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Vittorio Alfieri, Sofonisba, 1789

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
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1789
numidi ¶ Scena, il campo di Scipione in Affrica ¶ ATTO
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1789
la destra, ¶ gravi ha di ferro; al roman campo
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possa?... Ma il fragor di trombe ¶ già mi annunzia
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duol si potesse ¶ alleviar di vinto re, mi udresti
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udresti ¶ parole or muover di pietà: ma nota ¶ m
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priego) il ferreo pondo di te indegno; ¶ cedilo a
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In questo campo ¶ sol di Siface il morto corpo
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tocca. Indegno io forse ¶ di amici veri, abbenché re
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d'alta cittade sei; ¶ di numerosa nazion possente ¶ io
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è in voi lusinga ¶ di soggiogare. A me vicina
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1789
che Roma, i re; di orgoglio e possa ¶ men
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Scipion, quel grande, il di cui core, albergo ¶ d
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core, albergo ¶ d'amistà, di pietà, d'ogni sublime
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Lusinghe, amore, ¶ irresistibil possa di beltade, ¶ qui m'han
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non io nel volto di rossor sfavillo. ¶ Te cittadino
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sfavillo. ¶ Te cittadino, amor di gloria sprona ¶ a superare
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ogni rimedio è poscia. ¶ Di Sofonisba diffidar dovevi, ¶ pria
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Sofonisba diffidar dovevi, ¶ pria di vederla, tu: di Asdrubal
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pria di vederla, tu: di Asdrubal figlia ¶ ell'era
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che ad Asdrubal stretto ¶ di tai legami, entro a
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a Cartagin nullo ¶ più di me vi potria: veduta
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vi potria: veduta poscia ¶ di Sofonisba la bellezza, io
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sì; la fama, e di me stesso ¶ la stima
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pur non mi duol di rimaner brev'ora, ¶ fin
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odi, ¶ non i sensi di un re, di stolto
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sensi di un re, di stolto amante ¶ odi or
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del mio mortal nemico, ¶ di Massinissa. A lui promessa
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è il sol dover di capitan, ch'io abborra
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ha stanza, ed io di guerra stovvi ¶ non inutile
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Asdrubal non sei, né di Siface ¶ vedova più, da
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da che promessa sposa ¶ di Massinissa sei. ¶ Sofonisba ¶ Deh
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a nullo ¶ dei nemici di Roma esser può mite
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a me fia paga ¶ di aver vinto ed ucciso
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io son, nemica ¶ implacabil di Roma; or, nel superbo
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oltraggiosa speme ¶ nutra ei di trarmi al carro avvinta
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pensi tu? fin che di sangue stilla ¶ mi riman
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Piacque al mio cor di seguitarti, e al solo
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io fra le fiamme di mia reggia in Cirta
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gran tempo, al grido ¶ di tua virtù ch'Affrica
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Affrica tutta empiva, ¶ io di te presa; io, dai
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te crescea. Nemico ¶ aspro di Roma eri tu allor
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al padre, ¶ ch'io di Siface fossi; e a
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m'avea spogliato: io di fortuna avversa ¶ agli estremi
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mi strinse indissolubil nodo ¶ di gratitudin sacra. Io largamente
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Io largamente ¶ compri ho di Roma i benefici poscia
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difesa: ¶ ma i benefici di Scipion, sua pura ¶ alta
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pagar da me. Più di Scipion, te sola ¶ amo
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te sola or più di lui; ch'io t
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io t'amo ¶ più di me stesso assai. ¶ Sofonisba
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per darmen prova che di noi sia degna, ¶ giurami
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pare allor d'esser di te. ¶ Scipione ¶ Gran parte
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omai ¶ fatto sei tu; di gloria fabro a un
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le fiamme. ¶ Ma pur, di te non io mi
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mi giunge il viver di Siface. — Io sposa ¶ Sofonisba
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vuol sopravvivere. — Ma, sia ¶ di lui che vuole, odi
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io stesso ¶ mi affrettai di condurla: era qui solo
