Matilde Serao, Addio, amore!, 1890

di affetto nel cuore di sua sorella: Anna capiva

poichè Laura era fuori di ogni legge umana e

libero, amando il marito di sua sorella, quasi un

sincero, e il peccato di Laura feriva così ogni

feriva così ogni legame di affetto e di decoro

legame di affetto e di decoro, che Anna vedeva

uccisa quando ella rifiutava di dimenticare l'amore di

di dimenticare l'amore di Cesare, nessuno avrebbe potuto

la bizzarra, ignota causa di questa immensa disfatta, la

delle sue forze, dentro di sè, rinasceva l'idea

idea atroce della insopportabilità di quel dolore, assai più

dolore, assai più forte di prima, quando ancora non

con una perfetta coscienza di quello che era la

inguaribilità della piaga. ¶ Prima di parlare con Laura, ella

ella era nell'ebetismo di un colpo sul cervello

Ah certo nel cuore di Laura la passione aveva

muliebre, ogni delicato pudore di fanciulla, tanto che si

non si era infranto di tenerezza: certo in quell

certo in quell'anima di donna che non aveva

germogliare tutti i sentimenti di orgoglio, di ambizione femminile

i sentimenti di orgoglio, di ambizione femminile, di vanità

orgoglio, di ambizione femminile, di vanità, tutta una volontà

vanità, tutta una volontà di vivere e di trionfare

volontà di vivere e di trionfare contro la felicità

e contro l'amore di tutti, lottando per la

quando si era trattato di salvare la propria esistenza

abbatteva. Nella fatale giornata di Pompei, adorando Giustino Morelli

bella! Nella sera fatale di Sorrento, quando Cesare Dias

femminile, a ogni manifestazione di affetto, a ogni diritto

affetto, a ogni diritto di donna e di moglie

diritto di donna e di moglie, in quella sera

aveva avuto tanta volontà di vincere quel fascino, ella

ella non aveva osato di respingere quel patto di

di respingere quel patto di perversità e di corruzione

patto di perversità e di corruzione, ella aveva detto

corruzione, ella aveva detto di sì, ciecamente, bestialmente, giuocando

potendo vendicarsi senza timore di esser punita, essendo nella

chiedeva ella, nella desolazione di tanta sconfitta. ¶ Non sapeva

contrario a ogni idea di rettitudine e di morale

idea di rettitudine e di morale, era tale un

d'ogni santo principio di equità, che ella non

amore. E sulla loggia di Sorrento, quando Cesare le

contro ogni suo sforzo di passione. Nulla le sarebbe

tanto, nelle sue mosse di statua che camminava, si

se le rotelline interiori di quel meccanismo ricominciassero a

il freddo, sulla loggia di piazza Gerolomini a parlare

ebbe un lungo minuto di stordimento, non sapendo più

Poi prese un fogliettino di carta e vi scrisse

pregherò la zia Sibilla di accompagnarti, essa non ha

puoi credere che assopimento di dolori è il viaggio

parola? ¶ - Questa. ¶ - Non credi di poterti pentire, di cambiare

credi di poterti pentire, di cambiare? ¶ - No, non lo

piangerebbe assai - disse Laura, di nuovo padrona di sè

Laura, di nuovo padrona di sè. ¶ - È vero - soggiunse

avere neppure l'aria di persona stanca, voltò le

po' schiuse, in espressione di stanchezza, le labbra. La

le labbra. La esitazione di Laura fu fugacissima. Ella

ebbe l'aria neppure di aver udito quella chiusura

aver udito quella chiusura di porta. Era sola, ormai

sorella, chiedendole la grazia di non amare più Cesare

bianca che si gonfiava di orgoglio, profferendole, tutto ciò

tale un morboso furore di gelosia, che aveva visto

lei nel collo bianco di sua sorella, un fiume

fiume rosso, un fiume di sangue che lasciasse la

creatura esangue, esanime, impedendole di poter dire mai più

che non voleva finire di amarlo. Ah un minuto

voluto uccidere la figliuola di sua madre! Adesso, con

faceva una profonda preghiera di ringraziamento al Signore, poichè

poichè le aveva permesso di soffrire senza vendicarsi. Pian

che era stata, capace di sopportare tutto il male

