parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Marone, Un ragazzo normale, 2018

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
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no?” ¶ Tornai a guardare di nuovo il costume, disorientato
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per un attimo pensai di dargli ascolto. “Non posso
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e mi fece segno di zittirmi. Non ebbe neanche
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Non ebbe neanche finito di parlare che una spranga
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uscita laterale. In meno di due secondi eravamo fuori
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e la canotta fradicia di sudore. Sasà disse che
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dire niente a nessuno di quello che era successo
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cittadini avremmo l’obbligo di avvertire le forze dell
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abitava, invece, un paio di fabbricati più su, lungo
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ho avuto il tempo di prendere nulla”. ¶ Quindi mi
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sulla guancia e uscì di nuovo in strada. A
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già era in grado di vedersela da solo, ragionava
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adulto; mi dovevo fidare di lui e non dire
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Viola? Non ebbi tempo di rispondermi perché quando tentai
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rispondermi perché quando tentai di sfilare il giubbino mi
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foga mi ero dimenticato di posare. Per un attimo
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Per un attimo pensai di uscire di nuovo per
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attimo pensai di uscire di nuovo per disfarmene, poi
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un fumetto che parlava di supereroi, ma uno di
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di supereroi, ma uno di loro, che di nome
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uno di loro, che di nome faceva Professor X
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reale, qualcosa alla mercé di chiunque, anche di una
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mercé di chiunque, anche di una persona normale come
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forza fisica, solo capacità di controllo e concentrazione, volontà
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Quel fumetto, a mesi di distanza, era tornato a
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un lato e smise di russare. ¶ Il segreto per
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conosceva, sulla solita sedia di paglia mezza sfondata, le
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bambino per le battute di Nino Frassica, con i
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dormivano a pochi metri di distanza e la brandina
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distanza e la brandina di Bea già aperta e
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la notte a fantasticare di essere davvero su quella
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ricerca del tesoro, o di trovarmi nel ventre di
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di trovarmi nel ventre di una balena, o nel
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la varicella a causa di Beatrice, fu un calvario
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lato. Dopo un paio di nottate in bianco, fu
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era stata la causa di tutto) dovesse espiare le
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perciò dopo un paio di sere mamma si ribellò
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nonna era stata quella di imparare a convivere con
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pregi e i difetti di chi ti è accanto
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Maria, invece, era capace di far svanire anche i
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tutti insieme, il respiro di uno sulla guancia dell
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altro, senza alcuna possibilità di avere un momento e
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Fu proprio quella situazione di eterna condivisione a spingermi
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solo mio che viveva di vita propria, e in
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avvertire più il russare di papà, a non sentire
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Il giorno che pensai di diventare un supereroe, non
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Siccome però lo incontravo di rado, nonostante la sera
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nonostante la sera cercassi di trattenermi sempre un po
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tacchi, ancor più depresso di quando ero uscito, con
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rifletteva la squallida bugia di mia sorella e la
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e la mia incapacità di vendermi agli altri. Bea
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Bea ebbe la premura di non dire nulla, o
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che aveva sempre qualcosa di urgente da riferire. ¶ Dopopranzo
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caffettiera sul fuoco cessasse di borbottare. ¶ “Un porno?” bisbigliai
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La chiave della videoteca di Nicola Esposito”. ¶ Il mio
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gli porgesse la tazzina di caffè. ¶ “Ué, Sasà,” disse
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mio amico. ¶ Una vampata di calore mi colorò le
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rispondere per primo: “Nulla di che, un film per
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a Sasà per dirgli di alzarsi, ma lui, che
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frase: “Don Gennà, pensavamo di vedere il film adesso
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innumerevoli preghiere mie e di Bea. Iniziai a sudare
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scrivere queste cose...” proruppe di nuovo il nonno coprendo
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avevo che l’immagine di due corpi che si
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fare qualcosa. ¶ Mi alzai di scatto per spegnere il
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film. Su questa terra di eroi nun ce ne
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nomi e i cognomi di quella gente...” intervenne, sempre
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che non ha paura di combattere contro la criminalità
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Maria abbozzò una specie di sorriso che mi fece
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mi fece arrabbiare ancora di più. “Io, al contrario
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più. “Io, al contrario di voi che non credete
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paura. Dovreste essere fieri di lui. Il mondo ha
