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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Guido Da Verona, Colei che non si deve amare, 1910

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
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1910
stoffa tenue sul candore di quella nudità. ¶ Intorno a
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1910
maniche leggermente tremare. Una di quelle sperse lucciole, volando
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1910
peso, non si accorse di avere sopra la fronte
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1910
bocca! ¶ Un attimo ancora di silenzio: ¶ — Non mi amerai
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1910
mi amerai più?... ¶ Come di schianto, ella si piegò
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1910
volare intorno. ¶ Allora, fuor di senno, egli s’avventò
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1910
pur esauste la raccolse di peso, e perchè non
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1910
con ogni forza, cercò di morderlo, cercò di urlare
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1910
cercò di morderlo, cercò di urlare; ma non poteva
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1910
la sua bocca. Cercò di fargli male agitandosi quanto
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1910
greve, come il peso di una creatura morta; la
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1910
bocca senza fiato cessò di mettergli bava e sangue
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1910
braccia, passò nel raggio di luna che bagnava il
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1910
terrazzo come un fascio di bianca elettricità, e, traversata
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1910
sè stesso. ¶ Il capo di lei dormiva rovesciato sul
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1910
lembo spiovente nel raggio di luna. ¶ — « Ora, — egli disse
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1910
t’ucciderò. » ¶ E trasse di tasca un’arma lucida
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1910
presso; rumore assordante, come di gente che sopravvenisse, urlando
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1910
era impressa una traccia di sangue, che la faceva
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1910
ai labbri una specie di riso estatico, inerte, come
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1910
un narcotico, la bocca di chi soffre un dolore
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1910
freddo metallo dell’arma; di nuovo palleggiò fra le
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1910
accendevano scintille come sprazzi di fosforo. ¶ Premere appena, poggiando
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1910
persona giacente; una specie di urto improvviso nelle due
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1910
occhi fuggenti, un po’ di saliva lucente agli angoli
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1910
visibile, tranne il senso di questa parola: morta. E
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1910
morta. E un filo di sangue, sottile come la
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1910
per non trascinare al di là dell’ultimo rantolo
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1910
quasi con la paura di compiere un sacrilegio, immerse
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1910
si mise a dar di cozzo contro le pareti
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1910
sempre più il cerchio di quel brancolare gli fece
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1910
allora la tentazione suprema di possederla pur una volta
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1910
pur una volta prima di spegnere la vita in
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1910
quel lieve cuore, prima di addormentarla nel sonno dal
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1910
vene la spasmodica voluttà di quella morte. ¶ Ora finalmente
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1910
odio bello, nitido, sicuro di sè. Ed appunto perchè
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1910
appunto perch’era sicuro di poterla uccidere, si dilettava
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1910
come lui nel desiderio di appartenergli, quando la sua
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1910
al peccato. ¶ Ecco, e di nuovo era in suo
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1910
raccontava i suoi giorni di fuga, le lunghe ore
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1910
inanemente, le voluttà prodigiose di que’ sogni e la
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1910
le diceva, — senza numero di volte nella mia solitudine
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1910
a poco il gaudio di vederla mirabilmente spogliata. E
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1910
por stendere una specie di velo glauco su la
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1910
pieni d’impudicizia e di splendore, simili a due
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1910
due conocchie straordinarie gonfie di lana da filare. ¶ Egli
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1910
con gli occhi pieni di uno spavento enorme, davanti
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1910
e falla morire. » ¶ Poi, di nuovo, sottraendosi a quella
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1910
un giorno del mese di Marzo, quando sei venuta
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1910
scandalo e si evita di salutarmi... Lo sai? Vuol
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1910
insieme, su le rive di un certo lago... Ma
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1910
gli occhi lucentissimi: ¶ — Passavo di qui, — rispose; — il muro
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1910
è alto; ebbi voglia di farti una visita. ¶ — Perchè
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1910
profonda. ¶ — Ah!... Forse pensavi di non rivedermi più? Avevi
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1910
mi volevi, ero tua; di me avresti potuto fare
