Umberto Fracchia, Il perduto amore, 1921

vetrina del Corso... Era di paglia blu rossa e

e poi un nastro di seta scozzese con un

che faceva un disegno di tanti piccoli quadrati neri

rossi e blu. E di sotto al fiocco usciva

argento che sembravano goccioline di rugiada. Quella era una

non ne avrò mai di cappelli come quello! ¶ Rimase

me qualche gran segno di stupore. Poi disse malinconica

sua testa ricciuta scomparire di nuovo sotto le grandi

un bacio. ¶ VIII. ¶ Prima di andare da Clauss, passai

con un gran mazzo di fiori in mano, che

Daria? Che mi dici di lei? ¶ Egli levò su

immota che ci pareva di essere immersi nella profondità

essere immersi nella profondità di un lago; di vivere

profondità di un lago; di vivere la beata vita

delicate vivande: una moltitudine di gamberetti galleggiava in una

salsa verde, fra ciuffi di erbe aromatiche. C'erano

bicchieri, e due anfore di vino chiaro, e molte

cose luccicanti. Le mani di Daria si posavano come

cose fragili. ¶ — Un po' di vino, — diceva di quando

po' di vino, — diceva di quando in quando. — Un

in quando. — Un grano di sale... Una presa di

di sale... Una presa di pepe... Un zinzino di

di pepe... Un zinzino di pepe, poco, poco... ¶ Seduto

pepe, poco, poco... ¶ Seduto di fronte a me, Carlo

sapessimo accontentarci! ¶ — O gioia di vivere! — pensavo io, esaltandomi

mi dava un po' di noia intorno al collo

al collo e cercavo di dimenticarla. ¶ — Sì, cara, — continuava

il nostro insensato desiderio di godere? Eh! eh! Un

casto per la moglie di Cesare! I suoi occhi

bello per il marito di Calpurnia. E la sua

volgari. Valeva la pena di soggiogare le Gallie? Soltanto

era nelle belle mani di Calpurnia e non ai

salute e a quella di Cesare! ¶ Daria mi guardava

per te! E cercavo di cogliere sul volto di

di cogliere sul volto di Daria un sorriso intelligente

un sorriso intelligente, uno di quei sorrisi che sono

fra due bocche, fili di ragno, invisibili; un bacio

ad occhi che fingono di non voler nulla donare

meraviglia, — risposi. — Questa storiella di Cesare, di Cesare e

Questa storiella di Cesare, di Cesare e di Calpurnia

Cesare, di Cesare e di Calpurnia, mi sembra nuova

Daria? ¶ Sempre in attesa di quel sorriso, volevo che

ella si volgesse verso di me. Ma Daria succhiava

Daria succhiava — la coda di un gambero, rosso fra

conciliarsi con l'impossibilità di soddisfarli; la quale, se

se non erro, è di tutte le età. E

continuò dopo un minuto di pausa, rivolto a Daria

non si sia curato di tramandarci la propria opinione

Avevo un folle desiderio di piangere. Pensavo: — Se non

più. E mi pareva di perdere un gran bene

accanto per qualche ora, di notte, alla luce delle

sulla veranda, nell'intimità di una piccola tavola imbandita

Ma che v'importa di lui? — gridai. — È una

disprezzate? Non vi ricordate di ieri? Delle mie parole

soleggiata, provai l'impressione di destarmi da un sogno

rossa; tutto quel rimescolio di gente, quella varietà di

di gente, quella varietà di colori, l'intensità della

rincorrevano), da quel frastuono di grida, di risa, di

quel frastuono di grida, di risa, di canti, di

di grida, di risa, di canti, di rumori, di

di risa, di canti, di rumori, di musiche (il

di canti, di rumori, di musiche (il rotolare saltellante

me un desiderio infantile di correre, di ridere, di

desiderio infantile di correre, di ridere, di cantare, di

di correre, di ridere, di cantare, di partecipare, anima

di ridere, di cantare, di partecipare, anima e corpo

superficie, come la spuma di un vino leggiero e

Camminando celermente, mi sembrava di esser portato dal vento

pieghe dei camici piene di vento, sotto le grandi

infantile fantasia, dipingendo poi di sogni la terra, scopre

terra, scopre nel viso di nostra madre, in quel

