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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
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e moglie. «Ti ricordi di me?» chiese per rompere
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sulla camicia, era bagnata di sudore. ¶ «Spogliatevi, vi sentirete
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amore coniugale, l’obbligo di fedeltà, il senso del
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ricotta. Un profumo dolciastro di vaniglia lo prese alla
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alto, le unghie laccate di rosso spuntarono tra le
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papaveri in un campo di cotone. Lui sentì l
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Lui sentì l’impulso di mordere, con un balzo
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seni oscillavano come batacchi di campane. Mario li afferrò
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Il carabiniere affondò ancora di più dentro di lei
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ancora di più dentro di lei, ansimò; il fiato
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sotto lo sguardo vigile di Zia Ninetta, convinta che
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solo normale, ma dotata di grandi talenti. ¶ La bimba
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senza difficoltà i suoni di quel quartiere senza requie
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volta che un raggio di sole incrociava le ciglia
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sipario. Cessavano i gridolini di stupore, la testa le
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la bambina si spegneva di botto come una candela
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scuotendo i capelli ispidi di tintura. Quindi la metteva
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la spogliava per timore di svegliarla. ¶ Melina, affaticata da
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da un’intera giornata di lavoro, le si sdraiava
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lasciava la mente libera di vagare. Aveva ripreso a
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poi non era capace di affidarsi al caso, considerandolo
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è arrivato il momento di comprare una lavatrice” e
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nel quartiere”. ¶ All’età di sei mesi, Maruzza ripose
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in bocca a forza. Di latte ne aveva tanto
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aveva tanto e anche di buona qualità. ¶ «Meglio del
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La piccola aveva fame di novità. Della minna, che
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che farsene. Così, invece di succhiare, diventava rossa rossa
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lasciava sbattere. A forza di notti in bianco, il
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non se la sentiva di lasciarle sole. ¶ All’anno
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buoni e un’alzatina di cristallo che Melina teneva
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non ne voleva sapere di stare seduta e continuava
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e mangiamo in grazia di Dio.» ¶ Melina abbassò gli
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e sull’altro, cercando di divincolarsi dalla cinghia di
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di divincolarsi dalla cinghia di sicurezza. ¶ Melina sbottò: «Insomma
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Lei emise un gridolino di gioia, le sue dita
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sfilato siciliano. La piramide di frutta rovinò e susine
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Ninetta e le propose di portare la piccola dal
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bambina ha solo bisogno di attenzioni, ma almeno ti
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la spogliò, la controllò di davanti e di dietro
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controllò di davanti e di dietro, le provò i
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pare un fiore fresco di rugiada. Mi hanno detto
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sapere quella fimminedda più di lui che aveva tanto
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lui che aveva tanto di laurea? ¶ Lungo la strada
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strada, zia Ninetta cercò di consolare Melina: «I medici
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Lo affliggeva un senso di impotenza. Aveva giurato a
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avrebbe abbandonato Maruzza, ma di fatto si trovava a
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trovava a mille chilometri di distanza. ¶ Diviso tra la
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Diviso tra la responsabilità di padre e il dovere
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Zia Ninetta lo riempì di baci: «Dalli tutti alla
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a Cortile Nostalgia preda di un’emozione che gli
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fermò sul cancello aspettando di diventare più calmo; voleva
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arrivato alle spalle, cogliendolo di sorpresa. ¶ «Maruzza, come mia
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può essere chiù scuru di mezzanotte.» ¶ «Ma vossia l
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invece tutti abbiamo bisogno di affetto, comprensione, tenerezza.» ¶ L
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nell’ingresso, un misto di borotalco e acqua di
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di borotalco e acqua di Colonia, di speranza e
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e acqua di Colonia, di speranza e fiducia, di
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di speranza e fiducia, di certezze e illusioni. ¶ La
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che vorticava nella scia di luce dorata. Il naso
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una bambola!» esclamò pieno di felicità. ¶ La moglie sull
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marito, tirò un sospiro di sollievo. “Almeno un problema
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del pediatra più famoso di Palermo. Melina si era