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1910
cui fuggisti, potevi fare di me quello che ti
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1910
poich’ gli taceva, percosso di meraviglia. ¶ — Ma ora cosa
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1910
sei divenuta L’amante di Rafa? ¶ Ella volse gli
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1910
T’ha forse presa di violenza? ¶ — No. ¶ — E allora
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1910
ami? ¶ — No. Ho detto di no. ¶ Ella intuì che
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1910
pur vero. ¶ Una specie di vertigine passò negli occhi
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1910
una follìa, un momento di leggerezza, una cosa impreveduta
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1910
ho commesso l’errore di salire una scala... Non
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1910
non aveva più paura di lui, gli parlava quasi
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1910
dunque... ¶ Nella terribile semplicità di queste parole ella radunava
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1910
del suo piccolo cuore di donna, scioglieva il suo
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1910
le nocche sul tavolino di vimini, che oscillava. ¶ — Dunque
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1910
in attesa delle parole di lui. E si esaminavano
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1910
attenti; l’uno cercava di leggere nel cuore dell
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1910
cose... ma ho paura di te. ¶ — Ed hai ragione
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1910
sala semibuia la figura di Lazzara comparve, piena d
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1910
risonanza della notte riempiva di sonorità la casa profonda
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1910
stessa cosa io pensavo di te. Ma evidentemente mi
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1910
Allora che vuoi? ¶ — Prima di tutto ascoltarti. Avevi molte
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1910
inoltrata notte qualche alito di frescura, in alto, per
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1910
poi ebbe forse pietà di quel dolore. ¶ — Non ho
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1910
guardò con una specie di sperdimento, quasi cercando nel
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1910
qualsiasi che gli permettesse di non credere a quelle
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1910
risoluta, quasi nemica. ¶ E di nuovo si levò: ¶ — Senti
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1910
Sono stato nella casa di mio padre, dove tu
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1910
apertamente, perchè mi accusano di aver concluso il tuo
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1910
il tuo mercato. Ma di questo non ti rimprovero
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1910
fondo a tanti cuori di donna. Di ciò si
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1910
tanti cuori di donna. Di ciò si avvide con
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1910
volle credevi ancora; cercò di non arrendersi, di riafferrare
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1910
cercò di non arrendersi, di riafferrare con un’estrema
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1910
contraffatto, e la minaccia di sentirsi toccata, baciata, posseduta
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1910
scordare tutta la miseria di questi giorni. Se tu
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1910
mi sento la forza di ricominciare un’altra volta
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1910
la vita, e lontano di qui, lontano da tutte
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1910
mi sento la forza di giungere ad ogni cosa
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1910
attraverso la notte, via di qui, via da tutti
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1910
verso la fredda bocca di lei la sua bocca
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1910
per arrendersi al dramma di quell’ora che passava
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1910
e sotto la febbre di quegli occhi ella s
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1910
un pudore istintivo cercò di raccogliere la stoffa tenue
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1910
terribile dramma d’amore di cui possa l’anima
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1910
forse perchè incapaci entrambi di sopportarne la tragici e
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1910
pericoloso come il gesto di chi ghermisce e di
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1910
di chi ghermisce e di chi si lascia ghermire
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1910
lanciava in alto vampe di profumi forti come un
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1910
casa pressoché deserta, piene di stanze vuote, profonde, capaci
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1910
stanze vuote, profonde, capaci di custodire nel lor silenzio
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1910
sua bellezza era qualcosa di eccessivo e di assurdo
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1910
qualcosa di eccessivo e di assurdo, quasi di crudele
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1910
e di assurdo, quasi di crudele, poiché non dava
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1910
ma una folle rabbia di peccati e di lussurie
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1910
rabbia di peccati e di lussurie, un tetro bisogno
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1910
lussurie, un tetro bisogno di soffocare nello spasimo del
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1910
dileguato, come un flocco di nebbia nel sole. Ora
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1910
Era pur lei, vestita di una mussola fina, quasi
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1910
lei, fra le pieghe di quella vestaglia trasparente, che
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1910
con la sua cintura di vespa e le sue
