parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Senza coda, 2005

concordanze di «di»

nautoretestoannoconcordanza
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sgusciando tra quel groviglio di mani. Senza nessun taglio
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barattolo e l’asse di legno che Nino gli
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che la colpa è di tutti e due o
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tutti e due o di nessuno. Anzi, facciamo che
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Anzi, facciamo che è di nessuno!” disse Luigi. ¶ “Invece
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mordicchiandosi le unghie nere di terra. Poi gli si
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che i rami secchi…” ¶ “Di ieri?” lo interruppe Luigi
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interruppe Luigi. “Avete parlato di ieri?” ¶ “Sì.” ¶ “E che
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e afferrò la tavola di legno che stava cadendo
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stava cadendo dalle mani di Pietro. Insieme si allontanarono
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barattolo sotto il telo di plastica. Poi si sedettero
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Si appoggiava sul polpaccio di Pietro, risaliva fino al
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dopo passava alle gambe di Luigi, piene di croste
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gambe di Luigi, piene di croste spesse e nere
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mosca tornò sulle gambe di Luigi. ¶ “Dai, Pietro, solo
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muro. ¶ Luigi si alzò di scatto, staccò un filo
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volte. Poi si piazzò di fronte a Pietro, a
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la crostata alle fragole di Aderita.” ¶ L’ascoltò ancora
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salire le grandi scale di fronte alla fontana perché
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uno dei vecchi dischi di sua madre. Erano corsi
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quadro appeso alla parete di fronte. ¶ Luigi gli fece
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Luigi gli fece cenno di non parlare. Sorrise, mentre
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lo seguì. ¶ Gli scaffali di legno scuro e lucido
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era il divano azzurro di tessuto peloso con i
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i piedi a forma di cane. In fondo, sopra
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fondo, sopra la scrivania di legno rosso, la lampada
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legno rosso, la lampada di pietra bianca con il
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scrivania, chiusi dentro cornici di legno e d’argento
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era riempito gli occhi di quegli spigoli, di quelle
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occhi di quegli spigoli, di quelle superfici lisce e
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che era la preferita di suo padre e che
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toccare niente!” ¶ Gli occhi di Luigi erano ovunque. Con
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dita fino alla cartellina di pelle verde con i
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scrivania, dove un pannello di legno intarsiato copriva le
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Guardò le due pile di cassetti che sostenevano il
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bianchi e un paio di occhiali da vista. Lo
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lì dove le gambe di suo padre andavano a
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nascondiglio sotto la scrivania di legno rosso. Accartocciati e
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qua dentro.” ¶ La voce di sua madre riempì lo
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caldo. Il respiro corto di Luigi gli sfiorava un
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il divano.” ¶ Nel pannello di legno c’era un
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volte che un piede di suo padre andava a
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si fissò su quelle di sua madre. Erano molto
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le sporcavano, erano gambe di velluto bianco che danzavano
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si incrociavano con quelle di Aderita era come se
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viso paonazzo e bagnato di Luigi. ¶ “Il signorino è
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così…” fece Aderita abbassando di colpo il tono di
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di colpo il tono di voce. ¶ Pietro chiuse gli
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le mani. ¶ Una boccata di fumo varcò la porta
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in casa, lasciando dietro di sé la porta aperta
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serratura e poi inserì di nuovo la catena intorno
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catena intorno al chiodo di ferro che sporgeva dal
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tavolo, vicino alla fila di bottiglie vuote. ¶ Gli tremavano
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era, il bianco sporco di quella cucina si illuminava
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e con gli occhi di fuoco che teneva in
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nell’altra due tavole di pietra. Vicino alla finestra
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una camicia sul ripiano di legno sotto la finestra
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finestra. ¶ “È un fatto di vista. Il pasticcere mi
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capisci?” ¶ Pietro fece cenno di aver capito. ¶ “Perché quello
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o no?” Carmine rideva di gusto, mostrando il dente
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bianca?” ¶ “Sì, la Bianca di papà…” ¶ “Quella di tuo
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Bianca di papà…” ¶ “Quella di tuo padre vuoi, eh
