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Luigi Alamanni, Tragedia di Antigone, 1527

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
1
1527
Argomento di Messer Antonio Bruciolo Sopra
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1527
Bruciolo Sopra l'Antigone di Luigi Alamanni ¶ Creonte eletto
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1527
Creonte eletto novellamente Re di Tebe dopo la morte
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1527
Tebe dopo la morte di Eteocle e di Polinice
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1527
morte di Eteocle e di Polinice che si eran
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1527
non sia sotterrato; Antigone di lor l'una sorella
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1527
dalle guardie il cuopre di terra, e trovatolo di
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1527
di terra, e trovatolo di nuovo scoperto e piangendo
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1527
cosa intendendo Emone figliuol di Creonte, et amante, e
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1527
et amante, e sposo di lei cruccioso verso 'l
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1527
padre andò per trarla di là entro, e vedutola
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per duolo si priva di vita, Creonte riman vivo
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1527
Tebe. ¶ Il Coro è di cittadini tebani. ¶ [Atto] ¶ Antigone
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intenda ¶ Non sazio ancor di tante doglie e morti
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nulla al mondo ¶ Più di miserie o di vergogna
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Più di miserie o di vergogna avanza ¶ Che nei
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l volto ¶ Mostri dipinti di soverchio sdegno, ¶ E parmi
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de' due vuol lasciar di fera in guisa. ¶ È
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cittadin non prenda ardire ¶ Di sotterrarlo o di pianger
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ardire ¶ Di sotterrarlo o di pianger sua morte, ¶ Ma
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pianto altrui, senza sepolcro, ¶ Di can, d'augelli, e
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can, d'augelli, e di selvagge fere ¶ Vuol che
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che la pena sia di chi l'aiuti ¶ L
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quando ben disposta fussi ¶ Di trapassar le leggi e
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alla voglia, ahi lassa, di Creonte ? ¶ Antigone ¶ A lui
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sì misera morte ¶ Pien di vergogna chiuse i giorni
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preda, ¶ Senza conforto alcun di padre o madre, ¶ Senza
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che 'l ciel, già di regine e donne, ¶ Serve
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io pur son certa ¶ Di sotterrarlo, e vie più
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lungo è 'l tempo ¶ Di star fra i morti
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s'a te par, di quel che 'l ciel
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v'andrò sola. ¶ Ismene ¶ Di questo non tengo io
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soli apprezzo. ¶ Ismene ¶ Pur di nuovo il dirò: tu
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altero, ¶ Ch'ogni animal di tua chiarezza ingombre, ¶ Oggi
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1527
che freddo gielo, ¶ Quando di ferro e d'ira
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stagion negasti a noi. ¶ Di Tebe invitta le superbe
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1527
menò, ch'essendo erede ¶ Di par del patrio regno
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1527
par del patrio regno, ¶ Di vendicar cercò la rotta
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Eteocle e Polinice, ¶ Fratei di sdegno armati, ¶ Cader vedemmo
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Ch'ambedue trasse, ohimè, di vita fuora; ¶ In un
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amore, ¶ Deh com'oggi di te 'l mondo si
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mentre 'l tolto onore ¶ Di racquistar s'ingegna, ¶ Contr
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patria e voi. ¶ Or di quei due fratei d
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Ma 'l suo fratel (di Polinice dico), ¶ Il qual
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legati ¶ A servizio crudel di gente iniqua, ¶ Costui non
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alcun si prenda ardire ¶ Di sotterrar, né la sua
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1527
veggia ¶ Lacerar e macchiar di polve e sangue. ¶ Tale
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chi cerca il bene ¶ Di questa patria, da me
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così dei morti ¶ Come di noi che qui viviamo
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1527
ch'altro non deggio ¶ Di bene o mal sentir
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1527
i fati destinar nel ch'io nacqui. ¶ Creonte
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greve errore. ¶ Creonte ¶ Or di' tosto oramai, che cosa
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non pare ¶ Forma alcuna di piè, di vanga, o
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Forma alcuna di piè, di vanga, o marra, ¶ Ma
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pensar non si può di chi fuss'opra, ¶ Tal
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1527
fossa, ¶ Ma leggiermente sol di polve e terra ¶ Era