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Il mondo ha bisogno di eroi.” ¶ Fu il nonno
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giù l’ultimo sorso di caffè con un risucchio
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mpicciato. C’è bisogno di eroi, è vero, purché
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strada, seduti sul gradino di marmo della salumeria di
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di marmo della salumeria di Angelo, ad attendere il
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nei giubbini. Una parte di me ancora sospettava che
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Sasà mi stesse riempiendo di balle, perciò approfittai dell
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rubare? Non fare cose di cui potresti pentirti, Sasà
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non ha il coraggio di entrare perché, se lo
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il padre, lo scomma di mazzate con la cinghia
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sulla terra in grado di strappare un sorriso a
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Non avevo speranze contro di lui, era troppo più
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lui, era troppo più di me. Perciò il pomeriggio
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e cacciò una nuvola di fumo dalla bocca. ¶ Sulle
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chiavi e un paio di torce rubate dal cassetto
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che salivano dal centro di Napoli, dirette, come ogni
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Possiamo scegliere fra centinaia di film, che sballo!” commentò
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e mi fece segno di entrare. Dentro era buio
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troppo preso dalle centinaia di fumetti a portata di
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di fumetti a portata di mano. Per una decina
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mano. Per una decina di minuti fui completamente rapito
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senza trovare il coraggio di prendere nulla. Poi mi
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che indossava il costume di SpiderMan e dovetti emettere
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un qualche strano verso di stupore perché Sasà si
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chiese Sasà. ¶ Mi girai di soprassalto. ¶ “Sei fissato con
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e di quella specie di aggettivo, scemunito, che mi
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feci forza e decisi di restare in silenzio. ¶ Viola
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per cacciare una sfilza di parolacce contro i due
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Mio padre allora uscì di scatto dalla portineria e
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moderne, mentre io decidevo di soccorrere la mia amata
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me, impaurita e indifesa di fronte alle brutture della
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farle sentire un po’ di calore se solo fra
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ultimo istante e tentai di saltarla, ma fu un
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dopo che il tentativo di inseguimento si era rivelato
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a testa bassa, cercando di non mostrare alcuna smorfia
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quarantotto ore non uscii di casa. Avevo paura di
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di casa. Avevo paura di incontrare Viola e non
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Che sfizio, mi sembra di essere tornata indietro nel
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piccirillo e tenevi bisogno di me!”. ¶ Provavo un certo
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spugna non le permettevo di scendere al di sotto
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permettevo di scendere al di sotto dell’ombelico. Poi
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sul bidè e tentavo di lavarmi con la sinistra
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mano. Avrei avuto bisogno di una vasca, ma in
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ma in quel bugigattolo di bagno non c’era
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farti ricoprire il gesso di scritte colorate. Saresti molto
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anche se io fingevo di non accorgermene), aveva la
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accorgermene), aveva la quarta di reggiseno e se ne
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fa proprio sangue”, una di quelle frasi strane che
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inosservata. Lei sembrava compiacersi di tutte quelle attenzioni, e
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i capelli arruffati pieni di lacca, il chewingum perennemente
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e aveva una miriade di braccialetti colorati al polso
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Bea, invece, uno zaino di seconda qualità. Loro giravano
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poteva cucirsi la faccia di Paperino sulla tasca posteriore
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crescere felice e spensierata, di certo molto più di
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di certo molto più di quanto lo fossi io
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e sicurezza, la capacità di essere amata e circondata
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circondata da amici. Credevo di essere superiore a tutto
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divano a leggere uno di quegli odiosi fotoromanzi, inorridii
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fotoromanzi, inorridii e decisi di intervenire: “Perché perdi il
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tue giornate... potresti tentare di farti una cultura...” insistetti
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fumetti e i libri di persone morte secoli fa
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più attraente agli occhi di Viola e dei tuoi
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La menzogna è sinonimo di debolezza,” commentai indispettito. ¶ “Mimì
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ma la vuoi smettere di parlare come un vocabolario
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guancia, quindi sorrise prima di concludere: “Se ti dico
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me: dire un sacco di bugie!”. ¶ La mattina dopo
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due compagne, in attesa di entrare in classe. Frequentavamo
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alla mente le parole di Beatrice. “Non esiste alcuna
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solo una trovata stucchevole di mia sorella...” ¶ Il mio
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trovai più il coraggio di chiedere loro di firmarmi
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coraggio di chiedere loro di firmarmi il gesso. L
