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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
cornice slittava un po’ di lato, ci spostava ancora
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che non ha bisogno di fermarsi ogni momento a
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del cane si girava di colpo dentro la cornice
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dalla bocca. ¶ La voce di Sonnolenza si cominciava a
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non c’era bisogno di aspettare troppo tempo perché
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successiva. ¶ «C’erano quadrati di lamiera più nuovi, e
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Inghiottiva le folate continue di scintille che schizzavano fuori
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la luce rinasceva quasi di colpo, un’altra volta
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mentre andavamo molto al di sopra delle nubi, apparivano
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savana!” annunciava qualcuno, sostenendo di avere visto il collo
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avere visto il collo di una giraffa spuntare dalle
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annunciava dopo un po’ di tempo qualcun altro ancora
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lo spazio cambiava colore di continuo. “Quelle sono macchie
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sole. L’aereo slittava di tanto in tanto nello
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tirava su un’ala di colpo, s’impennava, oppure
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chiedeva. ¶ Sonnolenza si assentava di nuovo, non capivo se
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frenesia che avevano tutti di vedere costellazioni sempre nuove
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opposta. Un’ala franava di colpo, sembrava che tutto
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all’altra, e pareva di scorgere a volte qualche
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ancora scagliati, inconfondibili segni di contrazione di un precedente
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inconfondibili segni di contrazione di un precedente universo, o
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universo, o il formarsi di una nuova sfera infuocata
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una nuova sfera infuocata di idrogeno ed elio prima
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idrogeno ed elio prima di una dilatazione successiva... “Ma
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è successo diversi milioni di anni fa?” obiettava ad
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ma con un numero di giri differente. Fiamme e
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dai motori, qualche lingua di fuoco si stagliava più
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anche la nostra zona di spazio potesse cominciare a
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avanti, perché mi pareva di non vedere più le
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dalla faccia bianca allungava di tanto in tanto la
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L’asfalto era finito di colpo, correvamo già sulle
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come sopra una pelle di tamburo. ¶ Entrammo nella piazza
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indovinava solo la presenza di qualcuno rintanato in certi
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il porticato, dal luccicare di una scarpa in un
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deserto dietro un abbozzo di colonna, dalla presenza leggermente
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dalla presenza leggermente abbagliante di un cappello, che nessuna
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a inseguirlo, lo riportavano di peso nella piazza tenendolo
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la sua figura arrivare di sbieco sotto il porticato
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sentivo un intenso odore di acquavite venire a folate
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comizio a quest’ora di notte?» ¶ «Eppure è stato
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bianca correre all’improvviso di fronte al baldacchino e
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corsi a portarlo via di peso, ma mi pareva
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peso, ma mi pareva di sentirlo ruggire contrariato, qualche
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da terra. ¶ Mi girai di nuovo verso l’acciottolato
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convulsamente per i gas di scarico che saturavano la
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anche la sagoma isolata di un piumante, dal luccicare
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luccicare improvviso che scaturiva di tanto in tanto dalle
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attorno al baldacchino. Smettevo di gridare, mi affacciavo a
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istante dopo, usciva quasi di corsa dal locale, e
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tenendolo per un pezzo di strada sottobraccio in modo
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strada sottobraccio in modo di calmarne la frenesia per
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a Sonnolenza sul sedile di dietro, prendendo sulle ginocchia
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e parallela al piano di base della macchinina, per
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me e al cieco di sedere sui sedili davanti
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sui sedili davanti e di infilarci a nostra volta
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canonicamente Sonnolenza, avvicinandosi ancora di più all’operaio dalla
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una pila ancora piombata di giornali, mentre il cieco
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dagli addobbi. La cornice di ferro si spostava e
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Schegge un po’ soffici di denti mi grandinavano contro
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collo, quando Sonnolenza starnutiva di colpo alle mie spalle
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assopiva per un tratto di strada, col mento appoggiato
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Sentivo che la voce di Sonnolenza stava intonando quasi