tutto il male, incapace di farne. E in quel

E in quel desiderio di soffrire senza vendicarsi, ella

ebbe come un approfondimento di anima, tanto che le

tanto che le parve di entrare nella regione degli

distacchi. ¶ Quando ella tentò di rialzarsi da quella disperata

non ebbe la forza di sollevarsi dall'umile giacitura

cui aveva ringraziato Iddio di non aver ucciso sua

parso, parlando con Laura, di vivere dieci volte di

di vivere dieci volte di collera, di gelosia, di

dieci volte di collera, di gelosia, di amore, di

di collera, di gelosia, di amore, di disperazione, in

di gelosia, di amore, di disperazione, in una vita

sola; e nella mancanza di ogni forza, ormai, e

ogni forza, ormai, e di ogni volontà, ella mormorava

distesa, con l'abbandono di un corpo morto. Non

spente: nella profonda atonia di ogni fisica volontà, solo

bello e pure austero di sua sorella, e il

labbra, e la impassibilità di quella figura innanzi a

innanzi a ogni emozione, di compassione, di paura, di

ogni emozione, di compassione, di paura, di vergogna: e

di compassione, di paura, di vergogna: e sentiva che

vedersi piegare innanzi, rossa di umiliazione, quella fronte superba

aveva avuto l'audacia di difendere il proprio peccato

avuto il feroce coraggio di non cedere, ferma nella

aveva trovato nessuna eco di generosità o di affetto

eco di generosità o di affetto nel cuore di

si ha il diritto di non credere nè a

Laura, scuotendo il braccio di Anna. ¶ - Oh che cosa

arsa adesso anche lei di collera e di dolore

lei di collera e di dolore, le tolse le

ma con una durezza di persona decisa a tutto

tu? Che diritto hai di essere in collera e

essere in collera e di parlarmi così? Non hai

paura? Neppure un minuto di paura, di sospetto, niente

un minuto di paura, di sospetto, niente? Mi minacci

le porte, nei convegni di amore: per essere sicuri

per essere sicuri, parlandosi di amore, baciandosi, bisogna chiudere

tu eri nella stanza di Cesare... io sono rientrata

me, va nella stanza di un uomo senz'amarlo

lagrime: e quella voce di sua sorella, fiera del

non sono l'amante di tuo marito, lo sai

fremi alla sua stretta di mano, ma lo baci

baci! Ma gli dici di amarlo! ¶ - Ebbene, questo appunto

non esser l'amante di tuo marito. ¶ - Il peccato

amante; sii esatta. ¶ - Varietà di vocabolo: non varietà di

di vocabolo: non varietà di colpa. ¶ - Anche le parole

così puro, è capace di arrossire più, sotto l

il pudore, tu, figlia di mia madre: tu hai

hai straziato il cuore di tua sorella, tu figlia

fuga, disonorato le tombe di tuo padre e di

di tuo padre e di tua madre, tu hai

una giornata intera, fuori di Napoli, in un albergo

Napoli, in un albergo di Pompei, sola, per una

sono stata l'amante di Giustino Morelli! - gridò involontariamente

Già: e neppure io di Cesare Dias - ribattè ridendo

sono stata l'amante di Giustino Morelli! - ripetette l

girare per la stanza, di nuovo, simile a una

dirigerti una sola parola di rimprovero, semiviva, egli ti

tese le mie braccia di sorella: e caritatevolmente, nella

io sono orribilmente gelosa di lui, ma io non

non resisto all'idea di questo amor tuo, io

tu che eri degna di un uomo giovane bello

mia anima è inebbriata di passione come la tua

tua, noi siamo figlie di Francesco Acquaviva e di

di Francesco Acquaviva e di Caterina Acquaviva: ebbene, Cesare

fece Laura, con moto di sprezzo. ¶ - Io mi ucciderò

Quella ebbe un minuto di pallore intenso, vedendosi inginocchiata

tanta era la forza di quell'animo, che seppe

cosa chiedi, in cambio di questo perdono? - ed ebbe

ed ebbe l'aria di accordare una grazia. ¶ - Laura

voto ardente, da anni, di poterti dimostrare quanto ti

più efficace, nel desiderio di vederti felice. Ma devi

se persisti, fatale idea di morte, se persisti! E

si troverà un'anima di uomo che sia alla

pareva alta, alta, avvolta di tenebre, con quella faccia