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le sue scarpe sporche di fango ed esclamò: “Andare
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Ma ebbe paura, ancora di più. Perché quando non
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e aggirò il piano di legno, strisciando contro il
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in faccia. ¶ Il fiato di fumo, il profumo acre
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fumo, il profumo acre di colonia gli entrarono tutti
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gli occhi. Le pupille di Carmine erano piccole e
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per afferrarti. ¶ Le parole di Carmine sibilarono: “Tu, ragazzino
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padre, che fa finta di parlare e li fotte
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il suo cuore scoppiava di rabbia e di paura
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scoppiava di rabbia e di paura. ¶ “Ne vuoi?” disse
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guardò la lunga striscia di buccia giallastra pendere dalle
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giallastra pendere dalle mani di Carmine. ¶ Il frutto fu
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Pulite. Davano l’idea di morbido. Come quelle di
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di morbido. Come quelle di sua madre. Ne era
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senza segni: le mani di Carmine erano quelle di
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di Carmine erano quelle di un’altra persona. Pareva
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stonate. Come una specie di scherzo. ¶ Poi il suo
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sguardo andò al pacchetto di sigarette accanto ai fornelli
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perché una pezza bianca di cotone la copriva quasi
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poteva essere pienissima. Ma di cosa, si chiese. ¶ “A
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Sentì caldo. ¶ Carmine rise di gusto, appoggiandosi quanto poté
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sedia. Guardò il ripiano di fronte, verso la ciotola
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Sembrava stracolma e anche di più. Forse era qualcosa
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sedette sulla stessa sedia di prima, accanto alla sua
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me?” ¶ Pietro si piegò di scatto, spostando la cartella
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scritta al centro: ¶ Sussidiario di italiano per le scuole
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tutte le altre prima di lei. E perfettamente incollata
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sue mani a quelle di Carmine. Pietro lo vide
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finestra. Là, si fermò. Di schiena. ¶ Pietro lo sentì
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scoprì una montagna grandissima di cannoli. ¶ Erano uno sopra
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subito. Vide Luigi rialzarsi di scatto da terra e
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a bassa voce. ¶ Sopra di lui, in un’incavatura
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del muro, la Madonna di gesso aveva il lumino
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ferma… più ferma!” ¶ “Più di così non si può
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e salire tre piani di scale portava via troppo
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il suo alito, puzzava di vino e di vecchio
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puzzava di vino e di vecchio. Gli salì lo
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sottovoce, senza mai smettere di guardare la madre di
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di guardare la madre di Luigi. Si nascondeva dietro
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con due dita bagnate di saliva. ¶ “Non ti devi
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qui vieni, qui! Ricordati di rimanere fuori. Hai capito
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Pietro sentiva le scarpe di Luigi dietro di loro
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scarpe di Luigi dietro di loro. Toni era avanti
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pasticcere spinse una porticina di legno che si aprì
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Il corridoio adesso era di fronte. Sia a destra
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stanze aperte, una serie di cantine minuscole, regolari, una
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cantine minuscole, regolari, una di fronte all’altra, contrassegnate
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completamente sgombre, altre riempite di bottiglie vuote, mobili bucati
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mobili bucati e ammassi di ferro arrugginito. ¶ Mentre camminava
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Mentre camminava, Pietro cercava di non ascoltare lo squittio
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del corridoio, tutta rattoppata di fili che finivano in
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in una grande scatola di legno. ¶ “I fili!” avvertì
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scossa. Pietro si tolse di dosso la cartella. La
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Si alzò in punta di piedi e iniziò ad
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in cui il groviglio di fili si faceva più
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fondo, davanti alla porta di ferro sverniciata. Imprecava contro
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Imprecava contro il mazzo di chiavi che stava scrollando
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loro una sottile striscia di luce. ¶ “Voi aspettate qui
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Lo videro tornare indietro di qualche passo e scomparire
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con una palla sporca di pezza rossa. Riaccostò la
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rossa. Riaccostò la porta di ferro e nel buio