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gloria nostra, ¶ la possanza di Roma, la imminente ¶ total
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la imminente ¶ total rovina di Cartago, e l'alta
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sordo ¶ esser non puoi di tua virtude al grido
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tu puoi. La vita ¶ di Siface or condanna, e
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debbe ¶ ei stesso qui, di propria man, col suo
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tranquillo ¶ quindi sii tu di Sofonisba; a quale ¶ partito
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può... ¶ Scipione ¶ Ma, più di Roma, or dimmi, ¶ Sofonisba
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già 'l so, pria di te. So, che posposto
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ragione, e i sacri ¶ di gratitudin, d'amistà, di
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di gratitudin, d'amistà, di fede ¶ severi nomi, a
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la figlia, ¶ e rimaner di Roma amico, e farsi
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amico, e farsi ¶ distruttor di Cartagine. Compiango ¶ caldamente tua
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sorte. Ai re nemici ¶ di Roma, il sai, qual
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mai del giusto sdegno ¶ di Roma in te, ministro
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cittadin privato ¶ io son di Roma, il sai; né
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ch'uom, ch'è di Scipion l'amico, ¶ al
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l'amico, ¶ al terror di futuro e incerto danno
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domando, in somma, ¶ se di Cirta espugnata col mio
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e il mio; ¶ se di Cirta appartiene oggi la
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ella è pur schiava di Roma. ¶ Scipione ¶ — Ell'era
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e ancor (pur troppo!) di Siface è moglie. ¶ Massinissa
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rovina. Ov'abbi ¶ cor di voler tu la rovina
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senato, accusator mi udranno ¶ di me stesso: dirò, che
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nostra e il ben di Roma, e il tuo
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dire al cospetto io di Scipione? — Insano ¶ finor mi
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Fra breve ¶ saprà Scipion, di Roma il duce, a
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sarebbe. — Oh Massinissa!... ¶ Or, di pianto pietoso pregni gli
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già. — Presagio in cor di quanto ¶ minaccia a noi
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antivedo; e in un, di nulla io temo. ¶ Or
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far ch'egli oda ¶ di Sofonisba i sensi... Ma
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piè rattengo, ¶ per saper di tua sorte. ¶ Sofonisba ¶ Oh
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mi ascondo?... ¶ Siface ¶ Ah! di vergogna, e a un
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e a un tratto ¶ di morte l'orme (o
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cor la orribile battaglia ¶ di affetti mille. Ma, da
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deserto, ancor pur sento ¶ di te più assai, che
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più assai, che non di me, pietade. ¶ Conosci or
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avanza, ¶ degnamente, qual moglie di Siface, ¶ qual d'Asdrubale
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ho: tu vivi, e di Siface io sono. ¶ Le
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meglio potea, ¶ che Massinissa. Di tal speme io cieca
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a Roma, e farlo ¶ di Cartagine scudo ebb'io
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simulare; innanzi a te, di niuna ¶ mia debolezza il
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la figlia al certo ¶ di Asdrùbal preghi. Al par
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Asdrùbal preghi. Al par di te, secura ¶ fors'io
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farmi arder potrebbe ¶ or di magnanim'ira. Al par
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Al par nemica ¶ e di Scipione, ancor che umano
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sia, ¶ mi professo, e di Roma: a farmen degna
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voi, superbi Romani. Un nemico ¶ era a voi
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e al suono allora ¶ di sue guerriere giovanili imprese
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m'accendea. Siface, allor di Roma ¶ era, non so
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il dettava il core) ¶ di distorlo da Roma, e
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distorlo da Roma, e di lui scudo ¶ a Cartagine
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cor s'è fitta ¶ di ribellarvi Massinissa, in bando
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mia sorte ¶ a dar di me non basso un
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Roma. — Itene; e nulla ¶ di ciò traspiri. ¶ SCENA II
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Men grande ¶ sei tu di lui? Teme ei la
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apprendi or da me. Di Roma è il campo
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il nostro? ¶ Massinissa ¶ Ah! di ben altra fiamma arde
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vista, ¶ la sola vista di Siface inerme, ¶ vinto, e