tenebre, con quella faccia di fantasma che usciva da

i grandi occhi neri di Anna avevano la fissità

fu un'indicibile contrazione di paura. Non disse nulla

con uno sforzo supremo di coraggio interiore, la sua

Laura ebbe un battito di palpebre: poi, superbamente, soggiunse

pacatamente, Laura si finiva di vestire: ma quando giunse

quando giunse al vestito di lana bianca, quando si

ai fianchi la cintura di amoerro bianco, Anna ebbe

Anna ebbe un accesso di collera, così impetuoso, così

ore prima, non più di quattro ore prima, in

corpo snello le braccia di suo marito - sotto i

le procurasse il piacere di una ingiusta e crudele

cosa. ¶ E infatti cavò di sotto il guanciale un

il guanciale un fascetto di rose bianche invernali, già

avevano unite, nel peccato di un bacio, le labbra

un bacio, le labbra di Laura e di Cesare

labbra di Laura e di Cesare. ¶ - Gitta quei fiori

non hai più diritto di pregarmi - rispose pacatamente Laura

le tempia disperatamente, cercando di riconquistare la propria volontà

propria volontà. ¶ Vi fu, di nuovo, un gran silenzio

nella faccia, si trovavano di fronte. Laura aveva intrecciate

quieta, in un'attitudine di riposo: ed Anna fissava

ore prima, a quelle di suo marito - sotto i

biondi come l'oro di sua sorella, che Cesare

labbra rosse e fresche di sua sorella, che Cesare

occhi chiari e sereni di sua sorella, dove le

sorella, dove le labbra di suo marito si erano

le ripresentava, nella figura di Laura, il fatto insopportabile

accennò a sua sorella di entrare. Laura passò, senz

ebbe soltanto un battito di palpebre: e la grande

della morte, quel giro di chiave: ma ella non

E poi, la stanza di Anna, in ordine perfetto

con la sua aria di stanza di donna felice

sua aria di stanza di donna felice, le diede

donna felice, le diede di nuovo un equilibrio morale

quelle labbra, quelle mani di nuovo, l'allucinazione furiosa

stento un moto istintivo di collera, vale a dire

collera, vale a dire di strappare dalla cintura di

di strappare dalla cintura di sua sorella, quelle rose

aveva veduto nella stanza di Cesare e che la

che la faceva inorridire, di nuovo! ¶ - Laura, tu sei

tu sei l'amante di mio marito! - proclamò Anna

pazza, Anna. ¶ - L'amante di mio marito, Laura. ¶ - Va

è un grave pericolo. Di' quel che devi dire

ribattè Laura, in atto di sfida. - Tu mi hai

tu eri l'amante di mio marito, no; non

è stata la delazione di un servo, no. In

mucchietto bianco, il fazzoletto di batista e merletti, tutto

e merletti, tutto molle di lacrime. Ella crollò il

vedendo quella gran miseria di cose che, malgrado la

disfatti sul collo, tremante di freddo, curva, camminante fra

ella indossò una veste di velluto nero, di foggia

veste di velluto nero, di foggia antica, con grandi

a chiudere un astuccio di gioielli: ella si fermava

e dopo un minuto di assorbimento, di vuotaggine di

un minuto di assorbimento, di vuotaggine di pensiero, ella

di assorbimento, di vuotaggine di pensiero, ella riprendeva il

velluto nero della veste. Di nuovo, si fermò, quasi

chiese Anna, non pensando di avere a due passi

E Vostra Eccellenza? - osò di chiedere la donna, vedendo

udendo la voce infranta di chi ha lungamente singhiozzato

abbassando gli occhi, vergognandosi di aver mostrato il suo

sentì l'origliere bagnato di lagrime: e scuotendo il

capo, con una espressione di rassegnazione, osò di dire

espressione di rassegnazione, osò di dire, con la familiarità

quel minuto, quella pietà di una serva le franse

considerata umilmente, nell'abbattimento di qualunque speranza, dinanzi al

a testa bassa. ¶ Sola, di nuovo. Non aveva avuto

aveva avuto il coraggio di chiedere se suo marito

mezz'ora fu trascorsa, di scatto, ella si levò

una lampadina da notte, di bronzo pompeiano, una piccola

sonni amorosi delle donne di Pompei. Anna prese questa

