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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Tassoni, L'Oceano, 1622

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
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una gamba, io discorrerò di quel braccio e di
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di quel braccio e di quella gamba per quello
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qualche cognizione della riuscita di tutto il corpo, come
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veggendo una scarpa sola di Rodope, fecero giudizio de
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giudizio de la bellezza di tutto il corpo suo
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e potrebbono essere alcune di loro più nobilmente spiegate
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Stigliani, che n’ha di già dati fuora venti
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tutti danno in questo: di voler imitare il Tasso
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esser quella che servisse di faro a chi disegna
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faro a chi disegna di ridurre a poema epico
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non avevano, all’arrivo di Colombo in quelle parti
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ferro né cognizione alcuna di lui; e che andavano
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oltre che l’essere di natura pusillanimi e vili
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con archi e saette di canna con punte avvelenate
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glorioso col far macello di rane? Vostra Signoria mi
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intelletto non può gustare di cosa seria ch’abbia
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seria ch’abbia fondamento di falsità sì evidente, perché
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tutti gli altri popoli di quelle parti ignudi e
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e saette con punte di pietra avvelenate, si poteva
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onore. Ma bisognerebbe avvertire di non introdurre, come gli
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campo con un battaglione di cinque o sei mila
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armati contra una moltitudine di gente ignuda non gli
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colore e dal costume di quelle parti. ¶ L’introdurre
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d’Ulisse, a fortune di mare, a contrasti e
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a contrasti e macchine di demoni, a incontri di
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di demoni, a incontri di mostri, a incanti di
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di mostri, a incanti di maghi, a impeti di
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di maghi, a impeti di genti selvaggie e a
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nostri che i nostri di loro, come nelle storie
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che hanno trovata alcuni di trasportare donne d’Europa
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al Colombo allo stretto di Gibeltaro fino a le
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quello ch’ella disegna di fare, che gli ne
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bacio le mani. ¶ Servitor di Vostra Signoria, ¶ Alessando Tassoni
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Cantiam, Musa, l’eroe di gloria degno ¶ ch’un
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sole navi ebbe ardimento ¶ di porre il giogo a
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tuo nome immortal fuor di se stesso ¶ può l
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cor de’ naviganti ¶ faceva di lontan fuggir la riva
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l’Alba apriva ¶ cinta di rose il cielo e
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nebbia infinita ¶ usciamo al lucente. Ecco l’aurora
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vera. ¶ E s’alcuno di voi con maggior cura
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cura ¶ d’oro e di gemme a faticar s
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s’invoglia, ¶ io spero di trovar tale avventura, ¶ che
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anime immonde, ¶ e legherovvi di catene eterne ¶ tra ʼl
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l’arte. ¶ Tutto quel , tutta la notte appresso
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comando ¶ tosto s’armò di lampi e di terrore
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armò di lampi e di terrore, ¶ e dove perigliar
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n’uscìo. ¶ Ed ecco di lontan videro a volo
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folgorando venir l’angel di Dio; ¶ e parve ai
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che d’alto vede ¶ di stormi o d’altri
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fracassa; ¶ cotal l’angel di Dio da l’alta
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terreno». ¶ Così parlava e di lontan vedea ¶ molt’isole
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Fortunate. ¶ Porto in una di lor securo stassi ¶ ch
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imboccarlo vassi, ¶ stretto è di foce e d’alti
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e gli arbuscelli gravi ¶ di frutti e intorno una
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ch’un vezzoso drappel di ninfe erranti ¶ che gìan
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ritenne il piede una di loro ¶ e da l
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miserie nati, ¶ tenete fuor di questa riva il piede
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vallette in ogni parte ¶ di cannemele e zuccari ripiene
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e zuccari ripiene ¶ e di starne e fagiani e
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su l’avvicinar fuggian di mano. ¶ Ecco una n
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sembianze d’amor fea di lontano, ¶ fingendo d’aspettar
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nel suo colpire alcun di lor non fea; ¶ ma
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che ʼl percotea, ¶ né di seguirla e di cercarla
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né di seguirla e di cercarla a i rai
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tenerella etate ¶ donzellette apparian di primo fiore ¶ lascivamente in
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avrebbon fatto un cor di tigre ardente. ¶ S’altri
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desio cupido amante. ¶ Una di lor, che sotto un
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fin che ʼl desio di maggior copia averne ¶ instigò
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amanti lieti e aventurati, ¶ di primavera i fiori e
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si vedea follegiando e di sé tolta. ¶ Vincere a
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che ne potea seguire, ¶ di tosto proveder consiglio prese
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età matura ¶ ma saettato di saetta d’oro, ¶ fisso
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saetta d’oro, ¶ fisso di rimaner, per la paura
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beate, ¶ che ʼl pregio di natura a l’altre
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piano o colle ¶ che di frutti non sia pieno
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maggior parte ha stabilito ¶ di non partir da l
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il superbo Pinzon, gonfio di vento; ¶ d’Aragon cento
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ne traea Roldano, ¶ uom di feroce e indomito ardimento
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opra contesa, ¶ potesse uno di lor seguirla tanto ¶ che
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etade ¶ meglio disposto o di maggior beltade. ¶ E questi
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non pensato caso; ¶ e di perder temendo ancor il
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L’isola gira e di lontan sovente ¶ manda uno
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e gìan piangendo e di lor vita in forse
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fatica e affanno ¶ cercan di rimorchiar le navi a
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E avean lo schernitor di scherno vinto, ¶ se l
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vinto, ¶ se l’angelo di Dio non discendea ¶ a
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ora nona il quarto giugnea ¶ e ritrovava in
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compagni mesti, ¶ tosto che di lontan videro i legni
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que’ dirupi indegni, ¶ che di prati fioriti e piagge
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sassi e arene. ¶ Fuvi di lor chi per desio
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desio d’uscire ¶ fuor di quel luogo inospite e
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l’onda a rischio di morire, ¶ ch’eran le
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capitano e disse: ¶ «Quel , signor, ch’in alto
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mar spiegando ¶ le vele di partir festi sembianza, ¶ stemmo
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ombra caliginosa ne coperse ¶ di spaventose imagini dipinta; ¶ né
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e le speranze rotte. ¶ Di rauche trombe e di
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Di rauche trombe e di tamburi il suono ¶ l
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d’urti fieri e di percosse strane ¶ sentimmo i
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d’urli feroci e di latrati. ¶ Così senza aver
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e senza cibo stati, ¶ di rimedio non pur ma
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rimedio non pur ma di speranza ¶ da tutti gli
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giugnevi in lor soccorso, ¶ di nostra vita era finito
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e con affetto ¶ paterno di lor mal seco si
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arbore in vece è di fontana. ¶ Stringonsi intorno a
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credenza umana, ¶ la virtù di quell’arbore gli scioglie
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già queti i moti ¶ di nuovo fe’ spiegar le
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intelletto fior dammi e di senso ¶ qual si convien