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facevo oscillare la cornice di ferro che ci comprendeva
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sotto la cornice. Cercavo di sgranchirmi le gambe. Qualcuno
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forma del baldacchino materializzarsi di colpo al centro della
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come se niente fosse di fronte, l’uno che
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sgabellino, in una punta di luce che rendeva ancora
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Capivo che stava perdendo di nuovo il controllo di
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di nuovo il controllo di se stesso, da come
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la sua voce litigare di colpo con qualcuno, mentre
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del paese. Cercavano entrambi di calmarlo, lo facevano sedere
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vedere se tentava ancora di alzarsi elettricamente dallo sgabellino
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volta, rilassate, mi pareva di capire anche dal palco
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cominciato già ad accarezzarlo. ¶ Di notte, durante le affissioni
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i muri già imbibiti di colla. ¶ «Che cosa stai
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nell’auto per impossessarsi di un grande manifesto eliografato
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capiva che aveva perso di nuovo il controllo di
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di nuovo il controllo di se stesso. Fuggiva per
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scovare ancora un po’ di posto, ma scorgevo anche
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dei denti. Scaturiva ancora di più, finiva in qualche
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occhiali, quando la cornice di ferro si spostava e
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e ci faceva ruotare di colpo tutt’intorno. Tornavo
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l’emozione. Poi qualcosa di molto pigiato doveva dolorosamente
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ogni cosa si rimescolava di colpo nell’abitacolo dell
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per il collo scambiandoci di posto, e poteva capitare
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Scorgevo qualche passante arrestarsi di sbieco sui marciapiedi quando
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del suo volto privo di lineamenti dietro il parabrezza
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dal tettuccio che cercavo di scoperchiare, se era estate
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liberarsi da una nube di bandiere e di addobbi
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nube di bandiere e di addobbi. Il cieco riusciva
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increspata da un alito di vento. Finché Sonnolenza non
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ragione domandavo, quando eravamo di nuovo nella macchinina al
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arrestava per lo stupore di non sentire i lineamenti
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mia nuca. La cornice di ferro slittava un po
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inutile anche solo tentare di ascoltarlo. ¶ «Ma come! Ci
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non era neppure uno di quei modelli moderni, ultraveloci
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di soprassalto, si ricordava di non avere ancora controllato
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in qualche piccola bottega di barbiere, quando avanzava un
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quando avanzava un po’ di tempo. Mi sedevo a
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pareva d’un tratto di capire che l’altro
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taglio dei capelli. ¶ Salivamo di nuovo sull’auto, per
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senza cancellare. ¶ Ci rimettevamo di nuovo in strada. Il
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fascio dei fari rivelava di colpo piccole forme in
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Ci fermavamo alla fine di un viale, si indovinava
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forma lontana della portineria di una fabbrica. Non si
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Non si doveva montare di nuovo il baldacchino, ma
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scorgevo i raggi sfuocati di qualche improvvisa bicicletta. Indovinavo
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bicicletta. Indovinavo i contorni di un volto che si
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con lo spillo, cercavo di decifrarne i lineamenti. ¶ «Hai
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e caricato sul sedile di dietro la cassetta. Restavo
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un po’ quelle gocce di luce dei lampioni, fino
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trovavo a pochissimi passi di distanza. Esitavo ancora per
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le stagioni, si caricava di una dolcezza snervante, in
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dei fari quei pulviscoli di minuscole rane appena nate
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appena nate, nelle stradine di campagna accanto alle rogge
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strada riprendeva a sbalzare di colpo. “Sembra fatta di
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di colpo. “Sembra fatta di porcellana...” mi dicevo. Eppure
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vuol dire che siamo di nuovo in inverno!” ¶ 6 ¶ Viaggio
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inaugurata e imbiancata, priva di riscaldamento. ¶ «Non saprei dire
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sua testa incappucciata discese di nuovo fino al petto
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porzione un po’ fetida di spazio, come serrato in
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passava, declinava. Mi girai di nuovo verso la porticina
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da dietro, i contorni di alcune delle lettere stampate
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porticina, in quel poco di luce che ancora riusciva