salone, ebbe un minuto di spavento, vedendo apparirvi una

suoi passi; ebbe paura di se stessa e forse

se stessa e forse di quello che andava a

diresse verso la stanza di Laura: e rapidissimamente, le

proporre a Giustino Morelli di fuggire insieme. Giustino Morelli

un morto, certo: una di quelle cose finite, una

quelle cose finite, una di quelle persone finite per

alla porta della stanza di sua sorella, tal quale

notte, poichè ella temeva di violare la santa innocenza

violare la santa innocenza di Laura, coll'aspetto folle

e guidata dalla lampadina di bronzo, giunse presso il

letto bianco e verginale di Laura. Come dormiva placidamente

chiuse avevano la tenuità di un petalo di fiore

tenuità di un petalo di fiore: tutto il bianco

volto, purissimo, era soffuso di un roseo mite: dalle

respiro, simile a quello di un fanciullo, e appena

guardava il sonno quieto di sua sorella. ¶ Guardava quel

turbare, che nessun sogno di tentazione, di sgomento, agitava

nessun sogno di tentazione, di sgomento, agitava. E quasi

non ferisse gli occhi di Laura. Ma ad un

un tratto, sulle labbra di quella dormiente apparve un

in un minuto secondo di visione; una collera dolorosa

proruppe la voce affannosa di Anna. ¶ Allora, la bionda

aridi e freddi occhi di quell'uomo bagnati dalle

lacrime, sotto la tortura di una novella emozione, in

come nel massimo grado di temperatura febbrile, mentre ella

da quei baci furiosi di Cesare, si era rialzata

sempre. ¶ Adesso Anna tremava di freddo: tutte le sue

malgrado il gran mantello di velluto azzurro zaffiro, foderato

velluto azzurro zaffiro, foderato di una molle e calda

atroce, quasi ogni sorgente di calore, di vitalità si

ogni sorgente di calore, di vitalità si fosse allontanata

un terrore la prendeva di essere scoperta là come

non poteva sopportarlo. Ma di nuovo, mentre ella si

portava il grande ventaglio di piume azzurre alla bocca

soffocare le sue grida di ribellione, le sue maledizioni

traditori, ella udì parlare, di nuovo. Era Laura questa

impetuosa, adesso, prendeva Anna, di entrare come una furia

urlando per la insopportabilità di quel fatto. Ma Cesare

con una voce velata di emozione: ¶ - Vattene via. ¶ - Perchè

braccio attorno alla cintura di Laura, la conduceva verso

alla sua spalla, guardandolo di sotto in su, così

repressa, riapparve sulla faccia di Cesare. Sulla porta essi

porta essi si baciarono di nuovo, sulle labbra, e

con la consueta presenza di spirito, egli prese una

passò da quel vano di porta nel salotto attiguo

trovò nel salone, e di là, sempre senza aver

intorno a sè, morendo di sdegno e di dolore

morendo di sdegno e di dolore, con un impeto

con un impeto cieco di distruzione. La cameriera venne

che stringeva il busto di broccato azzurro, ella udì

azzurro, ella udì bussare, di nuovo. ¶ - Anna, Anna - disse

Anna - disse la voce di Cesare, tranquilla. ¶ - Che vuoi

mentì ella, arrossendo anche di questa menzogna, ella che

si levò dal letto di dolore, nel cui bianco

della sua disperazione. Tremava di freddo, malgrado la gran

malgrado la gran coperta di piume che si era

e che nessuna fiammata di caminetto, nessuna pelliccia calda

neanche il meridiano sole di agosto sarebbe mai giunto

assumono, quasi per influsso di simpatia, l'aspetto dell

persone. Il lieve ventaglio di piume azzurre, buttato sopra

terra, col gran fiocco di nastro azzurro che trascinava

belle e orgogliose spalle di una donna felice, formava

felice, formava un mucchio di velluto e di pelliccia

mucchio di velluto e di pelliccia per terra; il

il corsetto del vestito di broccato azzurro, strappato, coi

con quella linea disperata di vestiti smessi, che pare

stati tolti alle braccia di una morta: e sul

alla rinfusa, le stelle di brillanti che avevano adornato

testa e il petto di Anna Dias in quella

lanciato via il filo di perle, che si era