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1910
tenesse raccolto uno scoppio di riso, con la sua
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1910
con la sua bocca di donna perduta, lei, con
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1910
oro, come il riflesso di una cosa d’oro
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1910
delle sue vene gonfie di sonorità. ¶ E gli venne
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1910
polsi, una voglia rabida di stringere, di affondare l
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1910
voglia rabida di stringere, di affondare l’unghie acute
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1910
sangue quando sprizza, o di mordere forte, coi denti
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1910
istessamente… ¶ Ma gli sembrò di non poterla toccare ancora
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1910
non poterla toccare ancora, di non essere così forte
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1910
alito, quel dolce odor di lei lo vinceva, lo
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1910
gli desse la voglia di giacerle insieme, solo per
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1910
stordivano, ed egli cercò di ribellarsi al lor funesto
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1910
aspramente, con un riso di scherno, poiché la vedeva
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1910
femminile, con cui sapeva di esercitare un così grande
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1910
così grande imperio sovra di lui, e sommessamente, quasi
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1910
la sua propria duplicità di femmina quasi tentava di
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1910
di femmina quasi tentava di adescarle, sentendo il pericolo
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1910
sofferenza, l’atto brutale di quelle mani minacciose, lo
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1910
mani minacciose, lo scoppio di quella collera sinistra. E
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1910
Vedi cos’hai fatto di me? ¶ Buttò indietro il
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1910
ebbe orrore o terrore di quel devastamento, e, quasi
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1910
una parola incomprensibile, forse di smarrimento, forse di pietà
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1910
forse di smarrimento, forse di pietà. ¶ — No, — egli riprese
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1910
con uno sguardo pieno di avversione, come se odiasse
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1910
se odiasse ogni cosa di quel luogo dov’ella
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1910
illuminata da un raggio di luna si vedeva per
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1910
vasta sala terrena, piena di quei mobili raccogliticci, che
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1910
quel disordine una specie di azzurra oscurità. ¶ L’uomo
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1910
L’uomo, lo spettro di colui ch’era stato
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1910
attenti ad ogni gesto di lui. ¶ Allora il giovine
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1910
continuare su quel tono di burla. ¶ — Mi ricordo, — incominciò
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1910
lanosa. Una vasta nube di polvere oscillava lungamente sopra
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1910
sopra la strada prima di posarsi dietro il lor
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1910
lor passare; un cagnaccio di pel fulvo, con la
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1910
Cardo era un ragazzotto di spalle robuste, con una
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1910
una testa massiccia, crespa di capelli nerissimi, ed aveva
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1910
ghiande mature. Dai calzoni di ¶ frustagno rimboccati a mezzo
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1910
lucenti; i piedi, opachi di polvere, si muscolavano con
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1910
nelle sue dure caviglie di camminatore. ¶ Egli guardò sopra
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1910
e rise forte. ¶ — Buon ! ¶ — Buon dì. ¶ — Fa sole
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1910
forte. ¶ — Buon dì! ¶ — Buon . ¶ — Fa sole... ¶ — Che sole
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1910
pan nero, un po’ di formaggio, una manata di
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1910
di formaggio, una manata di ciriege, e venne a
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1910
nude, con qualche fil di fieno tra i biondi
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1910
persona tramandava un odor di selvatico. ¶ Ma egli non
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1910
forte. ¶ Non un rumore di gente, o d’animali
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1910
o d’animali o di cose, non un correre
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1910
acque, non un tremar di foglie; non altro che
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1910
altro che un gridìo di cicale, ma così tenace
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1910
quel fieno, qualche fil di paglia la pungeva nel
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1910
fermentazione d’un tino di mosto. ¶ Era un pomeriggio
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1910
Sentendosi bella, ebbe vergogna di sé. C’erano intorno
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1910
C’erano intorno sciami di zanzare, che a lei
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1910
corrente. Le avevan narrato di certi grandi velieri, con
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1910
come una casa, e di più grandi navi senza
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1910
immenso, davanti all’anfiteatro di una città splendidissima. ¶ Certa
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1910
luminosi, tra i filari di pioppi dal fogliame d
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1910