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sarà messo in punta di piedi, avrà allungato il
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La macchinina gialla era di nuovo pronta a partire
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un po’ gli occhi, di fronte all’operaio dalla
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faccia bianca che chiedeva di salire a sua volta
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alla cornice...» intercedeva «invece di cercare di contenerla nella
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intercedeva «invece di cercare di contenerla nella zona del
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nella zona del sedile di dietro possiamo lasciarla giocare
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ogni volta quando riapriva di nuovo la bocca per
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dentro tutti e quattro di testa e tenerla sollevata
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liberare spazio sulle ginocchia di chi sta di dietro
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ginocchia di chi sta di dietro, per la cassetta
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È già un po’ di tempo che ci sto
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I suoi spigoli rischieranno di sfondare continuamente i vetri
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le teste si sposteranno di colpo in avanti per
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così noi che stiamo di dietro potremo frenare col
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lo spostamento in avanti di tutta la cornice...» ¶ Mi
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spostata all’indietro, luccicava di brillantina sul contorno del
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contorno del suo volto di cui non si riuscivano
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Ci proponeva all’improvviso di brindare, prima di cominciare
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improvviso di brindare, prima di cominciare a stivarci nella
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fessura di quella giostra di legno, quel portavivande...” ¶ La
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ma filtrava qualche strisciolina di luce, dai listelli. ¶ «Che
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vicoli vicini i gemiti di chi stava risalendo le
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stava risalendo le scale di casa con la testa
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si sentiva in dovere di annunciare dal sedile di
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di annunciare dal sedile di dietro Sonnolenza, mentre la
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mi dicevo. “Sembrano fatti di carne, e le gengive
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cieco sul modo migliore di disporre materiale e persone
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inventare con un’alzata di spalle, all’improvviso. Vedevo
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sedili anteriori. Si svegliava di soprassalto, sbarrava come se
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spuntava appena dal plico di giornali che reggeva sulle
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terra. Sentivo uno spigolo di ferro premermi contro la
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bilanciere, per darmi modo di cambiare marcia. Veniva dal
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marcia. Veniva dal sedile di dietro quel fetore... Mi
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accesa. Aspiravo un po’ di fumo, lo facevo uscire
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piccola testa appena al di sopra del plico dei
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qualche movimento troppo entusiasta di uno dei cantori, la
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spalle. La strada scompariva di nuovo per un po
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riappariva solo alla fine di una frenata interminabile e
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Eravamo già in vista di un paese. ¶ Sonnolenza si
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annaspavo con una gamba di fuori, nello spazio. ¶ «Ma
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appariva quel filo come di carne nel taglio delle
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mezzo alla piazza gremita di folla che andava da
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cielo era basso, pieno di vapori. Il pavimento della
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sottovoce, mentre la parte di baldacchino già montata ondeggiava
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dei bar che danno di certo sulla piazza, seduto
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cieco, per i giri di propaganda ai quali non
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a sedersi al posto di guida, vedevo la macchinina
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fermavo sulla pedana, cercavo di guardarmi attorno. ¶ «Si è
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per carpirne un filamento di rame da inserire al
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la bocca alla capocchia di spillo e prima ancora
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spillo e prima ancora di ricominciare a gridare sentivo
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bolla si era riformata di nuovo attorno alla piazza
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come se niente fosse di parlare, mentre la mia
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non cessava un istante di gridare, se il tubo
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gridare, se il tubo di scappamento mi costringeva a
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a guardare il materiale di propaganda, ma solo un
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sull’altra gamba cercando di non far saltellare il
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questa piazza!» mi accorgevo di colpo. ¶ Il cieco scuoteva
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piene fino a scoppiare di salumi ammucchiati, di blocchi
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scoppiare di salumi ammucchiati, di blocchi di formaggio. ¶ «Anzi
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salumi ammucchiati, di blocchi di formaggio. ¶ «Anzi... ho preso
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è messo alla testa di scontri!» ¶ «Davvero? Eppure mi