che si curva sopra di noi ogni sera a

baratro che ci riempie di spavento, o quando, malati

nostra fantasia scopre tratti di somiglianza con quelle soavi

con quelle soavi immagini di paradiso, lo stesso candore

della femminilità, che fanno di ogni donna, ai nostri

translucido a un ponticello di ciliegio, nella pia ombra

ciliegio, nella pia ombra di quattro enormi salici. Quell

aiuole, dietro bei ventagli di palme, passeggiava la solita

una le fugaci impressioni di poco prima, e potevo

tenerle ferme sospese dentro di me, analizzarle a lungo

mille parti la figura di Daria, per ricomporla poi

sorride... ¶ Tra due ventagli di palma, vidi d'un

apparve un gran cappello di paglia, e poi un

tu dovevi ridere più di me, ragazzo mio! — esclamò

esclamò con tono grave di rimprovero. — Non la conosci

uscivano dal gonnellino fatto di tutte piccole pieghe; magre

e somigliava a quello di Daria come la copia

da due piccoli punti di rossetto. Solo i capelli

erano gli stessi capelli di Daria, neri e azzurri

metro, e le scarpine di raso d'oro, e

cosa sono questi cappelloni di paglia con le ciliege

gesto sgraziato si strappò di testa il grande cappello

testa il grande cappello di paglia di Firenze, tutto

grande cappello di paglia di Firenze, tutto coronato di

di Firenze, tutto coronato di ciliege rosse, e lo

fronte, e due teste di fanciulli che sporgevano da

pianoforte, sfogliai il quaderno di musica, lessi due o

da vicino il ritratto di una donna giovane, molto

sorrise. Contento e soddisfatto di tante prodezze, ritornai in

spaventoso silenzio, il rumore di un paio di ciabatte

rumore di un paio di ciabatte e di due

paio di ciabatte e di due tacchi di legno

e di due tacchi di legno. Una vecchia strega

strega e una ragazzina di quindici anni, tutta vestita

quindici anni, tutta vestita di rosso, con i polpacci

pupille che erano velate di bianco, mentre tutto il

il suo viso color di cera e orribilmente liscio

si torceva nello sforzo di attrarre un po' di

di attrarre un po' di luce in quei due

esclamò Daria: — è uno di quelli di ieri sera

è uno di quelli di ieri sera! Kate, cerca

ieri sera! Kate, cerca di vederlo, perchè ne vale

uno dei tanti sguatteri di Clauss. Bella gente! Eccoli

dell'Alhambra, i conquistatori di donne! ¶ Mi danzava quasi

non può vivere senza di me? Forse perchè se

e non chiede nulla di simile. ¶ Ella allora uscì

ci sedemmo l'uno di fronte all'altra in

poco ironica, ma piena di dolcezza. Parlava senza levar

poco mancare la baldanza di cui m'ero compiaciuto

parlassi. Ebbi il pensiero di alzarmi e di fuggire

pensiero di alzarmi e di fuggire. Ma non mi

veste che era azzurra, di velo, un pizzo candido

stupì. Io non sapevo di avere una voce così

sera. Egli si pente di avervi offesa. Forse non

lo credete? Eppure parlandomi di voi, oggi, e di

di voi, oggi, e di quanto è accaduto, Clauss

forza, senza sapere nemmeno di mentire, — vi giuro che

continuai con l'impeto di un insensato, — voi non

parole e mi sforzai di ridere. ¶ — Dico, voglio dire

il patibolo, all'alba di un giorno stabilito, in

ora precisa, allo scoccare di quel minuto, non un

un uomo, sul punto di essere giustiziato, chiedesse in

un fiore rustico, una di quelle piccole violacciocche che

sua faccia si illuminò di beatitudine, e disse: — Ora

bocca. — Mi farete morire di crepacuore! ¶ Quella mano tepida

Ebbi come un principio di vertigine, sollevai la mano

rimasi con il profumo di quella carne sulla bocca

violaciocca, un piccolo fiore di campo? ¶ Io volevo rispondere

sua voce qualche cosa di più commovente che il

commovente che il pianto, di più tenero che una

tenero che una carezza, di più dolce che una

vada? Perchè egli dica di me, domani, come ieri