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buio ripeté le parole di ogni volta. ¶ “Mi raccomando
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con gli stessi gesti di sempre. Guardava quell’uomo
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poco sopra il naso di Luigi. A ogni raccomandazione
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Luigi spalancò la porta di ferro. ¶ Da dietro, Toni
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Da lì bisognava risalire di pochi gradini per arrivare
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tanto, perché i pezzi di case erano arrivati fino
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mezzo alla corsia. Branchi di cani annusavano i mucchi
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cani annusavano i mucchi di mattoni bagnati. ¶ La palla
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finché l’asfalto sporco di cocci finì e cominciò
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gli orti: stretto, lunghissimo, di ghiaia. ¶ Da quel momento
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fila indiana. Quella lingua di terra fra le recinzioni
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recinzioni era un metro di larghezza per più di
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di larghezza per più di cento di lunghezza. ¶ Camminarono
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per più di cento di lunghezza. ¶ Camminarono. Corsero. Poi
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palazzi. In cima due di essi avevano dei lenzuoli
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ai lati due file di vecchie macchine parcheggiate, quattro
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le scale. L’aria di polvere si attaccava alla
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fece la prima rampa di scale correndo. ¶ Pietro era
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minuscolo spioncino. Il pugno di Pietro bussò. Tre colpi
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Sembravano spade e lance di cavalieri che si scontravano
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Pietro sentì una cascata di metallo addosso e indietreggiò
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a stringere le gambe di ferro, come faceva sua
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raddrizzò, senza mai smettere di guardare avanti, gli occhi
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dei ladri?” ¶ Pietro annuì di nuovo. Veramente non sapeva
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a malapena. Si vestivano di scuro ed erano velocissimi
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mostrava i sottili sorrisi di suo padre, confusi dai
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Contorta. ¶ Lo osservò alzarsi di scatto e camminare fino
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il tavolo e passando di fronte al caminetto. Lo
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voce gentile. Qualche volta, di nascosto, le aveva sorriso
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Più Pietro si sforzava di stare attento e più
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dolce contro il bracciolo di pelle fresca. ¶ “Ladri.” Quella
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cattivo. Usciva dalla testa di quel signore steso a
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era il più vecchio di tutti. Era un indiano
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e alla sua forza di capo. ¶ Nel buio Pietro
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occhi fissi alle molle di ferro del letto. Strinse
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avere caldo. La giacchetta di nylon gli toglieva l
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fissò i lunghi capelli di sua madre che sbucavano
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sbucavano dal poggiatesta. Odoravano di un profumo fresco e
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contro il suo vicino di posto. ¶ “Scusate. Non volevo
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cemento. ¶ Pietro sentì uno di loro parlare nel suo
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po’,” fece. ¶ Una voce di risposta uscì confusa dalla
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davanti. ¶ Il motore finì di ruggire, i freni rallentarono
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a prenderti stasera, prima di cena,” fece lei. E
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scalmanare.” ¶ Pietro si voltò di scatto. E la vide
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occhi sul finestrino ricoperto di nuova condensa: lui e
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serviva. L’ultima goccia di pioggia era stata verso
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i tergicristalli avevano smesso di funzionare. Adesso il cielo
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il cielo dormiva. ¶ Dietro di lui c’erano i
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soltanto. Giusto il tempo di arrivare all’enorme scacchiera
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arrivare all’enorme scacchiera di pulsanti grigi davanti all
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avvicinò alle quattro colonne di campanelli. In punta di
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di campanelli. In punta di piedi, accostò il dito
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bianco delle scarpe schizzato di fango. Si accovacciò e
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scattò. ¶ Entrò. Ma prima di andare guardò l’uomo
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in città aveva parcheggiato di fronte. Dentro erano in
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ora gli stavano volando di fronte e dietro e
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e dietro e ancora di fronte. Ronzavano ovunque e
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occhi e corse guardando di sfuggita l’ammasso di
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di sfuggita l’ammasso di rifiuti squarciati dal branco
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rifiuti squarciati dal branco di gatti che sceglievano il
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affatto, era un rettangolo di cemento crepato, tra quattro
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testa. In un inferno di piatti sbattuti, grida di