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La macchinina gialla correva di nuovo sulla strada, ma
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Sonnolenza sbadigliare sul sedile di dietro. Gli occhi mi
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si spalancava e sbatteva di colpo contro il parabrezza
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perché il cofano ricadesse di colpo sul suo gancio
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il cieco si svegliava di soprassalto, si ricordava di
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sulla sua colonnina credendo di avere ritrovato la mia
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avanti un piccolo gruppo di bendati. ¶ «Sta andando benone
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la nuca, poteva permettersi di sollevarlo fino a coprirsi
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si vedeva più nessuno, di colpo, per le strade
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venire quel rumore lontano di scarponi che saliva a
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spalle. ¶ «Mi porti fuori di qui! Mi porti via
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correndo da un po’ di tempo verso Slandia. Guardavo
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l’inclinazione dei raggi di sole nello spazio. ¶ C
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spazio. ¶ C’erano posti di blocco dappertutto, man mano
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piazze sempre più gremite di folla nel tardo pomeriggio
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po’, mentre piccoli gruppi di piumanti andavano in libera
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passare. Qualche drappello sparpagliato di piumanti si spostava ancora
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Si avvertiva una sensazione di non più controllabile dolcezza
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non più controllabile dolcezza, di memorabile poltiglia. ¶ Uno dei
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gridare, un istante prima di venire sospinto lontano dalla
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negozi si stavano spegnendo di colpo, calavano con fragore
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Veniva un rumore come di pioggia, dalla strada. Vedevo
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sentiva solo un rumore di ossa che si fracassavano
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si vedevano gocce dense di sangue e muco levarsi
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perché mi era parso di sentire un rumore infinitamente
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col dito sulle labbra di tacere, ma intanto continuava
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del gruppo, la forma di un piumante che teneva
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teneva una ragazza inginocchiata di fronte a sé, minacciandola
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a chi mi stava di fianco. ¶ «Le sta pisciando
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erano girati tutti assieme, di colpo, da una parte
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al mio fianco. ¶ Cercai di sollevare la testa per
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dal basso, dal selciato, di fronte agli occhi degli
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un calcio l’elmo di un piumante che si
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capii che stava tranciando di netto il gozzo del
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fuori come un tubo di gomma dalle carni. ¶ Stavano
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altri guerrieri che avanzavano di corsa tenendo le braccia
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Era apparsa al centro di quella piccola folla di
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di quella piccola folla di bendati una figura nera
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quella cosa?» mi parve di domandare. «Porta un mantello
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guerrieri si erano fermati di colpo, attorno a lei
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quasi annullata dalla barriera di capelli intrecciati e tutti
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Venivano da altri punti di Slandia rumori lontani, di
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di Slandia rumori lontani, di sirene. ¶ «Che cosa sta
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guerrieri risero tutti assieme, di colpo. ¶ «Ecco, ci siamo
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nera smise all’improvviso di sferruzzare, sfilò dalla maglia
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intorno la testa, quasi di scatto, per guardare. I
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via. ¶ Mi appiattii ancora di più. ¶ «Cosa sta succedendo
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Si bloccò un istante di fronte alla testa atterrita
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fronte alla testa atterrita di uno dei piumanti. ¶ Poi
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alle labbra i frammenti di cervello rimasti appiccicati, prima
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cervello rimasti appiccicati, prima di rimetterlo ancora una volta
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lungo la lama filiforme di quel coltello, per staccare
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labbra dietro la fessura di quella giostra di legno
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il suo contorno, prima di diventare afono del tutto
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Mi guardavo attorno, cercando di scorgere il cieco nella
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scappamento, ma mi sembrava di non riuscire a vederlo
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punti dove due volute di fumo perfettamente uguali ruotano
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spinotto, e poi salire di nuovo sul baldacchino per
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Oppure allargare a mo’ di scusa tutte e due
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dalla gamba scambiata, battendo di tanto in tanto i
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un po’ e dando di tanto in tanto un
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della piazza, e inforcare di nuovo gli occhiali per
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vedendolo tornare un po’ di tempo dopo. ¶ «Ero in
