglìo delle
112
1930
delle murate, il muglìo delle sirene, il vociare intrepido
113
1930
gesticolava ad altri tritando delle parole. Sibili di muti
114
1930
alberi scardazzavano il fumo. ¶ Delle pietraie nude si innestavano
115
1930
fondo sceneggiato di montagne, delle nuvole bianche sospinte dal
116
1930
nera, plumbea, il bianco delle nuvole prendeva un risalto
117
1930
segnato di rovine: chi delle ruine ha paura non
118
1930
sigillati sognavano nell’ombra delle cavità orbitali, i baffi
119
1930
acque rompeva il governo delle braccia. Il capitano legato
120
1930
alla palude, allo scricchiolìo delle murate, ai rantoli delle
121
1930
delle murate, ai rantoli delle acque che dalle covette
122
1930
nei cantacci, al battito delle vele, al profumo della
123
1930
e l’alto muro delle antiche piante ¶ di spavento
124
1930
è parlato e poetato delle Maremme, — così favellò un
125
1930
mostri ancorati, sugli ombelichi delle navi e risucchiavano le
126
1930
dalla stiva. Sull’andàna delle chiatte, cariche di carbone
127
1930
bulicame d’insetti sopra delle carogne morte di carbonchio
128
1930
madreperla galleggiante sui ventri delle bestie imputridite, sui cagnacci
129
1930
speronato di pietrame, con delle chiavarde di ferro che
130
1930
della casa si scorgevano delle ragazze che parevano in
131
1930
chiusa entro il vilucchio delle barbe e l’altra
132
1930
berretto uguale al cappuccio delle ghiande, dalla cui nuca
133
1930
bianche, con la gravità delle antiche incisioni che si
134
1930
veggono impresse sui libri delle Sacre Scritture, stendeva al
135
1930
colava giù sull’orlo delle anche come lievitato, un
136
1930
mani cicciose la cima delle stanghe: — Largo, o vi
137
1930
in una pezzuola nera, delle violette mammole diventate di
138
1930
una spera di luce delle barche nere, in cala
139
1930
occultandolo tra le fenditure delle rupi. ¶ Sul gran piano
140
1930
rovesciandolo fragorosamente, il soverchio delle acque colanti dalle nevi
141
1930
dell’abisso. ¶ Le vittime delle superstizioni crudeli, sacrificate agli
142
1930
domandare, con urla, pietà delle maledizioni. ¶ I marinai stavano
143
1930
par fatto col nero delle seppie, un buiolo di
144
1930
ragazzo osservava nelle baracche delle fiere le vedute, aveva
145
1930
celeste carico, vide pietrificarsi delle montagne, delle selve, dei
146
1930
vide pietrificarsi delle montagne, delle selve, dei tronchi, un
147
1930
il treno. Le senici delle impalcature sfavillavano, qualche favilla
148
1930
cielo contrastato, si vedevano delle stelle elettriche con scintille
149
1930
un focone, l’ossame delle barche sulle ceppate; le
150
1930
che allampavano l’ossatura delle barche, i finestroni erano
151
1930
gentili come la pancia delle lucertole rassettavano le stive
152
1930
i capelli sagginati con delle sfumature di rame eran
153
1930
callosa e la trinchetta delle natiche il colosso e
154
1930
il pippiume, il pucettaio delle lettere pisigue pareva tarmolasse
155
1930
negri con i candelabri delle banane dava l’idea
156
1930
stadera, ravvolto in gramaglie, delle bimbe vestite di nero
157
1930
tarmolate come le foglie delle pannocchie di granturco, sui
158
1930
a gazometri in miniatura, delle palle di legno, di
159
1930
stati ubbidienti i movimenti delle loro teste. Degli striscioni
160
1930
soldo. A intervalli giungevano delle ragazze con dei pipistrelli
161
1930
indovine con la frenesia delle sonnambule. Alcune alzavano gli
162
1930
gli occhiali sull’arco delle ciglia e mettevano sotto
163
1930
corteccia rattratta, il cuoio delle scarpe s’era impietrito
164
1930
incrudito e le palette delle scapole si vedeva come
165
1930
nel torpore gli sembravano delle colossali gru che si
166
1930
serpeggiavano sul verde rorido delle aiuole, il sasso tufoso
167
1930
famiglia logra, il teatro delle marionette, i ragazzi che
168
1930
dilogate poggiavano sui cuscinetti delle crucce, in fondo tamponate
169
1930
pastoie una corporatura possente, delle gambe salcigne, delle braccia
170
1930
possente, delle gambe salcigne, delle braccia vigorose, artigliò un
171
1930
il silenzio. L’indolcimento delle salive parve oppiare il
172
1930
l’alito il caldo delle fiamme. Con la statura
173
1930
rimaneva sotto le rotule. Delle spranghe di ferro gli
174
1930
allontanavano fuggendo sulle pareti delle case, si dimezzavano sulla
175
1930
il suo nell’intrico delle edere, ruppe il pacciame
176
1930
s’occultavano gli orrori delle caverne, le voragini, i
177
1930
dei tronchi, sull’abbarbicamento delle liane, tra un palmizio
178
1930
bottoni perlati. ¶ Gli uomini delle “picade” coll’accetta, come
179
1930
la fortuna di quelli delle Pizzorne. A uno ho
180
1930
mi recai sulla macèa delle case, dissi al calunniatore
181
1930
morti: — Portatemi da quel delle Pizzorne — disse — quello che
182
1930
inerpicò sulle fratte scoscese delle Pizzorne, essa aveva un
183
1930
sul greto. Nella luce delle saette le Pizzorne sembravano
184
1930
ozi e le dovizie delle Pizzorne e tu torni
185
1930
cardo su cui spuntarono delle spine, gli occhi gli
186
1930
di lana rossa greggia. Delle femmine del Matocò erano
187
1930
stelle ricamate. Nell’altro delle femmine rosse, lineate di
188
1930