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di piatti sbattuti, grida di bambini e urla, e
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tanfo pesante. Un misto di immondizia e orina impregnava
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palazzina A. Il portone di vetri scuri era accostato
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quando fu sul punto di spingerlo. ¶ Alzò la testa
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sempre le mani bianche di farina quando lui e
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all’altro aveva smesso di vendere i dolci. La
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Il controllo andava fatto di sopra, dentro la casa
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mani cosparse di rughe, di calli. Mani ruvide che
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c’era il cucchiaio di legno. Lo andò a
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attaccava alle pareti cercando di uscire. ¶ “Ci hai sentiti
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po. Era un’acqua di cerchi piccoli e poi
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s’incantò su uno di quei cerchi. Era nero
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lui se ne accorge di meno.” ¶ Pietro si rizzò
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occhi incollati al mazzo di fiori secchi da matrimonio
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fuori prima l’asse di legno, poi il barattolo
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sinistro. E uscì, sperando di trovarlo dove altre volte
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erba, poi i sassi, di nuovo erba. E la
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quel pianto che cercava di uscire e che serrava
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dentro. ¶ Corse e rallentò di fronte a un muro
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e poi diventava grande di nuovo. Si faceva stretto
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poi diventò aria. Prima di andarsene, Pietro ci girò
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in un angolo, riempita di contenitori di latta sporchi
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angolo, riempita di contenitori di latta sporchi d’olio
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luce illuminava i muri di pietra ruvida e il
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ruvida e il soffitto di ragnatele e travi scure
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telo si mosse solo di poco. ¶ Trattenne il fiato
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vedeva nascere un po’ di luce nella stanza. Era
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e poi scivolò molle di lato. ¶ Adesso, al centro
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la Bianca. Il pezzo di ferro più bello che
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sentì. ¶ Esplorò ogni tipo di curva, foro, solco. ¶ Toccò
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il piede sull’ultimo di destra. ¶ La luce del
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intrappolata sotto il tetto di legno scuro. ¶ Pietro appiccicò
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e gli fece cenno di avere pazienza. Scomparve e
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subito col barattolo pieno di code in una mano
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del giardino. ¶ Pietro rallentò di poco. Divenne serio, appoggiò
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al mento. ¶ Quando fu di fronte agli uomini del
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sua mamma quando usciva di casa. Loro rimasero a
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ripartì, sollevando una nuvola di polvere che salì in
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gli fece un cenno di approvazione. ¶ Ora mancava solo
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barattolo e l’asse di legno. “Manca il coltello
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addormentata, come le mani di Pietro. Erano gelide, se
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protestò Pietro girandosi verso di lui. ¶ “E invece è
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della strada e anche di più. ¶ “Al mare! Al
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sguardo fisso al cruscotto di legno. Poi si voltò
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garage. ¶ Anche i sedili di cuoio non scricchiolavano più
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si svegliò. E ruggì di nuovo. ¶ Nino si mise
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dovette affrontare un paio di curve prima di fare
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paio di curve prima di fare sentire tutta la
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ancora qualche strada deserta di montagna. ¶ Poi entrambi capirono
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nessun monte e vulcano. Di nessun genere. ¶ D’un
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Arrivò davanti alla Bianca, di fronte a loro. Prese
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fatica reggeva l’asse di legno e il barattolo
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barattolo. ¶ Poi si girò di nuovo. ¶ La sentì dentro
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niente. ¶ 6. ¶ La poltrona era di pelle liscia, come quella
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il braccio e cercava di toccarla con le dita
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portò via un po’ di sudore dalla fronte e
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appena, giusto il tempo di annusarsi sotto il braccio
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i lacci sciolti. Cercò di legarli, con lo sguardo
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bloccarlo sotto la linguetta di pelle bianca. In quell
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marcio. ¶ Ripartì e avanzò di poco, ogni muscolo che
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C’erano una fetta di cielo blu e il
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il respiro che sapeva di polvere. ¶ La testa ronzava
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era bagnato, ma non di sangue solo. Dagli occhi