a parlare sul volto di Cesare, sorridendo, con un

la bellissima creatura impallidiva di emozione. Quando Cesare baciava

Cesare baciava la mano di Laura, ella taceva: e

in cui le labbra di Cesare si posavano delicatamente

delicatamente, lungamente sulla mano di Laura; mentre quei due

mano bianca e fine di Laura era restata in

era restata in quella di Cesare, mollemente abbandonata: poi

stretto, indissolubile, le dita di Cesare, ad una ad

erano intrecciate alle dita di Laura. La fanciulla, che

gli occhi da quelli di Cesare, in quel momento

per sempre alla mano di Cesare: un sorriso lungo

lungo, fatto del languore di un'anima vinta e

domata, ma fatto anche di trionfo, per la presa

trionfo, per la presa di possesso dell'altra anima

che ha l'amore di annullare lo spazio fra

riproduzione visiva ed implacabile di quella silenziosa scena d

forte per destarsene, incapace di aprire la bocca per

per cacciare un suono, di levare una mano per

ischiudere le tende, incapace di muovere un piede per

per cui ogni linea di quel gruppo, ogni sfumatura

ogni sfumatura del volto di Cesare e di quello

volto di Cesare e di quello di Laura, le

Cesare e di quello di Laura, le si ripercuotevano

i suoi sforzi interiori di volontà, erano per poter

preso dalla sua cintura di amoerro bianco, il fascetto

amoerro bianco, il fascetto di bianche rose invernali che

le rose sulla spalla di Cesare. Poi aveva portato

profumo delle sue labbra di donna. E sorridendo, guardando

labbra, il bacio lungo di Laura sulle rose. Dopo

Laura sulle rose. Dopo di che, Laura aveva ribaciate

la testa. Gli occhi di Cesare e di Laura

occhi di Cesare e di Laura avevano lampeggiato. Mentre

e inebriante, le labbra di Cesare e di Laura

labbra di Cesare e di Laura si erano congiunte

occhi che avevano lampeggiato di passione, erano adesso velati

della sua vista, inferma di pazze visioni, invocando la

visioni, invocando la fine di quell'incubo mortale, ella

parola uscisse dalle bocche di Cesare e Laura, perchè

distratto il malefico incanto di quello spettacolo. Quelle due

Era uscito dal petto di Laura, dopo il bacio

sua mano da quella di Cesare e aveva fatto

vedeva a dieci passi di distanza, perfettamente. Il volto

distanza, perfettamente. Il volto di Laura era sconvolto. Una

labbra. Egli fissava Laura, di lontano, richiamandola a sè

a Laura la forza di togliersi da quel fascino

non ebbe la forza di andar via. Una contrazione

occhi si erano velati di lacrime, vedendola ritornare, baciò

labbra, in una furia di baci. E Anna, che

e nei capelli bruni di Anna, rialzati sul capo

erano fissate tre stelle di brillanti, tremolanti sullo stelo

collo un sol filo di perle. Quando ebbe finito

perle. Quando ebbe finito di vestirsi, mandò a chiamare

egli disse, in forma di promessa, per consolarla - e

d'animo il favore di un convegno. ¶ Ella accettò

nella loro antica casa di via Gerolomini, dove ella

Toledo, trovarono una quantità di carrozze che tornavano indietro

tragitto, o grandi landaux di famiglia, dove due genitori

un rancore, una collera di tutti coloro che avevano

ebbe un vivacissimo moto di dispetto, piegandosi fuori del

il cartellino rosso origine di tante delusioni; e quando

e costei la pregò di riaccompagnarla a casa; era

nel suo gran mantello di velluto azzurro zaffiro, foderato

velluto azzurro zaffiro, foderato di una pelliccia bianca morbidissima

aveva una certa speranza di trovare a casa Cesare

trovare a casa Cesare, di passare almeno mezz'ora

e non aveva costume di affrettarsi, neppure quando gli

altra volta al largo di Gerolomini: ella si licenziò

e disse al cocchiere di tornare immediatamente a casa

che Anna era uscita di casa: e tornando ella

ella, istintivamente, gli disse di non suonare. Voleva fare

alla porta della stanza di Cesare, a quella porta

col corridoio della camera di Anna. Questa porta, innanzi