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marito, mossa dalla convinzione di doverlo risarcire per la
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la girò davanti e di dietro, le guardò nella
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costruito nelle lunghe notti di solitudine, le era crollato
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medico. «Si chiama sindrome di Down. La picciridda rimarrà
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qualcosa» insinuò lei, cercando di scaricare sul marito la
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sul marito la responsabilità di quella situazione. ¶ Mario allora
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zia arrivò nel giro di due giorni. Aveva smesso
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labbra: era tornata quella di un tempo. «A me
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risata, sommata a quella di Maruzza, risuonò nella casa
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casa come una pioggia di monetine. ¶ Ninetta negò che
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per portare un po’ di allegria a quei due
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argento con un residuo di confetti rosa spiccava solitario
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dell’ingresso. “La fine di una festa è così
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così faccio un po’ di pulizia» gli disse Melina
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trovarsi con un mucchio di bucce vuote.» ¶ Lui sorrise
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dito la testolina piena di ricci. ¶ «Mi dispiace che
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Mario non ci sperciava di sentire lastime, era armato
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sentire lastime, era armato di buone intenzioni ma sentiva
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con forza la porta di casa. ¶ Il contatto con
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tempie pulsavano, un grumo di rabbia impotente gli faceva
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mille cocci. ¶ Non sapeva di possedere un carattere aggressivo
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lui il palazzo sgarrupato di Pietro u’ Prufissuri era
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trasformato in un albergo di quart’ordine. Due lanterne
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sui davanzali una fila di piante grasse. ¶ Le macerie
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piante grasse. ¶ Le macerie di San Pietro in Vinculis
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bussò a una porta di truciolato. ¶ Gli aprì una
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aprì una tranquilla madre di famiglia, con la vestaglietta
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burbera. In tanti anni di professione era la prima
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ne aveva consolati tanti di uomini come lui, timidi
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lui, timidi e bisognosi di una particolare forma d
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mogli non erano capaci di soddisfare. ¶ «Prego, si accomodi
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non vedeva l’ora di dare seguito a quelle
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dal cassetto. ¶ «È pieno di polvere, pare che venite
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ma si stava seccando di quella pantomima, manco fossero
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il cuore si riempì di fragranze buone. ¶ L’appuntato
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Mancuso moriva dalla voglia di confidarsi, ma non poteva
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risuona come un colpo di cannone: certo che ti
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quando uno si sposa, di solito si scorda di
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di solito si scorda di tutti.» ¶ Il Mancuso non
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se la sentì più di mentire e vuotò il
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daranno il trasferimento prima di nove anni. Crescerà senza
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nove anni. Crescerà senza di me, mannaggia alla morte
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fu l’unico problema di quell’anno bisestile. A
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licenze sospese per motivi di ordine pubblico. ¶ Cominciò per
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il Mancuso un periodo di noia e ozio. Se
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ragioni della protesta. “Ma di cosa si lamentano gli
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Ninetta. A lui sembrava di vivere nel mondo migliore
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alla fine del comizio di Sandro Pertini, sfilarono in
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padre Gaetano per saperne di più. ¶ «Che ti devo
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La Barbera una madre di famiglia, un proiettile l
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stava chiudendo le finestre di casa. Che vuoi, il
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Aveva vicino un paio di scarpette di lana di
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un paio di scarpette di lana di colore rosa
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di scarpette di lana di colore rosa. È colpa
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colore rosa. È colpa di mio padre, non lo
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spaventata, ma lei cercò di mantenere la calma. Guardò
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la levatrice sarebbe arrivata di lì a poco, aveva
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ancora non aveva finito di pagare. ¶ La sua pancia
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contrazioni cominciarono ad aumentare di intensità e frequenza. ¶ «Quando
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levatrice che la scuoteva di malagrazia: «Scimunita che sei
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gli asciugamani?» ¶ Melina cercò di mettersi in piedi, le
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piedi, le gambe erano di burro, la schiena intorpidita
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il parto è cosa di commare» ripeté più volte