che buttava un mucchio di cordami vecchi nel suo
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1910
saltarvi dentro. ¶ — Sette ore di fiume, — questi fece, senza
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1910
egli una barba color di rame con qualche venatura
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1910
in capo un berrettaccio di lana, che aveva preso
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1910
si coricò. Lazzara, piena di confidenza, gli si distese
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1910
un romor secco come di cosa stracca. ¶ Le due
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1910
c’era un quarto di luna che saliva su
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1910
nel cielo, tra fiocchi di nuvole, con rade stelle
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1910
Ella prese quel po’ di cena e si mise
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1910
si mise a narrargli di sè, tinta una fiaba
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1910
dietro, nel fiume sparso di firmamento, una scìa tremantissima
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1910
che ricadeva in gocciole di stelle. Dalle due rive
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1910
chiarore della luna, spargendosi di quel bianco tremito che
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1910
urtaron contro il tavolino di giunchi; la lampada si
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1910
innanzi, con una specie di oscillazione, di tremito, nella
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1910
una specie di oscillazione, di tremito, nella sua persona
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1910
per l’uomo, un di que’ silenzi ambigui che
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1910
sopraffatto da una specie di fascino; e, stando fermo
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1910
per quello sguardo pieno di miseria, ella comprese di
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1910
di miseria, ella comprese di non doverlo ancor temere
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1910
viso con una specie di obbedienza, disse piano a
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1910
disse piano a Lazzara di andarsene via. ¶ Costei esitava
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1910
era saputo più nulla di lei, finchè un un
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1910
notte, un po’ ebbra di quella solitudine. ¶ — Dormirò più
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1910
e tornò sulla poltrona di vimini, presso il lume
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1910
molti e sono pieni di miracolo, signora. Talvolta sogno
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1910
dovrò fare, assai lontano di qui. ¶ — Dunque pensi che
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1910
fanciulla. ¶ — Sì, signora; più di quattro anni. ¶ — E ne
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1910
non dimenticherò. ¶ — Raccontami ancora di te, Lazzara. Non ho
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1910
tra gli altari bianchi di gigli, nei mattini di
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1910
di gigli, nei mattini di primavera. E poi, quando
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1910
rigorosa, nei cortili pieni di sole, al di là
203
1910
pieni di sole, al di là dalle nude muraglie
204
1910
limpida, i boschi odorosi di timi e di resine
205
1910
odorosi di timi e di resine, ove sono i
206
1910
desta, in un chiarore di stelle, nel silenzio altissimo
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1910
sola, con quel crocifisso di ferro che dalla nuda
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1910
cella, certe continue vampe di chiarità, quasi tangibili, come
209
1910
due luci, due scintille di fosforo, ferme, che l
210
1910
ciglio del muro. E di là vide una fila
211
1910
là vide una fila di case addormentate, con un
212
1910
pendeva da un fil di rame, fra due muri
213
1910
in quelle bianche fiumane di luce che sopra lei
214
1910
cadere... ¶ Correva, correva, parendole di volare, buttandosi tutta viva
215
1910
Camminò. Le messi abbondavano di spiche mature, le viti
216
1910
all’altro, quasi bianche di grappoli in fiore. Passò
217
1910
rivide la primavera odorosa di fiori, satura di linfe
218
1910
odorosa di fiori, satura di linfe, chiassosa di nidi
219
1910
satura di linfe, chiassosa di nidi, limpida di ruscelli
220
1910
chiassosa di nidi, limpida di ruscelli, gaia di canzoni
221
1910
limpida di ruscelli, gaia di canzoni; l’estate adorna
222
1910
canzoni; l’estate adorna di pannocchie d’oro, dal
223
1910
mondo distrutto, un atomo di luce distrutto, non appariva
224
1910
strepiti nel buio, come di gente che sbucasse dai
225
1910
rami, e le pareva di sentirsi ghermire. Poi, nell
226
1910
In faccia dal vento di quelle ali enormi, persi
227
1910
simili ad un tribunale di spettri, e stettero a
228
1910
che bruciavano come fiamme di fosforo nella spaventosa oscurità
229
1910
vuotava i suoi tesori di stelle, rovesciava i suoi
230
1910
per l’infinito, corrusco di mille arcobaleni; eran diademi
231
1910
e scorrevano tra fiumane di etere fosforescente; erano stelle
232
1910
che stava sul declivio di montagne gigantesche, e brillava
233
1910
montagne gigantesche, e brillava di fiumi scintillanti, ed era
234
1910
ed era tutto imbevuto di primavera come un roseto
235
1910
sdraiata sopra un mucchio di fieno, tra due siepi
236
1910
tra due siepi cariche di frutti rossi, all’ombra
237
1910
gelso basso e contorto. Di là dalla siepe correva
238
1910
fratte arsicce che avvampavan di selci vive e di
239
1910
di selci vive e di ginestre in fiore. Venne
240
1910
fiore. Venne a passar di lì Cardo, il pastore
241
1910
nella sua consumata persona, di potergli forse dare un
242
1910
rispose impallidendo. ¶ Il fratello di Loretta riprese: ¶ — Un giorno
243
1910
persona, io sentivo anche di lontano, la notte, il
244
1910
Nella sua verginità, piena di nervi, piena d’impazienze
245
1910
oggetti, un odore incancellabile di sè. Anch’ella soffriva
246
1910
roteasse tutto un mondo di cose vertiginose... Ma perchè
247
1910
sola. Ho lottato contro di me, contro di lei