conosci). — Clauss è capace di tutto. ¶ La sua voce

e arrossisco di nulla. Di notte invece no. Sono

invece no. Sono padrone di me stesso. Sono un

viso il suo alito di ubriaco. Si avvicinò ancora

più bassa: ¶ — Anche lei, di notte, è più bella

solo hai avuto pietà di lei. Tu ti sei

dirle io. Ti prometto di parlarle di te domani

Ti prometto di parlarle di te domani. Le dirò

me le ha tolte di bocca. Eppure temo che

mi manchi il coraggio di dirle nulla, perchè domani

perchè domani sarà giorno. Di notte è un'altra

pronto per uscire, decisi di andare lungo la spiaggia

a secco alcune flottiglie di barche e distese al

vidi, sopra la punta di una penisoletta, la casa

una penisoletta, la casa di Clauss, poco lontana, fra

lontana, fra un giardino di palme che l'onda

muri e da siepi di oleandri. Clauss in persona

Clauss aveva l'aspetto di un ragazzo pentito, tanto

livido sulla faccia. ¶ Clauss di nuovo sorrise. Poi mi

ogni cosa può servir di conforto. ¶ — Che dici mai

Ora tu vuoi burlarti di me... ¶ — No, no, non

non mi burlo nè di te nè di me

nè di te nè di me stesso, — rispose Clauss

voce sommessa, senza tralasciare di tenermi le mani e

tenermi le mani e di guardarmi teneramente. — Io sono

dunque liberassi l'uccisore di Behela. Io infatti tagliai

ben sveglio, e cercavo di capire, guardandolo attentamente in

che cosa ci fosse di tanto strano e di

di tanto strano e di nuovo nella sua persona

incerto, non così sicuro di sè come sempre. ¶ — Paris

cosa tu possa pensare di me: pure voglio che

tentato, io, io solo, di consolarla quando piangeva? ¶ Clauss

sua e la pregherai di venire qui, a cena

non è possibile! ¶ — E di che hai dunque paura

per caso, all'angolo di una strada, sentivo che

preferito, a quell'incontro, di inabissarmi in una buca

o castigo, al pensiero di dovermi trovare solo di

di dovermi trovare solo di fronte a lei, costretto

che riconoscendomi per quello di ieri sera non voglia

altro forse riuscirebbe meglio di me. ¶ — Al contrario! — esclamò

mi mandava. Alla porta di quella casa non c

finestre pendevano pesanti cortine di velluto. La casa, dentro

aveva piuttosto l'aspetto di una bottega; tutto era

aperto con un quaderno di musica sul leggio. Da

vicina giungeva il parlottare di più persone. Io udivo

loro voci, che erano di due donne e d

avevo una grande lucidità di sensi e un'assoluta

e un'assoluta padronanza di me stesso. Provai a

tende, vidi altre finestre, di fronte, e due teste

di piangere? ¶ Il volto di Sterpoli esprimeva una vera

Non è il caso di piangere! ¶ Ebbi paura del

che m'ero coperto di ridicolo. ¶ — Nulla... — ripetei senza

piangeva più; aveva cessato di piangere, di tubare, e

aveva cessato di piangere, di tubare, e nessuno parlava

tubare, e nessuno parlava. Di lontano, confuse, giungevano fino

turca, e un ronzìo di voci umane mescolate al

mescolate al rullar persistente di un tamburo. — Che accade

senza trovare il coraggio di muovermi. Pareva che tutti

fu chiusa, che sopra di noi si fosse dissipato

disse con dolcezza Clauss, — di quanto è accaduto. Veramente

c'è nemico peggiore di una donna... ¶ — Come è

e un servo cercava di tirarlo su per le

tra le due fila di case, lungo tutta la

Daria, non vi vergognate di piangere? — non l'avresti

cosa diventa l'orgoglio di una donna che piange

Ritorna domani. Ho bisogno di te. Addio! ¶ Mi strinse

che io sia innamorato di Daria. Io non ho

mia camera, alla luce di un povero lume, ripensai

lungamente alla strana avventura di cui ero stato spettatore

specchio velato, l'eco di un'altra voce. E

profondo azzurro mete irraggiungibili. Di quando in quando gli

Non è il caso di piangere. Ella piangeva. Il

Ed io non cercavo di spiegare perchè mi fossi