immani. Mandre brade, mettevano delle nuvole erranti sulle stoppie
189
1930
acqua fino al rombo delle incinte. Se le connettiture
190
1930
parve assopirsi; col tremito delle ciglia trapuntava dei pensieri
191
1930
gli audaci alla ricerca delle sue ossa. Io non
192
1930
nelle viscere i rombi delle cascate misteriose, quelli che
193
1930
sulle prunaie, sui bugnoni delle spine, l’orme stillavano
194
1930
degli spaesati, sull’ossature delle spalle mal si attanagliavano
195
1930
la fronte, gli archi delle ciglia in rilievo, di
196
1930
strette, tra le tenaglie delle ginocchia, i piedi artigliavano
197
1930
sul ventre. Sull’ossa delle anche scendeva una treccia
198
1930
guattiva ruzzolando sulla terra delle ghiove mordendole coi denti
199
1930
fortunato viaggio. Al Rio delle Amazzoni, sempre questa provvida
200
1930
a Dio nella esplorazione delle isole Malvine, si fu
201
1930
Ciamocochi annidatisi sulle piante delle carrube. ¶ — La natura è
202
1930
estatico Isaia, quella esaltazione delle piante prodighe, lo fece
203
1930
s’accese al fuoco delle medesime massime:... Un’isola
204
1930
indiani scendevano alla caccia delle ranocchie imitandone il gracchiamento
205
1930
lattato, sul contorno fosco delle foglie con volo spento
206
1930
grandeggiavano con i tronchi delle ossa schiezzate sul cielo
207
1930
videro uscire gli indiani, delle donne e dei bambini
208
1930
vestiti europei tutti strapanati, delle giacchette che gli rimanevano
209
1930
Tra le foglie verdissime delle palme e delle liane
210
1930
verdissime delle palme e delle liane sull’imbrunire volarono
211
1930
in nero. Dall’artificio delle vesti Josè intuì che
212
1930
appresero le tremende superstizioni delle tribù acquattate nella foresta
213
1930
nemici uccisi come prova delle loro imprese guerresche. Quando
214
1930
poltiglia dette a tutti delle irruenti evacuazioni e gli
215
1930
allargò le dieci dita delle mani: — Da dieci lune
216
1930
si udivano le ali delle civette frusciare sulle frappe
217
1930
gialle fiorì il nero delle frondi, un caraguà ansimava
218
1930
sua, vedeva i cimelli delle antenne dei bastimenti dati
219
1930
soltanto adusato alla penetrazione delle cose occulte, conservava la
220
1930
i giornali, ne aveva delle stive intorno a sè
221
1930
ragazzi che la vigilia delle feste comandate si riunivano
222
1930
schematica da cui sfavillavano delle trapuntature viola. ¶ Isaia compose
223
1930
idea che ha trovato delle baionette. ¶ — Rivoluzione! disse atono
224
1930
Ave Maria. I muggiti delle bestie sembravano i lamenti
225
1930
sui pietrati, sul fasciame delle coverte, nelle stive, sulle
226
1930
si duole sui crociali delle vie deserte. La pazzia
227
1930
timorati, aveva, finalmente, trovato delle baionette. Essa, cinta di
228
1930
tolleravano più la mollezza delle coltri, il tetto della
229
1930
molti anni, siamo ignari delle reali condizioni del Paese
230
1930
segnato di rovine. Chi delle rovine ha paura non
231
1930
s’era stremato, e delle sue midolla leonine aveva
232
1930
v’era la concitazione delle ore che precedono la
233
1930
vespro aveva l’imponenza delle divinità scalpellate dai marinai
234
1930
a placare il conturbamento delle anime in pena, continuò
235
1930
stiva. I motori davano delle pulsazioni simultanee al ventre
236
1930
suppliche, secondo la verità delle vostre promesse e secondo
237
1930
li condurrai nei paesi delle Pizzorne. ¶ — Io domani prendo
238
1930
colore, confitta alle basi delle colonne di spinta. Un
239
1930
osservava attento. I gabbioni delle bestie feroci allogate nel
240
1930
uccelli trafficavano nelle commettiture delle pietre tra l’erbe
241
1930
e macuba. La cisterna delle scale intelaiata di spere
242
1930
un palmo più lunghi delle sue gambe, un berretto
243
1930
altri battaglioni dai davanzali delle finestre osservarono silenziosi il
244
1930
calate, le orbite vuote delle gubìe si erano illuminate
245
1930
notte. Degli uomini e delle donne carbonizzati uscirono dalla
246
1930
ardesia, frattano le facciate delle case, scoscendono sugli spalti
247
1930
su tutte le porte delle case disperse appariva una
248
1930
finestre come la vigilia delle feste buone. ¶ Il cielo
249
1930
La tradotta rullava su delle piane vacue come il
250
1930
pecore peluccavano le pendane delle viti appiccate ai tronchi
251
1930
scioglievano sulle pareti calcina. Delle acacie nane tosate lineavano
252
1930
fe’ bollire la polvere delle vie insanguinate. ¶ Queste pianure
253
1930
s’accampò sui piazzali delle chiese: la terra di
254
1930
con gli ultimi rutti delle radici, dovettero staccarseli dal
255
1930
fu fermato al passaggio delle Cataratte dalla folla accalcata
256
1930
come sugli antichi cartelli delle Società segrete. ¶ — Siamo contenti
257
1930
terra abbandonata aspettando che delle braccia valorose rialzassero il
258
1930
giacere ammutolita nella marciaia delle stive e che era
259
1930
terra. Là nei fossati delle trincee come in riposo
260
1930
prugavia con la potenza delle balene sul caporuota, armati
261
1930
loro letto. ¶ I muri delle case schiantati dalle granate
262
1930
sventravano con la baionetta delle scatolette di carne allegri
263
1930
di sassi, il sibilo delle schegge elettrificava uccelli con