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solo. Dagli occhi semichiusi di Pietro due rigagnoli scendevano
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il naso. ¶ “Però smetti di piangere.” ¶ Pietro si asciugò
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silenzio. Poi, girandosi verso di lui, chiese: “Tra due
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gli occhi sul pezzetto di carta. ¶ “Allora glielo dico
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dico.” ¶ Raccolsero l’asse di legno, il coltello, le
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del bosco rado. Poi, di scatto, Pietro rallentò. Dalla
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che salivano al portone di ingresso. Gli zampilli della
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caso ai pugni stretti di Pietro. Erano così chiusi
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accucciarsi dietro le siepi di fiori bianchi che dividevano
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lo trovarono, il telo di plastica che Nino stendeva
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là sotto l’asse di legno e le code
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stavolta lui si accorse di loro. ¶ Dalla catena d
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giardino, dove la stradina di ghiaia finiva e c
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tutte uguali e piene di stemmi. Si voltò verso
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ghiaia smossa. ¶ La voce di Luigi, inaspettata, fu la
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bene, grazie.” ¶ Pietro rimase di fronte a loro. ¶ “Tuo
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comanda!” ¶ Luigi annuì, abbassando di poco la testa. ¶ “Portaci
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i miei saluti e di’ loro che hanno un
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incantato dalle scarpe lucide di suo padre. Fissò il
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rifletteva l’ultima luce di quel sole che se
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I serpenti si fermarono, di nuovo. Ora, gli erano
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nuovo. Ora, gli erano di fronte. ¶ “È tornato Nino
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Pietro sollevò la testa di scatto. Osservò quel viso
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è.” ¶ Solo adesso decise di guardarli, azzurri e sottili
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sul collo, la mano di suo padre che lo
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indietro e lo vide di schiena. Era già via
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aspettato davanti alla porta di Nino per molto. Avrebbe
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rimangono per un sacco di tempo. ¶ Poi ho ascoltato
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invece mi piace molto. Di notte non ci sono
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guardare sempre. ¶ Tutti dormono di notte. Mamma, Nino, Luigi
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aveva sollevato il telo di plastica, le code erano
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che le mani traboccavano di bottiglie colorate e di
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di bottiglie colorate e di contenitori di tutte le
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colorate e di contenitori di tutte le misure. Li
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ce li hai compagni di scuola antipatici tu?”. ¶ Pietro
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gambe sotto la sedia di paglia mezzo bucata. ¶ Nino
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dove una fitta distesa di gocce colorate sporcava il
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Si alzò in punta di piedi per far cadere
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mani corte erano tutte di schiuma. Si muovevano maldestre
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maldestre. Erano mani cosparse di rughe, di calli. Mani
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ogni tipo di libri, di mobili dalle forme più
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alle pareti le fotografie di gente allegra che balla
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subito. Era il regalo di Natale che la sua
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riebbe indietro la tavola di legno e il barattolo
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barattolo con il tappo di latta e la frutta
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sul lavello. Il cesto di vimini sul ripiano traboccava
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vimini sul ripiano traboccava di bottiglie mezze vuote, mentre
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vuote, mentre un nugolo di mosche ci ronzava intorno
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via il sudore impastato di polvere dalla pelle bagnata
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fresca lo raggiunse. Era di pasta soffice e bianca
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subito, la mollica finì di berlo ancor prima che
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il fiasco nel cesto di vimini. Il vecchio cosparse
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vimini. Il vecchio cosparse di zucchero la sua fetta
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occhi persi sul mucchietto di terriccio di fianco alla
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sul mucchietto di terriccio di fianco alla sedia. Ascoltò
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esiste. Il più bravo di tutti. ¶ Fa’ che non
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Gesù Bambino. ¶ 4. ¶ La testa di Luigi, Pietro l’aveva
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che erano stati compagni di banco. L’aveva guardata
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sia da dietro, sia di profilo. E anche davanti
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a essere più intelligente di lui? ¶ Luigi era un
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Meno uno, più metà di dodici. Fa diciannove. Capito
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problema si capiva ancora di meno. Pietro attese che