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sul lenzuolo e cercò di visitarla. «Qua è tutto
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vollero ben quarantotto ore di travaglio per tirare fuori
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il braccio sullo sterno di Melina, saltandole sulla pancia
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aveva la testa piena di ricci e la funcia
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ricci e la funcia di un porcellino. ¶ La levatrice
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che voleva. Preoccupata desiderò di farlo sparire quel porcellino
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le labbra!” ¶ Tentò allora di arrotolarle la lingua, la
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Zà Enza, la vicina di casa, entrò proprio in
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che s’erano date di voce: «La picciotta strammìa
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strofinando energicamente la voglia di fragola sul ginocchio sinistro
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schiarirla». ¶ Una volta vestita di tutto punto, ché Melina
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bel corredino, e profumata di acqua di colonia, la
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e profumata di acqua di colonia, la mamma se
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il contrario. Il senso di impotenza le causò un
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ostetrica preoccupata, «hai bisogno di compagnia.» Poi prese l
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Poi prese l’iniziativa di mandare una lettera al
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il pupazzetto tondo vestito di turchese, scoppiò a piangere
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al Mancuso una nota di demerito, che avrebbe in
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macigno sul suo stato di servizio. In compenso lui
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e un provocante sette di denari che spiccava sulla
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sulla fiancata della carrozza di testa. ¶ Di fronte se
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della carrozza di testa. ¶ Di fronte se ne stava
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per Palermo, i vagoni di colore azzurro slavato, i
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aveva l’aspetto consumato di un minatore alle soglie
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soglie della pensione. ¶ «Ma di che nicche e nacche
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c’era alcuna possibilità di sbagliare convoglio. Gli italiani
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gli occhi. Ne aveva di tempo, tanto valeva dormire
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con il cuore pieno di paura. L’acqua a
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argenteo. Più del risucchio di Scilla, Mario temeva il
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Si svegliò alla stazione di Palermo. Salto giù che
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fece caso ai crocicchi di sconosciuti dalle facce scure
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il melograno era carico di frutti spaccati. Entrò in
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spaccati. Entrò in punta di piedi, pregustando la sorpresa
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c’era una pupa di porcellana, il vestito inamidato
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inamidato, i boccoli rigidi di lacca, gli occhi vitrei
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la ragazza che, svegliata di soprassalto, si era messa
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era messa a urlare di paura. Lui le tappò
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visti. Un cespuglietto fitto di lattuga di mare faceva
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cespuglietto fitto di lattuga di mare faceva capolino tra
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atteggiato in un’espressione di bambina. Mario poteva esserne
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rabbioso si avventò su di lei, che si ritrasse
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e con un colpo di reni le fu dentro
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riuscì, dentro al ventre di Melina angusto e scabroso
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scabroso come un mucchio di cocci di vetro, si
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un mucchio di cocci di vetro, si scoprì solo
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dentro, senza il coraggio di regalarle una carezza, di
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di regalarle una carezza, di sussurrare una di quelle
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carezza, di sussurrare una di quelle parole mielose che
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accanto e lo coprì di baci acerbi, dal sapore
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moglie con l’accanimento di un suicida. Alternava momenti
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un suicida. Alternava momenti di tenera comprensione ad altri
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tenera comprensione ad altri di passione pazza, in cui
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la pizzicava. Melina cercava di ricambiare, ma si comportava
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fare a un cliente di Nica. Lei non gradì
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fisiche, scambiando l’assenza di vergogna per intimità. Ma
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la vera intimità, fatta di pazienti attese, di totale
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fatta di pazienti attese, di totale affidamento, di consuetudini
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attese, di totale affidamento, di consuetudini serene, non sapevano
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sfuggire al silenzio angoscioso di quegli amplessi, lui si
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usciva una sola parola di confidenza. ¶ Il giorno della
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partenza, Mario le impedì di accompagnarlo: «Una donna sola
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una scusa, aveva bisogno di togliersi dagli occhi quella