e avessi parlato. Immaginavo di udire un passo celere

Quello che vi balbettava di fuggire? Il mio ospite

intorno e si beffavano di me con la loro

stesso. Ripensavo ai compagni di Clauss; mi ricordavo che

che uno aveva calze di seta porporina, e un

altro una cravatta meravigliosa di fili intrecciati argentei e

pensavo. — Tutti si befferanno di me. ¶ Questo eccitamento durò

vederti! — e ho cercato di montare sul predellino della

Lippi! Non ti ricordi di questo nome? — Di nuovo

ricordi di questo nome? — Di nuovo cerco di salire

nome? — Di nuovo cerco di salire. Di nuovo sento

nuovo cerco di salire. Di nuovo sento qualche cosa

nuovo sento qualche cosa di duro, di molto duro

qualche cosa di duro, di molto duro, contro il

con astio: — Peggio, peggio di un cane! Fa sferzare

cane. Io non sono di quelli che si scacciano

la punta del piede, di quelli ai quali si

Come un cane! Peggio di un cane! Dunque presi

aspetto. Nessuno risponde. Suono di nuovo, più forte, a

t'importa dunque nulla di me? — grido io. Non

gambe, eppure trovò modo di abbracciarmi e di baciarmi

modo di abbracciarmi e di baciarmi. ¶ — Che hai? — mormorò

Io preferisco la notte. Di giorno sono come un

mi intimidisce e arrossisco di nulla. Di notte invece

ballava sotto i pergolati di canne, intorno ai tavoli

muri, le facce estatiche di due santi sconosciuti, il

santi sconosciuti, il letto di ferro, tutto mi dispiacque

oltre una interminabile fila di tetti, si scorgeva un

si scorgeva un filo di mare. ¶ La malinconia di

di mare. ¶ La malinconia di quell'ora mi è

compagnia del notaio e di suo figlio, Paolo Sterpoli

figlio era un giovanotto di forse ventiquattro anni, di

di forse ventiquattro anni, di pel rosso, con il

tonda e un paio di mostaccini arricciati con cura

non c'è niente di male; non è un

non è un luogo di perdizione. Clauss ci va

innamorato. Ti stupisce? Innamorato di una donna (si sa

una donna (si sa), di una donna che si

che tutti sono innamorati di lei? — soggiunse Paolo con

tutti debbono essere innamorati di lei? E chi può

in una sala piena di luce, di fumo, di

sala piena di luce, di fumo, di rumore, di

di luce, di fumo, di rumore, di gente. In

di fumo, di rumore, di gente. In fondo c

bevevano. Un vecchio vestito di nero diceva: ¶ — Sì, signori

Sì, signori: le gambe di quella donna sono le

tardi. Ha già finito di ballare... ¶ Un'orchestrina cominciò

pennacchini e grandi ventagli di piume, se ne andavano

e per quale miracolo di continenza gli uomini si

gli uomini si accontentassero di guardarle senza strappare violentemente

sembra strano? Un granello di sabbia basta, un granello

sabbia basta, un granello di polvere è anche troppo

ha detto: — Le gambe di quella donna sono le

aspetto tragico e buffo di una furia. Clauss levava

Sterpoli anche lo guardava di sottecchi quando taceva, e

con tono grave uno di quei giovani, rivolto a

come possano durare pregiudizi di specie così volgare. Tizio

cosa pensare dell'al di là, e cerca di

di là, e cerca di passare qualche ora piacevole

regala una eccezionale pietanza di tartufi a cena. Ma

L'importante non è di baciare Clarissa? ¶ Clauss rise

sguardi obliqui, si avanzò di due passi e si

e il tuo seguito di servitori. Io non posso

e si era fermato di fronte a lei. Le

Il volto del giovane di rosso s'era fatto

Aveva la fronte imperlata di sudore e a stento

un tratto avanzò ancora di un passo, tese la

e con un filo di voce mormorò: ¶ — Andiamo... Andiamo

ma un sorriso pieno di disprezzo inarcò le sue

impazienza. — Io non so di che cosa mi possiate

la mano sempre tesa di Sterpoli e si abbattè

possibile? È anche capace di piangere? ¶ Il volto di

concentrata sopra le mani di mia madre, ch'ella

una volta, nel silenzio di tutti. E mi sembrò