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si è staccato?» domandavo di nuovo. ¶ Il cieco faceva
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con tutti i mezzi di aiutarlo. I suoi occhi
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Mi mostrava un sacchetto di plastica pieno di soldi
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sacchetto di plastica pieno di soldi di carta e
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plastica pieno di soldi di carta e di monete
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soldi di carta e di monete, tirava fuori di
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di monete, tirava fuori di tasca un foglietto con
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caricata. Partivamo alla volta di un altro paese, senza
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tra le dita prima di stabilire se era pronta
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in cerca del punto di esposizione migliore, indovinavo dietro
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indovinavo dietro il velo di carta il movimento delle
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manifesto, sopra una pompa di benzina, sulle ante di
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di benzina, sulle ante di una finestra chiusa, a
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interno della casa russava di tanto in tanto più
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pennellessa inzuppata al massimo di colla passare e ripassare
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fermo da un po’ di tempo il manifesto, me
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nuca. ¶ Sentivo una goccia di colla scendermi quasi gelata
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Qualche macchina isolata incrociava di tanto in tanto sui
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vicino, scendevamo a riempire di nuovo il secchio. Facevo
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volava fuori la polvere di cellulosa ancora asciutta. Caricava
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cellulosa ancora asciutta. Caricava di nuovo il secchio nella
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nella macchina, lo collocava di fronte al proprio sedile
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raccomandava, perché un’onda di colla poteva sempre riversarsi
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o quando s’insaccava di colpo dopo una frenata
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sul comodino. Mi addormentavo di colpo. Non mi svegliavo
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del rubinetto dell’acqua, di un bicchiere. Venivano tutti
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consegnato una nuova macchinina di colore giallo, dopo che
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avevo sfasciato anche quella di plastica in un incidente
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parabrezza perché la cornice di ferro del palchetto, incastrata
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vedevo i passanti scantonare di lato all’improvviso, quando
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si spalancava lo stesso, di continuo. Il parabrezza si
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Il parabrezza si oscurava di colpo, mentre il cieco
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Se aumentavo anche solo di poco l’andatura, le
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cieco si metteva dietro di me, mi appoggiava una
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della folla lo strappava di colpo. Lo vedevo gesticolare
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braccia come cenni imperiosi di comando. Si gettava compatta
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erano tutte inclinate, piene di lampioni. Vedevo la folla
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folla incendiare un distributore di benzina, solo perché il
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bambini?» ¶ Avevo già finito di smontare e di caricare
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finito di smontare e di caricare sull’auto i
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comizi...» trovò la forza di dire «mentre lei guida
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tastò il sedile prima di balzare sull’auto. ¶ Stavamo
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uomo aveva smesso quasi di colpo di parlare, indovinavo
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smesso quasi di colpo di parlare, indovinavo il suo
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po’ irrigidito nella cornice di plastica dell’auto. ¶ La
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La strada aveva cominciato di nuovo a salire. Era
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tutto, l’impastatrice ferma di fronte alla porta, un
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correndo su un segmento di colore ancora diverso, inaspettato
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verso l’uomo. ¶ «Ma di che cosa sarà fatta
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sospetto che si trattasse di una piazza. Scendevo con
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cominciava per un periodo di tempo interminabile a provare
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Va bene così!» tentavo di tanto in tanto di
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di tanto in tanto di fermarlo. ¶ Continuava a far
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sua voce si modificava di continuo nella presunta piazza
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comizio lungo le strade di quel nuovo paese, mi
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tentavo un’ultima volta di fermarlo. ¶ Il cieco ruotava
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vedevo scaricare le sbarre di ferro del palchetto. Le
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trattava delle gambe o di quelle che sostenevano la
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già montata si scomponeva di nuovo, quando il cieco
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che sosteneva la pedana di legno. Non si poteva
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Mi avvicinavo un po’ di più, mentre il cieco
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volta, o tentava addirittura di incastrare in un colpo
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sul pavimento, rovesciata, e di rigirarla talmente in fretta