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vedere il braccio pieno di scritte, ok?”, e aveva
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aveva strizzato l’occhio. ¶ Di conseguenza rincasai con il
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quegli anni un bozzolo di amore purissimo e non
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arrossii. ¶ “Mi sono accorta di come diventi quando passa
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quando passa quella ragazzina...” ¶ “Di quale ragazzina parli?” ¶ “Quella
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pilota.” ¶ “Ti sbagli...” tentai di replicare, ma lei sorrise
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tirava. “Chi si pensa di essere con quell’atteggiamento
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a me la grazia di Viola, la sua timidezza
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che ti sei innamorato di Viola, la ragazzina del
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una menzogna...” replicai, cercando di nascondere l’imbarazzo. ¶ “Me
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sporca e la puzza di pesce che iniziava a
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la casa, e ridacchiò di nuovo. Se non l
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dentro, le avrei spiegato di come mi faceva sentire
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Viola non mi degnasse di uno sguardo. Le avrei
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poi finalmente mi imbattei di nuovo in Giancarlo, anche
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aveva riparato i binari di notte e ora trascorreva
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per succhiare un po’ di vita da quella degli
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attendere che Giancarlo terminasse di spiegare; lui era fatto
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se non avesse bisogno di soluzioni e potesse fare
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potesse fare sempre tutto di testa sua. Il Super
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Super Santos si alzò di mezzo metro e colpì
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mezzo metro e colpì di nuovo la Mehari (così
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si chiamava la Batmobile di Giancarlo, scoprii). ¶ “Mannaccia...” si
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il mio amico, “scusatemi di nuovo.” ¶ “Ué, quella è
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nuovo.” ¶ “Ué, quella è di plastica, si scassa!” esclamò
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il pallone dalle mani di Sasà per provare. ¶ Quest
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la punta...”. ¶ Mi posizionai di fianco al Super Santos
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i tacchi senza degnarmi di uno sguardo e si
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si era mai permesso di parlare di animali, tranne
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mai permesso di parlare di animali, tranne Bea, che
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che, dopo la pallonata di Sasà (in arte Dirceu
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chissà quali reazioni, non di certo come l’intervento
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masticava lentamente un pezzo di pane (gli mancavano parecchi
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non ha avuto nulla di super. Trascorrevo ore a
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gli unici due volumi di Spider-Man in mio
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in quei mesi faceva di continuo la spola dalla
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cosa. Nella mia vita di ragazzino nato in una
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buco, da genitori non di certo acculturati, la più
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a parare il bolide di Sasà (che se non
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era messo in testa di essere Zico), quando vidi
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nonostante il freddo polare di quell’inverno), e camminava
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ombra silenziosa, senza degnare di uno sguardo i tanti
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il messia. ¶ Ma dicevo di quando vidi sbucare Viola
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vidi sbucare Viola e di come il cuore iniziò
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forte. Siccome la filastrocca di Rodari non aveva riscosso
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sua attenzione con qualcosa di più macho, e stavo
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dell’Isola del tesoro di Stevenson. All’ultimo, però
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mi ricordai del discorso di mia madre di qualche
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discorso di mia madre di qualche giorno prima e
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qualche giorno prima e di quella specie di aggettivo
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nevicata. ¶ Eravamo più simili di quanto credessimo, e a
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scuola – gemelli eterozigoti, figli di Saverio Iacobelli, un pilota
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invidiasse il nostro modo di trascorrere le giornate all
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stare lì a preoccuparci di consumare jeans e scarpe
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sua ColecoVision, una console di videogiochi di ultima generazione
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una console di videogiochi di ultima generazione. A quei
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Fabio Iacobelli era uno di questi; ce lo aveva
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momento, l’obiettivo primario di Sasà era diventato farsi
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un arguto piano, ma di questo parlerò poi. ¶ La
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parlerò poi. ¶ La sorella di Fabio, invece, che si
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ancora conosciuto le fattezze di donna e un’esplosione
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donna e un’esplosione di lentiggini sul viso, tanto
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in faccia un mucchietto di sabbia. Ogni volta che
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Un giorno pensai bene di attirare la sua attenzione
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la filastrocca della primavera di Gianni Rodari: “Oh, prima
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vidi partire il calcio di punizione di Sasà (che
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il calcio di punizione di Sasà (che in quel
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con la maglietta insozzata di sangue, l’occhio gonfio
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Eugenio, un ottico amico di papà che si trovava
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lì mi ero innamorato di un paio di occhiali
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innamorato di un paio di occhiali rossi con i