le nuvole. Un po' di sole entrò nella stanza

pianura un gran fascio di luce. Clauss girò intorno

fianchi delle montagne rigati di cascatelle candide; poi si

carnale che mi riempì di vergogna. ¶ — Nulla... — balbettai. ¶ Egli

ragazzo è stato capace di tanto. — Un ragazzo? Veramente

sembra ancor più bello di allora. Morire senza aver

cattiva; non l'amore di una donna: senza avere

sarebbe una pazzia degna di te? ¶ Rise di nuovo

degna di te? ¶ Rise di nuovo guardandomi. Anch'io

guardandomi. Anch'io cercai di sorridere. ¶ Clauss si volse

con un grosso staffile di cuoio, uno staffile da

guarda con gli occhi di un cane e, arrossendo

presso, si flagellava, parendogli di non essere degno di

di non essere degno di lei, di non poter

essere degno di lei, di non poter meritare il

notte sulla loro capanna di giunchi. All'alba Behela

i capelli: — sai tu di avere ucciso la tua

mezzo alla corte. Ma, di notte, prima di coricarmi

Ma, di notte, prima di coricarmi, andai, tagliai le

corde, e gli ordinai di fuggire. ¶ — Tu! — esclamai stupefatto

tre giorni io cercai di sfuggirlo, e infatti non

fu per me cagione di gioia: ma non ritrovai

potevo più vivere senza di lui. Di giorno e

vivere senza di lui. Di giorno e di notte

lui. Di giorno e di notte pensavo alle sue

e confuse allucinazioni: visioni di una realtà inverosimile. ¶ La

che mio padre, rammaricandosi di aver scoperto troppo tardi

Ma non si vive di solo pane — dissi a

un lampo il pensiero di rinunciare a tutti i

le piante, ebbi onta di quel momento di debolezza

onta di quel momento di debolezza e me ne

discesa. I miei compagni di viaggio erano gente rozza

contadini e un mercante di porci. Uno dei contadini

colpa sua. È colpa di Lisa Lama, di quella

colpa di Lisa Lama, di quella maledetta... ¶ Ascoltavo, e

Lama col suo muccetto di capelli tinti, seduta contro

Un razzo matto rigò di giallo il cielo cinerognolo

mule grige. Una processione di donne e di chierici

processione di donne e di chierici, con una croce

pigiata contro le porte di una chiesa. Quella chiesa

Ho un piacevole ricordo di quelle ore di viaggio

ricordo di quelle ore di viaggio. Il fiume andava

i muri, un po' di mare chiaro, vivace, una

in camicia, grandi gabbie di canarini, un orto. I

uomo? Che avrebbe fatto di me, vedendomi? ¶ Verso sera

s'incontravano carri carichi di botti; le osterie erano

Daria ¶ I. ¶ Le stelle di cui il cielo ora

il fruscìo dei giunchi (di seta), le voci umane

per partecipare alla festa di questa chiara notte autunnale

silenzio, in una comitiva di gente allegra e felice

distaccato dal mondo, libero di muovermi e di vagare

libero di muovermi e di vagare dove mi piace

è che un'illusione di chi giudica dalle apparenze

sempre. Se preferisco uscire di notte, o mostrarmi là

dolore, e temo sempre di contravvenire ai comandi della

ai comandi della natura, di violare una legge assoluta

misteriose lontananze, fioco lamento di sotterraneo o di tomba

lamento di sotterraneo o di tomba, confusa voce attraverso

confusa voce attraverso soffi di vento, scrosci di correnti

soffi di vento, scrosci di correnti d'acqua, stormire

correnti d'acqua, stormire di notturne boscaglie. L'aria

desolate lande della tragedia, di una triste lontana e

mi ha ucciso impedendomi di morire quando sarebbe stato

avevo appena vent'anni. Di lui avevo udito parlare

avevo udito parlare come di un'anima perduta. Si

prendeva il vecchio album di fotografie e cominciava a

fermava sopra il ritratto di un giovane vestito di

di un giovane vestito di nero, con una grande

fissi, pareva la faccia di un ammalato o di

di un ammalato o di un convalescente, o quella

un convalescente, o quella di un uomo bruciato dalla