sempre con l'intenzione di fare una lieta sorpresa

in penombra, poichè, Cesare, di dentro, aveva abbassato le

abbassato le due portiere di pesante velluto oliva. Una

improvvisa, impedì ad Anna di sollevare la portiera e

sollevare la portiera e di farsi vedere: ed ella

vedendo benissimo, dalla linea di apertura delle portiere, tutta

portiere, tutta la stanza di Cesare illuminata, udendo tutto

con una bellissima gardenia di un bianco avorio all

dei suoi grandi seggioloni di cuoio, appoggiando la bella

solo. ¶ Laura, tutta vestita di quella morbidissima lana bianca

flessuoso, con un fascetto di rose bianche d'inverno

passato nella larga cintura di amoerro che le girava

artisticamente intorno al pettine di tartaruga, e formanti quel

Laura, era nella stanza di Cesare. Ella non era

era seduta in una di quelle poltrone di velluto

una di quelle poltrone di velluto oliva, sparse qua

nè su qualche sgabello di legno scolpito, di cui

sgabello di legno scolpito, di cui la camera era

provvista; nè sul seggiolone di cuoio, dirimpetto a Cesare

nè sull'altro seggiolone di cuoio, accanto a Cesare

Cesare era sdraiato: seduta di fianco, alla birichina, e

scarpetta nera tutta ricamata di perline e da una

e da una calza di seta nera traforata, un

sulla spalliera del seggiolone di Cesare: ed ella, stando

indifferenza di Cesare e di Laura, per la sua

evitavano loro l'aspetto di una pallida e triste

sempre in uno stato di sogno e per cui

cose sembravano scolorate; capiva di esser loro di peso

capiva di esser loro di peso. ¶ - Essi sono lieti

Cesare, un po' preoccupato di questo inguaribile stato di

di questo inguaribile stato di tristezza di sua moglie

inguaribile stato di tristezza di sua moglie, aveva cercato

sua moglie, aveva cercato di scuoterla; e ne erano

sarcasmi, dalla fredda collera di suo marito, non aveva

le dava il diritto di atteggiarsi a vittima, che

E spero che finirai di seccarmi un giorno o

che ti sei assunta, di seccare? ¶ - Meglio morire, meglio

uscire da quello stato di desolazione in cui si

profondando, volle rivivere, cercare di essere, almeno nelle apparenze

che il piacere fantastico di un minuto, anima senza

era come il fuscello di legno secco e fragile

neppure lontanamente il fiore di primavera: giammai, dunque, ella

lui, ella era presa di lui, inguaribilmente, sino alla

Dias incoraggiava questo annegamento di Anna nelle cure frivole

esterne della mondanità, lieto di avere una donna che

donna che si occupasse di cappelli, di ricevimenti, di

si occupasse di cappelli, di ricevimenti, di teatri, di

di cappelli, di ricevimenti, di teatri, di mode, che

di ricevimenti, di teatri, di mode, che si facesse

in fondo dell'anima di Anna vi era una

bambola vestita ogni giorno di nuovi cenci, che trascinava

delicate mani il ventaglio di piume bianche e sentendosi

dolore; quello così volgare di diventare una donna alla

a una donna bella, di trasformarsi in una stella

ornate come lei, cariche di gemme sorridenti, con gli

aveva più la forza di sorridere; i più fini

corbelleria? ¶ - Mah!... qualche cosa di molto stravagante... ¶ Una sera

sera, verso la fine di gennaio, Anna doveva andare

Carlo; era una serata di prima rappresentazione. Durante il

frase, con una intonazione di galanteria perfetta. ¶ Ella arrossì

la quale si aumenta di amabilità. ¶ E che importava

un'altra, purchè fingesse di volerle bene, tutto era

bene, tutto era guadagnato di fronte al disprezzo e

indifferenza; e quell'idea di ritornare insieme, dal teatro

inebbriava come un convegno di amor proibito. Suo marito

ella giurato, sulla terrazza di Sorrento, che voleva essere

prima volta un vestito di broccato azzurro, con un

indovinata, che la carnagione di avorio di Anna ne

la carnagione di avorio di Anna ne aveva un

screziato, qua e là, di piccole e grandi stelle