264
1930
di rosso, le ceppe delle stipe strinate su cui
265
1930
ci sono gli schizzi delle sue cervella impalpe, le
266
1930
lasciato le cervici risucchiate delle midolla sulla sassaia, ha
267
1930
del marinaro dalla scorza delle mulattiere palesava le gambe
268
1930
idea che ha trovato delle baionette, — rispose il marinaio
269
1930
inginocchiava davanti alla Croce delle Missioni, dove stava sempre
270
1930
un ricetto nel buio delle caverne e si accovacciarono
271
1930
verticali spezzano l’armatura delle trincee. Furie avvolte nella
272
1930
s’ode il rotolìo delle carra. Sotto Plava i
273
1930
finisse il lento lavorìo delle bombarde per saltare sui
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aia. Gli eterni battiti delle trattrici trebbiavano lontano, le
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tra il dinervante odore delle acacie, che inverdivano il
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udiva al di là delle lame intricate dal falasco
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I soldati camminavano entro delle fosse col greto magro
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prua fendeva l’ondeggiare delle quote, il tagliamare tritolava
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schiavardato mostrava l’ossatura delle staminare simili ad un
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la murata stavano riparate delle fanterie. ¶ Sulla sagoma della
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le maniche terminavano con delle manopole bianche. L’ufficiale
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franò suscitando il cigolìo delle carrucole. L’astro d
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stradò sotto l’ombra delle acacie. ¶ I baraccamenti della
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soldato che dalle feritoie delle trincee aperte sulle sassaie
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Doberdò, sotto il martellamento delle granate selciò il pavimento
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grattugiato, noi la montagna delle case ridotte macerie. — Il
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secoli: soltanto l’erpice delle granate poteva romperlo. La
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areoplani nemici. ¶ — Hai paura delle cuoia? ¶ — Se muoio io
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muovendosi dava corso a delle nuvole rosa, degli areoplani
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dalla sofferenza, gli spettri delle confortatrici, la Croce, Cristo
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sgocciolava sangue. ¶ Gli stampi delle martiri esplodevano sui pilastri
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esplodevano sui pilastri e delle figure si sformavano dal
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il pietraio. Nelle buche delle granate squacqueravano bodde spraccate
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gelo. ¶ L’untume lezzo delle marmitte rendeva brodaglia calda
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maonaglie e gli interiori delle bestie congelate rinvenute dal
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erano grumate sui sacchi delle bestie sventrate. Le quote
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martellato. Nel convesso ribollivano delle granate e il caldaione
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pietraio che ruttava fumacee. Delle sagome di soldati lontani
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un aratro, i nodi delle mascelle serrate schizzavano fuori
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denti infissi negli archi delle mandibole, solidamente, trapelavano dalle
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mento agganciava risolutamente quella delle ganasce prominenti. Egli sedeva
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mare pietrificato. I parapetti delle trincee lontane si tramutarono
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la sassaia. I baraccamenti delle case Bonetti elevate sul
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ultima ciocca nel goriolo delle scapole accoppiate, gela fine
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sciolta come la biuta delle vacche, lordano la sassaia
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per rinforzare i parapetti delle trincee che impolpati d
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I tiri interdicono, per delle ore, alla corvée di
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si rialzano gli smotti delle piane, le scoscese dei
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semine del grano marzuolo, delle bietole, dell’ortaglie, delle
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delle bietole, dell’ortaglie, delle carote, del trifoglio, l
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mascheramenti. Quello dal sacco delle pagnotte con le braccia
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si schiacciava nella morsa delle ginocchia e tutti facevano