uomo bruciato dalla fiamma di una logorante passione. Allora

il vecchio album passava di mano in mano, faceva

tavola, e il nome di Carlo Clauss era ripetuto

da poche vaghe parole di commiserazione per quella «giovinezza

dicendo che «il desiderio di morire in patria» lo

fino allora felice. Parlava di una lunga malattia, dei

malattia, dei molti giorni di mare che lo dividevano

noi, e, in fine, di mia madre, che egli

solo, senza lasciar traccia di sè. ¶ Due mesi dopo

Il suo volto pallidissimo, di un pallore olivastro ed

ed uguale, bruciava ancora di quella fiamma interna che

voce, il suo modo di gestire, la sua pronuncia

primo incontro, attraenti; pieni di quella grazia virile, così

giovani, che è fatta di serenità, di forza e

è fatta di serenità, di forza e di rattenuto

serenità, di forza e di rattenuto ardore. ¶ Seduto dinnanzi

come contro lo scenario di un teatro, carovane dietro

carovane dietro carovane, cacce di elefanti e di tigri

cacce di elefanti e di tigri, pellegrinaggi, eserciti di

di tigri, pellegrinaggi, eserciti di bruni guerrieri con nuvoli

bruni guerrieri con nuvoli di bandiere e sterminati campi

bandiere e sterminati campi di lance luccicanti, cortei nuziali

pare il caso, ora, di spaventarvi? Siamo passati attraverso

era apparsa al fianco di mio padre quando la

tua madre, un gioiello di questa bellezza, non l

semplicemente chiari, come quelli di mia madre, sono ora

il doppio e cerchiati di una spessa ombra. Ciglia

a ondate si riempiono di bagliori. Si ricorderà mai

oro filato? La mano di mamma si posava ogni

la mano sul capo di un bimbo sperduto e

se cercasse qualche cosa di molto nascosto in quell

signorili, ma da gente di campagna, semplici. Mia madre

Silvina invece voleva abiti di seta, tagliati con uno

interi giorni, fra pieghe di stoffe di solito cupe

fra pieghe di stoffe di solito cupe come il

era mingherlina, esile e di statura poco più che

sempre con occhi pieni di allegrezza, quando la vedeva

felice e teneramente innamorato di lei. Gli piacevano i

degnava appena, e raramente, di farmi sentire fino a

per l'unica gioia di vedersi nello specchio. Faceva

per il solo gusto di stabilire in quanti modi

abbastanza per essere contenta di sè. ¶ Debbo confessare che

noi, ero teneramente innamorato di lei. Ella esercitava su

ricordo; somigliava a qualcuno di cui ero stato perdutamente

precisa e viva percezione di tutto il male di

di tutto il male di cui la sentivo capace

vedevo poi in procinto di partire da quel medesimo

avevo paura per lei di ciò che avrebbe potuto

compiere inconsapevolmente a danno di chiunque si fosse incontrato

precipizi. Ella era armata di un tremendo egoismo; e

testa fosse tutta piena di calcoli. ¶ II. ¶ Forse, se

sfiorita in questa specie di semplice e riposante clausura

come se ne incontrano di domenica in questi dintorni

questi dintorni, brutte più di anima che di corpo

più di anima che di corpo, con cuffie strette

e begli abiti passati di moda nei quali ancora

tutto intorno, e per di più con una grande

possono fare a meno di fermarsi e di bussare

meno di fermarsi e di bussare, di guardare in

fermarsi e di bussare, di guardare in su alle

su alle finestre e di scambiare parole con la

parole con la gente di casa. Anche noi apparteniamo

casa signorile a portata di tutti gli occhi e

tutti gli occhi e di tutte le mani, dinnanzi

dopo ore ed ore di strada attraverso colline brulle

gran parte desolate, prima di arrivare al paese. Anch

silenziose e sconosciute dentro di noi, che le crediamo

nei dagherrotipi. Ma colui di cui voglio parlare, ricordava

ricordava in tutto uno di quelli. Era alto della

attillati e scuri, e di taglio che imitava la

cosa sia l'amore di una fanciulla, come nasca