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Pietro attese che qualcosa di straordinario avvenisse nella sua
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che seguì lo convinse di avere sbagliato, ancora una
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bottone scucito della camicia di Luigi. Poi più su
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a sé. Lo chiuse di scatto, e la copertina
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scatto, e la copertina di plastica blu rifletté per
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fuori il libro rosso di italiano con al centro
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avrebbe sbirciato nel quaderno di Luigi, per aggiustare tutti
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padre è occupato, prima di stasera non esce,” aveva
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sulla scrivania e poi di fronte, sul letto perfettamente
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la carica ai giocattoli di latta. Gli aquiloni volavano
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il coltello, l’asse di legno e la maglietta
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poi uscirono in punta di piedi, strisciando lungo il
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porta chiusa dello studio di suo padre. ¶ Il sole
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erba e terra sperando di farne risalire qualcuna lungo
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il rumore delle mani di Luigi che picchiavano contro
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accovacciarono davanti all’asse di legno. ¶ “Te la tengo
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lama attraversò quel triangolo di carne. ¶ “È grossa!” ¶ “È
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carne. ¶ “È grossa!” ¶ “È di tutti e due!” fece
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dondolava tra le dita di Luigi. “Prendila, è anche
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e si accorse davvero di quanto fosse grossa solo
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L’appoggiò sull’asse di legno, poi guardò Luigi
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si alzò in punta di piedi e quando le
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e quando le fu di fronte la toccò con
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coda tra le mani di Pietro che la fissava
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è solo il terreno di polvere, lì, e l
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più spessa e nera di tutto il giardino. ¶ Pietro
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vorrò. ¶ 2. ¶ Pietro si accorse di Nino che ancora le
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sentì avvicinarsi dai colpi di tosse che anticiparono di
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di tosse che anticiparono di poco la sua barba
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la tuta verde piena di buchi. Fu allora, quando
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lì, immobile e appesa. ¶ Di nuovo, avvolse i palmi
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Che toccasse la lucertola di quel poco che serviva
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avevano resa incompleta. Al di là di quegli occhi
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incompleta. Al di là di quegli occhi che l
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fissata lucidi. ¶ Pietro afferrò di punta la parte mozzata
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basta. Anche la tavola di legno e il barattolo
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rumore sopra lo spicchio di limone al bordo del
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Gli occhi che aveva di fronte si alzarono appena
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due leve e decise di iniziare dal mezzo, dove
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fissarla, ma quella bava di animale occupava quasi tutto
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più densa e appiccicosa di prima. La sua forchetta
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si invischiò: quando cercò di salvarla era già cosparsa
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salvarla era già cosparsa di filamenti lunghi e collosi
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rassegnato, inforcò un pezzetto di quella carne bagnata. Se
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un trancio piccolo, imbevuto di quell’acqua sporca. Lo
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contro l’unica parte di corazza rimasta intatta. Lo
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Guarda come è felice di mangiarlo. Vorrà dire che
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e cattivi, i denti di una nuova forchetta lo
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Gli aculei lo punsero di nuovo. Entrarono nella sua
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nella sua bocca riempiendola di altra polpa molliccia. Il
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madre con un filo di voce. ¶ Un pugno sbatté
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me dopo.” La voce di suo padre uscì calma
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quell’ordine prima ancora di riuscire a respirare, prima
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a respirare, prima ancora di capire cosa fosse quella
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divano con le zampe di cane, quello dove non
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ritrovò davanti al pendolo di legno scuro che batteva
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lo percorse al passo di sempre, e superò la
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scale fino alla fontana di pietra davanti al portone
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Finì nell’ombra e di nuovo nel sole. Più
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Si guardò attorno e di scatto si accovacciò e
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le cose. L’asse di legno e il barattolo
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suo viso si coprì di pieghe e il respiro
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scendere dall’innaffiatoio incrostato di nero. ¶ Gli fu a