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ponentino si faceva beffe di lui e della sua
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gli sembrava più ospitale di Cortile Nostalgia. Mario cominciò
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fluttuavano come in assenza di gravità. Mario gli si
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occhi incantati; gli parve di sentire una voce nelle
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orecchie e il calore di una piccola mano; il
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notte il pavimento brulicava di scarafaggi neri e panciuti
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dava la caccia armato di una scarpa. Era buffo
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gracchiante, come una sfilza di consonanti senza vocali: Zzz
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bacarozzi» esclamava soddisfatto. ¶ Pur di stare vicino al suo
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vocazione e l’odore di una barbona che talvolta
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che riempivano l’aria di malinconia. Zia Ninetta con
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penetrava nel cuore triste di Mario, che batteva in
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campanile, le balate scurite di pioggia, l’arcobaleno che
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si estendeva a cavallo di San Nicolò; il suo
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e le pomelie striate di giallo. Bruciava come lava
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lava incandescente l’idea di aver mancato le occasioni
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della vita: la tenerezza di una madre, la protezione
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una madre, la protezione di un padre, una giovinezza
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molto tempo, il desiderio di essere quel che era
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suscitavano un acuto bisogno di tornarsene a casa. Fu
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con il nuovo nome di “Cortile Nostalgia”. ¶ Quando la
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Quando la signorina smetteva di suonare, nel silenzio che
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il gocciolio delle lacrime di tutti loro sul pavimento
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si concesse il permesso di sognare, protetta dai fantasmi
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sola, ogni notte cercava di mettere ordine tra i
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sua coscienza. ¶ “Appena finito di pagare i materassi, comprerò
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storie non ne farà di sicuro. E poi chi
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bastato quel piccolo margine di autonomia che il matrimonio
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al mercato e sognava di fare buoni affari, ignorando
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sfugge a qualsiasi forma di controllo. ¶ Sorridendo scivolava poi
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dispensa dentro un barattolo di alluminio. Era una formichina
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il padre a forza di negarle anche il necessario
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solitudine non le era di peso, anzi aggiungeva libertà
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chiedere se avesse bisogno di qualcosa. Lei rifiutava scuotendo
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Chiara Melina sedeva tra di loro per la messa
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canti delle orfanelle. Prima di andar via, accendeva un
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voluto andare a fondo di quella affermazione. Sospettava di
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di quella affermazione. Sospettava di avere degli obblighi e
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sapeva niente. Le vicine di casa, dal canto loro
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costruì una corazza dura di gesso e ci chiuse
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compatti nel cielo biancastro di Roma. Le piogge non
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mano, fece un paio di giri su se stesso
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senza dire una parola di commiato infilò la porta
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e inospitale, la piazza di Santa Maria in Trastevere
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trasparente. Quando si sentì di nuovo solido riprese a
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a camminare. I platani di viale di Trastevere gli
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I platani di viale di Trastevere gli andavano incontro
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confusero con i riccioli di Melina e i battiti
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miniatura dentro una bolla di vetro. ¶ «Non fare come
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cominciò a piangere, preoccupata di non rivederlo più. ¶ Alla
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ebbe così il tempo di guardarsi intorno. ¶ Il modernissimo
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milanesi, il Settebello, punta di diamante delle fabbriche Breda
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Aveva comodi salottini, tende di velluto, hostess eleganti ad
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la paura di incontrarlo di nuovo. ¶ La mattina dopo
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appena girata la cantunera di via dei Calderai, se
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svolazzò nell’aria trasparente di sole. ¶ «Guardi che io
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tutto in lui parlava di povertà: dal fondo dei
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messo su un po’ di carne attorno all’impalcatura
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si capisce che è di natura resistente, basta guardare
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parlando poco e sorridendo di misura. All’oratorio delle
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Prima ci fidanziamo, ché di ragazze perdute al Giardinello
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chiaro.» ¶ Mario aveva fretta di concludere, mancava poco alla