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potessi io solo! — ¶ Ma, di voi non son io
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anch'ei potrà; né di spregiarmi ardire ¶ avrete voi
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ceppi, ¶ più inerme assai di te, più vinto e
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più vinto e ignudo ¶ di senno io sono, e
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per tanto ¶ tu vincitor di me non eri: ardente
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tu, trionfa; intera palma ¶ di me ti dà questa
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viver più omai: tu, di Siface moglie, ¶ e di
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di Siface moglie, ¶ e di Asdrubale figlia, in faccia
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tua, fino alle porte ¶ di Cartagine vostra. Ivi tu
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Abbandonar queste abborrite insegne ¶ di Roma io voglio; e
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lieve a lui, men di Siface indegno; ¶ e in
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fummo; e in breve, ¶ di bel nuovo il saremo
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saremo; il sol periglio ¶ di cosa amata al par
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intera ¶ abbine almen pria di morir vendetta. ¶ Ecco ignudo
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immensa ¶ tua passion, raggio di speme ancora ¶ traluce a
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ultimi comandi ¶ n'eseguirai. — Di Massinissa sposa ¶ tu qui
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addio. Seguirmi ¶ nullo ardisca di voi. ¶ SCENA V ¶ MASSINISSA
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temo sol d'esser di lor men ratto. ¶ ATTO
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Nella imminente notte ¶ ciascun di voi delle romane tende
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forse ¶ sa il destin di Siface... Oh qual mi
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qual mi prende ¶ pietà di lui! — Deh! vieni a
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a te. ¶ Massinissa ¶ Fuor di me stesso io m
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era, ¶ certo, in quel , che di mia vita
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in quel dì, che di mia vita e onore
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tuoi Numìdi; impreso hai di sottrarre ¶ Siface e in
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dianzi, ¶ per espresso comando di Siface, ¶ fu dal suo
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sta, se il vuoi, di rapirla. Abbiati pure ¶ suo
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il forte ¶ ultimo esempio di Siface. ¶ Massinissa ¶ Or quali
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Or quali ¶ ambigui detti?... Di qual prova parli? ¶ Qual
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qual prova parli? ¶ Qual di Siface esemplo?... ¶ Scipione ¶ E
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io ben veggo ¶ del di lei stato appien l
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Ma troppo ¶ dal destin di Siface è lunge il
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Vinto ei da te, di propria man si svena
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perir tu al par di lor non dei. ¶ Più
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che il morire, assai di te più degno, ¶ sublime
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Affrica intera agli occhi, ¶ di Roma agli occhi, ogni
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tuo Scipion; ch'esser di lei men grande, ¶ tu
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perdo appien mia fama. ¶ Di vero amor troppo mi
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che la funesta possa ¶ di tradir la mia fama
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imprender poss'io: rivi di sangue ¶ scorrer farò: versare
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reputi or tu? ¶ Massinissa ¶ Di Roma in mano ¶ ti
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mano ¶ ti stai... ¶ Sofonisba ¶ Di Roma? Io di me
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Sofonisba ¶ Di Roma? Io di me stessa in mano
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Sovra il tuo aspetto, ¶ di risoluta morte alta foriera
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un sacro ¶ solenne giuro di sottrarmi a Roma ¶ dal
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parli?... disperati sguardi ¶ pregni di pianto affiggi al suolo
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assai l'effetto: io, di coraggio privo, ¶ men che
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ti avria seguìto, e di mia fama a costo
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armi tue vendetta breve ¶ di Roma avuta: ma per
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omai maturo ¶ il cader di Cartagine: discorde ¶ città corrotta
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sorviver osi? ¶ Sofonisba ¶ Maggior di me ti voglio: esserlo
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e ancora ¶ sariami grato di tua man tal dono
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vittoria a me daran di Roma. ¶ Vedi s'è
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trarre mi lascio, e di mia infamia a parte
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a trattarlo. Un nappo ¶ di velen ratto al femminil
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ti sottragge all'onta ¶ di morte imbelle obbrobriosa: e
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io mai... ¶ né mai di vita il tuo dolor