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invidia i miei compagni di classe. Il problema, scoprii
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a scegliere un paio di occhiali banali (ma non
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per noi) che per di più mi rendevano il
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a spendersi in parole di elogio per convincermi che
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per sottrarmi alle grinfie di mamma, la quale avrebbe
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era stato per colpa di Viola, accusai Sasà e
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che diventassi il pupillo di Sasà, qualcuno si era
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qualcuno si era permesso di soprannominarmi “Quattrocchi” e io
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toccare. Avevo anche tentato di staccarmi dicendo qualcosa tipo
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si era più permesso di mancarmi di rispetto, anche
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più permesso di mancarmi di rispetto, anche se i
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aspirante, seppur virtuale, collezionista di tutto, avido lettore, spettatore
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avido lettore, spettatore attento di Quark e del Mondo
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Quark e del Mondo di Quark, che andavano in
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realtà, credo fosse fiera di quel figlio sì strano
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ma acculturato e pieno di passioni, e a chi
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intelligenza era il salone di Alberto, il parrucchiere. Qualche
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la trovassi a parlare di me a signore che
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signore che facevano finta di ascoltare con aria annoiata
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annoiata. La pregavo subito di smetterla, ma in realtà
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un po’ mi beavo di quelle parole, del suo
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poi che il bisogno di raccontare a tutti della
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grazie a un po’ di nastro adesivo negli angoli
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il mio modo bizzarro di parlare, che per me
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significato, per poi cercare di utilizzarle l’indomani nel
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dei nonni. ¶ Scemunito ¶ Capivo di essere cotto di Viola
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Capivo di essere cotto di Viola, ma non potevo
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letto una serie infinita di classici per ragazzi, qualcuno
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Mastrangelo, che aveva deciso di volersi liberare dei troppi
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perciò avevo il tempo di rileggere la stessa storia
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a memoria i passi di alcuni romanzi e giravo
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mi colpivano. Nella vita di tutti i giorni, inoltre
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sul dizionario credendo così di fare bella figura e
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bella figura e lasciare di sasso i miei interlocutori
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il letto avevo più di cinquanta romanzi. Quei libri
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pietra angolare. È merito di quei cinquanta volumi se
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ciò che sono, merito di quelle sere passate con
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Mia madre. ¶ La filastrocca di Rodari e il sasso
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Rodari e il sasso di Dirceu ¶ Insomma, ero in
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e sognavo ogni giorno di emularli, di vivere un
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ogni giorno di emularli, di vivere un’avventura alla
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isola del tesoro, o di diventare come il ragazzino
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diventare come il ragazzino di Karate Kid, che con
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esempio che meritasse davvero di essere seguito o imitato
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Siani era un ragazzo di venticinque anni che viveva
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città, e scriveva fatti di cronaca, soprattutto sulla malavita
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perché non aveva paura di lottare contro i camorristi
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sono i più forti di tutti”. ¶ “Giancarlo sfida la
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sua auto, una specie di jeep, ma più in
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con il tettuccio removibile di tela e la carrozzeria
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tela e la carrozzeria di plastica verde. Non era
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amici non lo eravamo di certo. ¶ “Ciao. Sei il
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Ciao. Sei il figlio di Rosario, giusto?” rispose con
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piano, infatti, era quello di diventare suo amico, un
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amico, un amico vero, di quelli ai quali si
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potuto, un giorno, chiedergli di insegnarmi a diventare un
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Disagi da sopportare pur di avere un’auto speciale
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piano per diventare amico di un eroe si stava
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alla mia vita fatta di Sasà e di fumetti
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fatta di Sasà e di fumetti. Tutti i pomeriggi
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mi recavo nel reparto di fumetteria della videoteca in
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c’era anche quella di accumulare i messaggi di
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di accumulare i messaggi di morte. In realtà il
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raccolta non aveva nulla di macabro, anche se all
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ridere per niente e di certo non li collezionavo
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li collezionavo per scopi di pura ilarità, ma scientifici
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si sentì in diritto di farsi contagiare dall’allegria
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lavello, con gli occhi di fuori e la mano
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non mi appassionava più di tanto, non di certo
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più di tanto, non di certo come al nonno
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era per me motivo di orgoglio. E anche perché