248
1910
contro di me, contro di lei, con un eroismo
249
1910
un’amante. Ma, invece di prenderla, invece di concedere
250
1910
invece di prenderla, invece di concedere a lei ed
251
1910
liberazione. Mi odiavo, sentivo di me lo spregio che
252
1910
vita irremediabilmente, son pieno di rimorso, ne trabocco... E
253
1910
mondo che il desiderio di possedere lei... ¶ Fece un
254
1910
Lei sola è colpevole di tutto questo, ma l
255
1910
amore. Vedi, son pieno di rimorso, e forse ti
256
1910
Nella piccola sala, piena di quella voce sorda, un
257
1910
voce sorda, un occhio di sole si mise a
258
1910
IX. ¶ Faceva una notte di stelle nella piena estate
259
1910
era uscita in cerca di lucciole, e tornava portandone
260
1910
soffusi d’un colore di cenere spenta. ¶ — Molte ne
261
1910
gradini con una leggerezza di gatta selvatica, venne davanti
262
1910
Guardate. ¶ Aperse il grembiule di colpo, e le lucciole
263
1910
fatui, nella notte piena di stelle. ¶ Risero entrambe d
264
1910
squillò dal terrazzo carico di vanzianelle sopra il silenzio
265
1910
silenzio del giardino fragrante di pollini maturi. ¶ Un lume
266
1910
ardeva sopra un tavolino di giunchi; torme di moscerini
267
1910
tavolino di giunchi; torme di moscerini aliavano per intorno
268
1910
vestaglia scollata, in fìl di lino. Noiata e stanca
269
1910
sentita la voglia nè di uscire a piedi per
270
1910
pesava la vendemmia, nè di correre per le strade
271
1910
le strade maestre, bianche di polvere, tra le infinite
272
1910
le infinite messi cariche di frumento, al trotto dei
273
1910
noleggiati presso un vetturale di que’ dintorni. Ma invece
274
1910
addormentata su la poltrona di vimini, presso il lume
275
1910
giornali d’illustrazioni e di mode, ch’eran scivolati
276
1910
gonna infatti qualche fil di fieno. ¶ Certo se n
277
1910
era andata in cerca di lucciole, per trovarsi fuori
278
1910
le notti passate fuor di villa ed i mormorii
279
1910
come un denso pulviscolo di stelle. ¶ Eran diventate amiche
280
1910
univa e qualcosa forse di concorde nel dissimile cuore
281
1910
nel dissimile cuore. Lazzare di occupava di governar la
282
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cuore. Lazzare di occupava di governar la casa, ripuliva
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ripuliva, rasettava, ricuciva, dava di mano alla cuoca, faceva
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cuoca, faceva un po’ di stiratura; ma quantunque non
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discorrevano insieme, a lungo, di cose lievi, lievi come
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nàtale da un amore di strada maestra, fra le
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seco per far opera di carità e voleva educarla
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per un ismodato ¶ amore di libertà; e non s
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le scale della casa di Clara Michelis egli provava
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quel giorno un’onda di sensazioni confuse; guardava con
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guardava con una specie di curiosità l’aspetto di
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di curiosità l’aspetto di que’ muri adorni d
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adorni d’antichi affreschi, di quegli scalini larghi e
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contati macchinalmente nel salirli, di quella ringhiera in ferro
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polvere: guardava l’aspetto di quel grande arazzo, che
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attimo riviveva una storia di molti anni, la storia
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molti anni, la storia di tutte le cose ch
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tra i molti vasi di fiori che odoravan troppo
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erano date a lui, di sera, nell’ombra, con
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ravvolta in un colore di poesia, con l’anima
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sua semplicità era qualcosa di prezioso; l’essenza intima
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fatte piangere! Quante ore di sconforto aveva portate in
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egli pure da una di quelle tempeste che soverchiano
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poteva nascondersi l’evidenza di quello sfiorire, il doverlo
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un rancore ingiusto contro di lei. Nel ridere, la
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po’ stanchi, s’increspavano di leggerissime rughe; intorno alle
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che sentiva il freddo di quelle ombre, né dirle
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un altro amore, anche di strada, ma sul quale
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in tutte le creature, di piacere ad un’altra
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piacere ad un’altra, di ricevere da un’altra
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penetra un senso vago di maternità, si fonde una
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sororale, nasce un bisogno di proteggere, di consolare, di
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un bisogno di proteggere, di consolare, di porgere aiuto
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di proteggere, di consolare, di porgere aiuto, come se
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se nel suo cuore di amante vivesse insieme la
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misericordia d’una suora di carità. ¶ Ed è forse
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con il quale cerca di piacere. Nel suo commiato
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verità: segni troppo incapaci di esprimere il colore dell
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loro, anzi una specie di concitazione così forte, così
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ebbe la bontà suprema di sorridergli, pur nello strazio
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i capelli come faceva di consueto. ¶ Egli prese la
