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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alberto Moravia, Nausea prima di pranzo, 1945

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
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mattino accettai un bicchiere di comune vermut. Lo vuotai
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comune vermut. Lo vuotai di colpo e subito, come
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aerostato che si libera di tutta la zavorra in
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volta sola, mi parve di dare un gran balzo
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astuccio d’oro pieno di grosse sigarette americane. Senza
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Senza riflettere, presi una di quelle sigarette, una mano
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mi tese la fiammella di un accendino, trassi la
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poltrona, seduto in atteggiamento di conversazione, le gambe accavallate
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e senza peso, fatta di fumo e di abominevole
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fatta di fumo e di abominevole nausea. ¶ Dapprima pensai
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nella grande stanza piena di sole: esse non erano
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trasalire come un colpo di fucile. Udivo; ma le
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sebbene chiarissime, come quelle di una lingua perduta. Udivo
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era quella della padrona di casa. La riconoscevo dai
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toni grossi e modulati; di una melodiosità manierata cui
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modo?" ¶ "Non chiedetemelo... Contentatevi di mangiare le torte che
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visto attraverso le lenti di un cannocchiale rovesciato. È
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sto appoggiato alla balaustrata di fronte al cavalcatoio dei
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e bassa, tutta vestita di avana, le gambe ercoline
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faccia rossa e imperiosa di donna matura. La cravatta
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scompare. ¶ Trasalii al suono di una seconda voce. Era
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è commovente la somiglianza di una gatta e del
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stessa incipiente raucedine, illusoria di cordialità. La voce diceva
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mi accorgevo che riprovavo di nuovo il torbido sentimento
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Io salgo un sentiero di montagna insieme con la
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parlò or ora. Sotto di noi, la gaia città
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noi, la gaia città di alberghi si raccoglie sempre
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un tratto, ella dice di voler prendere per i
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La staccionata mi impedisce di portarle aiuto, ella sta
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miei occhi sono su di lei, tra le sue
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il viso sulla spalla, di un riso provocante, lezioso
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le lunghe gambe calzate di seta, dalle cosce brune
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insistenza un convenzionale sentimento di sorpresa, degno di una
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sentimento di sorpresa, degno di una pastorella di Watteau
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degno di una pastorella di Watteau. "Ma guarda un
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decrepita, innocente a forza di passività, simile a quella
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luccica nelle pupille immobili di certe piccole scimmie invereconde
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ora, da questo mondo di opache presenze, mi giungeva
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stesso garrula e senile, di vecchio allegro e mondano
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mura dei loro palazzi di altri tempi, in cui
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potei fare a meno di pensare, "ecco la terza
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terza persona che dichiara di essersi sistemata benissimo." Ora
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malessere, come il corpo di un annegato dal fondo
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un’anticamera affrescata eroicamente di personaggi mitologici. Aspetto seduto
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un duro canapè dorato, di fronte ad una porta
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e rugoso, tutto acceso di turgido benessere, dall’espressione
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e furba. È vestito di chiaro, il vecchio, come
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e carnoso soffiando. Una di quelle solenni porte di
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di quelle solenni porte di marmo riquadrato si apre
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un individuo tutto vestito di nero, calvo, gli occhi
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spenti simili a quelli di un fringuello cieco, un
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vuota, come tre brani di ragnatela in un angolo
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in un angolo buio di soffitto: ¶ "Le uova, la
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sistemata benissimo." ¶ "I tagli di stoffa... Mi sono sistemata
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me stavano la padrona di casa e la sua
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davanti alle finestre piene di sole. In quel momento