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orgoglio. E anche perché di giorno in casa non
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amico, mi avevano vietato di restarmene chiuso dentro quella
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2018
chiuso dentro quella casupola di legno e mi avevano
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2018
è proprio il caso di dirlo, per strada. Da
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mai nevicato. La miriade di fiocchi che si rincorrevano
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ovattata e mi sembrava di non sentire nemmeno più
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clacson o le urla di donna Concetta seduta dietro
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dietro al suo bancariello di sigarette che litigava con
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nostra finestra. ¶ Quella sera di gennaio del 1985 vidi la
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famiglia” grazie alla tredicesima di Natale, e mamma con
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che da un po’ di settimane mi ronzava attorno
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che racchiudevano un mucchietto di neve appena raccolto dal
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potei fare a meno di sorridergli, e l’attimo
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un ragazzino strambo che di lì a breve sarebbe
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a lanciarci le palle di neve tra le auto
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non ci ritrovammo fradici di acqua, risate ed entusiasmo
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arrivano spesso in punta di piedi e all’improvviso
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individui: mio padre, che di nome fa Rosario e
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tempo prima come segretaria di un vecchio avvocato grassoccio
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quartiere, mia sorella Bea (di quasi sei anni più
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sei anni più grande di me), che si era
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da poco, una specie di pastore maremmano costretto ad
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maremmano costretto ad accontentarsi di due stanze. E poi
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al pianterreno, e siccome di spazio in casa non
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la nostra, eppure nessuno di noi sembrava davvero soffrirne
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ordine certosino dalle donne di casa. ¶ La finestra della
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una vicina che chiedeva di mamma, il fruttivendolo che
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delle tante stupide amiche di Bea che la chiamavano
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pettegolezzo, o qualche amico di papà corso a fargli
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favore. Lui era pieno di amici ai quali poter
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dell’auto? Un compagno di infanzia gli garantiva che
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molto attento alle finanze di casa, fin troppo, e
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uno dei perenni motivi di litigio con mamma, la
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Bea acquistato sulle bancarelle di Antignano. Una sera d
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in mano un paio di espadrillas verdi pistacchio, come
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giorno prima ai piedi di Sasà, il ragazzino “scostumato
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dicevano tutti, figlio unico di Angelo, il salumiere della
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ritrovavamo! ¶ Oltre alla salumeria di Angelo, c’era il
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c’era il magazzino di Alberto (che era il
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che era il parrucchiere di mamma e della signora
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signora Filomena, la madre di Sasà), uno vestito sempre
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Sasà), uno vestito sempre di tutto punto e profumato
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e ormai chiuso negozio di Nicola Esposito, un amico
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Nicola Esposito, un amico di papà che aveva fatto
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in piazza fornita anche di un bel reparto di
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di un bel reparto di fumetti. Per me era
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ero, infatti, un patito di fumetti, che leggevo in
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ero un patito anche di quella; il mio sogno
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papà, che nemmeno sapeva di cosa stessimo parlando, ero
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ad attaccare il poster di Neil Armstrong. ¶ “E questo
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dovevi mettere il poster di Gagarin, il primo uomo
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Mimì, è piccolo e di politica che vuoi che
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cattiveria è degli sciocchi, ¶ di quelli che non hanno
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anni sono diventato amico di un supereroe. ¶ Non uno
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un supereroe. ¶ Non uno di quelli classici, della Marvel
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volava, e non era di Gotham City, ma di
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di Gotham City, ma di Napoli, che per certi
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era anche più pericolosa di Gotham, perché da noi
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Gotham, perché da noi di benefattori se ne contavano
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le mie insistenze, diceva di non essere per niente
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forse, con il senno di poi, aveva ragione, perché
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mai, nemmeno se crivellati di colpi. ¶ O forse no
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corti né lunghi, pieni di gel, una cartellina pure
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lo stesso sorriso spaesato di tanti giovani. Avrà una
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anni, anche se cerca di conquistarne qualcuno in più
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lui estrae un mazzo di chiavi dalla tasca e
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dalla tasca e cerca di capire quale sia quella
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le tre del pomeriggio di un giorno di febbraio
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pomeriggio di un giorno di febbraio, manca poco a
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Vomero, un quartiere collinare di Napoli, e la casa
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e le previsioni parlano di probabili nevicate, anche se
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mi fissa dal tettuccio di un’auto mi ruba