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in quelle lunghe settimane di tormento, mai la dolcezza
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essere, sotto la carezza di quella mano timida, sentì
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d’esser buono, quasi di comunicare a lei tutto
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silenzio, con una specie di religione, trattenendo a forza
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luogo vicino al dolore di lui. ¶ Lontana, troppo lontana
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da un ostacolo maggiore di tutte le volontà, l
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provarono ancora il conforto di affacciarsi uniti sopra quella
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sopra quella vacuità incolmabile, di fondere il loro spavento
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il loro spavento insieme, di guardare con occhi fraterni
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1910
lucidi, che parevano pieni di sole... ¶ — Sono stanco, — egli
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umiltà il suo perdono di sorella e d’amante
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contro sè stessa. Poi, di scatto, sorse in piedi
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inginocchiata: ¶ — Non hai orrore di me? — chiese, fissandola. ¶ Clara
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così piano che appena di udì. ¶ E tremava. Ma
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Vivo in una specie di vertigine. Son venuto da
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che una piccola tavolata di gente con la quale
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le decime dalle tavole di gioco, andava spolverando qualche
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era sempre stato largo di mance, ben sapendo che
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è spesso in mano di costoro. ¶ — Come stai, Pietro
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Cosa c’è stato di nuovo in questi giorni
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rassegnazione, il freddo compatimento di coloro che da venti
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Pettegolezzi? ¶ — Eh, si sa... Di quelli se ne fanno
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Spada, per la partita di domino che in estate
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colazione. Il primo finse di non vedere il Del
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Del Ferrante, l’altro di lontano gli disse: ¶ — Addio
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onorari... Perbacco! ¶ Alcuno rise di nascosto, sogguardando il Rigoli
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gran desolazione gli pareva di voler bene a quegli
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andavano tessendogli una corona di spine. ¶ — Come vedi, — riprese
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una stretta al cuore; di nuovo sentì nascere un
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avevan dunque nessuna pietà di lui? Non lo vedevano
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della testa in biglietti di andata e ritorno; ci
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con un risolino pieno di malizia. ¶ — E sono molti
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che sono in luna di miele. C’è il
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ha chiesto tre mesi di licenza, per fare, lui
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parole messo al corrente di tutta la situazione estiva
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aveva ella tutto pervaso di un amor senza pace
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infamante, l’aspro epiteto di lenone, gli sibilava nelle
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ingiuriosa. Ecco: l’accusavano di aver venduto la sua
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sorella al ricco libertino, di aver tramato nell’ombra
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il mercato fraterno, forse di averne già riscosso il
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strada la notizia correva di bocca in bocca, ad
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ogni limitare si parlava di lui, di lei, dell
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si parlava di lui, di lei, dell’altro; era
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cervello esagitato la voce di tutte le cose; era
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suo nome, il nome di lei, che volava nelle
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la cenere avrebbe illuminato di un crudele rossore il
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suo pubblico dileggio. Scappatagli di dosso la sua veste
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dosso la sua veste di gentiluomo avventizio, anche i
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E udiva rinchiudersi dietro di sè, con un sordo
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avverse vedeva, bocche orlate di scherno, occhi obliqui volgersi
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1910
al vento come pugno di cenere; l’invincibile signoria
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novamente nel suo cerchio di privilegi — e questa volta
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l’hai portata fuori di casa per il primo
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Ed allora si ricordò di quel primo giorno ch
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al polso, il braccialetto di Rafa, e ricordò tutto
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primo sguardo colpevole. ¶ Invece di ammonirla s’era fatto
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allora un infinito bisogno di tutti, e si volse
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allora solamente si ricordò di una donna ch’egli
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sempre a tendersi verso di lui col gesto ineffabile
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fulgori e grandi circoli di sole, che gli roteavano