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non permettesse alle gambe di disincastrarsi. ¶ Sentivo il rumore
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quando andavano a colpirlo di punta. Mi avvicinavo di
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di punta. Mi avvicinavo di più al cieco, mentre
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gambe. Tentavo senza successo di aiutarlo. ¶ «Vuole scherzare!» si
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forza, con un pezzo di nastro adesivo da imballaggio
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del palchetto, un lembo di stoffa si staccava di
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di stoffa si staccava di colpo dalla parte opposta
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senza farmi sentire, cercavo di trattenerlo con due dita
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per sicurezza il lembo di stoffa con dell’altro
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altro nastro, mentre sgattaiolavo di lato perché non mi
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stretti fino a tornare di nuovo nella piazza. Il
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Il cieco alzava ancora di più la voce, lo
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proprio nessuno affacciato...» cercavo di obiettare senza alzare la
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voce. ¶ Mi chinavo ancora di più sul sedile basso
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il paese si sollevava di colpo verso l’alto
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solo istante, il tempo di modellarsi diversamente una piega
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passiamo per le vie di questa città tumultuosa!» ¶ «C
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tentavo un’ultima volta di obiettare. ¶ Il cieco si
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Il cieco si scordava di staccare per un istante
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istante gli altoparlanti prima di rispondermi. Si sentivano le
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opposta, il parapetto scattava di colpo verso l’alto
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alle altre tre sbarre di cadere. Sentivo la mia
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mia voce sfalsarsi, cercavo di deporre ciascuna parola dentro
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il cortile, si fermava di tanto in tanto a
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alcuno sforzo la macchina di plastica, con una sola
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con una sola mano, di lato, sembrava non essersi
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in dotazione un impianto di altoparlanti, ti sto facendo
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tratto, girando la testa di colpo per guardarmi. ¶ Sorrisi
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istante, perché un petalo di geranio, che la pioggia
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accorgesse. ¶ Si accigliò, smise di colpo di spingere la
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accigliò, smise di colpo di spingere la macchina, che
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specchietto retrovisore il petalo di geranio sulla testa dell
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uomo calvo che, girandosi di tanto in tanto per
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lontano, ma mi pareva di notare che avesse le
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la testa un po’ di lato per guardarmi mentre
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mentre scaricavo dalla macchina di plastica la cassetta degli
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il cofano, mentre cercavo di agganciare i morsetti ai
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acceso. ¶ Mi guardai attorno di nuovo. La parte terminale
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sentiva quel suono come di spazio che si sfonda
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sull’auto, nel groviglio di fili, orientai uno degli
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degli altoparlanti sul sedile di fianco, l’altro lo
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cercavo nello stesso tempo di non apparire troppo evidente
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già ritornavo al punto di partenza. ¶ Mi fermai di
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di partenza. ¶ Mi fermai di nuovo in mezzo alla
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vorrebbero almeno un po’ di addobbi!” mi passò per
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bavero rialzato gli impedì di compiere il gesto per
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posso scendere e salire di nuovo sulla pedana, fare
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che sembra racchiudere dentro di sé tutta la piazza
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me stesso, nella nuvola di fumo che si leva
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si leva dal tubo di scappamento della macchina, posso
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e subito dopo incastrarlo di nuovo sulle quattro sbarre
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farci mettere dei piedini di gomma!” mi passò per
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mia voce, mi pareva di non essere in grado
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non essere in grado di moderarne il volume, di
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di moderarne il volume, di staccare l’una dall
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ogni parola tutto pieno di sangue, privo di ossicini
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pieno di sangue, privo di ossicini!” ¶ Le case che
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o per la nube di fumo che usciva dal
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che usciva dal tubo di scappamento della macchina col
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salito maggiormente, il tubo di scappamento scoppiettava. ¶ “Ecco, si
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Mi arrestai. ¶ Mi pareva di distinguere all’interno del
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del fumo la sagoma di un uomo fermo e
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girai per guardarlo. ¶ Stava di fronte a me con