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ruba un sorriso malinconico. Di fronte a me svetta
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grande murale che parla di Giancarlo Siani, su quella
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era il vecchio negozio di lingerie di Nicola Esposito
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vecchio negozio di lingerie di Nicola Esposito, al suo
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per vendere le sigarette di contrabbando adesso è affisso
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annuncio funebre con tanto di soprannome del defunto. Il
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avvisi mortuari. ¶ La saracinesca di quella che una volta
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volta era la salumeria di Angelo, invece, è abbassata
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oggi campeggia un segnale di passo carrabile. Qualcuno ha
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Qualcuno ha pensato bene di comprare il locale e
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gente posteggiava a spina di pesce, anche se così
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strada si restringeva ancora di più. Ma in fondo
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che Angelo, il papà di Sasà, il mio migliore
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si girò tranquillo verso di me (che avevo sì
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tempo, lo avremmo investito di sicuro. ¶ “Prego,” dice il
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e la tuta sporca di grasso, fuma appoggiato a
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sulla sua fronte bagnata di sudore. ¶ L’atrio del
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più buio e mesto di un tempo. È che
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è stato più forte di me: quando ho saputo
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Forse è una questione di luce, ai miei tempi
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perciò ho il tempo di contare il numero di
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di contare il numero di mattonelle che rientrano in
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il tempo quando smette di scorrere: trenta. Le riconto
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ogni giorno alla ricerca di un po’ di spazio
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ricerca di un po’ di spazio vitale. ¶ Papà imparò
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servite molte, ma molte di più. ¶ Inverno ¶ La grande
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vetro della finestra al di là della quale si
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e strusciò le pantofole di feltro fino alla stanza
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e mi fa piombare di nuovo nei ricordi. ¶ Era
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che la colpa era di chi usava l’abitacolo
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con ancora uno spruzzo di salsa sui baffi, era
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vano motori per cercare di riportare Criscuolo a terra
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aveva passato a cercare di sedare il vecchio mentre
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aveva preso le chiavi di casa Scognamiglio e aveva
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che avrei corso portando di nuovo con me Sasà
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avevo avuto il coraggio di dirgli di no, né
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il coraggio di dirgli di no, né la capacità
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capacità, ancora una volta, di trovare una scusa. Il
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appena lanciato una fetta di lattuga a Morla e
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stesso che, ad anni di distanza, ha prodotto l
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e le mani piene di biscotti. ¶ “Ma che fai
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mi divertivo, aveva smesso di sorridere. ¶ “Perché?” ¶ “Mi stavo
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Giancarlo mi stesse evitando di proposito, con la scusa
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scusa che ero ingolfato di compiti mi rifugiai in
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potevo avere il controllo di tutto ciò che accadeva
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palazzo. Spesso mi capitava di studiare nella casupola di
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di studiare nella casupola di papà, certo più tranquilla
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papà, certo più tranquilla di casa nostra, dove, al
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a cercare un po’ di concentrazione. ¶ Purtroppo pure quel
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giorno, ormai disilluso, decisi di tornare in casa, anche
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con una bella ciotola di crema pasticcera in mano
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ogni caso non avevo di certo abbandonato l’idea
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aveva più voluto saperne di provare e se cercavo
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provare e se cercavo di parlarne si irritava. “Mimì
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desistetti e, in attesa di incontrare di nuovo Giancarlo
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in attesa di incontrare di nuovo Giancarlo, decisi di
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di nuovo Giancarlo, decisi di provare il test con
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per verificare la combinazione di gravità e moto rotatorio
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nessuno, se non quello di perdere un po’ del
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papà era impensabile parlare di scienza e cultura in
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Oro, a cinque minuti di cammino. Nonna era ancora
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volta mi aveva raccontato di quando faceva l’operaio
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mi aveva fatto segno di sedermi al suo fianco
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e mi aveva narrato di quando vendeva le scarpe
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scarpe alle signore e di come, secondo lui, una
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secondo lui, una donna di classe è quella che
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per il mio esperimento di telepatia. ¶ “Solo se sabato
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non riesco a togliermelo di dosso. Perciò la sera
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capisci, vero?” ¶ Mi sforzai di annuire. ¶ “Solo che mi
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la mia funzione?” ¶ “Fingere di venire con me.” ¶ “Invece
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usciamo con la moto di Mauro. E tu, svoltato
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camera da letto, uno di fronte all’altra, e