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cuore gli si aprì di tenerezza come a colui
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maestra, veda finalmente sorgere di lontano il tetto di
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di lontano il tetto di una casa ospitale. ¶ Avviene
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forse, intorno alla fronte di quell’uomo debole che
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disse, — ti permetti tu di condannare tuo padre e
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quando avevamo più bisogno di te? Cos’hai fatto
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tu, per poter giudicare di noi? Ci hai voltato
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l’hai portata fuori di casa per il primo
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1910
pensò che accusavano lui di averla buttata nelle braccia
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era stata solamente quella di corrompere, di perdere, di
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solamente quella di corrompere, di perdere, di trascinare con
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di corrompere, di perdere, di trascinare con sè chi
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quando sopra tutto comprese di aver quasi tradito il
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la bocca una smorfia di dolore; indi riprese: ¶ — Ma
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che partisse a costo di ucciderla. Non lo avete
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fatto, e siete responsabili di tutto quello che può
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uno ad uno, ridendo di quel suo riso sinistro
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Paolo s’avanzò verso di lui, fissandolo co’ suoi
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duramente, con un atto di sfida. ¶ — Di’ un po
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un atto di sfida. ¶ — Di’ un po’!... Cos’hai
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girò intorno uno sguardo di bestia impaurita e fece
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impaurita e fece atto di rispondere; ma l’altro
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levò il pugno sopra di lui: la madre dette
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Ed ora, — disse, — vattene di qui, se non vuoi
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alta voce l’infamia di cui s’era contaminato
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usci. ¶ La strada formicolava di gente; la strada gli
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quella notte. Una specie di follia calma e lugubre
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una spaventosa lucidità. ¶ Non di rado, quanto la vita
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un istante riposarsi, prima di affrontare, benchè invano, la
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la famiglia umana rifiutasse di considerarlo suoi, perchè aveva
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che avrebbero potuto fare di lui un uomo rispettato
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con lui, più volonterosa di lui, su l’orlo
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o forse aveva riso di quell’amore ch’era
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come una volta, e di lui non poteva ella
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profonda. ¶ L’uomo ragionava di queste cose con una
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una speranza tenue, una di quelle speranze irragionevoli che
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forse, fuggita per cercare di lui... Come saperlo? ¶ Si
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in portineria per domandar di Rafa; gli fu detto
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Forse da una decina di giorni, o poco più
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case si chinassero su di lui. ¶ Nel suo freddo
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due soli. Gli pareva di sentirsi nelle braccia una
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lontano, — pensò. E poi di nuovo l’assurda speranza
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1910
Mai più »? ¶ Si accorse di avere un aspetto bizzarro
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per ritrovar le tracce di Loretta; ma nel disordine
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come fumo. Allora pensò di rivedere i consueti amici
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qualche notizia sul conto di Rafa. Passo passo, meditando
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vederlo, ebbe un’esclamazione di stupore: ¶ — Oh, del Ferrante
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Scambiate appena, poche frasi di convenienza, i più con
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vento. ¶ — Bella donna! — disse, di una che passava. Poi
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oscure? Sapevano forse già di Loretta? La voce si
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fatti vedere insieme? ¶ Pensò di far colazione al Circolo
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stremati dalla fatica eccessiva di questo continuo desiderio. Non
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addormenta in un sogno di voluttà paradisiaca. ¶ In quei
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paradisiaca. ¶ In quei giorni di solitudine aveva ripensato alle
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d’allegrezze, un vuotatore di calici colmi, un di
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1910
di calici colmi, un di que’ freddi e temerari
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1910
senso e nel disordine di tutte le cose umane
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avrebbe avuta la coscienza di urtarsi ad inseparabili divieti
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a vietargli questo atto di libertà? Quale forza inconoscibile
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femminile, tremava ora e di voluttà impallidiva, solo pensando