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stesso dal peccato orrendo ¶ Di quei che privon di
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Di quei che privon di sepolcro i morti. ¶ Non
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sepolcro i morti. ¶ Non di fera o di can
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1527
Non di fera o di can l'orma si
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che fummo in forse ¶ Di cominciar tra noi battaglia
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1527
battaglia acerba, ¶ Perché ciascun di noi di colpa uguale
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1527
Perché ciascun di noi di colpa uguale ¶ Venne in
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1527
avea, né sapeva anco ¶ Di chi ciò fusse stata
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1527
Il ciel cura tener di sì ria gente ? ¶ Certo
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Non sarò sazio sol di darvi morte, ¶ Ma con
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alte stelle il corso ¶ Di qua giù cerca e
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Austro, e Coro ¶ Empian di pioggia ognor l'aria
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discerno, ¶ A me par di lontan che questa sia
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1527
suo se stesso inganna. ¶ Di mai più non tornar
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1527
corpo, e quell'umore ¶ Di pianto o d'altro
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1527
del morto, e lì di noi ciascuno ¶ Con pungenti
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1527
venne ¶ Crudel tempesta, che di polve e nubi ¶ Coperse
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1527
che sendo voi mortale ¶ Di tanta forza un vostro
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1527
può saper l'età di quelle, ¶ Sì che d
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1527
che morte: ¶ E chi di tal pensier mi tiene
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1527
Quel van pensier che di soverchio è duro, ¶ Più
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1527
Ma se non pur di mia sorella figlia ¶ Ma
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fusse, anzi se fusse ¶ Di Giove uscita, non porria
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1527
penso certo ch'ella ¶ Di seppellir colui desse 'l
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rabbiosa e muta ¶ Che di se stessa fuor sembrava
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mille modi e più di fuor si scerne ¶ La
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si scerne ¶ La mente di colui che dentro pensa
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1527
non lega ¶ La lingua di costor, diran quel ch
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Creonte ¶ L'ardir più di costor non t'è
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l bel colore ¶ Macchion di tristo umore. ¶ Creonte ¶ O
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1527
stanno. ¶ Creonte ¶ L'una di queste due conosco stolta
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e l'altra il che nacque. ¶ Ismene ¶ La
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1527
nacque. ¶ Ismene ¶ La mente di ciascun, quantunque saggio, ¶ Nell
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1527
esser vorresti ¶ Compagna stata di chi male adopra. ¶ Ismene
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1527
Ismene ¶ Vorrai però privar di questa il figlio? ¶ Creonte
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1527
et ange ¶ Un re di Giove l'ira, ¶ Forz
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1527
sposa empia e pia, ¶ Di vergogna, di sdegno, e
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1527
e pia, ¶ Di vergogna, di sdegno, e di duol
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1527
vergogna, di sdegno, e di duol piena, ¶ Né corso
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se pietà ti muove ¶ Di noi mortali, omai ¶ Rivolgi
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al re nostro, e di dolcezza ignuda, ¶ Pensa in
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1527
quanto il padre. ¶ Chi di contrarie voglie ha figli
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figlio, un van piacer di donna ¶ Frale e caduco
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sua patria il ben, di sé l'onore. ¶ Nessuno
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L'esser chiamati noi di donna servi. ¶ Coro ¶ Se
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sente ¶ L'acerbo fin di questa giovinetta ¶ Sfogando l
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mondo ¶ Dignissima d'onor, di pregio e fama ? ¶ Tal
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non tegno ¶ Alcuna possession di voi più cara: ¶ E
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fu 'l suo fallir di pena degno ? ¶ Emone ¶ Non
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solo. ¶ Creonte ¶ Non son di noi signor le città
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il tuo parlare ? ¶ Emone ¶ Di voi, di me, dei
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parlare ? ¶ Emone ¶ Di voi, di me, dei santi Dei
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mi molestar più, servo di donna. ¶ Emone ¶ Volete voi
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Coro ¶ Il vecchio re di soverchia ira è carco
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ira è carco, ¶ E di doglia soverchia il giovin
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Mostro altrui quelle strade ¶ Di cui sovente 'l varco
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dir la dolorosa sorte ¶ Di Niobe infelice ¶ Là in