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letto…» ¶ «Certo, un po’ di simpatia me la fa
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ai superiori il permesso di sposarsi, ché un carabiniere
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carabiniere non poteva decidere di prendere moglie dall’oggi
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sul futuro. L’idea di una famiglia sua lo
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più forte e sicuro di sé. Anche le notti
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movimenti aggraziati, il vezzo di calare la testa per
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testa per dire sì, di torcerla a destra e
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basta, i silenzi pieni di promesse, i modi riservati
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lo assaliva il ricordo di Nica, di quella carne
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il ricordo di Nica, di quella carne impudica, dei
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In quei momenti immaginava di stringere la giovane fidanzata
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stringere la giovane fidanzata, di morderla fino a farle
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ne faceva una questione di principio e non di
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di principio e non di vanità. ¶ «Che bella!» sospirò
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destino o un colpo di sfortuna, ma il rullino
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gradini, nascondeva i piedi di entrambi. Spiccavano in quella
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Spiccavano in quella scala di grigi gli occhi di
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di grigi gli occhi di Melina, neri come la
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il ricevimento: un vassoio di dolci, un cestino di
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di dolci, un cestino di confetti e una bottiglia
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confetti e una bottiglia di spumante per brindare alla
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Pilusu e Taccitedda, testimoni di lui. Dopo gli sposi
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stazione, ma niente viaggio di nozze, non c’era
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costante e dolorosa nostalgia di Melina, di Palermo, della
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dolorosa nostalgia di Melina, di Palermo, della sua casa
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ricevuto una sua lettera di scuse cui lui non
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si mise in cerca di lei. ¶ La trovò in
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un appartamento misero, pieno di muffa e gatti, al
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gatti, al primo piano di un caseggiato popolare in
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in cima a viale di Trastevere. ¶ La zia se
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strinse al petto coprendolo di baci. Mario stentava a
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divano logoro. ¶ «Mi dispiace di averti lasciato, ma ero
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donna, che per colpa di un mascalzone era sprofondata
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Mario non era consapevole di aver sofferto per causa
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aver sofferto per causa di zia Ninetta, perciò si
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tempo. ¶ * * * ¶ Finito il corso di allievo, Mario fu convocato
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valigia e a tempo di carica si diresse a
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si diresse a casa di zia Ninetta. Bussò alla
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porta con un sentimento di incertezza nell’animo. ¶ “E
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i suoi occhi brillavano di passione, ma si percepiva
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amici si trovarono presto di fronte a un bivio
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cominciarono a smerciare sigarette di contrabbando. Mario, che per
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inclinazione alla prepotenza, scelse di fare il carabiniere. “Un
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studiare, ché il diploma di terza media era indispensabile
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Bussò allora alla porta di Pietro Scuderi, detto ’u
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lire per una versione di latino, quindici per un
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venti per un’ora di lezione». ¶ «Cinque sigarette a
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accordarono per una stecca di americane al mese. ¶ Il
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ragazzo cominciò a studiare di buona lena, i libri
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poi con le campane di mezzogiorno. Radeva con cura
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quanto pattuito. ¶ Un pomeriggio di primavera erano intenti a
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lo so perché tanto / di stelle per l’aria
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all’epoca la divisa di ogni esemplare madre di
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di ogni esemplare madre di famiglia. Un signore piccolo
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un bacio a fior di labbra in direzione di
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di labbra in direzione di Mario, quindi si girò
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Mario, quindi si girò di spalle e ancheggiando raggiunse
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insospettate e biancheria intima di lusso. Aveva seni marmorei
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compressi dentro un corpetto di pizzo e tulle; gambe
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che debordavano da mutandine di seta arricciate ai bordi
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A Mario quel gioco di bambini sembrò ridicolo. ¶ «Non
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passato per le cosce di una come quella» lo
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incrociate dietro la schiena di lui, le mani strette