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sua testa una cresta di capelli irrigiditi dal gelo
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della macchina...» mi scusai di nuovo. ¶ «All’inizio se
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erano usciti in fretta di casa, senza neanche finire
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senza neanche finire bene di vestirsi. Anche il sindaco
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nello stesso istante, arrestarsi di colpo quando lei levava
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come per indicare qualcosa di lontano...» ¶ «Indicavo qualcosa?» ¶ «... faceva
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solo allora tutti potevano di nuovo respirare. Si vedevano
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si distingueva il suono di chi cominciava già ad
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come sempre sul punto di spezzarsi, nelle pieghe, mentre
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spezzarsi, nelle pieghe, mentre di fronte a me, seduti
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su un unico rotolo di vellutino, i due non
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non smettevano un istante di tirarsi i capelli, di
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di tirarsi i capelli, di darsi pizzicotti. ¶ «Ma quanti
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scorgendo varchi ancora privi di denti nelle loro bocche
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lembo d’organza prima di cominciare a leggere ad
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colori impensati mentre andavo di notte. Mi pareva di
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di notte. Mi pareva di riconoscerci dentro avanzi di
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di riconoscerci dentro avanzi di pasta pressati, agglutinati. Anche
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rendevano opache le barriere di ghiaccio che cominciavano piano
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rete si poteva modificare di colpo se l’asfalto
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gelato impediva alle ruote di svoltare a un crocicchio
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sul suo fondo. Cercavo di frenare per leggere sotto
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leggere sotto la pellicina di ghiaccio i nomi dei
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la luce ancora accesa di un dopolavoro. Scendevo. Parcheggiavo
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lati della piazzetta priva di marciapiede, la facevo slittare
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occhiali mi si appannavano di colpo nel tepore, indovinavo
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delimitato da due file di fitti tavolini. Lo imboccavo
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oscillando, mentre un pulviscolo di carte da gioco si
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lasciando cadere le carte di colpo. ¶ Uscivamo assieme, attraversavamo
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faceva cenno in silenzio di salire. ¶ «Ma dormono tutti
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stanze veniva il rumore di qualcuno che si girava
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il calore li appannava di nuovo. ¶ «Che cosa stai
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Cominciavo a mangiare cercando di non fare rumore. Un
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vista mi si annebbiava di nuovo, non capivo se
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lo vedi, siamo già di là!» ¶ La testa del
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gabbiola illuminata del posto di frontiera. Il sedile anteriore
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era floscio, sprofondava, sembrava di stare seduti su una
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su se stessa! Cerca di sederti su un lato
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bisogna farne neanche tanta di strada!» disse scuotendo la
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fino a un anello di terra soprelevato. ¶ «Rallenta!» sentii
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a entrare in uno di quei box, quando verrà
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Un uomo aveva sollevato di colpo la saracinesca. Veniva
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la saracinesca. Veniva su di sbieco, si scorgeva dall
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altra parte la forma di un lungo contrappeso. ¶ «Non
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sottobraccio, camminando sul velo di neve a poca distanza
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il Sempio. ¶ Il velo di neve scricchiolava sotto i
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strada, dietro un velo di piante dai rami senza
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senza foglie. Il ticchettio di una macchina da scrivere
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s’aprì. Nel rettangolo di luce il Sempio disse
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box si stava aprendo di colpo, scricchiolava. I due
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disse il Sempio. ¶ Eravamo di nuovo sulla strada. Qualche
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tutto abbassato, dovevo cercare di afferrarlo in qualche modo
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vedeva già la gabbiola di vetro tutta illuminata. ¶ «Cosa
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occhi socchiusi, sbadigliava uscendo di malavoglia dalla gabbiola riscaldata
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già sporgendo a guardare di sbieco, contro il parabrezza
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è finita la macchina di plastica?» chiesi mentre ero
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del freddo, dovevo scendere di nuovo fino al lago
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il sonno mi scordavo di muovere il volante. Venivano
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volante. Venivano lontani stridori di ruote dai tornanti, piccoli
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da lontano il bagliore di una grande esposizione di
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di una grande esposizione di canotti, molto tempo dopo
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e colorate, nella torre di vetro illuminata anche in