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Da' venti offesa ognor, di neve carca, ¶ Per pioggia
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Ella è Dea che di Dio nel mondo nacque
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Noi siam mortali e di mortai siam nati, ¶ Sì
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fondo. ¶ O maladette nozze di mia madre, ¶ Madre al
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Senz'alcun frutto aver di me lassato ¶ A così
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pietade ¶ Che 'l cor di te mi punse ¶ Quand
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che 'l sacro lume ¶ Di questo sol veder mai
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E lei privata avrem di questa luce. ¶ Antigone ¶ O
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al mondo, ¶ Molti figliuoi di me nascer potea, ¶ Ma
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fia ¶ Cagione al fin di pianto a tutti voi
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omai la misera regina, ¶ Di tanti sola al mondo
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venenoso morso: ¶ Noi spietati di noi, non pur soccorso
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man contr'ai miglior di pace amici, ¶ Vive in
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troppo umil sorte ¶ Già di Marte gli toe pregio
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tenta, ¶ E con lor di Parnasso s'argomenta ¶ Montar
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Poi compiti i suoi , quell'alte lode ¶ A
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acquistar, lode o ricchezza ¶ Di soverchio desia, se stesso
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1527
tal corso tiene ! ¶ Né di suo proprio mal, né
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e certi segni ¶ Vede di morte allato, ¶ Con sospir
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1527
m'affaticai nel ben di quello. ¶ Tiresia ¶ Fa' pur
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i devoti altar pien di paura ¶ Subito accesi allor
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1527
cruda, umida e crespa, ¶ Di fumo cinta, un tristo
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altar d'ossa e di sangue ¶ Del misero figliuol
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con chiara voce ¶ Empier di lieto augurio i nostri
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i nostri orecchi, ¶ Sendo di sangue uman pasciuto e
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vedessi ben l'augel di Giove ¶ Macchiar del sangue
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Chi 'l vide mai di me, chi 'l pensò
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io non volea. ¶ Creonte ¶ Di' pur, che 'l premio
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tuoi figli, in cambio ¶ Di quei due morti a
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oltraggio. ¶ Tu privat'hai di questa luce viva ¶ Quell
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perch'in tempo breve ¶ Di pianti e strida d
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strida d'uomini e di donne ¶ Risonar sentirai l
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entro 'l tuo core, ¶ Di cui fuggir non puoi
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consiglio e senno. ¶ Creonte ¶ Di' pur, ch'io sono
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fur, che selve sono ¶ Di fere orrende nido! ¶ Quante
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Che mille volte 'l si fugge e riede
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chi fra noi ¶ Tien di soverchio care ¶ Le tue
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aggrada. ¶ Nunzio ¶ O nipoti di Cadmo, abitatori ¶ Delle superbe
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al fine, e 'l loda la sera, ¶ Che
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cose. ¶ Coro ¶ Euridice veggio, di Creonte ¶ Sposa infelice, che
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1527
suon che venne ¶ Carco di danni miei (per quel
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1527
tiene Antigone infelice: ¶ Un di noi più vicino all
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Che tinto venne fuor di spuma e sangue, ¶ E
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non empier la città di pianto ¶ In casa se
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mortal mio fallo! ¶ Cagion di morte altrui, ¶ A me
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morte altrui, ¶ A me di vita assai peggior che
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Servo ¶ Signor, nuova cagion di pianger sempre, ¶ Lasso, vi
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questo? ¶ Servo ¶ La madre di quel morto e vostra
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sangue! ¶ O servo apportatore ¶ Di tanta mia tristizia, or
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morto in prima! ¶ Che di' tu, servo? che novella
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ai sagri altari ¶ Tutto di sangue empié lo smalto
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piangendo la spietata morte ¶ Di Megareo suo primo antico
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agghiaccia e stringe, ¶ Che di me stesso tutto fuor
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invan si riprende e di sé teme. ¶ Creonte ¶ Dimmi
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sé teme. ¶ Creonte ¶ Dimmi di nuovo com'a morte
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ventura ha ciascun dal ch'ei nacque. ¶ Creonte
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viene ¶ E mi toe di qua su, là giù
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or che fia, dico, ¶ Di me? chi vide mai