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tangibile su le corolle di certi fiori. Si chiamava
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e la purezza prestigiosa di questo nome pareva ravvolgerla
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conosceva esattamente: l’impossibilità di continuare a starne lontano
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scaltro e paziente, capace di offrirle tutto quello che
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egli l’odiava; non di rado, nel pensare a
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Con la singolare preveggenza di chi ama, egli tornò
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mentre la rossa nube di calore che tutto il
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ella era forse passata di lì, per quelle strade
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vedeva con suo vestitino di tela chiara, il cappello
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tela chiara, il cappello di paglia che le metteva
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sul viso, forse un di que’ medesimi che aveva
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la spalla, un mazzolino di mughetti alla cintura, le
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gran pace discese su di lui, dopo tanti giorni
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per incanto. Ebbe voglia di assaporare lungamente questa felicità
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suo spaventoso tormento; pensò di aver sete, fece fermare
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ciarlavano, e, gli parve, di lui. Ma non fece
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estate i negozi chiudevano di buon’ora; molte oneste
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ora; molte oneste famiglie di piccoli borghesi passeggiavano per
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le strade in cerca di frescura; i tavolini dei
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tavolini dei caffè, gremiti di gente, ingombravano i marciapiedi
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rotaie calde, levavan guizzi di scintille azzurre. ¶ Sempre più
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bisticcio, e qualche scoppio di risa. ¶ Al romore del
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profferì piano, quasi vergognandosi di quel nome. ¶ Non intesero
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con una voce piena di cerimoniosa ironia, declamò: ¶ — È
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avevano quasi l’aria di nascondere un penoso mistero
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rimasti in piedi. ¶ — Io? Di lontano... ¶ — Ah? Un gran
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disse: ¶ — Vorrei sapere qualcosa di Loretta. Quando rincaserà? ¶ Il
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egli ne sapesse più di loro. ¶ — Questo non si
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madre, Paolo, entraron dopo di loro. ¶ — Ci sarà un
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Ci sarà un consiglio di famiglia, — malignò il farmacista
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con la viva tentazione di seguirli. Ma per convenienza
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gli occhi solo vivevano di una vita febbrile nella
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faccia devastata. ¶ Egli cercò di sorridere: ¶ — Sono stato un
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allibirono del suo terrore. ¶ — Di’, Arrigo, stai male? — fece
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erano frementi. ¶ — E nessuno di voi sa dove sia
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e basta! ¶ Uno scoppio di tosse rauca gli ruppe
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disprezzo. — Non ti occupi di nulla, tu? Non sai
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L’altro divenne paonazzo di collera, bestemmiò qualche parola
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Il padre si levò di nuovo, con fatica, per
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di antichi boschi e di giovini praterie; più distanti
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finestra delle fattorie mandavano di lontano un balenìo fermo
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vento sperde una manata di piume. La piccola guardiana
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s’era insiepata, strillò di paura. ¶ Loretta si volse
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vide che una nube di polvere, gonfia come un
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come un lenzuolo pieno di vento, che saliva in
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disse con voce piena di compassione. — Corri troppo forte
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aveva gli occhi pieni di polvere nonostante il velo
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Rafa l’aveva incaricata di premere ogni tanto sul
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ella ne abusava, divertendosi di quel fischio lungo e
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lontano, dava un colpo di sirena; i carrettieri, lentamente
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le loro lunghe file di cavalli ¶ Rafa ogni tanto
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tanto s’appoggiava contro di lei, per domandarle sottovoce
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vuoi bene?... — Ella rispondeva di sì, chinando il capo
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vestiva la campagna gonfia di profumi; qualche bianca villa
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vissuta nella città selciata di pietra e soffocata dai
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dai tetti, questo spettacolo di liberà e di pace
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spettacolo di liberà e di pace apriva giocondamente il
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un palpito. — Ho voglia di correre nei prati, di
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di correre nei prati, di vivere in mezzo ai