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altra, e per più di mezz’ora tentai invano
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mezz’ora tentai invano di trasmetterle tre immagini: il
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tre immagini: il viso di Viola, il costume di
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di Viola, il costume di Spider-Man e la
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parole amare...” i versi di Core ’ngrato che talvolta
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della sua piccola casupola di legno. ¶ Il film era
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a San Martino. Prima di entrare nella sala papà
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a me. Sembrava orgoglioso di aver portato la sua
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la sala era stracolma di famiglie e ragazzi della
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l’espressione libera. Terminato di innaffiare, se ne restava
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si affacciava e finiva di fumare guardando la piazza
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guardando la piazza sotto di lui, che da quell
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invidia, semplicemente aveva premura di utilizzare il poco tempo
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boccata d’aria prima di immergersi di nuovo nel
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aria prima di immergersi di nuovo nel mondo di
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di nuovo nel mondo di sotto, l’unico che
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attenti si accorgeranno anche di quella zaffata antica pregna
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quella zaffata antica pregna di vita vissuta, di ricordi
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pregna di vita vissuta, di ricordi. ¶ Forse non è
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penombra mi sembra quasi di sentire quel profumo di
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di sentire quel profumo di terreno bagnato che si
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pioggia estiva, quel misto di catrame, asfalto e scirocco
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che ai miei occhi di bambino sembravano vecchi e
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e quasi mi sembra di rivedere l’immensa libreria
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l’appartamento era colmo di piante di ogni tipo
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era colmo di piante di ogni tipo, ma la
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soglia, era proprio quella di entrare in una giungla
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un luogo incantato fatto di odori e colori e
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e colori e giochi di luce, nel quale un
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quale un piccolo raggio di sole riusciva a colpire
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grande foglia sul muretto di marmo che separava la
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corridoio. Era un luogo di magia, insomma, e non
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ancora un po’, perché di magia c’è sempre
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sempre bisogno: ti permette di non credere troppo al
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riverbero ferroso del cielo di febbraio colora la stanza
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febbraio colora la stanza di grigio e spazza via
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per papà era quello di non abbassare mai la
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le piante avevano bisogno di sole, appunto. Una volta
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Una volta lui tentò di obiettare che era pericoloso
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un imbecille. ¶ Gli sfilai di mano la mia piccola
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uno sguardo risentito, tentando di spiegargli che in inverno
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per recuperare la fiducia di Morla, che se ne
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terrorizzata solo all’idea di ascoltare la voce di
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di ascoltare la voce di quella peste di Sasà
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voce di quella peste di Sasà. È che il
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leale, ma non dotato di una gran sensibilità verso
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al povero Bagheera, più di una volta schizzato in
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famiglia Russo, alle olimpiadi di Los Angeles dell’anno
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fatto un tifo sfegatato. ¶ “Di qua, invece, c’è
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idea si è fatto di me. ¶ “Qui abbiamo una
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mostrandomi involontariamente il murale di Giancarlo venti metri più
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a sé un’anta di legno bianco che cigola
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mia vita non cambiò di una virgola, se non
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rapporto era tornato quello di sempre, ci vedevamo il
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il pomeriggio e parlavamo di tutto, ci scambiavamo le
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con il braccio fingendo di soffocarmi, e mi costringeva
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voce imitava la telecronaca di un pazzo che si
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colorato. Ogni mattina rischiavamo di arrivare tardi a scuola
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dei primi a parlarmi di un certo Hulk Hogan
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essere uno dei personaggi di spicco di Rocky III
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dei personaggi di spicco di Rocky III, film che
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soprattutto perché nella figura di Mickey, l’allenatore, avevo
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procedevano allo stesso modo di sempre, ma di Giancarlo
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modo di sempre, ma di Giancarlo e Viola nemmeno
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Poi, un attimo prima di infilarsi nella Mehari, si
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la radio nel tentativo di registrare qualche pezzo che
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qualche pezzo che passavano di Vasco. D’altronde in
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D’altronde in casa di vinili ce n’erano
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n’erano pochi, e di Vasco Rossi neanche uno
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era una grande intenditrice di musica: durante il precedente
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Natale mi aveva chiesto di accompagnarla a comprare il
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espressamente richiesto un’audiocassetta di Madonna. Mamma si era