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a fianco, poi quasi di fronte. ¶ Nino lo scostò
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a pianta. ¶ “Fammi finire di innaffiare,” disse. ¶ “Nino, le
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Il vecchio si spostò di qualche passo e si
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sopra un grande vaso di basilico dalle foglie grandi
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mano libera. ¶ Si fermò di scatto e sbuffando tornò
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Nino gli fece cenno di seguirlo. Uscirono dall’orto
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piccola casa. ¶ L’odore di terriccio gli entrò in
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E poi quel mazzo di fiori secchi da matrimonio
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andatura goffa e ciondolante di Nino, ma questa volta
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una soffitta stipata, piena di ogni tipo di libri
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piena di ogni tipo di libri, di mobili dalle
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da fuori il portone di casa sbattere. I passi
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sbattere. I passi pesanti di Aderita sul parquet, la
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sul parquet, la voce di sua madre, i piccoli
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sentì addosso il dito di Luigi: diceva non fiatare
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muovere, muoviti ancora meno di prima. Mille volte meno
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La porta fu chiusa di nuovo. Il pavimento ricominciò
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lamento sotto il peso di suo padre. Ci fu
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violento e le gambe di velluto bianco si mossero
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a terra. ¶ Le gambe di velluto bianco si piegarono
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il foro del pannello di legno. ¶ Pietro cercò di
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di legno. ¶ Pietro cercò di guardare ancora ma la
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tra le ginocchia cercando di tapparsi le orecchie. Ma
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pianti e i gemiti di sua madre laceravano ogni
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ogni parola si macchiava di singhiozzi violenti e ripetuti
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restò fermo, l’odore di sudore riempiva ogni spazio
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lì per sempre, pur di non guardarla. ¶ Luigi si
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testa senza mai smettere di guardarla. ¶ Lei fece lo
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papà e la mamma di Luigi venivano a mangiare
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anche la più grassa di tutte quante. ¶ Pietro aveva
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la lucertola sull’asse di legno. Quella corsa gli
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hai belle grandi!” Rise di gusto. ¶ Pietro allungò il
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le dita il pezzo di carne. “Vieni, andiamo a
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anche la grande pancia di Nino contro le sue
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E il suo odore di buono. ¶ “È meglio se
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È meglio se usciamo di qua.” ¶ “Dopo papà s
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mezze bucate e poi di nuovo l’erba. ¶ Nino
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Poi si voltò verso di lui. “Tu devi starle
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Nino raccolse un paio di grosse forbici e un
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e un lungo sacco di plastica. Si fermarono davanti
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si alzò in punta di piedi per tagliare, Pietro
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che vedi è anche di uomini buoni…” ¶ “Di uomini
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anche di uomini buoni…” ¶ “Di uomini buoni?” ¶ “Sì, di
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Di uomini buoni?” ¶ “Sì, di uomini buoni che non
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all’improvviso, gli sfuggirono di mano e precipitarono ai
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poco lontano dalla gamba di Nino. ¶ “Qualche anno e
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e Nino si voltarono di scatto. ¶ In una mano
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Potresti quasi già smettere di andare a scuola,” continuò
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verso casa. ¶ Il sacco di plastica vuoto si muoveva
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che pendevano dal collo di suo padre. ¶ Il fumo
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la porta e prima di sedersi guardò per un
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tra le due rose di legno nel pannello sotto
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era disegnato sulle labbra di suo padre, che si
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è grossa come tre di quelle piccole. È grandissima
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lo sguardo la mano di suo padre mentre accendeva
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coperto da un fazzoletto di carta, sul tavolino a
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ancora tiepida.” ¶ La preferita di Pietro invece era la
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e sopra la cartellina di pelle verde. Cercò subito
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pelle verde. Cercò subito di raccoglierle. ¶ “Non ti preoccupare
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finì l’ultimo pezzetto di crostata. ¶ “Che libri hai
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fece sistemando la sedia di fianco a quella del
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la sedia a quella di suo padre. ¶ “Allora vediamo
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Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno