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Poi un consueto errore di direzione mi dava la
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mi dava la certezza di non avere sbagliato strada
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ormai asciutto si ricopriva di quella leggera seta minerale
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si spalancava mi svegliava di colpo. Guidavo alla cieca
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Guidavo alla cieca, cercavo di rallentare a poco a
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a poco. Mi accorgevo di avere sbagliato direzione, un
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che mi ero scordato di far ruotare il volante
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essere abitate. Il contorno di una delle mie lenti
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loro nuovi nomi abbagliati di colpo sui cartelli. “Da
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chiaro e più stretto, di cemento, cambiava ancora più
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e quasi nero, come di cioccolata. Fermavo di colpo
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come di cioccolata. Fermavo di colpo la macchina, mi
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Il sedile della macchina di plastica si gonfiava e
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La sua testa crollava di lato, ossigenata, scorgevo sulla
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testa come una punta di freccia per spaccare il
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spaccare il sottilissimo strato di ghiaccio quando avvistavano un
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quando avvistavano un fiocco di mollica sfaldato, una garza
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gettata fuori da qualcuna di quelle ville o di
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di quelle ville o di quelle cliniche che si
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al centro la polvere di cellulosa ancora asciutta. Filavano
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sul gradino più basso di una villa, gli stivali
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che esplodesse il candelotto di dinamite dalla miccia accesa
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un tavolo dal piano di vetro, rifletteva, oltre al
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anche il volto sfalsato di due ragazze intente ad
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nella stanza. Abbassavo ancora di più la testa, nella
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sfalsata riflessa dal piano di vetro della tavola. ¶ «Perché
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lo sappiamo.» ¶ La macchina di plastica s’irrigidiva per
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dei bagliori improvvisi filtrare di tanto in tanto dal
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dal basso, mentre andavo di notte. Passavo vicino a
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istante per guardare. Acceleravo di colpo, mi allontanavo con
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attraverso la piazza piena di grandi caffè dalle verande
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grandi caffè dalle verande di vetro illuminate. ¶ «Dove dobbiamo
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si erano girati già di schiena, e si guardavano
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guardavano attorno circospetti prima di imboccare una scaletta mai
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parte!» li sentivo bisbigliare di colpo, già spenzolati fuori
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piccola ringhiera. ¶ Si aggrappavano di colpo a una grondaia
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la finestrella lasciata socchiusa di un magazzino pieno di
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di un magazzino pieno di pezze di stoffa ammonticchiate
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magazzino pieno di pezze di stoffa ammonticchiate. ¶ «Ma dove
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organza. ¶ «Purtroppo la sede di quell’associazione di geodeti
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sede di quell’associazione di geodeti non era disponibile
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posto diverso, piccole sedi di associazioni che non avevo
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un istante di scollegarsi, di spostarsi, costruire reti, ma
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a passi felpati, silenzioso, di giorno e di notte
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silenzioso, di giorno e di notte, quando tutto è
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contro la luce lontana di un paese. Stava girato
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un paese. Stava girato di sbieco e con le
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mezz’aria nella cornice di plastica dell’auto. Non
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suo volto vampate leggere, di rossore, le sentivo andare
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sentivo andare e venire di tanto in tanto nell
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un rumore attutito nasceva di colpo sotto le ruote
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a controllare. ¶ «Un mazzo di asparagi!» gli spiegavo rientrando
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da lontano la gabbiola di vetro del posto di
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di vetro del posto di frontiera, illuminata al centro
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frontiera, illuminata al centro di uno spiazzo. Qualche finestra
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il microfono leggermente inzuppato di saliva. ¶ Pioveva forte. Uno
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parte. ¶ «Che ne diresti di cominciare anche tu?» esclamò
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voce stava già erompendo di colpo dagli altoparlanti. ¶ «Sto
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filo gli aveva permesso di arrivare. Mi guardava continuando
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d’acqua era arrossito di colpo, incontrollabilmente. ¶ Il doganiere
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occhi dietro la gabbiola di vetro, sbadigliava. Scorgevo di
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di vetro, sbadigliava. Scorgevo di tanto in tanto qualche