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cavalcarlo con il cipiglio di un’amazzone. I suoi
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volto dell’altro violaceo di piacere. ¶ D’un tratto
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Un sentimento nuovo, qualcosa di primitivo e irrefrenabile agitava
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sempre stata un calderone di popoli e culture, abitava
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l’uomo si rifiutava di pagare persino i conti
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droghiere. Comprare un paio di scarpe nuove era una
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sulla coscienza!» urlava prima di andarsene sbattendo la porta
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quelle scenate e, pur di non chiedere quattrini, imparò
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a fare a meno di tutto. A forza di
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di tutto. A forza di rinunce, si abituò a
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ma con un po’ di soldi e generoooso» le
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l’accento sulla sfilza di O, come se ogni
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a fare la fimmina di casa senza alcuna prospettiva
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il matrimonio. ¶ Una mattina di marzo la madre la
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la spesa al mercato di Ballarò. ¶ «Io proprio non
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fermò a una bancarella di frutta con l’acquolina
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sua anima. Era stanca di dover sempre rinunciare a
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suo equilibrio vacillò. Afferrò di nascosto un po’ di
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di nascosto un po’ di quei frutti minuscoli e
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i denti bianchi imbrattati di puntini rossi. Lui le
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l’occhietto. Melina, tremante di imbarazzo, si girò di
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di imbarazzo, si girò di spalle e fuggì tra
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combattuta tra il desiderio di rivederlo e la paura
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rivederlo e la paura di incontrarlo di nuovo. ¶ La
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si gonfia, ¶ non manca di rispetto, ¶ non cerca il
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sussurrava, le guance bagnate di lacrime, il pigiama zuppo
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lacrime, il pigiama zuppo di sudore e urina. Si
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rimasto orfano all’età di tre anni, non aveva
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consistenza e un’onda di turbamento affiorava dalle profondità
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leggenda: “’Ntra ’stu Curtigghiu di li Setti Fati, ’nta
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spunta ’nfacci lu Munasteriu di Santa Chiara, vonnu diri
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cci vinìanu sette donni di fora, tutti una cchiu
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tutti una cchiu bedda di ’n’àutra. ’Sti donni
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preoccupata, ché le donne di fora talvolta avevano la
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con l’animo colmo di pena, cercava di rassicurarlo
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colmo di pena, cercava di rassicurarlo: «Non ti scantare
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diverse e quel tipo di struggimento se ne stava
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la donna si occupava di Mario, sotto lo sguardo
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sotto lo sguardo vigile di padre Gaetano, il parroco
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carabinieri della vicina stazione di via dei Biscottari avevano
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si ergeva la chiesa di Santa Chiara con un
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seicentesco a tre ordini di loggette, che avevano resistito
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campane scandivano il tempo di un’umanità composita che
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acqua, un lungo obelisco di pietra gialla, dalla sommità
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intrattenersi con le bambine, di cui imitava gli sguardi
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i fotoromanzi, si specchiava di frequente, vanitoso come una
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improvviso senza una parola di spiegazione. Di lei rimasero
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una parola di spiegazione. Di lei rimasero solo una
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solo una spazzola piena di capelli che sembrava il
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che sembrava il nido di una rondine e un
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rondine e un mozzicone di rossetto. Il ragazzo sembrò
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chiesa del Carmine brillava di giallo e di verde
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brillava di giallo e di verde, e lui non
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gli sbarrarono la strada. ¶ «Di qua non si passa
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cani rabbiosi e cercò di aggirarlo. ¶ «Sordo come tutti
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due bulletti che, colti di sorpresa, caddero di spalle
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colti di sorpresa, caddero di spalle su un mucchio
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spalle su un mucchio di pietre. Poi tutti e
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delle amicizie virili. Smise di parlare con le bambine
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luoghi sconosciuti. ¶ A colpi di fionda ruppe una alla
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alla volta le pigne di ceramica che abbellivano i
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che abbellivano i balconi di palazzo Federico. Si intrufolò
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disponibile, dalla scala adorna di statue e simboli misteriosi