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s’abbozzava nella fossa delle clavicole, straripava sopra il
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teschio indolente. ¶ L’ossa delle cervella scricchiolavano, le cerniere
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scarnato gli emblici pesanti delle scapole, con gli occhi
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smalto infissi sul ceffo delle statue gotiche, dondolavano il
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dirotta travasata dalle fenditure delle doline si appozzava e
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essere saccheggiati avevano ingoiato delle monete, le ricercavano nelle
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è cominciata la tosatura delle pecore. Sulle prode si
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Si ricolgano i tralci delle viti sui sostegni. ¶ — Si
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il risucchio. ¶ L’arca delle travature, dei piastroni, dei
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dei ciuchi, i nitriti delle cavalle. ¶ Gli uccelli bezzicano
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strade, con l’ossa delle ghiaie sulla schiena d
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introgolati di limo. Quelli delle trincee scendevano con le
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le garge. Ne facevano delle motte. ¶ I quercioli, i
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della sassaia. ¶ Le mostrine delle brigate: azzurre e gialle
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I soldati bivaccarono sotto delle pendane d’uva. La
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rassodati dall’eterno passare delle truppe, dal perpetuo battere
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truppe, dal perpetuo battere delle scarpe pesanti s’erano
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raccolti, partiti sull’aia delle loro case coi padronati
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scritto sulle braccia maestre delle croci: il tempo le
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metallo ardente. Sul nero delle caverne l’aria ingialliva
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dal sonno, s’ottenebravano. ¶ Delle granate spaccavano le quote
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mandra brada, lo scampanìo delle gavette, i tuoni spenti
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gavette, i tuoni spenti delle coperte battute. Sull’aia
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cominciato il martellamento fitto delle scarpe chiodate. ¶ I pensieri
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talpe intralicciavano le travi, delle tarantole sbiaccicavano le pareti
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quelle che fanno poi delle nidiate di figlioli, la
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corrente. ¶ Sulle vie passavano delle mandriane che portavano le
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avanzava tra i singulti delle trattrici. ¶ Le cicale seghettavano
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aperte negli avvallamenti, apparivano delle ombre nere di uomini
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capo degli uomini e delle bestie. ¶ Ondulazioni incandescenti davano
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i soldati ramazzavano verso delle chiaviche profonde. I soldati
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un calappio alla ceppa delle corna, all’odor del
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le vecchie botti sfasciate delle doghe, grumate di tartaro
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che acetava l’aria delle cantine, e gli imbuti
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terra, davano mano a delle donne per accorare un
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sul piano. ¶ Lì vicino, delle donne facevano ribollire l
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fu sventrata, sgrumata, dilombata, delle interiora; le guance lardose
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nella pila. Il lezzo delle maschie vicine gli faceva
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a cavalcioni al sacco delle pagnotte, uno si collocò
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gambe ogni tanto inguviava delle gozzate e sberciava: ¶ Fior
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sangue sul tono calcina delle pareti. ¶ La gallina muggianese
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quattro avveniva lo sbalzo delle fanterie. ¶ Santippe e Verginella
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erano le medagliette verdi delle acacie esili. Scollettato un
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campane, assaetta il silenzio delle chiese. ¶ Un gruppo di
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guazza sciolse la ruggine delle quote che scolarono rosso
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dal cielo. ¶ L’abbaglio delle esplosioni elettrificava il cielo