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Lorenzo de' Medici, Simposio, 1469

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
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che speranza gli dia ¶ Di star allegro, ò di
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Di star allegro, ò di futuro danno. ¶ Et Bacco
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terra havuto ¶ Per alcun (si come avvien) diporto
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calcate sì le strade ¶ Di gente tanta,ch'io
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io non ho ardire ¶ Di saper ben contar la
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ben contar la quantitade. ¶ Di molti il nome harei
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ha spillato un botticello ¶ Di vin', che presti face
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à vedere, ¶ Et un di loro ha gia la
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mantella: ¶ Et egli. Ognun di lor è Sacerdote: ¶ Quel
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ber per non gustar di quella. ¶ Lasciam' andare, in
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tener, che non tracanni ¶ Di quei Trebbiani, & di quel
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tracanni ¶ Di quei Trebbiani, & di quel ch'io ho
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à tal viaggio Amor di Vino? ¶ Et egli à
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Dimmi chi è costui, & di qual gente? ¶ A cui
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riverenza al segno, ¶ Cavandomi di testa la berretta, ¶ E
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Quando tolto gli fu di starne un mazzo. ¶ Chi
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me, gli è pur di quella buccia; ¶ Questo è
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quella buccia; ¶ Questo è di banco il nostro Simoncino
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esca: ¶ Quel che tu è Sarto, & detto il
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TERZO. ¶ Havea fornito Bartolin di dire, ¶ Et perch'l
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quanto contento ¶ Egli ha di questo; & al ben far
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che vedeva ch'io ¶ Di dimandar facea nuovo apparecchio
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il tuo disio. ¶ Et di questo per prova hor
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nel mezzo, è Niccolò di Stratta, ¶ Che non gli
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tuo de' Marsuppini. ¶ Se di tutti è d'anni
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havea messo in capo, di guarnello, ¶ Et non se
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costui fa all'odor di Bacco; ¶ Et se tu
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Et sa un po' di forte. ¶ CAPITOLO QUARTO. ¶ Io
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venia da lato, ¶ Che di presentia era assai grande
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perche gli è poltron di sua natura; ¶ O perche
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viso ti paia huom di gran cura, ¶ Non creder
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Corte lo'mparò fuor di Fiorenza; ¶ Deh lascial'andar
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danno. ¶ Quando gli vien di lettere una piega, ¶ Et
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lieto, ¶ Lui, & lor san' di vino a chi le
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Sole ¶ Nell'Oriente, illuminar di botto ¶ Ogni animàl, & tutto
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festuca. ¶ Se fusse ognun di lor sì sitibondo ¶ D
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è già quici, ¶ Pur di Theologia ha qualche initio
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sa che'l grasso di vitella, ¶ Allarga il petto
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che cercano forte ¶ Sta di volare, & pascersi in affetto
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Deh mostrate a costui di questa gente, ¶ Et vanne
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mia natura, ¶ Che quando di piacere ad altri provo
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Poi come l'un di lor fu più vicino
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io: ¶ E mentre che di lor vista mi godo
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egli à me: come è notaio ¶ S'egli
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il Rosso à Ciprian di Cacio, ¶ Ben che e
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cinque à giogo, ¶ Un di lor parla sempre, & cheti
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gli altri al par di noi venuti, ¶ E volendo
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Guarti, guarti bel fiume di Terzolla, ¶ Che tra'l
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Questi son tutti ceci di cucina, ¶ Perche e'son
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v'è gran carestia di chi divida, ¶ poi non
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Poi ch'è restata di sonar, si sente ¶ Un
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buona, ¶ Cosi al parlar di Strozzo veramente, ¶ Restar gli
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per empierlo procaccia. ¶ Questo di detto Anton può fede
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ello, ¶ Colui che par di tanti pensier cinto ¶ Diss
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Ch'ha'l viso di verzin bagato, & tinto. ¶ Rispose
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Con gran mascella, & occhi di civetta, ¶ Che par che
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colto. ¶ Quel che tu Baccio è di mona
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tu dì Baccio è di mona Betta, ¶ Se tul
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ch'una mosca. ¶ Oh di quante sue ciancie hor
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o da un po di crollo, ¶ Stu vedessi il
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in Ponente: ¶ Non più di lui; diciam' di questi
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più di lui; diciam' di questi due, ¶ Che dov
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e' vanno, è sempre di vendemmia ¶ Guarda s'è
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Et duolsi l'un di questi duoi arlotti, ¶ Che
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lor non è fuoco di paglia , ¶ Nè la sete
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Nè la sete bugiarda di Bertoldo. ¶ Ma naturale, & par
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noi; il Sere un di lor guata ¶ Et ghigna
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O Ser il nome di costor sia detto, ¶ Perch
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n capo quella ciocca di finocchio. ¶ Sfavillan gli occhi
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fu cagion tra' lor di gran travaglio. ¶ Ch' un
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a ragione. ¶ Se dentro di buon vin bagnati sete
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vin versato ci bagniam di fuori, ¶ Che l'acqua
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assai vicino, ¶ Disse, bei di mia man, ch'io
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mia man, ch'io di tua beo; ¶ Mai si
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granchi fritti, ò coscie di ranocchi. ¶ Hor su; deh
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deh non parliam piu di costoro. ¶ Diss'a me
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presso a un trar di freccia ¶ Et giunti, il
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giunti, il Ser hebbe di lui pietate. ¶ Et volle
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il dolce mio Piovan di Stia ¶ Forse di Casentin
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Piovan di Stia ¶ Forse di Casentin partito siete, ¶ Per
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Per non vi far di vin piu carestia. ¶ Lui
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non sortisse, ¶ Contento so di rinunziar la vita: ¶ Hor
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OTTAVO. ¶ Com'un catin di mal rappreso latte, ¶ Quando
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fanciul porta un bicchiere di vino, ¶ Che lo dibatte
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nel carnaiuolo ¶ Un po di stienal secco, & un'aringa
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un'aringa, ¶ Una ghiera di cacio, un salsicciuolo. ¶ Quattro
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scura, ¶ Et scambiaron un , & se ben miro, ¶ Et
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seguente, odi sciagura. ¶ Il seguente un certo armario
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E così'l terzo resuscitorno ¶ Benchè par ch
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fussin desti ¶ Perche dormendo, di tre dì tornorno. ¶ Cosi
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Perche dormendo, di tre tornorno. ¶ Cosi passò il
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va ei cosi largo di sotto? ¶ Dimmi ser unto
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Fra loro insieme urtar'di quelle genti. ¶ Questi tai