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in una delle armature di ferro, che come guerrieri
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conte Ruggero, diretto discendente di Federico II. Girovagò per
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prezioso pavimento in ceramica di Vieste. ¶ Erano momenti felici
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un l’altro pieni di speranza. All’imbrunire tornavano
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le mura puniche ricoperte di vellutato muschio. All’incrocio
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stanzette alla via Porta di Castro, sotto la quale
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del fiume Kemonia. Mario di malavoglia si rifugiava in
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genitori, dopo l’abbandono di zia Ninetta, il ragazzo
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fece duro come pasta di vetro. Era all’apparenza
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né soldi. Ma nessuno di loro era disperato, ché
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i figli, ruoli sociali di rilievo per i nipoti
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alloggio temporaneo nella parrocchia di Santa Chiara, dormendo per
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per terra in giacigli di fortuna, finché non occupavano
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portico, o l’androne di un palazzo in cortile
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in cortile. Si trattava di piccoli abusi, che nessun
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oltre i quattro canti di città, dove era in
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felice, aveva tanto desiderato di fare il missionario in
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non aveva più bisogno di partire: l’Africa era
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iddi che cercano solo di non morire di fame
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solo di non morire di fame?» tuonava dal pulpito
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messa. Seguiva un coro di «Namasté», «Ma’a Salamah
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delle Sette Fate risuonava di risa, giochi. Alla sera
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giochi. Alla sera, prima di cena si levava un
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armonia celeste. L’intreccio di vicoli dalla cattedrale alla
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dalla cattedrale alla torre di San Nicolò, dalla moschea
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dalla moschea alla chiesa di San Salvatore, fino a
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Maria del Gesù, vibravano di fede. Di cosa ha
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Gesù, vibravano di fede. Di cosa ha bisogno, del
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il borbottio dei pentoloni di ghisa, pieni di avanzi
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pentoloni di ghisa, pieni di avanzi e frattaglie. Aglio
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erano le note dominanti di questa speciale sinfonia gastronomica
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che nelle cucine sfrigolanti di sugo e ragù acquietavano
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La gente le invocava di continuo per consigli, magie
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cappe e le donne di fora accorrevano veloci. Per
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uomini innamorarsi per effetto di un filtro d’amore
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donne partorire nelle notti di luna piena. ¶ Don Gaetano
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Se non hai nulla di meglio, quello lì è
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stazzuto. Lei si mise di taglio, contrasse la pancia
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da uno spesso strato di polvere e sabbia, l
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arrugginito in una pila di pietra. ¶ «Tu guarda dove
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Binah scoprì le mattonelle di graniglia grigia e arancio
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sapone, ravvivò con secchioni di cera i ghirigori colorati
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marito comprò nella putia di mastro Cosimo due secchi
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mastro Cosimo due secchi di vernice. Ci vollero parecchie
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vollero parecchie ore prima di trovare il colore giusto
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Lui aggiunse un po’ di bianco. «Troppo brillante, mi
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ottennero una bella tonalità di verde, «come la speranza
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Montarono mensole, scaricarono fascine di legna, scatoloni di pentole
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fascine di legna, scatoloni di pentole e barattoli. Tavolo
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ché quei loro vestiti di cotone colorato non li
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lucida luna che sembrava di poter toccare con un
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a quell’argenteo nastro di luce cercavano un segno
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aveva preso la decisione di emigrare. “Ci vuole l
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per costruirlo ho bisogno di soldi.” L’anno dopo
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Avorio con il proposito di diventare ricca. ¶ Quindi il
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della tunica una maschera di legno e l’appese
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in rassegna i barattoli di vetro colmi di spezie
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Chi ti fa più di mamma, o ti finge
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vizio in questa famiglia di scappare via. Io invece
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una in un negozio di via Maqueda. Un sussiegoso
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impomatati l’aveva rimbambita di chiacchiere e complimenti. ¶ «Ultimo
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mancheranno certo le occasioni di aumentare la famiglia» aveva
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si permetteva quello scostumato di alludere alla sua vita