stringevano la bella collana di Daria, sembrò al vecchio

nere pareti, tutte coperte di ragnatele, si illuminassero di

di ragnatele, si illuminassero di una luce stupenda, come

egli poteva godere liberamente di quello splendore magico, inebbriarsene

inebbriarsene, e magari piangere di contentezza al pensiero che

un soldo. Sentiva, Porfirio, di non aver vissuto invano

In realtà nello smeraldo di Daria Porfirio adorava unicamente

avrebbe comandato al sole di anticipare il tramonto. Non

dormire, nel suo lettuccio di stracci. Ma il sonno

verde albero, un raggio di sole, attraverso il folto

feriva gli occhi chiusi di Porfirio era un raggio

tutta la notte, ma di quei sogni non conservò

sentì felice. Ma prima di afferrare la ragione di

di afferrare la ragione di quella felicità gli abbisognò

quella felicità gli abbisognò di ricercarla a fatica per

tenne spenti i fuochi di fantasia e chiamò invece

pratiche. Il grande affare di Porfirio in quel giorno

molti giorni successivi, fu di cercare per le cantonate

facesse appello all'onestà di chi l'aveva trovata

ricuperarla con la promessa di un premio. Porfirio si

per manifestarsi aveva bisogno di così fatte lusinghe. Ma

manifesto concernente lo smarrimento di quella collana poichè quella

e Porfirio aveva fretta di risolvere con certezza questo

nel commercio che pensava di farne. ¶ Ma nessuno fece

fece ricerche della collana di Daria. I muri delle

era in tutto degna di un savio suo pari

in bottiglie usate, girovagando di porta in porta con

con il pensiero deciso di affrontare finalmente l'inevitabile

inevitabile quanto sospirata conclusione di quella strana avventura, il

a poco a poco di riconoscere le cose alle

la soglia dell'al di là. Ma sempre il

nè all'aria gelida di novembre. Dalla finestra dietro

nuvoloso un povero raggio di sole per un momento

una speranza subito soffocata di primavera. Il cielo non

notti. Era tuttavia piena di tenebre, che calavano assai

fuoco, e l'immagine di Daria, quella di Clauss

immagine di Daria, quella di Clauss, quella di Sterpoli

quella di Clauss, quella di Sterpoli, disgraziato, mi visitavano

il loro compito fosse di tenersi sempre pronte a

sola speranza era, prima di addormentarmi, di vedere la

era, prima di addormentarmi, di vedere la mattina dopo

campi, sui boschi. ¶ Una di quelle sere si festeggiava

si festeggiava il compleanno di Silvina. Eravamo tutti seduti

supplicava con gli occhi di sorridere un poco, e

un bellissimo abito nuovo di seta cangiante, non staccava

pupille da un anello di platino con un piccolo

con un piccolo fiore di smalto azzurro che portava

immagine alta e diritta di Daria che era apparsa

pietra verde che splendeva di mille luci diverse. Certo

era il nastro dorato di Rosina in confronto di

di Rosina in confronto di quella bella collana? Chi

come si sarebbero consumate di rabbia perchè non ne

e forse Andromaco, stanco di buscarne da quella brutta

verde come una goccia di quell'acqua. ¶ Anche Porfirio

un pezzo aveva cessato di segnare il tempo. Anche

da un pezzo cessato di battere al semplice richiamo

ricchezza, tesori nascosti, colpi di fortuna, eredità favolose, affari

indovinati. Il sogno costante di Porfirio, durante tutta la

immaginazione, era stato quello di trovare a un angolo

trovare a un angolo di strada, camminando camminando, come

da mattina a sera, di porta in porta, con

occhi bassi, qualche cosa di molto prezioso, che non

ventre e tutta spalmata di nero catrame. Ma di

di nero catrame. Ma di sotto quella barca spuntavano

spuntavano due piccole mani di bambina che giocavano con

verde, simile a una di quelle scheggie di vetro

una di quelle scheggie di vetro verde, levigate dal

alla fortuna, quando finirai di tentarmi con i tuoi