piccole e grandi stelle di brillanti, lembo di cielo

stelle di brillanti, lembo di cielo in una notte

triste: il suo amore, di quelle tinte dolci dell

autunno, prendeva un po' di carattere sentimentale. Anna stava

portar via, certi vasellini di fiori, uno stracciacarte, un

presto, fra una quindicina di giorni. ¶ - Non so, Caracciolo

la solitudine. ¶ - Vi languirete di tristezza... - egli mormorò. - Invece

sottovoce. ¶ - Non vi pare di essere un po' egoista

anche la rara dolcezza di potervi vedere? Ma non

forse egoista. Ma chi di noi non è capace

noi non è capace di male? L'essere più

intuendo che si trovava di fronte al segreto di

di fronte al segreto di Anna, al fenomeno spirituale

vi ho sofferto. ¶ - Più di Napoli? ¶ - Più di Napoli

Più di Napoli? ¶ - Più di Napoli. ¶ - E perchè? ¶ - Così

stesso, in quella difesa di Cesare. ¶ - E voi, non

già, ma mi contento di desiderarlo. E vedete, come

io sarei così contento di esservi di conforto in

così contento di esservi di conforto in qualche modo

amico? In un minuto di dolore mi rammenterete? ¶ - Sì

Tribunali, nel vecchio palazzo di famiglia. Ma la mia

aspetto: quando avrete bisogno di un amico, di un

bisogno di un amico, di un cavaliere, di un

amico, di un cavaliere, di un servo, ricordatevi che

passeggiate a piedi, cercando di stancarsi, evitando di parlare

cercando di stancarsi, evitando di parlare, vivendo in una

vivendo in una specie di sonnolenza morale, in cui

ogni tanto, in atto di compassione, considerandola malata, continuavano

malata, continuavano a godere di quella libertà che avevano

Anna aveva tentato invano di ricorrere alla religione, per

nuvola fantastica, al contatto di quella passione terrena che

inginocchiata innanzi alla grata di metallo, ella non osò

anime innamorate: vaghe consolazioni, di cui svanì subito la

usciva, camminando a guisa di sonnambula, per lunghe ore

giornata, distesa sulla sedia di riposo, o buttata addirittura

dorme - diceva il cameriere di Cesare al padrone. ¶ - Sta

La signora ha mal di capo, non viene a

colazione - diceva la cameriera di Anna a Laura. ¶ - Va

lunghi fremiti e stringimenti di cuore, per cui sembra

erano creature superiori, degne di adorazione ed ella le

voluto buttarsi al collo di Laura e piangere su

pentimento: ma temeva tanto di offendere il candore di

di offendere il candore di sua sorella! Quante volte

volte, nei rari minuti di espansione che adesso le

con le sue arie di compatimento, ed ella arrivava

partenza da Sorrento, sperando di trovare a Napoli una

e fuggiva la presenza di suo marito e di

di suo marito e di sua sorella, non potendo

non potendo sopportare più di vederli insieme, seduti accanto

accorgeva bene dell'indifferenza di Cesare e di Laura

massima libertà alle relazioni di suo marito e di

di suo marito e di sua sorella, per frustare

fraterno. Si accorgeva, Cesare, di quest'ansietà segreta, di

di quest'ansietà segreta, di questi fremiti, di queste

segreta, di questi fremiti, di queste morbose e tormentose

cui avvampava la passione di Anna? Forse. Ogni tanto

gli occhi chiusi, cercando di farsi baciare ancora. ¶ - Che

Cesare: io sono gelosa di te. ¶ - E di chi

gelosa di te. ¶ - E di chi, Anna? - chiese lui

a un tratto, imperioso. ¶ - Di tutte. Se tu tocchi

tu tocchi una mano di donna, Cesare, io mi

io mi sento dilaniare. ¶ - Di qualunque donna? ¶ - Di qualunque

dilaniare. ¶ - Di qualunque donna? ¶ - Di qualunque donna. ¶ - Di nessuna

donna? ¶ - Di qualunque donna. ¶ - Di nessuna, in particolare? ¶ Ella

secondo: una esitazione fugacissima. ¶ - ... di nessuna, in particolare. ¶ - Fisime

era un suo movimento di soddisfazione. ¶ - È amore, amore

Non credo che morirai di morte violenta - soggiunse lui

Morirai a ottant'anni, di morte naturale - concluse Cesare

sua voce si velava di rancore, ed Anna finiva

là, dell'oro. Più di una volta, in qualche