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elettrodomestico. ¶ Massiccia e tetragona, di colore bianco latte, la
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corpose. ¶ «Signora, questa è di bocca buona» aveva detto
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cestello. «Ha uno stomaco di ferro. Vede questi buchi
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vera. Sa, io soffro di intestino» le confidò il
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Ma con un po’ di candeggina e un lavaggio
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in onde decrescenti. ¶ «Meglio di una Ferrari!» esclamò l
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per funzionare hanno bisogno di meccanici esperti, per avviare
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c’era stato modo di rintuzzare quel cafone, perché
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Non pare una ballerina di mambo?» ¶ “Devo averla” pensava
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Albergheria emigravano in cerca di fortuna. Gli stranieri arrivati
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e te la gratti di nuovo, ah?» ¶ Era capace
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nuovo, ah?» ¶ Era capace di sciogliersi solo con gli
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come se una pila di stoviglie fosse piovuta dal
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all’indietro e impastati di brillantina. Le sopracciglia disegnavano
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dormiva sdraiato sul basamento di pietra, le gambe rannicchiate
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Melina provò un moto di compassione. Senza pensarci, prese
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intirizzito. ¶ La mattina dopo, di buon’ora aprì la
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ora aprì la porta di casa. Lo straniero era
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bruciavano lentamente. Un filo di fumo si levava nella
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gli portò una tazza di latte caldo. ¶ «Dicembre è
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nome è?» ¶ «Più prezioso di un diamante» rispose in
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fai qui?» ¶ «Ho bisogno di soldi.» ¶ «Con quel vestito
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che sono un morto di fame.» ¶ «Come sei arrivato
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scambiato per un trafficante di droga». ¶ «Tu?» ¶ «Sì, io
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in mano una valigetta di pelle con cerniere di
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di pelle con cerniere di ottone. ¶ «Colpa di questa
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cerniere di ottone. ¶ «Colpa di questa. L’avevo portata
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hanno rilasciato, allora via di corsa; ho preso un
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bella. Il viso, illuminato di giovinezza, mostrava tutta la
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Io non ho bisogno di elemosina. Ho studiato, parlo
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prenderò moglie.» ¶ «Che temperamento! Di solito quelli che vengono
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spesso.» ¶ «Oh, è colpa di mia figlia: né larga
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dovuto ascoltarti per forza di cose.» ¶ Lei si strinse
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mutò espressione. Un’onda di diffidenza le era passata
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Come mi è venuto di raccontargli i fatti miei
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apparire debole agli occhi di Roton. ¶ «Tu hai bisogno
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e una ciotola colma di riso ha cominciato a
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una voce gli ordinava di restituire i soldi, altrimenti
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era finita da più di vent’anni, eppure nel
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memoria sotto un cumulo di mobili in stile. I
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fosse partito a bordo di una delle sue macchine
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quegli anni stavano aumentando di numero. Erano soprattutto africani
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nel corpo? E poi, di quali idee parla? Non
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sorpreso dalla sua mancanza di riservatezza. In pochi minuti
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dura e sarai stanco di cavartela sempre da solo
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hanno dato una nota di demerito per il matrimonio
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lui. Perciò, alle sei di domattina, prendi servizio a
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non c’è nulla di definitivo nella politica. Il
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dei suoi stessi compagni di partito, la banda Bassotti
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il suo primo governo di centrosinistra: un quadripartito DC
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alla galleria Colonna, incapace di proseguire. Impalato come uno
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lontano i due piantoni di palazzo Chigi senza risolversi
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incollata senza un filo di saliva, il cappello era
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trattava semplicemente dell’assenza di rumori, ma di una
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assenza di rumori, ma di una sorta di vuoto
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ma di una sorta di vuoto pneumatico. ¶ Fu lasciato
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in croce al centro di una parete e, tutto
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intorno, dipinti scuri pieni di angeli e santi. Ne
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lungo, dal ripiano affollato di carte. Le tende erano
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Mancuso, il parrocchiano preferito di don Gaetano.» ¶ Il carabiniere
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da leggere, si trattava di uno scritto politico. ¶ «A
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qualcosa del loro volto di un tempo è cam