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un breve gre gre di ranelle. Le tremule foglie
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uno. Poi si sedette di nuovo al suo fianco
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in classe un po’ di tempo prima. Era la
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prima. Era la storia di un ragazzo e di
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di un ragazzo e di una ragazza che si
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erano innamorati un giorno di primavera in bicicletta. Il
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era lontana. ¶ Quando finì di leggerla, Pietro pensò al
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o poi si incontravano di nuovo e rimanevano insieme
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velo lungo come quello di sua madre nella foto
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sul comò. ¶ Una boccata di fumo lo raggiunse. Tossì
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guardò la bocca sottile di suo padre che sorrideva
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suono sordo degli zoccoli di Toni scese le scale
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cemento scrostato. ¶ La porta di legno marcio era già
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accorse, Toni ordinò loro di fermarsi e aspettare che
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dopo fece loro cenno di entrare nelle cantine. Fu
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richiudere la porta dietro di loro. ¶ L’umido vivo
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loro. ¶ L’umido vivo di quel posto lo investì
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Sputò e il fiotto di saliva colpì il pavimento
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Pietro lo vide, era di un verde acceso e
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gli occhi, verso una di quelle minuscole stanze numerate
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nere e bottiglie verdi: di vetro, vuote, ammassate e
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e rotte sopra fogli di giornale ingialliti. E poi
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E poi damigiane, ruote di bicicletta, vestiti sporchi, barattoli
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bicicletta, vestiti sporchi, barattoli di latta rovesciati. In altre
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La mano d’ossa di Toni si appoggiò per
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e liscia. Sembrava quella di un morto. ¶ Toni si
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Luigi gli fece cenno di non parlare. Tornò indietro
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Tirò fuori un tubetto di plastica bianca come quello
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si fermò. Poi avanzò di poco, e afferrò la
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la maniglia della porta di ferro. Tirò verso di
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di ferro. Tirò verso di sé con tutte le
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se la caricò su di sé e disse: “Andiamo
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mani a quelle perfette di Carmine. Era rigida ma
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la carta ruvida. ¶ Quella di oggi era uguale alle
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tremava assieme alle braccia di Pietro. ¶ Luigi la guardò
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la colla dalla lettera di suo padre e aprirla
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E solo per via di quella mano che non
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tra i due lembi di carta, staccandoli appena. ¶ “Non
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sulla busta, la lingua di fuori. ¶ Il coltello scomparve
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colla. ¶ Luigi si piegò di poco sulle gambe. Poi
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Poi spinse la mano di lato: le due ali
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il tempo in punta di piedi, con le dita
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E già le mani di Luigi erano sulla busta
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disse Luigi. ¶ La mano di Pietro entrò dentro, strisciando
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busta. Toccò alcuni pezzi di carta. Strinse tutto tra
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ogni cosa. ¶ Il petto di Luigi premeva contro la
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il biglietto dalla mano di Pietro. Lo guardò bene
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su, poi fece cenno di no. Aggiunse: “Forse è
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Forse è un amico di papà”. ¶ “Forse. Io non
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essere un grande amico di tuo padre, questo Augusto
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una moto… oppure metà di una macchina bellissima.” ¶ “Una
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macchina?” ¶ “Sì, come quella di tuo padre. Oppure ci
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ci compri un po’ di casa mia,” spiegò Luigi
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Mitiello è amico anche di Carmine e i soldi
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disse nulla. ¶ Pietro finì di sistemare i soldi nella
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bianco va messo prima di tutto. E i soldi
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Così…” ¶ Quando tutto fu di nuovo dentro, Luigi estrasse
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colla e lo stecco di legno. ¶ Pietro si scansò
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facendo uscire una goccia di colla ancora fresca. ¶ “No
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cartella ancora sulle spalle di Pietro. ¶ Tutti e due
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il corridoio, la porta di ferro, il sentiero tra
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avevano visti uscire sia di giorno sia di notte
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sia di giorno sia di notte, ma ormai erano
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il tempo avevano parlato di Augusto Mitiello e di